Per il programma radiofonico di Radio Rai, 'Tutto il Calcio Minuto per Minuto', e diffuso dagli altoparlanti dello Stadio Olimpico, dove i tifosi della Lazio attendevano notizie, Riccardo Cucchi, il 14 maggio del 2000, alle ore 17.15, raccontò il goal del difensore del Perugia Alessandro Calori alla Juventus, consegnandolo di fatto allo storia del calcio.
Con quella rete, infatti, arrivata dopo la sospensione della partita per nubifragio, e la successiva ripresa della stessa decisa dall' arbitro Pierluigi Collina, il Perugia di Mazzone superava di misura la Juventus di Ancelotti, consegnando lo Scudetto 1999/00 nelle mani della Lazio di Sven Goran Eriksson, che in quell'ultima giornata di Serie A aveva battuto in casa la Reggina.
L'ex difensore, che oggi fa l'allenatore, ricorda ancora molto bene quei momenti, e riceve spesso attestati di affetto dai tifosi di fede laziale.
"Quell'anno avevo fatto cinque goal, uno a Parma proprio a Gigi Buffon nella nebbia. - ha ricordato a Lbero' - Su un cross di Rapaic, Antonio Conte sbaglia il rinvio. La palla finisce a me che stoppo di petto, Montero mi viene incontro ma non fa in tempo a coprire la porta e la palla va nell'angolino alle spalle di Van der Sar".
"Ormai sono passati anni - ha dichiarato di recente a 'Lalaziosiamonoi.it' - eppure mi viene ricordato sempre. I tifosi mi dimostrano tutto il loro affetto, mi chiamano per ogni ricorrenza. Anche in questi giorni ho ricevuto telefonate ".
In pochi tuttavia sanno che al difensore quel goal un po' gli è pesato.
"Ho sempre confessato di essere juventino, il mio mito da bambino era Gaetano Scirea. Diciamo che mi è dispiaciuto un po', poi un professionista fa quello che deve fare".
Anche per questo, forse, il toscano fa una puntualizzazione in un'intervista a 'La Gazzetta dello Sport'.
"Quel giorno mi comportai semplicemente da professionista. Credo che la rete alla Juve non rappresenti tutta la mia vita, penso di essere stato qualcosa di più, anche se so che sarò ricordato a lungo per questo".
La carriera da calciatore di Calori, del resto, va ben oltre quella marcatura, pur importante. Il difensore aretino è stato protagonista in Serie A con diverse maglie importanti, oltre a quella del Perugia, facendo bene ovunque è stato: dal Pisa del vulcanico presidente Romeo Anconetani al Brescia , sempre con Mazzone in panchina, passando per l' Udinese di Zaccheroni e Guidolin.
GLI ESORDI: DALL'AREZZO ALLA SERIE A CON IL PISA
Difensore potente e forte fisicamente (un metro e 89 centimetri per 86 chilogrammi), Alessandro Calori nasce ad Arezzo, in Toscana il 29 agosto 1966. Cresce nelle Giovanili della squadra della sua città e nel 1984/85 è aggregato alla Prima squadra in Serie B, ma non scende mai in campo.
L'anno seguente viene ceduto al Montevarchi, dove fra Serie C2 e Serie C1 milita per 4 stagioni. La svolta della sua carriera arriva però nel 1990, quando decide di puntare su di lui il Pisa del patron Romeo Anconetani e del giovane tecnico Luca Giannini, appena retrocesso in Serie B.
" Mi chiamò dicendomi: 'Se non firma con il Montevarchi la porto a Pisa'. Ed io gli risposi di non preoccuparsi, che poteva già considerarmi un calciatore neroazzurro".
"Il presidente masticava davvero calcio, darebbe tante lezioni ai dirigenti di oggi. Era troppo avanti, quando eravamo in ritiro a Villa delle Rose - dove andavamo spesso - ci raccontava che era stato il primo mediatore che prendeva le percentuali per acquisti e cessioni. Anche oggi avrebbe trovato qualcosa per gestire società di calcio bene come sapeva fare".
