Poco prima di presentare la lista dei ventitré giocatori convocati per i Campionati del Mondo del 2002, che si sarebbero giocati in Corea del Sud e Giappone, Giovanni Trapattoni a più riprese ha espresso un concetto molto chiaro: “Non aspettatevi sorprese”.
In realtà la possibile sorpresa in questione è una sola ed ha un nome e cognome: Roberto Baggio.
Quelle del commissario tecnico azzurro non sono parole dette a caso. Le ha pronunciate per chiudere in maniera definitiva un dibattito che si è protratto per mesi. L’opinione pubblica e la stragrande maggioranza degli appassionati italiani, vogliono infatti il Divin Codino ai Mondiali e la cosa si è tradotta in una sorta di convocazione per acclamazione popolare.
Quella di Baggio non è stata un’annata semplice, ma nessuno più di lui ha dimostrato di volere un posto nella lista dei prescelti, per prendere parte alla spedizione Mundial. Ha iniziato la stagione in maniera straordinaria, segnando otto goal nelle prime sette giornate di campionato, cosa questa che gli è valsa anche il primo posto nella classifica del cannonieri, ma quando tutto ormai lascia presagire un ennesimo torneo vissuto da straordinario protagonista, sulla sua strada si è messa di traverso, come già spesso gli era capitato in precedenza in carriera, la sfortuna.
A fine ottobre rimedia una distorsione al ginocchio sinistro e una volta tornato in campo incappa in un identico infortunio. Messo ancora alle spalle il problema in tempi relativamente rapidi ad inizio 2002, nel corso di una sfida valida per la semifinale di Coppa Italia che vede il suo Brescia opposto al Parma, riporta la rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro con lesione del menisco interno.
L’infortunio è grave, anzi gravissimo se si considera che il fuoriclasse di Caldogno ha trentacinque anni, ma incredibilmente, ad appena ottantuno giorni dall’intervento chirurgico che sembra aver messo fine con largo anticipo alla sua stagione, Baggio torna in campo e lo fa realizzando una doppietta alla Fiorentina. A sua disposizione ha altre due partite di campionato per convincere Trapattoni che il suo è stato un recupero totale e nell’ultima segna anche una rete che aiuterà il Brescia ad evitare la retrocessione, ma nella testa del commissario tecnico ormai i giochi sono già fatti.
Baggio conclude la sua stagione con undici goal in dodici partite di campionato, un bottino straordinario che per molti deve rappresentare una sorta di biglietto per la Corea e il Giappone. D’altro canto, se il Brasile ha richiamato Ronaldo in Nazionale dopo due anni e mezzo scanditi da infortuni terrificanti, non si capisce perché l’Italia non possa fare lo stesso con un campione che con la sua classe e i suoi colpi potrebbe risolvere una partita anche solo giocando pochi minuti.
Trapattoni sceglie invece la strada della continuità. Nel corso del suo ciclo da commissario tecnico, che era iniziato due anni prima, mai ha convocato Baggio, preferendo dare fiducia alle nuove leve. Nelle sue idee convocarlo solo perché è l’opinione pubblica a volerlo vorrebbe quasi dire mancargli di rispetto ed inoltre sa bene che alla prima difficoltà incontrata nel corso del torneo, tutti chiederebbero a gran voce di vederlo in campo.
Quando il Trap l’8 maggio 2002 rende pubblica la sua lista, il nome di Baggio non c’è. Portarlo avrebbe potuto rappresentare più un problema che un vantaggio, mentre i ragazzi che sono stati chiamati e che hanno preso parte a tutto il cammino di qualificazione, meritano prima di tutto tranquillità.
“Io devo lasciare il cuore a sinistra e guardare a destra. Il caso Baggio è chiuso. Io ho una responsabilità, devo fare gli interessi di tutti e sbagliare il meno possibile senza farmi condizionare. Mi spiace molto non averlo convocato, io e i miei collaboratori lo abbiamo seguito a lungo sia durante la fase di recupero che nelle sue ultime partite. Ho parlato con Roberto e ci siamo chiariti. Lui ha capito perché non verrà con noi”.
Quello di Baggio sarà un fantasma che aleggerà sul breve cammino dell’Italia ai Mondiali del 2002. La Nazionale Azzurra verrà clamorosamente eliminata agli ottavi di finale dalla Corea del Sud, dopo una fase a gironi estremamente complicata, e saranno in molti coloro che vedranno nella mancata convocazione del Divin Codino una delle cause di una spedizione così deludente.
