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Ally McCoist: la bandiera dei Glasgow Rangers, in campo e fuori

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Se nasci a Bellshill, la città che ha dato i natali a Matt Busby, iconica leggenda del calcio scozzese, è inevitabile che il calcio ti accompagni sin dalla culla. Ed è proprio ciò che è successo ad Alistair Murdoch McCoist che, il 24 settembre del 1962, vide la luce proprio nella piccola Bellshill, comune distante appena 20 minuti in auto da Glasgow. Già Glasgow, l’epicentro del calcio scozzese, senza se e senza ma.

I 101 titoli conquistati da Celtic e Rangers su 120 campionati finora disputati evidenziano, più di ogni parola, lo strapotere che la città di Glasgow è in grado di esercitare sul calcio scozzese. Ma torniamo al piccolo Ally che, nella città di Matt Busby e a due passi da Glasgow, non riesce a restare immune al gioco del calcio. Lo pratica, per gioco, come tutti i bambini. A differenza della maggior parte di loro, però, lo fa con una classe fuori dal comune. E non ha nemmeno 18 anni quando il St. Johnstone lo nota e riesce ad accaparrarselo, lanciandolo per la prima volta nel calcio vero. Quello dei grandi.

Ma Ally non ha paura e, a suon di goal, conquista la stima e la considerazione, non soltanto del suo club, ma persino di alcune società inglesi. Ed è proprio una di queste, il Sunderland, ad attrarlo e ad offrigli la grande occasione. Non sarà Premier League, va bene, ma la First Division inglese (adesso Championship) ha un appeal speciale e, probabilmente, McCoist, ancora parecchio giovane, lo accusa.

La sua avventura con la maglia dei ‘Black Cats’ si conclude con appena 8 reti all’attivo a fronte di 56 gare giocate. Numeri non da McCoist, che in Scozia si era fatto conoscere mettendo insieme, da esordiente, 22 reti nella sua seconda stagione con la maglia del St. Johnstone. Ma se pensate che la carriera di McCoist sia andata incontro ad un ridimensionamento, vi sbagliate.

McCoist RangersGetty

I Rangers, che già prima che il ragazzo si accasasse al Sunderland avevano manifestato il loro interesse, stavolta non si lasciano scappare l’occasione. E, stavolta, McCoist non ha più voglia di volare lontano: il suo desiderio è quello di tornare a casa. Nasce dunque, quasi come un ripiego, uno dei connubi più straordinari della storia del calcio britannico. McCoist & i Rangers, i Rangers & McCoist.

È l’estate del 1983 quando i ‘Gers’ puntano su McCoist: il titolo manca da ben 5 stagioni, sebbene i blu siano ancora il club più titolato di Scozia. McCoist si ritrova a completare il reparto avanzato composto da Sandy Clark, John MacDonald e Bobby Williamson ed è subito lui a fare la differenza. Il suo biglietto da visita sono i 20 goal (8 in campionato e 12 nelle Coppe) coi quali, sin dalla prima stagione, si impone come capocannoniere del club. Mica male.

Il suo primo goal, datato 3 settembre 1983, non arriva in un match qualsiasi: sono proprio gli acerrimi rivali del Celtic ad incassare il primo goal del nuovo centravanti dei Rangers. Un piccolo segno del destino, alla fine i goal rifilati ai ‘cugini’ saranno 27. Il titolo, però, non arriva nemmeno stavolta. Con un McCoist così, tuttavia, i Rangers non possono far altro che essere ottimisti: 18 sono le reti messe a segno dal centravanti nella stagione successiva, addirittura 27 in quella seguente.

McCoist Rangers Celtic Old FirmGetty

Numeri da capogiro che però non coincidono con i successi del club. I tifosi iniziano a sognare una squadra capace di supportare al meglio il bomber ormai beniamino di Ibrox Park e la società li accontenta. Dal Norwich arriva il portiere inglese Chris Woods, dall’Ipswich il Nazionale inglese Terry Butcher, ma è soprattutto il gruppo storico, ringalluzzito da qualche rinforzo azzeccato, a prendere in mano la situazione. McCoist è devastante: i suoi goal in Scottish Premier Division, stavolta, sono addirittura 33, il titolo torna inevitabilmente tra le mani dei protestanti di Glasgow dopo 8 stagioni di astinenza.

Un trionfo. Un trionfo targato Graeme Souness, l’allenatore, e Ally McCoist, il bomber. L’anno successivo è quello della Coppa dei Campioni: una splendida prima volta per l’ormai 25enne McCoist che va in goal al debutto casalingo contro la Dinamo Kiev, si ripete (sia all’andata che al ritorno) contro i polacchi del Gornik Zabrze e trova la rete anche ai quarti di finale dove, però, è la Steaua Bucarest ad avere la meglio. La cavalcata europea si conclude a marzo, ma McCoist ha dimostrato, coi suoi 4 goal, di non soffrire affatto la pressione del calcio europeo. Per di più, con altri 31 goal messi a segno in campionato, si impone ormai come stella assoluta del calcio scozzese.

