Marco Negri GOALGOAL

Negri a GOAL tra Old Firm e Gascoigne: "Rangers e Celtic più importanti della Nazionale"

"Once a Rangers, Always a Rangers": è un imperativo, appena entri a Ibrox. Non ci sono mezze misure: e quando vesti la maglia dei Gers non puoi neanche avvicinarti a quella del Celtic, perché non si tratta di una rivalità calcistica come tutte le altre. Va oltre.

Storica, profonda, spirituale: "la grandissima rivalità che c'è aiuta i due club a migliorare", grazie al concetto del "mi sprona a crescere". E se lo dice Marco Negri, simbolo italiano del passato dei Rangers, c'è da crederci.

Intervenuto a Popcast, il format di GOAL Italia su Twitch, l'icona dei Gers ha raccontato la sua esperienza in Scozia, partendo dal presente: quello che lo vede come tifoso dei Rangers.

"E' stata una doppia stagione fin qui: quella in Europa, esaltante, che sta facendo parlare dei Rangers a livello europeo. Giocano come se non ci fosse nulla da perdere. Poi c’è quella in campionato, dove avendo vinto lo scorso anno possono perdere qualcosa. Adesso c'è quell'incontro col Braga, che è fattibile, soprattutto col ritorno all'Ibrox. Poi speriamo che ci sia l'Atalanta lungo il loro cammino, così posso andare a vederli".

E' il 1997 e Negri ha appena completato la sua seconda stagione al Perugia, siglando 15 goal in Serie A, ma retrocedendo a fine campionato: arriva una chiamata da Glasgow e lui accetta subito, maturando una visione diversa del calcio scozzese.

"L'idea che avevo al mio arrivo in Scozia era completamente diversa rispetto a quella che poi mi sono fatto vivendoci: conoscevo i Rangers perché erano stati nel girone della Juventus in Champions League, quindi tutti avevano visto spezzoni di partita e il calore di Ibrox. L'impatto è stato diverso: appena arrivato a Glasgow non avevo ancora firmato, ma ero già una star. Autografi dappertutto, riconosciuto ovunque. Poi il debutto con 50mila persone, "Simply the best" di Tina Turner che viene cantata come inno quando si entra in campo, il tunnel che ti mette in campo con gli avversari che ti aspettano: insomma, tutto da pelle d'oca".

Sfogliando una rivista del 2005, una di quelle che si trovano allo stadio nel matchday, è possibile trovare un quiz su Negri: tra le domande, una in particolare. "Contro quale squadra Negri ha segnato 5 goal?": provate a chiederlo ai tifosi, vi risponderanno subito "Dundee United", senza neanche pensarci.

"Quella contro il Dundee United è stata la mia partita perfetta. Avevo già fatto una tripletta in Serie A, in Italia, contro il Bologna, ma segnare 5 goal è tanta roba. E' una partita che porto con me perché son pochi i giocatori che hanno fatto un pokerissimo ed è una gara che mi ha fatto entrare nel cuore dei tifosi. Quel goal al volo è stato votato come uno dei più belli visti all'Ibrox: l'azione perfetta perché dura 8 secondi. Goram la dà a Gascoigne, Gascoigne la lancia a me che faccio due "sombreri" che mandano giù i difensori e poi faccio un pallonetto al portiere. Un goal tutto istinto".

In quella stagione gli italiani ai Rangers erano addirittura 5: Negri, Amoruso, Porrini, Gattuso e Riccio. Alla base della scelta la voglia di rilanciare il brand in chiave europea.

"E' stata una stagione di rivoluzione quella perché dopo aver vinto 9 Scudetti consecutivi, ma con tante batoste a livello europeo, decisero di acquistare giocatori europei per cambiare mentalità. Così iniziammo quest'avventura tutti insieme: all'inizio si faceva gruppo visto che con la lingua era complesso. Non era un'avventura così comune: in quegli anni sono stato tra i primi 10 italiani ad andare all'estero perché per tutti era un tuffo nell'ignoto. Noi eravamo il campionato con la Serie A maiuscola, ma era stata un'esperienza voluta. La cosa che mi aveva spinto ad accettarla era poter giocare in Champions League, che in Italia era roba di Juve, Inter e Milan che in attacco avevano dei marziani. I giovani italiani di oggi farebbero bene a provare a giocare all'estero? Non è facile, ma bisogna battere la comfort zone: devi essere un buon giocatore, ma devi anche azzeccare il campionato".

Si diceva dell'Old Firm, però: una sfida senza tempo, 'mai amichevole'.