A trentacinque anni di fatto l’avventura in Azzurro di Roberto Baggio è giunta al suo capolinea. Non veste la maglia dell’Italia da una sfida di qualificazione agli Europei del 2000 contro la Bielorussia giocata nel 1999 e, sebbene nel corso dei Mondiali abbia fatto di tutto per tenersi lontano dai riflettori e dalle polemiche, quella mancata convocazione e quel quarto Mondiale in carriera saltato, rappresenteranno per lui una ferita che ancora non si è rimarginata.
“Allora si diceva che le rose fossero state allargate a ventitré giocatori per permettere a me e Ronaldo di esserci. Trapattoni decise di lasciarmi a casa ed è quella per me una delusione paragonabile solo al rigore fallito a Pasadena. Forse passerò per presuntuoso e arrogante, ma per una volta non mi interessa: meritavo di partecipare a quel Mondiale. Qualcuno aveva dei dubbi sulle mie condizioni, ma ero riuscito a rientrare dopo l’intervento al crociato. Magari non avrei giocato, ma non meritavo di star fuori. Era un qualcosa che il calcio mi doveva. Forse è anche per quella mancata convocazione che poi mi sono allontanato dal mondo del calcio”.
Trapattoni non convocherà Baggio in Nazionale nemmeno nelle due successive annate, nonostante le tante magie sfornate con la maglia del Brescia, ma nel 2004 sarà lui a volergli rendere il più grande degli omaggi.
Roberto Baggio ha già annunciato il suo addio al calcio a fine stagione ed ha appena tagliato il traguardo delle duecento reti in Serie A, quando al commissario tecnico viene un’idea: riportarlo in Azzurro, anche se per una sola notte.
GettySa bene che gli Europei del 2004 sono alle porte e che c’è il rischio che l’opinione pubblica torni a chiedergli una convocazione per il torneo che si disputerà in Portogallo, ma Trapattoni tiene in particolar modo a fare a Baggio quell’ultimo regalo.
Nessuno più di Roberto Baggio merita un tale onore e questo per un motivo molto semplice: non solo è stato uno dei più forti giocatori di ogni tempo, ma è stato anche uno dei più amati in assoluto.
In carriera ha giocato per Vicenza, Fiorentina, Juventus (dove tra l’altro ha vinto con Trapattoni in panchina), Milan, Bologna, Inter e Brescia, ma rientra in quella categoria di campioni ‘senza maglia’, ovvero quella categoria che comprende quei giocatori amati da qualsiasi tifoso. Baggio è Baggio, un emblema del calcio italiano oltre che dell’Italia e prima di appendere gli scarpini al chiodo merita un ‘ultimo giro’ con l’Azzurro addosso.
L’occasione giusta per rivederlo in Nazionale è la penultima amichevole di preparazione a Euro 2004. Si gioca a Genova e l’avversario è di quelli di rango: la Spagna.
Trapattoni chiama personalmente il Divin Codino che, nonostante sia alle prese con un problema fisico che non gli permette di essere al meglio, accetta la convocazione.
“Roberto sarà con noi nella prossima partita. Gli ho parlato ed è entusiasta di questa idea. E’ il giusto riconoscimento per un giocatore che ha onorato il calcio italiano per tutta la carriera”.
Quando il 28 aprile 2004 Italia e Spagna scendono in campo allo stadio Luigi Ferraris di Genova, gli imminenti Europei diventano per tutti l’ultimo dei pensieri. Gli occhi delle migliaia di tifosi che gremiscono gli spalti, oltre che quelli dei milioni di spettatori che seguono la gara da casa, sono tutti per Baggio.
Quando esce dal tunnel, ultimo nella fila dei giocatori Azzurri, scoppia un autentico boato. Quella che gli viene riservata è un’accoglienza da brividi, è il tributo ad un fuoriclasse che ha fatto sognare come pochi. Le bandiere dell’Italia lasciano il posto, per una volta, a decine di striscioni dedicati a Baggio. Attraverso essi c’è chi chiede una sua convocazione per gli Europei ("Del Piero in poltrona, Baggio a Lisbona", "Per un'Italia da sballo, porta Baggio in Portogallo”) e ce ne è uno in particolare con il quale, in maniera ironica, viene rimproverato Trapattoni.