Il titolo, quell’anno, termina però nelle mani del Celtic. Altro giro, altra corsa, altri goal: stavolta McCoist si ferma a 9 segnature (due in meno del compagno di reparto, il neoacquisto Kevin Drinkell) ma tanto basta ai Rangers per riconquistare il titolo. Per di più, proprio una doppietta di McCoist regala ai ‘Gers’ anche la League Cup, vinta per 3-2 in finale sull’Aberdeen. Anche la stagione successiva si chiude col trionfo dei Rangers, trascinati stavolta dalle 14 segnature di McCoist e dalle 15 dell’ex Celtic Mo Johnston. L’estate che segue è quella di Italia ’90: McCoist, rimasto a casa in occasione dei Mondiali messicani di quattro anni prima, stavolta è il centravanti titolare della Scozia.

McCoist Gascoigne RangersGetty

Il c.t. Andy Roxburgh gli consegna anche la maglia numero 9, ma per gli scozzesi Italia ’90 sarà tutt’altro che indimenticabile. Ko a sorpresa nel match d’esordio con la Costarica, arriva poi il successo sulla Svezia, vanificato dalla prevedibile sconfitta maturata contro il Brasile. McCoist non segna neanche una rete, ma si rifà con gli interessi in patria dove i Rangers continuano a dominare e si aggiudicano altri due titoli consecutivi.

Agli Europei del ’92, però, quelli passati alla storia per la clamorosa affermazione della Danimarca, la musica non cambia: la Scozia non supera la fase a gironi e McCoist non riesce a trovare la rete. In patria fioccano i goal e i titoli, in Nazionale le delusioni. La Scozia non si qualifica per Usa ’94 e per McCoist sembra essere ormai sfuggita l’ultima occasione buona per eliminare quel brutto 0 dalla casella dei goal realizzati nelle grandi competizioni per Nazionali.

In occasione di Euro ’96, però, un po’ a sorpresa, Craig Brown punta ancora su di lui, fresco autore di 16 reti nell’ultimo campionato. Il numero 9 va ancora a lui, nonostante l’ormai imminente 34° compleanno. Anche stavolta la Scozia non riesce ad andare oltre la fase a gironi, ma Ally McCoist si toglie la soddisfazione di realizzare il goal decisivo nel match vinto per 1-0 contro la Svizzera: una sassata dal limite dell’area che rende vano il tuffo del portiere Pascolo.

È il giusto premio per una carriera straordinaria. McCoist continua a godersi i trionfi dei Rangers (che arriveranno a conquistare 9 titoli consecutivi) ma, al termine della stagione 1997-98 decide di cambiare aria. È il Kilmarnock il club che gli concede la possibilità di giocare nuovamente con regolarità, ma lontano da Ibrox, McCoist smette di brillare. Soltanto 9 goal in campionato nelle tre stagioni disputate con addosso la maglia dei ‘Killie’, prima di dire basta col calcio giocato all’età di 38 anni.

Dopo 645 gare disputate e 309 reti segnate con le 5 maglie indossate in carriera (Nazionale A inclusa), 418 presenze e 251 goal con la maglia dei Rangers. Un’autentica bandiera, capace di mettere in bacheca ben 10 titoli di Scozia, 9 Coppe di Lega ed una Coppa di Scozia. Ad onor del vero, nella bacheca dei trofei di Ally McCoist dovrebbero brillare anche due Scarpe d’Oro, quelle conquistate a suon di goal nel 1992 e nel 1993, ma in quelle due annate – e per altre tre stagioni anni in seguito – il riconoscimento fu soltanto statistico e non accompagnato dal tradizionale premio.

McCoist Rangers ManagerGetty

In compenso, nel 1994, i suoi goal gli sono valsi il titolo di Membro dell’Ordine dell’Impero Britannico. Anche se, probabilmente, Ally l’avrebbe volentieri barattato con una delle due Scarpe d’Oro. Ma se pensate che il binomio McCoist-Rangers si sia dissolto con l’addio al calcio del bomber, vi sbagliate di grosso. Nell’estate del 2011, McCoist torna infatti a Ibrox, stavolta nei panni di allenatore. Il titolo va ai cugini del Celtic ma quello, per i blu, è soltanto il minore dei problemi.

Al termine della stagione, infatti, tra lo stupore generale, la società viene messa in liquidazione e i gloriosi ‘Gers’, il club più titolato di Scozia, costretti a ripartire dalla Third Division, la serie più bassa. McCoist, però, non vuol saperne di mollare la sua squadra ed anzi la guida ad una doppia promozione che conduce i Rangers fino alla Championship, cioè ad un passo dal ritorno in massima serie. A dicembre, però, pur avendo in precedenza anche accettato di lavorare senza contratto, McCoist dice basta e cede il posto a Kenny McDowall. La promozione, a fine anno, non arriverà e per rivedere i ‘Gers’ in Scottish Premier League bisognerà attendere un altro anno. Ma se adesso l’Old Firm è nuovamente realtà e i Rangers sono tornati a lottare con gli acerrimi nemici, il merito è stato anche di McCoist. Che continua a seguire i Gers da lontano, almeno per il momento…

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