Brayan Perea - LazioPhoto by Paolo BrunoGetty Images

"Mi ricorda Cavani": il destino di Brayan Perea, dalla Lazio al Botev Vratsa

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Ah, se solo gli “eredi di” riuscissero a mantenere le promesse: il mondo del pallone non conoscerebbe più crisi. Questo è l'erede di Tizio, quell'altro è il nuovo Caio, ma mica è sempre vero, anzi. Prendete Brayan Perea. Oggi compie 30 anni, quando la Lazio lo portò in Italia ne aveva appena 20 e pareva destinato a spaccare il Mondo. Era il tempo dei sogni, quello. E poi quell'etichetta piuttosto scomoda: “Mi ricorda Cavani”. Tutto si dissolse nello spazio di poco tempo, in maniera vertiginosa, un passo indietro dopo l'altro. Fino al campionato bulgaro, la sua ultima casa col Botev Vratsa, non esattamente un sogno ma un modo come un altro per ripartire da zero.

Ricordare Perea con la maglia della Lazio non è facilissimo. Semplicemente perché questo spilungone colombiano (un metro e 90 d'altezza) che gioca in attacco, a Roma rimane appena una stagione e mezza prima di un infinito viaggio in giro per il pianeta. La Lazio, però, nel 2013 non può ancora sospettarlo. Lo segue, lo tratta, lo prende strappandolo alla concorrenza dell'Udinese. E il direttore sportivo Igli Tare si sbilancia al 'Corriere dello Sport' con un paragone piuttosto improvvido:

“Vedendolo ogni giorno a Formello mi ricorda il Cavani dei primi due anni a Palermo. Ha delle caratteristiche, per la sua altezza, fuori dalla norma. È un giocatore di grande velocità, ha buona tecnica in movimento, fondamentale per il suo gioco. Deve migliorare le due fasi di gioco e fare gol. Non dobbiamo aspettarci che diventi subito il capocannoniere del campionato. Deve continuare su questa strada".

Tare Perea Lazio PSGetty Images

Perea, in realtà, non è il nuovo Cavani. Eppure qualcosina nei suoi primi anni con un pallone vero tra i piedi ha mostrato, tanto da attirarsi le attenzioni europee. Ha iniziato a centrocampo, ma si è ben presto spostato in attacco. Al Deportivo Cali ha esordito molto giovane, a 18 anni appena compiuti. I suoi compagni lo chiamavano “El Coco” perché un giorno si è presentato rasato a zero agli allenamenti e pareva Cocoliso, il nome con cui viene chiamato in Sudamerica Pisellino, figlio di Braccio di Ferro. Le sue buone prestazioni gli sono valse la chiamata nella Colombia Under 20, sia per il Sudamericano di categoria vinto in Argentina nel 2013 (lì ha pure segnato un goal) che per il Mondiale dello stesso anno.

Quando la Lazio sborsa tre milioni di euro nelle casse del Deportivo Cali e fa firmare un contratto quinquennale al gioiellino, insomma, pensa e spera di aver bruciato la concorrenza. Accordo raggiunto a inizio 2013, arrivo posticipato all'estate. Oddio, la prima scelta della dirigenza biancoceleste sarebbe stata Burak Yilmaz, ma la telenovela turca non si è conclusa con un finale felice. E anche la caccia ad altri profili offensivi si è risolta in un nulla di fatto, tra la delusione del tifo. Dunque, ecco Perea. Che si presenta a Roma con una cresta alla Neymar, anche se movenze e ruolo in campo sono differenti da quelli del brasiliano, e confessa di ispirarsi a Zlatan Ibrahimovic, come lui alto ma tecnico, del quale “vorrei imitare la carriera”.

"Ringrazio tantissimo i tifosi della Lazio per l'affetto che hanno manifestato nei miei confronti subito dopo l'ufficialità del mio tesseramento – dice – Mi rendo conto che su di me ci saranno tante pressioni, ma ora il mio unico desiderio è quello di venire in Italia per iniziare questa nuova fase della mia vita. Ora sono felice, delle tante alternative la Lazio era sicuramente quella migliore".

