Gresko Inter 5 maggioGetty Images

Gresko, l'Inter e il 5 maggio 2002: storia del capro espiatorio nerazzurro

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Errare è umano, sbagliare fa parte del gioco e spesso, grazie agli sbagli, si può addirittura crescere per migliorare in futuro. Un errore ad alti livelli, però, può risultare deleterio per se stesso e gli altri: chiedere per informazioni a Ionut Radu, autore del liscio che ha spianato la strada a Sansone nel finale di Bologna-Inter. Una follia che rischia di costare la vittoria dello Scudetto ai nerazzurri e che ha gettato nello sconforto il portiere rumeno, uscito dal campo in lacrime e scortato dall'affetto dei compagni di squadra.

Per fortuna dell'Inter, i giochi per la vittoria del titolo non sono ancora chiusi, a differenza di quanto successe all'ultima giornata del campionato 2001/2002, divenuta celebre per il clamoroso sorpasso della Juventus e, soprattutto, per la debacle interista in un Olimpico interamente vestito di nerazzurro: non c'è bisogno di dilungarsi troppo su quel 5 maggio e sul 4-2 rifilato dalla Lazio di Zaccheroni agli uomini di Cuper, così come appare superfluo specificare per l'ennesima volta chi fosse l'eroe al contrario del club meneghino in un pomeriggio da incubo.

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Anche i muri sanno che fu Vratislav Gresko a conquistarsi il triste status di capro espiatorio, come peraltro accadde a Giuliano Sarti: una sua papera a Mantova regalò lo Scudetto alla Juventus, ponendo così fine all'epopea della Grande Inter. L'ex terzino slovacco si trova quindi in ottima compagnia, eppure la sua comunque più che onesta carriera è stata macchiata indelebilmente da un retropassaggio andato a vuoto che, seppur indirettamente, gli ha permesso di approdare sul grande schermo: merito del trio 'Aldo, Giovanni e Giacomo' e in particolare del personaggio di Johnny Gresko, uno dei protagonisti della commedia 'La leggenda di Al, John e Jack'.

Gresko Bayer LeverkusenGetty

In pochi conoscono l'altro Gresko, la storia di una delle maggiori promesse del calcio slovacco che nel 2000 sfiorò la gloria continentale agli Europei Under 21, conclusi al quarto posto ma dopo aver lottato ad armi pari nel girone vinto dai futuri campioni dell'Italia, approdata alla finalissima soltanto grazie ad una migliore differenza reti. Di quella squadra faceva parte anche il classe 1977 nato a Tajov il 24 luglio e cresciuto nel Dukla Banská Bystrica, il club che oggi gli ha dato un'altra opportunità in veste di allenatore delle giovanili.

Le qualità mostrate sulla corsia mancina non passano inosservate, nemmeno all'Inter Bratislava e soprattutto al Bayer Leverkusen, che nel 1999 scommette su di lui. Alla prima grande esperienza nel calcio europeo, Gresko fa subito i conti con un'atroce delusione, un antipasto di quanto avrebbe vissuto qualche anno più tardi: a vincere la Bundesliga 1999/2000 è il Bayern Monaco e, a tradire Gresko, è nuovamente la famigerata differenza reti che premia i bavaresi a parità di punti (73) conquistati.

Le presenze con le 'Aspirine' sono poche, al contrario della pressione che invece comincia ad essere tanta: ai nastri di partenza della stagione 2000/2001 è uno dei titolari ma, nel mese di ottobre, fa le valigie per cogliere al volo una di quelle chance che capitano una volta sola. Ad offrirgliela è l'Inter, fresca di cambio allenatore con l'ingaggio di Marco Tardelli in sostituzione di Marcello Lippi: è proprio il campione del mondo 1982 a suggerire l'acquisto di Gresko a Massimo Moratti, dopo averlo ammirato da avversario ai già citati Europei Under 21 in qualità di commissario tecnico degli azzurrini. Costo dell'operazione: 14 miliardi delle vecchie lire.

Recoba Gresko InterGetty

Cifra considerevole, ma comunque minore rispetto agli 'standard' nerazzurri del tempo: Gresko si trova improvvisamente investito della responsabilità di presidiare la fascia sinistra, che dall'addio di Roberto Carlos nel 1996 non ha più avuto un degno padrone. A far sperare i tifosi, d'altronde, è anche l'ottimo esordio contro la Roma, bagnato con un assist per il definitivo 2-0 siglato da Alvaro Recoba: una delle poche gioie in una stagione da dimenticare per l'Inter, vera e propria polveriera dove la contestazione è sempre lì, pronta ad esplodere da un momento all'altro.

La musica pare offrire una melodia più piacevole l'anno seguente, con l'arrivo in panchina di Hector Raul Cuper, l'hombre vertical noto per la sua fama di eterno secondo, confermata al primo colpo anche sulla sponda nerazzurra del Naviglio: e qui il racconto non può che spostarsi inevitabilmente al 5 maggio 2002, all'ultimo atto di un campionato che ha visto i nerazzurri guidare costantemente la classifica. Questa, prima della 34esima giornata, recita così: Inter 69, Juventus 68, Roma 67. L'ultimo scoglio da superare prima della festa è la Lazio, il cui unico stimolo è quello di garantirsi un posto nella successiva Coppa UEFA. L'Olimpico però è interamente dalla parte dei milanesi, atto 'estremo' pur di scongiurare un eventuale successo juventino o, peggio ancora, dei rivali cittadini.

