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José Luis Calderon, il bomber da zero goal del Napoli di Ferlaino

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"E' efficace, concreto. E ciò non significa che sa solamente fare goal, ma che ha anche presenza nell’area e capacità di creare spazio per i compagni. Inoltre è generoso nello sforzo offensivo e anche nelle manovre di copertura. Attaccanti mancini bravi come lui ce ne sono pochi in giro".

A sentire Cesar Menotti, allora allenatore dell'Independiente, il Napoli aveva scovato un fenomeno. José Luis Calderon invece si rivela un vero e proprio 'pacco', tanto da salutare l'Italia dopo appena 6 mesi.

Argentino, piede sinistro, Ferlaino dà l'ok per investire la bellezza di 7 miliardi e mezzo delle vecchie lire su questo 26enne di La Plata reduce da oltre 20 goal in patria e capace di guadagnarsi addirittura la Nazionale partecipando alla Copa America, salvo poi uscire dal giro per attriti col ct Passarella.

Josè Luis Calderon NapoliInstagram

Peccato che il 1997/98 del Napoli si riveli un incubo (14 punti in 34 giornate), con la retrocessione in B dopo 33 anni di fila nella massima serie al termine di una stagione fatta di colpi sbagliati, figuracce in giro per lo Stivale e una crisi societaria che avvierà il club verso il fallimento. Colpi sbagliati come quello di Calderon, su cui però il ds Pavarese in estate si sente di sommettere.

"E’ un acquisto dal quale ci aspettiamo molto. Calderon è finora il nostro più importante investimento".

Il diretto interessato, dal canto suo, appena atterrato nel Bel Paese fa la voce grossa promettendo mari e monti.

"Sono venuto a Napoli per fare goal: ne farò più di Angelillo. So bene che le prodezze estive servono a poco, ma io mi prenoto anche per il campionato. La panchina? Non mi spaventa, sono troppo sicuro di me".

Sette presenze in mezza stagione, zero goal, un'ammonizione, 248' e un biglietto di ritorno per l'Argentina: l'Independiente, squadra da dove era stato prelevato in estate, se lo riprende per la miseria di 2 miliardi. Roba da matti. Pavarese, durante quei mesi disgraziati, prova a iniettargli stimoli e certezze.

"Non lo cediamo, c’è la fiducia della società. Crediamo in lui. E glielo abbiamo detto".

Niente: Calderon a gennaio fa le valigie e rientra in patria. Non prima però, in un'intervista alla 'Gazzetta dello Sport', di togliersi sassolini che sembrano macigni.

"Voglio spiegare ai napoletani che non sono un bluff. Avrei voluto che mi si rispettasse prima come uomo, poi come calciatore. Invece, sono stato trattato come un ragazzino".

"Non mi è stata data la possibilità di dimostrare le mie capacità. Anche Balbo, Crespo, Batistuta hanno avuto bisogno di 6-7 mesi di tempo per ambientarsi. Persino uno come Maradona ebbe problemi nel primo anno di Napoli. Io sono stato bocciato subito, senza prova d'appello".

"E' difficile trovare qualcosa di positivo in questa mia parentesi napoletana. Forse il rapporto coi compagni. Spero che siano stati sinceri".

Napoli 97 98 Calderon

In quell'annata il Napoli cambia 4 allenatori e nel 'tam-tam' (oltre a Mutti, Galeone e Montefusco) vi finisce anche Carletto Mazzone che - secondo indiscrezioni dell'epoca - all'ennesima richiesta da parte di Ferlaino di schierare l'argentino avrebbe risposto 'a mo' di minaccia': "A presidé, guardi che j’o faccio giocà pe’ davéro eh?". Più chiaro di così...

Un flop senza fine insomma, col pomeriggio di Bologna picco più alto della parentesi 'horror' di Calderon sotto il Vesuvio. Rigore per i partenopei e lite con Bellucci, che gli rifila uno sputo in pieno viso durante il battibecco su chi dovesse andare dal dischetto.

"Giocai tutta la partita al posto di Protti, infortunato. Quando a pochi minuti dalla fine l'arbitro ci fischiò il rigore a favore, ero pronto a batterlo, ma dalla panchina Mazzone indicò Bellucci. Ci rimasi male, per me quella era un'opportunità per sbloccarmi. Qui mi hanno distrutto mentalmente". 

Josè Luis CalderonGetty Images

Eppure 'El Caldera' - il suo soprannome - una volta tornato in Sudamerica si riscatta con gli interessi: capocannoniere di Apertura e Clausura; due campionati, una Libertadores e una Copa Sudamericana in bacheca (quest'ultima nel 2007 all'Arsenal de Sarandì col 'Papu' Gomez) tra Independiente, Estudiantes e Argentinos Juniors.

Nel mezzo l'avventura biennale in Messico con America e Atlas, fino al ritiro nel 2010 con la maglia del Defensores de Cambaceres (squadra che lo lanciò). Tutto molto bello, ma la 'macchia' di Napoli non si dimentica.

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