Giampiero Ventura ChievoGetty

La verità di Ventura: "Ho rinunciato a due anni col Chievo. Addio non per i risultati"

Dopo la delusione con l'Italia, la delusione con il Chievo. Non è stato certo un anno facile per Giampiero Ventura, che ad un anno esatto dalla mancata partecipazione della Nazionale azzurra al Mondiale russo, ha concluso il suo rapporto di lavoro con la compagine gialloblù. Dopo le dichiarazioni di Pellissier e le tante parole scritte, tocca a lui parlare.

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L'ormai ex tecnico del Chievo è voluto intervenire nella diatriba post addio alla formazione clivense: all'Ansa Ventura ha spiegato le ragioni del suo addio, difendendosi dagli attacchi delle ultime ore. Anche in caso di vittoria contro il Bologna, di fatto non arrivata causa 2-2 finale, ci sarebbe stato comunque l'allontanamento dal Bentegodi.

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"Stavolta non tollero menzogne, mi sono dimesso dal Chievo non per i risultati (sarei andato via anche in caso di vittoria col Bologna) ma perchè io e la società volevamo raggiungere la salvezza attraverso due strade diverse" le parole di Ventura. "E ho rinunciato a due anni di contratto senza chiedere nè pretendere alcunchè".

Ventura ha così spiegato i motivi dell'addio al Chievo. "Sono arrivato perché il presidente Campedelli è un amico e perché il momento di difficoltà della squadra coincideva con la mia grande voglia di riprendere ad allenare".

"Ho poi deciso di interrompere il rapporto, non per i risultati, ma quando ho avuto la certezza che, benché volessimo raggiungere lo stesso obiettivo, cioè la salvezza, io e la società volevamo perseguirla attraverso strade diverse".

"A quel punto, nè io potevo pretendere che loro sposassero le mie idee, nè loro potevano pensare che io condividessi il loro percorso. Ho rinunciato a due anni di contratto consensualmente". Per rinascere e far dimenticare le ultime esperienze negative ci vorrà un'altra tappa.

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