Michel Platini Ferreira Mesquita

L'altro Michel Platini: il brasiliano con la Bulgaria nel destino

Michel Platini brasiliano. Sì, avete letto bene, nessun errore. I vostri occhi funzionano ancora benissimo e di francese, qui, non c'è proprio niente. Nemmeno nel nome, come l'apparenza potrebbe suggerire: sì, perché Michel Platini Ferreira Mesquita è nato a Brasilia l'8 settembre 1983 e con l'illustre ex campione della Juventus non ha nulla a che vedere, almeno sotto l'aspetto tecnico.

Carriere completamente all'opposto per i due omonimi: l'uno stella e leggenda del calcio transalpino, l'altro anonimo attaccante balzato agli onori delle cronache non per le sue imprese sul rettangolo verde. 'Colpa' dell'apprezzamento dei genitori proprio per 'Le Roi' che li spinse a giocare uno scherzetto al figlio appena nato, con un nome-fardello che si sarebbe trascinato negli anni a venire.

D'altronde come biasimare Ferreira Mesquita senior? A quei tempi il Platini francese brillava con la maglia della Juventus e dei 'Bleus', trascinati nel 1984 al primo posto in un Europeo chiuso da capocannoniere con 9 reti: rimanere indifferenti al suo fascino, dunque, era praticamente impossibile per un appassionato di calcio sensibile alla pura bellezza delle giocate che è anche l'essenza alla base di questo sport.

Gli inizi del Platini brasiliano non sono esattamente soddisfacenti: continuo girovagare in patria alla ricerca di una stabilità trovata a migliaia di km di distanza, in Bulgaria, con il trasferimento al Chernomorets Burgas nel 2008 che, nel suo piccolo, segna la 'svolta'. In Europa dispensa giocate di classe e lampi di genio, seppur limitati al modesto campionato bulgaro che in quanto a competitività è abbastanza indietro nelle gerarchie continentali. Questo colpo di tacco volante è una chicca deliziosa per gli amanti delle finezze, da vedere e rivedere in loop.

Eppure Platini conquista l'apprezzamento della gente e nel 2009 passa al CSKA Sofia: in Europa League sfida per due volte la Roma durante la fase a gironi, perdendo in entrambe le occasioni e senza incidere più di tanto. Il giardino preferito resta quello bulgaro e i successi nella coppa nazionale e nella Supercoppa stanno lì a testimoniarlo.

C'è tempo anche per una piccola parentesi alla Dinamo Bucarest dove fa in tempo a vincere una Coppa di Romania prima di tornare al CSKA Sofia e approdare al Ludogorets: è qui che vince il massimo campionato bulgaro pur non entusiasmando a livello personale. Questo è, ad oggi, l'apice della carriera di Platini che si toglie anche la soddisfazione di trionfare per la seconda volta in Coppa di Bulgaria con il club che, da quelle parti, domina ormai da anni. Curiosamente il brasiliano incrocia in Europa League anche l'altra squadra romana, la Lazio, eliminandola nei sedicesimi.

Primi segnali di 'declino' allo Slavia Sofia e, nel 2015, è il momento di tornare a casa: Brasilia, Anapolis, Brasiliense. Gama, ancora Brasiliense, Paranoá. Un curriculum lontano anni luce dalle premesse che un nome di battesimo così ingombrante aveva contribuito a creare.

Nessun Mondiale o Champions League in bacheca, ma solo l'enorme affetto del popolo bulgaro che, più di altri, ha avuto l'opportunità di ammirarlo nella sua versione migliore. E pazienza se l'omonimia, il più delle volte, non si rivela garanzia di successo.

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