Del Piero RiverGoal

26 novembre 1996: la Juventus sale sul tetto del mondo

"Champions League e Coppa Intercontinentale nello stesso, memorabile anno: il 1996 iscrive la Juventus di Marcello Lippi nell’albo delle squadre leggendarie. Un’annata magica all’interno di un ciclo vincente, preparato e costruito nel tempo. Quell’armata bianconera ha fondamenta solide, un condottiero in panchina, dei leader silenziosi e una giovane stella che illumina le serate di Champions: il suo nome è Alessandro Del Piero. Una cavalcata entusiasmante, da Torino a Roma e poi fino a Tokyo".

Come raccontato nella sinossi di presentazione del libro di Enrico Turcato, "1996: la Juventus sul Tetto del Mondo", 24 anni fa la Vecchia Signora toccava l'apice della sua storia. Nella capitale giapponese, infatti, i bianconeri si impongono di misura contro il River Plate, trascinati da una prodezza di Pinturicchio.

Mentre l'Italia si sveglia, il Paese del sol levante rimane ammaliato dalla prodezza di Alex: una rasoiata di destro, in diagonale, a cercare il secondo palo. Roba unica, roba alla Del Piero. Basta il guizzo del fenomeno di Conegliano a regalare a Madama il trofeo dei trofei. Con annesso doppio festeggiamento, in termini di fuso rario, sull'asse Giappone-Italia: 21 locali, 13 nel Belpaese.

Un successo meritato, sudato, conquistato contro un avversario di livello. Ovvero il River Plate di Ortega, capace di impensierire la retroguardia bianconera centrando la traversa sullo 0-0 in occasione dell'unica conclusione degli argentini fino al 32' della ripresa.

"Che notte fantastica fu a Tokyo! Una di quelle che sogni da bambino - così Del Piero a distanza di anni sui suoi social - E' stato incredibilmente bello vivere un’emozione così grande, così presto: diventare Campione del Mondo per Club!".

E' la Juve di Marcello Lippi, capace 6 mesi e 4 giorni prima di conquistare la Champions League, per 4-2 dopo i calci di rigore, contro l'Ajax. Da un capitano all'altro, con Gianluca Vialli ad alzare la coppa sotto il cielo di Roma, e con Angelo Peruzzi protagonista del medesimo gesto tra le stelle nipponiche.

Due trionfi immensi, entrambi dedicati ad Andrea Fortunato, scomparso il 25 aprile 1995 a causa di una forma di leucemia. 

A Tokyo va in scena una notevole esposizione stilistica, il giusto mix tra tecnica e tecnica, impreziosita dall'inserimento in rosa di un certo Zinedine Zidane, preso dal Bordeaux per 7,5 miliardi di lire. Il resto è storia, e che storia. 

Ideata dalla sapiente mente del tecnico viareggino che, in quegli anni, amava applicare un calcio organizzato e aulicamente eccelso. Fatto più di spazi anziché di moduli, proprio come andrebbe di moda oggigiorno.

Un visionario, quindi, preposto alla massima valorizzazione del talento. Da Vialli e Ravanelli, passando per Del Piero e Boksic. Con Zidane, nel 2.0, a fare la differenza - eccome - dietro le punte.

Gli aneddoti, d'altro canto, non mancano. Basti pensare a Ciro Ferrara, in prima linea, a registrare il dietro le quinte per "8 mm", programma televisivo dell'epoca condotto - nell'edizione della Coppa Intercontinentale - da Paolo Calissano e Claudia Rossi. Un format innovativo, indubbiamente, se contestualizzato agli anni e, soprattutto, ai mezzi a disposizione.

Enrico Turcato, "1996: la Juventus sul Tetto del Mondo", Ultra Sport, € 13.50 

.

Pubblicità