Tutto sembra andare per il verso giusto fino a quando, sul risultato di 1-2, si palesa l'imponderabile: Gresko, proprio lui, nel tentativo di accomodare il pallone di testa tra le braccia di Toldo, sforna un assist involontario per il rapace Karel Poborsky, che non si fa pregare e fa 2-2. Una mazzata tremenda per l'Inter che si dirige negli spogliatoi col morale a terra, per poi rientrare sul terreno di gioco in condizioni psicologiche pietose: Diego Simeone e Simone Inzaghi 'completano l'opera', infliggendo al mondo Inter una delle delusioni più cocenti del calcio moderno. Alla fine la Juventus regola senza problemi l'Udinese laureandosi campione d'Italia, ma non è l'unica beffa: in virtù del successo della Roma sul Torino, i nerazzurri scivolano dal primo al terzo posto, piazzamento che obbligherà a disputare il preliminare per l'accesso ai gironi di Champions League.

PS Gresko Inter 5 maggioGOAL

Manco a dirlo, Gresko diventa il capro espiatorio della piazza, il colpevole numero uno a cui affibbiare la responsabilità della sconfitta: questo ostracismo nei suoi confronti finirà col condizionare il soggiorno lombardo, concluso con la cessione in prestito al Parma e al Blackburn, che nel 2003 lo acquisterà a titolo definitivo. Gresko, comunque, non ha mai fatto mistero della voglia di gettarsi tutto alle spalle fin dal triplice fischio di Paparesta.

"Del 5 maggio non mi importa più nulla. Sono passati vent’anni, - ha ribadito in un'intervista a 'La Gazzetta dello Sport - non ho tempo di pensare a ciò che è stato. Siete voi italiani che siete fissati. Per me il 6 maggio era già passato tutto. Potremmo parlare ore di ciò che è successo il 5 maggio e di quei 4 goal presi dalla Lazio. Continuo a dire che quello Scudetto ci è sfuggito prima, con la sconfitta contro l'Atalanta e con il pareggio al Bentegodi contro il Chievo. Ma non mi importa più nulla, davvero”.

Nonostante incoraggianti premesse, anche al Blackburn le cose non vanno per il verso giusto: a dicembre 2004 si rompe il legamento crociato e la stagione è già conclusa, così come quella successiva risulta pesantemente condizionata. A 29 anni, la carriera di Gresko è ad un bivio: a scommettere su di lui è il Norimberga, che gli regala l'unico trofeo della carriera con la sorprendente Coppa di Germania vinta ai tempi supplementari nella finalissima contro lo Stoccarda. Il contesto tedesco lo riporta alla ribalta con la chiamata del suo vecchio club, il Bayer Leverkusen: rispetto al passato, ora i rossoneri lottano per obiettivi diversi dalla vittoria della Bundesliga e questo 'dettaglio' influisce sul prosieguo della storia di Gresko, che nel 2008/2009 saluta dopo uno zero alla voce 'partite giocate'.

Gresko BlackburnGetty

In lui subentra un improvviso calo di motivazione che lo induce a tornare in patria, ma non per giocare a calcio: urge un periodo di 'riflessione', di ricerca degli stimoli che per un calciatore sono tutto o quasi. Dopo un anno e mezzo di inattività, a gennaio 2011 Gresko rompe finalmente gli indugi e inizia ad allenarsi col Podbrezová, squadra appena promossa nella massima serie slovacca e orgoglio di una cittadina che conta appena 4mila abitanti.

"Sono calmo - afferma Gresko agli albori della nuova esperienza -, questa è la parola che meglio descrive il mio stato attuale. Allo stesso tempo sono curioso di capire quali sollecitazioni avrò durante le prime partite. Potrei ancora fare un po' di fatica, probabilmente mi serviranno due o tre gare per ritrovare la forma migliore".

Quella che appariva come una scommessa, alla fine si rivela una permanenza di quattro anni tra alti e bassi, con una promozione dalla seconda divisione conquistata nel 2014. Un anno più tardi ecco la decisione del ritiro, 'stimolata' dalla voglia di dedicarsi ad una delle sue più grandi passioni, ovvero il teatro: Gresko è infatti proprietario e gestore di un impianto a Banská Bystrica, la sua città.

"È una passione che coltivo da anni, - rivela a 'La Gazzetta dello Sport' nel luglio 2015 - ma sempre nel tempo libero. Il teatro è un grande spettacolo, come il calcio. E come in campo, servono impegno e dedizione. Anni fa ho deciso di aprire uno spazio nella mia città, le cose vanno molto bene. In questi giorni stiamo rinnovando tutti gli spazi e a dicembre procederemo con la nuova inaugurazione".

Ma presto potrebbe esserci anche un altro Gresko a calcare i campi più prestigiosi d'Europa: occhi puntati su Samuel, fiore all'occhiello delle giovanili del Banská Bystrica dove è stato allenato proprio da papà Vratislav.

"Sono severo con lui, - raccontava Gresko a 'Cronache di spogliatoio' - sa bene che non sono il tipo da favoritismi. Deve guadagnarsi il posto ogni partita. Dico solo una cosa però: alla sua età non ero così forte. È bravino. A volte, quando se lo merita, lo faccio giocare con la 10. L'Inter? Il suo obiettivo è l’Italia. Se giocasse nei nerazzurri sarei contento".
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