“Trap grazie per l’idea, ma Baggio ci voleva in Corea”.
La partita è di quelle vere e l’Italia, complice anche tante defezioni, fatica per lunghi tratti a proporsi in maniera pericolosa, ma ogni volta che il pallone arriva dalle parti di Baggio è un’ovazione.
Trapattoni per l’occasione ha disegnato un 4-2-3-1 nel quale il Divin Codino agisce in un trio completato da Fiore e Di Vaio alle spalle dell’unica punta Vieri. Non è al meglio e si vede, così come si intuisce che non ha avuto tempo per integrarsi nel gioco di una Nazionale che da anni non è più sua. Tuttavia delizia il pubblico con tocchi di alta classe e va anche ad un passo dal goal con un colpo di testa. E’ la sua notte e ce la mette tutta per fare la differenza e lasciare la sua firma sul tabellino, ma per tutti la questione è puramente secondaria.
Getty ImagesQuando all’86’ lascerà il campo per fare posto a Miccoli, il risultato sarà su quell’1-1 con il quale poi si chiuderà la sfida. Quella con la Spagna doveva però essere semplicemente la serata giusta per rendergli omaggio ed i passi che lo separeranno dagli ultimi istanti in Azzurro saranno tra i più emozionanti della sua intera carriera.
Tutte le persone presenti al Ferraris si alzano per riservargli il miglior congedo possibile, Baggio viene applaudito anche dagli uomini in campo, oltre che dai compagni in panchina, incrocia lo sguardo del Trap, saluta tutti i presenti, si batte la mano sul cuore e prende il suo posto sedendosi tra coloro che non hanno giocato.
Chi ha assistito alla partita sa che un’era si sta chiudendo, ma c’è chi spera ancora di vederlo agli Europei. Lo sa anche Trapattoni che, subito dopo il fischio finale, con poche parole farà capire che non si deve andare oltre al senso di quella serata.
“Devo dire che nonostante avessi il timore che la gamba gli facesse male e che potesse causare anche una sua defezione, ha fatto delle cose deliziose. Peccato che non abbia fatto goal. Se finisce qui il suo sogno Azzurro? Parliamo della partita adesso. E’ giusto che gli sia stato tributato questo grande applauso e che gli sia stato manifestato l’affetto e l’amore che i tifosi italiani provano per lui. Vedremo se poi deciderà di smettere o meno, noi adesso pensiamo all’Europeo”.
Tra coloro che sperano in una convocazione in extremis per Euro 2004 c’è in realtà anche lo stesso Baggio. E’ cosciente del fatto di avere ancora poche partite nelle gambe e non gli dispiacerebbe giocare le ultime con la maglia Azzurra sulle spalle.
“Trapattoni ha detto che le porte per gli Europei sono aperte a tutti e credo che questo valga anche per me. Comunque non c’è alcun vincolo e non c’è assolutamente nessuna promessa. Lo ringrazio per avermi dato questa possibilità. Tra tutte le partite che ho giocato in Nazionale, questa rappresenterà il ricordo più bello. Nel corso di una carriera ci sono tante cose belle come le vittorie e i goal, ma nulla è paragonabile alla dimostrazione di affetto che ho ricevuto questa sera. Posso solo dire grazie a tutti. Il dolore alla gamba si è fatto sentire anche oggi, ma la voglia di giocare era talmente grande che sono andato oltre. Questa gamba è una delle cause che mi ha portato a decidere di smettere”.
Roberto Baggio non indosserà mai più la maglia dell’Italia. Ha vestito l’Azzurro per la prima volta nel 1988 e si è congedato 20 anni dopo portando tra l’altro, per la prima ed unica volta e solo per un tempo, la fascia da capitano al braccio. Quella con la Nazionale è stata una lunga avventura scandita da 56 presenze e 27 goal, tre partecipazioni ai Mondiali, tante gioie ed anche molte delusioni, su tutte l’epilogo di USA ’94.
Quando il successivo 16 maggio giocherà la sua ultima partita, un Milan-Brescia, sarà San Siro a tributargli l’ultima standing ovation. Dopo la sua uscita dal campo in molti avranno la sensazione che oltre ad una carriera si stia in qualche modo chiudendo anche una pagina della propria vita. Questo perché pochi giocatori hanno fatto sognare come Roberto Baggio, colui che era visto come il campione di tutti.