Walter Zenga, Crotone, Serie A, 25022018Getty Images

Zenga e le lacrime per la retrocessione del Crotone: "Non la smettevo più"

E’ stato uno dei migliori portieri della storia del calcio italiano, un campione che ha legato in maniera indissolubile il suo nome a quello dell’Inter.

Walter Zenga è cresciuto nel settore giovanile del club meneghino, prima di essere per dodici anni punto di forza insostituibile tra i pali, ma di fatto i colori nerazzurri hanno sempre fatto parte della sua vita. In un’intervista rilasciata a Sportweek, ha infatti svelato che era interista prima ancora che Galbiati lo prendesse giovanissimo dalla Macallesi.

“E io ero già tifoso da tre anni, marzo ’66: mio papà era juventino, però mi accompagnò a San Siro a vedere Inter-Brescia 7-0. E provi a immaginare cosa mi restò impresso, oltre a tutti quei gol? Il portiere avversario, Brotto: aveva una maglia nera con una enorme V bianca”.

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Per l’Inter Zenga ha fatto anche il raccattapalle ed ha aiutato in sede prima ancora di approdare nelle Primavera.

“Per due anni, dai 17 ai 18, anche factotum in sede, Piazza Castello. Aiutavo l’Ileana, per me una seconda mamma più che una segretaria: smistavo la posta, portavo i cappuccini negli uffici. Sessantamila lire al mese più diecimila ogni partita vinta con la Primavera, i primi jeans Fiorucci che mi comprai ne costarono 5.000: entrare in quel negozio in centro a Milano era come diventare grande. Dunque mattina in sede, pranzo con i buoni pasto, autobus fino a Piazzale Lotto, pullman per Appiano Gentile e la sera scuola privata in Piazzale Cadorna. Poi svenivo”.

Zenga è rimasto all’Inter fino al 1994, ma è andato vicino a lasciarla nel 1987, quando fu ad un passo dal Napoli.

“Giugno ’87, era tutto fatto con il Napoli. In vacanza a Lampedusa, passavo le giornate a parlare con Moggi da una cabina telefonica. La Gazzetta di quei giorni ce l’ho ancora: ‘Zenga al Napoli, Giuliani all’Inter’. Poi la cosa salta, ma per me è un inferno: la Nord scrive ‘Dieci contano, uno non conta più’,per 3-4 mesi ogni tiro è un gol, compreso quello di Aaltonen del Turun Palloseura, non so se mi spiego. A metà dicembre telefono a Ferlaino e Moggi, che ci speravano ancora, e gli dico: ‘Basta, non ce la faccio più’. E anche se Pellegrini faceva lo gnorri come al solito, con Cesare Viganò e Franco Maggiorelli vado a firmare il rinnovo, il giorno prima del derby. Peccato che lo perdiamo con autogol di Riccardo Ferri: per evitarlo provo una sforbiciata sulla linea di porta”.

L’attuale tecnico del Cagliari, ha svelato quale è stato l’avversario con il quale ha litigato di più.

Carnevale quando era all’Udinese: ricordo la scena, ma non il perché. E comunque pensi che è uno dei miei migliori amici”.

Non solo quelle con gli avversari, Zenga ricorda anche una litigata in particolare con un compagno di squadra.

Scifo. Avevamo perso un derby 20 dopo essere stati presi a pallate, entro nello spogliatoio e lui si sta facendo la barba: mi è partita la brocca”.

Tra le tante esperienze fatte dall’ex campione nerazzurro una volta appesi guanti al chiodo, anche quella in Tv con Maria De Filippi, e c’è anche chi ha raccontato che abbia fatto il rappresentate di aspirapolvere.

“Rappresentante io? Quante cagate sono state dette… Era u investimento extra calcio, fatto quando tornai dagli Usa: un’operazione di franchising, io gestivo i rappresentanti e mi servì per imparare come organizzare il lavoro degli altri sbagliando meno possibile. E rifarei tutta la vita anche il conduttore tv, anche il postino: grande esperienza di contatto con la gente comune per uno che odia le folle e il Ferragosto ideale lo passerebbe a Milano quando è deserta”.

Tante le lacrime versate per il calcio, l’ex portiere dell’Inter ha ricordato quali sono state le circostanze che l’hanno fatto piangere di più.

“Quando ho perso la finale di Coppa di Romania con il Nacional e a Napoli quando il Crotone andò in B: mi chiusi nello spogliatoio per venti minuti, non smettevo più”.

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