Emmanuel Gyasi SpeziaGetty Images

Gyasi a GOAL: "Cristiano Ronaldo un idolo, spero di rivederlo ai Mondiali"

Dal Ghana alla Serie A, dallo Spezia a Cristiano Ronaldo, passando per il sogno di andare ai Mondiali: Emmanuel Gyasi si racconta in esclusiva a GOAL, tra soddisfazioni per quanto già ottenuto nella propria carriera e speranze future. La prima, naturalmente, è la salvezza dei liguri. Alla quale anche lui, col goal vittoria contro il Venezia a tempo scaduto, sta contribuendo pesantemente.

"E' stato un momento incredibile. Quando sei bambino, sogni di segnare il goal partita all'ultimo minuto e questa era una gara davvero importante per noi. Quindi, quando diventa realtà, è pazesco. Vedere i tifosi festeggiare in quel modo ti tocca il cuore, è un momento che ricorderò per sempre".
"E' successo proprio sotto alla Curva, ho sentito la loro gioia, l'ho vista sui loro volti. E lo stesso è successo a me! Sono stati 3 punti importanti per squadra, club e tifosi, sapevamo che era importante vincere, è stato incredibile".
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In vista del rush finale, ecco un bilancio sulla stagione.

"Sono molto contento, ma diciamo che non sono ancora soddisfatto al 100%. C'è ancora lavoro da fare. Ci sono ancora partite da giocare. Non siamo ancora al sicuro. Ma se finiamo bene la stagione, chiudendo nella posizione in cui ci troviamo ora, sarò totalmente felice".

Parole al miele nei confronti di Thiago Motta.

"È un ottimo allenatore e mi piace molto, perché è schietto e molto onesto. Ti dice le cose in faccia. Non ti dice una cosa e poi se ne va. Sai sempre se stai facendo bene o se stai andando male. Mi piacciono le persone così, è un allenatore che ammiro. E ha gestito bene la squadra. Abbiamo avuto un inizio di stagione difficile perché abbiamo avuto tanti casi di Covid, ma ha unito molto bene il gruppo e stiamo migliorando. Quindi sono felice di giocare per lui. Ho imparato a giocare come terzino sinistro, a centrocampo, da numero 9: se l'allenatore ti schiera in diverse posizioni, vuol dire che ha molta fiducia in te".

Il cuore di Gyasi è a metà tra Ghana e Italia.

"Sono nato in Italia e amo questa cultura, ma i miei genitori sono del Ghana. Quando ero giovane, sono andato lì per un po' per stare con i miei nonni. Amo anche quelle usanze. Ho sempre sognato di giocare per il Ghana, quindi quando ho ricevuto la mia prima convocazione l'anno scorso, è stato un momento fantastico per me e tutta la mia famiglia. Erano molto, molto orgogliosi di me".
"Mi sono innamorato del calcio quando ero in Ghana. Quando ero con i miei cugini, andavamo in chiesa la domenica e poi uscivamo con gli amici, prendevamo la palla e iniziavamo a giocare. Senza scarpe o altro, per strada. È lì che ho iniziato a giocare a calcio, per strada".

Lo spezzino, poi, racconta i primi anni nel calcio.

"Sono arrivato nelle giovanili del Torino, è lì che sono cresciuto come giocatore. Ero in Primavera ma mi sono allenato con la prima squadra e qualche volta sono stato in panchina. Non ho giocato ma sono stato spesso con loro. La mia prima squadra professionistica è stata il Pisa".

Sull'addio al Torino.

"Sono una persona che guarda sempre avanti. Se vedo che c'è fiducia in me è fantastico, ma se pensano che non sia pronto o qualcosa del genere, penso solo a scrivere un nuovo capitolo da qualche altra parte cercando una squadra che creda in me. E cercherò solo di lavorare sodo per raggiungere il mio obiettivo, perché mi prefisso un obiettivo all'inizio di ogni stagione".
"Questa è la mia mentalità. Sono una persona che non perde mai la speranza. Anche quando le cose non vanno bene, continuo a lavorare ogni giorno per cambiare le cose. Ho sempre creduto di poter giocare in Serie A: nella vita, niente è impossibile se lavori sodo".

Gyasi, sul momento chiave della propria carriera, ha pochi dubbi.

"Arrivare allo Spezia è stato molto importante, ma nella prima stagione mi hanno mandato in prestito e quando sono tornato è stato il momento chiave, perché avevo fatto molta esperienza. Ho avuto anche un allenatore che ha voluto fidarsi di me. E' stata una grande sfida per me, perché non avevo mai giocato in Serie B. Ma mister Marino ha avuto fiducia in me e mi ha dato la possibilità di dimostrare le mie qualità".

Nei playoff di B del 2019/2020, Gyasi realizzò un goal pesantissimo nella finale d'andata in casa del Frosinone.

"Quello forse è stato il goal più importante della mia carriera. Ogni volta che lo vedo provo una bella sensazione. È stato un momento importante per lo Spezia perché ha aiutato a centrare la promozione in Serie A dopo tanti anni, quindi è difficile spiegare a parole cosa ho provato".
Gyasi celebrating Spezia Venezia Serie AGetty

Approdare in Serie A è stato il premio per i sacrifici compiuti.