Qualche perplessità, in realtà, rimane. Anche all'interno dell'ambiente. Per esempio, nei primi giorni di settembre 2013 salutano la Lazio sia Tommaso Ceccarelli che Antonio Rozzi, rispettivamente esterno e attaccante della Primavera biancoceleste, entrambi a titolo definitivo: il primo passa alla Feralpisalò e il secondo addirittura al Real Madrid B, il Castilla, dove rimarrà per un anno. E quando a Ceccarelli chiedono un parere su questo Perea, la risposta è piuttosto piccata:

“Sinceramente non credo sia meglio di me o di Rozzi. Purtroppo il problema riguarda tutte le squadre Primavera italiane: ci sono troppi stranieri e si dà poco spazio ai giovani di casa nostra”.

In quel 2013/14, i suoi primi mesi italiani, Perea trova in ogni caso un discreto spazio nella rosa di Vladimir Petkovic, poi sostituito a campionato in corso da Edy Reja. La titolarità è del totem Miro Klose, ed è uno status che non si può cambiare così facilmente. Brayan esordisce in Serie A a settembre, una ventina di minuti in un 3-1 al Catania, e una decina di giorni più tardi rimane in campo dall'inizio alla fine contro la Fiorentina (0-0 all'Olimpico). Il 20 ottobre trova pure il suo primo centro, con una zampata ravvicinata, ma non basta per evitare la sconfitta sul campo dell'Atalanta. A fine anno 'Tuttosport' lo inserisce tra i 40 finalisti del Golden Boy, il trofeo che premia il miglior Under 21 europeo, assieme a gente come Mauro Icardi e Paul Pogba.

Perea gioca anche in Europa League e non fa malaccio: nei gironi segna sul campo del Legia Varsavia e fornisce un paio di assist in un 3-3 esterno contro il Trabzonspor. Poi si ripete ai sedicesimi di finale contro il Ludogorets, che comunque espugnerà l'Olimpico al ritorno condannando la Lazio a una precoce e dolorosissima eliminazione. Non male, in fondo.

La sua serata di gala è però un'altra. Il 14 gennaio 2014 si gioca Lazio-Parma, ottavo di finale di Coppa Italia. In campo varie seconde scelte da una parte e dall'altra, come è normale che sia. Gioca dall'inizio anche Perea. Che al 25' trova l'1-0 da pochi passi, riprendendo una respinta difettosa di Bajza su Felipe Anderson. Biabiany pareggia nella ripresa e la gara pare destinata ai supplementari. Ma al 91' rispunta di nuovo lui, Perea: Candreva crossa da destra, la difesa gialloblù buca, Brayan controlla davanti al portiere degli emiliani e lo batte con un altro lob. Doppietta decisiva. Lazio ai quarti di finale, Parma a casa.

"Ricordo benissimo quella partita, era il gennaio 2014 – ha detto Perea al sito della Lazio nel gennaio del 2021, a pochi giorni da un'altra sfida al Parma in Coppa Italia, peraltro vinta ancora per 2-1 – Grazie ai miei due gol approdammo ai quarti di finale di Coppa: segnai la seconda rete nei minuti di recupero, fu molto emozionante, una notte fantastica. Il mio momento più bello? Sicuramente uno di quelli che ricordo con maggior piacere, anche se ho avuto la fortuna di vivere altri momenti importanti, come i gol in Europa League e quello in Serie A".

Brayan Perea scores Lazio Parma Coppa ItaliaGetty Images

La magica serata di coppa, però, non basta. Perea non convince la Lazio, che pur mantenendo il controllo del suo cartellino inizia a spedirlo senza sosta in giro per l'Europa. In Serie B, a Perugia, che punta su di lui nonostante la frattura al perone rimediata poche settimane prima ma che da lui riceve solo una rete in 16 presenze. Poi in Francia, al Troyes, che lo spedisce addirittura in seconda squadra, nel CFA. E infine in Spagna, “dove giocano tutti i migliori giocatori del mondo”. Solo che nel suo caso si tratta del Lugo, Segunda Division, mica di Real Madrid o Barcellona.