"E' una partita che non tratta solo di calcio, chiaramente. La differenza la capivi subito quando lo spogliatoio dei Rangers, ai miei tempi sempre giocoso e in cui era impossibile essere seri (con Gascoigne o McCoist), prima dell'Old Firm diventava uno spogliatoio silenzioso, focalizzato alla partita. Il primo Old Firm che ho giocato è stato fantastico perché eravamo ad Ibrox, mentre il secondo al Celtic Park terminò con un rosso a ‘Gazza’ e 60mila persone presenti che facevano un casino pazzesco. Il Celtic Park è 'old style' con il legno dappertutto. E' stato entusiasmante perché ho fatto goal: se rivedete le immagini ci sono io che segno e corro impazzito di gioia andando verso una bandierina, poi tiro su la testa e il settore era sbagliato. Era tutto biancoverde, pieno di tifosi del Celtic: sono arrivati immediatamente i compagni e l'arbitro a dirmi 'non esagerare perché altrimenti ci sono casini'. Poi per farvi capire il clima: hanno programmato un torneo amichevole in Australia con Celtic e Rangers quest’anno, ma la tifoseria dei Gers ha detto chiaramente, protestando, 'non ci sono amichevoli con i nemici'. L'ho sempre paragonata, come aspettative e tutto, a una partita di Nazionali: ti segna la carriera".

Per rendere chiaro il concetto, riportiamo le lancette a un periodo difficile della carriera di Negri: il famoso infortunio che ha provocato il distacco della retina causato da una pallina di squash durante una partitella tra amici in un giorno libero dagli allenamenti.

"La rivalità è talmente grande che, essendo una città divisa a metà ed essendo impossibile non incontrarti e riconoscerti, dopo aver subito il famoso infortunio da pallina da squash ho dovuto portare per 2 mesi gli occhiali e nonostante fosse un periodo veramente duro per me, perché non sapevo se potevo tornare a giocare, mi presero in giro facendomi il gesto del cieco che camminava con gli occhiali scuri. O in Nazionale, ad esempio, i giocatori vengono fischiati dai tifosi delle due squadre: la Nazionale viene dopo i club e viene criticata perché non puoi mischiare Celtic e Rangers. Se sei da una parte non puoi essere dall'altra".

Per parte della stagione l'avventura di Negri ai Rangers è stata caratterizzata dalla presenza di un altro giocatore chiave della storia dei Gers. Paul "Gazza" Gascoigne.

"Ci vuole un'altra puntata per gli aneddoti su 'Gazza'. Ve ne racconto uno Non si andava spesso in ritiro prima della partita, ma ricordo che una volta eravamo al Moat House, che era un albergo sul Clyde, e sapete com’è, in Italia siamo molto legati al dress code, tutti con la stessa tuta, stessi colori, o all'orario o alla multa se arrivi in ritardo. Ci presentiamo nella stanza riservata alla cena, siamo tutti lì e a un certo punto si aprono le porte dell'ascensore ed esce Gascoigne che aveva una canottiera bianca e delle mutande. Basta, senza calze o ciabatte: esce dall'ascensore, entra in questa sala, scambia due battute con tutti, prende due sandwich, se li mette nelle mutande, un po' di acqua e ci dice 'See you tomorrow, guys'. Prende l'ascensore e se ne ritorna in camera. Ci guardiamo e diciamo: 'Mah, iniziamo bene'. E invece il giorno dopo siamo scesi in campo, ci ha fatto fare diversi goal e ha deliziato Ibrox con le sue giocate, facendoci vincere la partita. Per me Paul poteva fare qualsiasi cosa. Il suo trasferimento a marzo al Middlesbrough, insieme al mio infortunio all'occhio, è stata una delle cause della mancata conquista del decimo titolo consecutivo in quella stagione".

La conoscenza del calcio scozzese lo ha aiutato a visionare tanti talenti, uno su tutti Alfredo Morelos, consigliato all'Udinese durante la sua esperienza nello staff di Oddo.

"Morelos è un giocatore moderno, ha il goal facile, può giocare da solo perché fa reparto da solo. Ha una forza fisica straripante: se gli lasci molto campo ti può punire. Nel 2018/19 io sono stato nello staff di Massimo Oddo a Udine, in Serie A, come allenatore degli attaccanti e allora ho dato il nome di Morelos alla dirigenza dell'Udinese perché era un giovane che mi piaceva moltissimo, stava facendo la sua strada nei Rangers, segnava tanti goal. Poi non se ne fece nulla".

Dopo diversi anni i Rangers sono tornati ai vertici, rilanciandosi. Merito dei tifosi, ma anche di alcuni elementi che, secondo Negri, possono incidere in altri campionati.

"La base fondamentale che ha permesso la rinascita dei Rangers è quella caratterizzata dai tifosi. Kamara I giocatori più pronti per un Top campionato? Kamara è sulla bocca di tutti perché l'anno scorso ha fatto un campionato strepitoso e poi perché è costato 50mila sterline, quindi una pescata da fantallenatore. Morelos lo vedrei bene, anche se in Premier League è dura. II giocatore secondo me più pronto è Tavernier, il capitano. Non tanto in una linea a quattro, ma se giochi coi cinque dietro e dai a Tavernier la possibilità più di spingere è un giocatore che fa la differenza. Poi ha una qualità pazzesca, fa tantissimi goal. A parte i rigori calcia bene i calci di punizione: è in piena maturità, è un leader. In una squadra giusta potrebbe far bene".
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