Con la maglia nerazzurra sulle spalle Calori esplode: prima è protagonista della promozione in Serie A, trascinato dai goal di Lamberto Piovanelli, poi l'anno seguente, il 9 settembre del 1990, c'è l'esordio nel massimo campionato nella vittoria in trasferta per 1-0 contro il Bologna. È quello il Pisa degli argentini Chamot e Simeone e dell'esterno danese Henrik Larsen, che nel 1992 si laureerà capocannoniere degli Europei. I toscani retrocedono in Serie B, pur lottando fino all'ultimo, e nel 1991 Calori riparte dall'Udinese.
GLI ANNI D'ORO ALL'UDINESE
A Udine Calori ha speso gli anni migliori della sua carriera da calciatore, disputando complessivamente 7 stagioni, dal 1991/92 al 1998/99. Con la maglia bianconera conquista due promozioni in Serie A, nel 1992 e nel 1995, e, dopo esser diventato il capitano della squadra, vive da protagonista la grande cavalcata con 3° posto finale sotto la guida di Alberto Zaccheroni nel 1997/98 e in quella stessa stagione debutta in Coppa UEFA.
Sull'esperienza europea con l'Udinese scriverà anche un libro, titolato 'Il capitano racconta', basato sugli appunti da lui raccolti prima della sfida contro l'Ajax all'Amsterdam Arena nel 1997.
"Il giorno dopo che io firmai il primo contratto sembrava che Pozzo avesse già venduto il club a Zamparini, poi, invece, è stata tutta un’altra storia. - ha rivelato l'ex difensore al 'Messaggero Veneto' - Pozzo quando veniva in spogliatoio lo gettavamo di peso per aria, gli piaceva questo rito anche perché a un certo punto si vinceva spesso. Gli piaceva condividere le gioie sportive con noi".
"Udine rappresenta la parte più bella mia carriera, - ha detto anni dopo a 'La Gazzetta dello Sport' - abbiamo scritto capitoli importanti nella storia di quella società e sono orgoglioso di esserne stato il capitano".
I bomber degli anni d'oro erano Oliver Bierhoff e il brasiliano Marcio Amoroso .
" Bierhoff arrivò dalla C nel 1995, gli dissi subito che volevamo costruire qualcosa d’importante. Lui, ragazzo d’intelligenza superiore, si adeguò subito ".
"Su Amoroso racconto un aneddoto. Si giocava contro la Fiorentina, mentre stavamo facendo riscaldamento Marcio mi disse Alessandro ti devo parlare. Io gli risposi se fosse urgente, stava per iniziare la partita. Lui mi disse di sì, che c'era una cosa che voleva dirmi subito. Mi disse di voler andare via, di voler lasciare l'Udinese e di essere intenzionato a fare ritorno al più presto in Brasile".
"Non gli ho fatto nemmeno finire di dirmi tutto che l'ho preso letteralmente su di peso e l'ho attaccato al muro . L'ho guardato negli occhi e gli ho detto: 'Se tu oggi non vinci la partita da solo ti ci riporto io in Brasile'. L'ho visto sbiancare poi è partito come un razzo. In quella partita fece due goal. Da lì iniziò la grande storia di Amoroso all'Udinese che lo portò a diventare capocannoniere".
DAL PERUGIA AL BRESCIA CON MAZZONE
Nell'estate 1999 Calori passa al Perugia di Gaucci, con cui vive una stagione positiva culminata nel celebre goal di cui abbiamo parlato e il mese di luglio del 2000, nel quale debutta in Coppa Intertoto. Poi firma con il Brescia di Baggio e Guardiola, dove si è trasferito il suo mentore Carlo Mazzone.