"La prima volta provi molte emozioni, perché lo sogni da anni. Spaventato? No, perché era il mio sogno. Questo è quello che stavo aspettando, quindi una volta arrivato in Serie A ero determinato a godermela e dimostrare che potevo affermarmi a questi livelli".

Il miglior giocatore affrontato in Serie A? Facile.

“Ho sempre detto che Cristiano Ronaldo è il mio idolo, quindi avere la sua maglia e scambiare qualche parola con lui in un paio di occasioni è stato incredibile. Pensavo di sognare".
"E’ stato molto simpatico. Nella prima partita a La Spezia sono andato da lui e gli ho detto che era una grande fonte di ispirazione per i giocatori emergenti. Ha riso e mi ha detto di continuare a lavorare sodo per realizzare i miei sogni. Per me è stato un bel momento. Nella gara di ritorno allo Juventus Stadium, dopo il primo tempo, era in piedi davanti allo spogliatoio, mi stava aspettando per darmi la sua maglia. In quel momento ho pensato: ‘Come è possibile? Una grande leggenda, un’icona del calcio mondiale come Ronaldo sta aspettando me… wow!’ Ero senza parole! Quando ho preso la sua maglia, l’ho subito nascosta. Non si sa mai. L’ho conservata in un posto speciale! Non parlo solo delle sue qualità: a contraddistinguerlo sono anche la dedizione e la mentalità vincente. Ha segnato tantissimi goal ed ha vinto moltissimo, eppure è ancora così affamato. Lo vedi che quando sbaglia si arrabbia ed è estremamente deluso. E’ incredibile. Come si fa a mantenere quella voglia? Non si ferma mai. In ogni partita vuole battere un nuovo record. E’ questo che lo fa andare avanti. E’ per questo che è per me, ma anche per ogni calciatore, una fonte di ispirazione. Vederlo mi motiva a continuare a lavorare duramente. Se uno come lui, con tutto quello che ha ottenuto nella sua carriera, continua a dare sempre il 100%, beh, allora io devo dare ancora di più”.
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Ai Mondiali il Ghana affronterà proprio il Portogallo di Cristiano Ronaldo nella fase a gironi.

“Sarebbe bello essere convocati. Ho giocato contro di lui in Serie A ed abbiamo anche fatto una chiacchierata, per me è stato già un sogno, quindi se ci rivedremo anche ai Mondiali, non so, potrei smettere di giocare e andare in pensione felice!”
“Lavoro sempre tanto per riuscire a raggiungere i miei obiettivi. Cerco sempre di migliorare, in ogni partita e in ogni allenamento. Darò tutto quello che ho e se l’allenatore penserà che io possa aiutare la squadra, sarebbe fantastico rientrare tra i convocati. Ne sarei felicissimo. Anche se non dovessi andare in Qatar però, continuerò a fare il tifo per la mia Nazionale. Non sarebbe un problema”.

Anche in Italia il calcio è ancora costretto a fare i conti con la piaga del razzismo.

“E’ incredibile che nel 2022 accadano ancora certe cose. Non posso credere al fatto che si debba ancora parlare di razzismo nel calcio. Qui in Italia non tutti i tifosi sono così. Sono poche le persone che vengono allo stadio per creare problemi. Dalla maggior parte dei tifosi non senti certe cose".
"Sono in pochi ed è molto triste vedere che accadono ancora cose del genere nel 2022. Spero che le Federazioni e le Associazioni facciano di tutto per individuare e bandire chi viene allo stadio per insultare. E’ una cosa complicata però. Puoi bandire quante più persone possibili dagli stadi, ma poi può esserci sempre qualcuno che continua a fare questo tipo di cose. Questo è comunque un problema che va oltre a ciò che accade negli stadi di calcio. Tutto dipende sempre da come le persone crescono. Da come i genitori educano i propri figli. Forse sono proprio loro a pronunciare frasi terribili di fronte a bambini molto piccoli. Alcuni non insegnano cosa vuol dire il razzismo. E’ una cosa inaccettabile. Episodi di questo tipo accadono anche nelle scuole. Anche mia sorella ha subito questo tipo di abusi a scuola. Per me quindi stiamo parlando di un qualcosa di radicato, che è legato ai genitori, alle scuole e alla società in generale”.

Come vedi il tuo futuro allo Spezia?

“Sono molto, molto felice allo Spezia. Sono qui da quattro anni, io e il club siamo cresciuti insieme. Non posso dire quanto rimarrò, perché nel calcio non si sa mai. Io però qui sono molto contento ma ora sono concentrato solo sulla salvezza. Se io e lo Spezia saremo ancora in Serie A la prossima stagione, sarò l’uomo più felice del mondo”.

Una felicità che aumenterebbe esponenzialmente sfidando di nuovo Ronaldo ai Mondiali.

“Quello è un sogno!”.
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