Lentamente, Perea viene risucchiato sempre più nell'anonimato. Il ragazzo che sperava di ripercorrere le orme di Ibra, e nel quale Tare rivedeva il primo Cavani, non c'è più. Al suo posto c'è un pacco postale sballottato di qua e di là, senza che nessuno abbia veramente la voglia di tenerselo. Nel 2018 parte pure in ritiro con la Salernitana (di Lotito), ancora una volta in prestito, ma il tecnico Colantuono lo boccia. Anche se l'attaccante dirà in seguito di “non aver trovato l'accordo con la società”.

Nel dicembre del 2018, dopo qualche mese trascorso fuori rosa, la Lazio “comunica di aver risolto consensualmente il rapporto con il calciatore Brayan Andrés Perea Vargas”. Il sogno è finito. La nuova realtà di Perea si chiama così Independiente Santa Fe, di nuovo in Colombia, dove segna appena una volta, e poi ecco gli argentini del Temperley, dove si presenta definendo il calcio italiano “molto tattico, diversamente da quello sudamericano: a noi piace giocare, avere la palla”. Qualche comparsata, una crescente sfiducia nei propri mezzi, un altro addio piuttosto mesto. Con gli anni italiani che lentamente sfumano in amari ricordi.

“Con la Lazio segnai in tutte le competizioni, il più bello è stato quello contro il Parma al 90esimo, un’emozione incredibile – ha detto tempo fa Perea al sito di Gianluca Di Marzio – Poi infortuni, stop. Non sono riuscito ad esprimermi. Certo, qualcosa ho sbagliato anch’io, lo ammetto. Ma ho sempre voluto restare alla Lazio. Tare mi definì il nuovo Cavani, mi ha fatto piacere. Ma se non gioco come posso dimostrarlo?”.

La penultima comparsata di Perea è il Palm Beach Stars, neonato club americano partecipante alla United Soccer Premier League, la quarta divisione locale. Lo hanno fondato due italiani, Tony Iafrate e Filippo Bertolini, con l'intento “di portare il soccer professionistico nella contea di Palm Beach” e “far parte della crescita di questo sport a livello nazionale”, come spiega il sito ufficiale. Il primo centravanti dovrebbe essere Keirrison, l'ex meteora del Barcellona e della Fiorentina, ma la pandemia blocca tutto. E così, ecco arrivare Brayan. “Siamo orgogliosi di avere un'altra stella del calcio da noi”, recita l'annuncio ufficiale. Qualche colombiano se la ride, ma Iafrate è serissimo.

“Brayan Perea è un acquisto straordinario per noi – dice – Sono orgoglioso di averlo qui e sono sicuro che lo vedremo giocare molto presto in una categoria diversa. Tutti nel club sono già innamorati del calciatore e della persona. E credo che tutti pensiamo che sia un giocatore fantastico e che il PBS sia fortunato ad averlo in squadra, perché è il giocatore e la persona di cui necessitiamo per fare il salto di qualità”.

In America Perea gioca con un altro paio di vecchie conoscenze della Serie A: l'altro ex laziale Edson Braafheid e pure l'ex milanista Taiye Taiwo. Più Justin Hoyte, il capitano, un passato all'Arsenal in Premier League. La squadra raggiunge la finale del campionato, ma la perde contro il Florida Soccer Soldiers. Brayan resta però appena un paio di mesi, con un contratto a breve termine, e poi se ne va. Oggi, a 30 anni, milita nel Botev Vratsa, squadra della prima divisione bulgara. È il triste destino del “nuovo Cavani”. Che col Cavani vero, ahilui, ha sempre avuto poco a che fare.

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