"Roby è stato il mio compagno di squadra più forte. - afferma a 'Il Messaggero Veneto' - Era il calcio. Averlo in squadra significava anche essere più rispettati dagli avversari. La sua più grande qualità? L’umiltà. Il pallone era davvero la sua passione. Giocava senza cartilagini alle ginocchia e a fine partita me lo ricordo bene come si strofinava le mani sulle rotule per il dolore. Guardiola era un vero cervello pensante . Aveva in testa tutto quello che gli aveva insegnato Cruijff che lo aveva lanciato come giocatore nel Barça e voleva tradurlo in campo".
Con le Rondinelle Calori resta due stagioni, conquistando un 8° posto, una finale di Intertoto e una semifinale di Coppa Italia.
IL RITIRO DOPO VENEZIA E LA CARRIERA DA ALLENATORE
Nell'agosto del 2002 Calori a pochi giorni dal suo 36° compleanno accetta la proposta del Venezia, che disputa il campionato di Serie B, dove ritrova il vecchio amico dei tempi dell'Udinese Paolo Poggi.
"Mi manda Paolo Poggi , - dice a 'La Gazzetta dello Sport' - e spero veramente che anche lui arrivi tra qualche giorno al Venezia. Sono un grande amico di Paolo, abbiamo vissuto stagioni esaltanti a Udine e nutriamo un reciproco rapporto di amicizia e di stima professionale tanto che i contatti sono rimasti frequenti. Quando mi è arrivata la proposta del Venezia, mi sono consigliato con lui e mi ha dato la spinta decisiva".
Con la coppia Calori-Poggi il Venezia chiude quella stagione al 13° posto. Il difensore toscano resta in laguna anche un altro anno, per poi ritirarsi a 37 anni nel 2004 e intraprendere, dopo una breve parentesi da team manager , la carriera da allenatore . Il nuovo ruolo vede Calori ripartire dal basso, come del resto aveva fatto anche da calciatore. La stagione d'esordio è con la Triestina in Serie B nel 2005/06, poi brevi apparizioni alla Sambenedettese in C1 e all' Avellino in Serie B prima, concluse con due esoneri anticipati, prima di togliersi la prima soddisfazione con il Portogruaro.
Il primo anno, nel 2008/09, subentra in corso a febbraio, conducendo la squadra veneta al 12° posto, ma nel 2009/10 guida i granata alla prima storica promozione in Serie B della loro storia. Nel 2010 approda senza fortuna al Padova , venendo esonerato a marzo, quindi il 12 dicembre 2011 firma con il Brescia, subentrando a Giuseppe Scienza. Con i lombardi ottiene un 8° e un 6° posto, venendo esonerato nel mese di giugno del 2013 dopo la sconfitta con il Livorno nelle semifinali playoff.
Nel novembre 2014 subentra ad Alfredo Aglietti alla guida del Novara . L'avventura termina con un nuovo esonero a febbraio, quando i piemontesi sono in zona retrocessione. Torna poi al Brescia nel 2015, ma viene esonerato a maggio con la retrocessione in Lega Pro della Leonessa, che sarà poi ripescata. Nel 2016 passa al Trapani subentrando al posto del suo ex allenatore Cosmi. Riesce a rivitalizzare la squadra ma non ad evitare la retrocessione.
Il tecnico toscano resta alla guida dei granata anche nel 2017/18, ma non riesce a riportare la squadra (sconfitta nei playoff dal Cosenza) in Serie B e la sua avventura in Sicilia termina con la rescissione del contratto. L'ultima esperienza tra i grandi lo ha visto allenare per circa un mese la Ternana in Serie C a cavallo fra gennaio e febbraio 2019. Ottiene 4 sconfitte e 2 pareggi ed è sollevato dall'incarico.
A giugno 2021 si è seduto sulla panchina della Lazio Primavera. Un'opportunità per ripartire, in attesa di realizzare quel desiderio di allenare nel massimo campionato italiano, per aggiungere altre soddisfazioni a quelle avute e magari lasciarsi alle spalle quello storico goal per cui tutti lo ricordano. Al termine dell'annata 2021/2022, è stato sostituito da Stefano Sanderra.
"Vorrei avere la possibilità di allenare in Serie A. - ha detto più volte - Questo è il mio sogno".