Resilienza. Può essere riassunta con questa parola la carriera di Sergio Pellissier , attaccante capace di affrontare e superare diversi ostacoli: da giudizi troppo affrettati sul suo declino a vicende che lo vedevano coinvolto modo nullo o comunque minimo. Un grande combattente, fedele alla maglia del Chievo con quello spirito romantico di un calcio che purtroppo non c’è più.
Le prime difficoltà le deve affrontare nel Settore Giovanile del Torino , sua prima squadra dopo gli inizi in Valle d’Aosta. Nel primo periodo fatica a trovare spazio e la voglia di tornare a giocare tra le montagne di casa sua è grande. Alla fine però prevalgono l’orgoglio e la voglia di dimostrare a tutti il suo valore, due componenti fondamentali della sua figura. Una determinazione premiata dai fatti, visto che Pellissier scala le gerarchie del vivaio granata, esordisce in prima squadra nel 1997 e comincia di fatto la sua carriera.
Dopo le esperienze con Varese e Spal, arriva il passaggio al Chievo . Una parentesi che sembra momentanea, ma che si trasformerà nell’amore calcistico della vita di Pellissier. Anche a Verona l’inizio è in salita, avendo davanti attaccanti come Bierhoff, Marazzina e Cossato. Pellissier attende il suo momento e, già alla sua terza presenza in Serie A, segna il suo primo goal in gialloblù decidendo nel finale la sfida contro il Parma.
Si tratta della prima perla di una collezione straordinaria, che porterà Pellissier ad infrangere ogni tipo di record nella storia del Chievo. Attualmente è il più presente di sempre in gialloblù con 517 apparizioni, il miglior marcatore in Serie A della storia clivense con 112 goal e il secondo in assoluto a quota 139 (il primo è Bruno Vantini, bomber del Chievo tra gli anni ’50 e ’70 e cioè quando il club era ancora ben lontano dal grande calcio).
Getty ImagesIl legame con il Chievo e con i suoi tifosi diventa ogni anno più forte, a maggior ragione dopo l’investitura come capitano nell’estate del 2007. Pellissier interpreta questo ruolo in modo eccellente, dando l’esempio sia in campo che negli allenamenti e nello spogliatoio.
Tra il 2002 e il 2019 vive con il medesimo equilibrio momenti belli della sua carriera (come l’esordio in Nazionale in un'amichevole contro l’Irlanda del Nord del 2009, impreziosito anche da un goal) e periodi critici, come quando viene coinvolto nel Calcioscommesse nel 2011 per poi uscirne completamente pulito dopo aver dimostrato di non aver commesso alcun reato.
Una storia d’amore lunga e fantastica quella con il Chievo, con qualche attimo di criticità. Al di là di alcune offerte arrivate nel corso degli anni – puntualmente respinte dal presidente del Chievo Luca Campedelli –, nell’estate del 2014 arriva il momento in cui la separazione tra il club e il suo numero 31 va più vicina a concretizzarsi. L’attaccante viene da una stagione complicata in cui, tra infortuni e scelte tecniche dell’allora mister Eugenio Corini, segna solo 1 goal in 22 partite. La sua presenza sembra quasi un peso per il Chievo e Pellissier, proprio per non fare torti al club che ha sempre creduto in lui, medita l’addio.
Una notizia clamorosa che sembra diventare realtà al termine del match di Coppa Italia tra Pescara e Chievo dell’agosto 2014, quando Pellissier saluta con commozione i tifosi clivensi accorsi allo stadio Adriatico. La gente del Chievo però si ribella ad un addio triste e immeritato per il più grande simbolo della storia del club e scende in piazza per convincere il giocatore . Pellissier non può fare altro che ripagare tutto quell’affetto, restando a Verona e continuando a difendere la maglia gialloblù.
Un episodio dunque emblematico dell’amore viscerale tra Pellissier e i tifosi del Chievo, che viene ribadito nel giorno della sua ultima gara al Bentegodi contro la Sampdoria. Quel pomeriggio del 2019 la pioggia si confonde con le lacrime di tutti: compagni, tifosi e giornalisti. In campo le doverose celebrazioni e sugli spalti migliaia di cartelli con scritto “31 per sempre”. Un messaggio semplice e particolarmente azzeccato perché Pellissier e il Chievo, al di là di quelli che saranno i loro percorsi, rimarranno per sempre una cosa sola.
Getty ImagesAppese le scarpette al chiodo, Pellissier resta al Chievo come direttore dell'area tecnica: ruolo condiviso insieme al procuratore Giorgio De Giorgis. Una diarchia che si fa ogni giorno sempre meno chiara fino alla conclusione della stagione 2019/20, cioè quando De Giorgis comincia a guidare in solitaria la dirigenza clivense.
Pellissier, dal canto suo, occupa un ruolo divenuto sempre più marginale all'interno dello stato maggiore del club, ma la storia ha in serbo un risvolto inaspettato.
Proprio così, perché nell'estate del 2021 il Chievo fallisce per inadempienze economiche ponendo fine, nel modo peggiore possibile, all'epopea del sodalizio a tinte gialloblù.
Fine dei giochi, dunque. Ma non per il simbolo del Chievo per eccellenza. Pellissier si rimbocca le maniche e dà vita alla Clivense, formazione della quale l'ex attaccante diventa massimo dirigente, iscrivendola al campionato di Terza Categoria con il chiaro intento di scalare quanti più gradini possibili all'interno del calcio italiano. Con la promessa di tornare in campo, a 43 anni, anche solo per una partita:
"Avevo promesso di fare una presenza in questa squadra e mi piace mantenere le promesse". Le sue parole a 'Sky Sport'.
Dopo aver ottenuto la promozione in Serie D, Pellissier ha presentato un'offerta per acquistare il marchio del 'suo' Chievo nel frattempo finito all'asta. Offerta accettata il 10 maggio 2024: Chievo is back.