Alan Dzagoev CSKA Moscow 2015Getty Images

Dzagoev, la bandiera del CSKA che ha sfiorato la Premier: il 'no' al Chelsea e il veto di Abramovich

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Eleganza ed efficacia. Il '10' perfetto. Una questione di percezione. Quella dote sovrannaturale che consente di vedere con qualche istante d'anticipo ciò che sta per accadere e anticipare le mosse degli avversari. Con giocate ai limiti dell’impossibile grazie a quei piedi in grado di disegnare traiettorie incredibili.

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"Uno come Alan Dzagoev nasce una volta ogni 50 anni".

Parola di Valentin Ivanov, ex attaccante che ha scritto la storia del calcio russo conquistando la medaglia d'oro alle Olimpiadi del 1956 e gli Europei del 1960, di cui fu eletto capocannoniere.

Alan ha quel guizzo in più. Il ragazzo di Beslan, cittadina dell'Ossezia del Nord, è un predestinato. Fin dalle giovanili dimostra di avere un talento superiore alla media. Eredità materna? Probabilmente sì. Di certo è uno di quei casi in cui è anche la mamma, Lana nel caso specifico, ad aver trasmesso ai figli la passione per il pallone.

"Sa fare almeno dieci palleggi con una sola gamba" racconterà Alan di sua madre qualche tempo dopo.

Il destino di Alan sembra segnato fino da giovanissimo, quando all'età di 10 anni entra a far parte del vivaio dello Yunost Vladikavkaz insieme a suo fratello maggiore Gela. Una scelta arrivata un po' a sorpresa alla luce della fede calcistica di papà Tariel e della famiglia Dzagoev, da sempre legati ai rivali dell'Alania.

Per chi ha vissuto il dramma di perdere amici e coetanei a 14 anni il calcio rappresenta una gioia continua. Il 3 settembre 2004, Alan era a pochi chilometri dalla scuola Numero 1 di Beslan, quella in cui i fondamentalisti islamici ceceni fecero irruzione prima di uccidere 331 persone di cui 186 bambini nel momento dell’intervento delle forze speciali russe. Una malinconia che a volte lo assale e traspare negli occhi di un ragazzo innamorato della vita e del pallone.

Fin da bambino sogna la Premier League e i grandi campioni del calcio inglese. Il piccolo Alan gioca a due passi da casa coltivando il progetto di volare un giorno nel Regno Unito. È affascinato dal 'football' d'Oltremanica e fin da adolescente si pone come obiettivo quello di confrontarsi con un movimento che lo appassiona. L'idolo? L'icona del Chelsea Frank Lampard, il mix perfetto tra qualità, eleganza e personalità, proprio come lui.

Se le prime due rappresentano indiscutibilmente qualità a disposizione di Alan Dzagoev, il carattere è stato il tallone d'Achille del classe 1990. Un'eterna promessa che non è mai riuscita a spiccare definitivamente il volo e dimostrare di essere un fuoriclasse confrontandosi oltre i confini nazionali a causa di una personalità non da leader.

Eppure le premesse erano ben altre. Nel 2006, Alan lascia lo Yunost Vladikavkaz e viene acquistato dal Krylia Sovetov per pochi rubli. A 16 anni arriva il momento di confrontarsi con i 'grandi': Dzagoev viene promosso in prima squadra e ha l'opportunità di debuttare tra i pro e disputa la sua prima stagione in seconda divisione russa.

L'esperienza e un fisico ancora da perfezionare penalizzano Alan, che prova a tenere botta con il talento cristallino: l'annata si conclude con 6 goal realizzati in 37 apparizioni, uno 'score' importante per uno che si avvia a spegnere 17 candeline.

Serviranno altri sei mesi nella zona Ural-Povolzhye per convincere definitivamente i migliori club russi a darsi battaglia per assicurarsi il talentuoso trequartista di Beslan. A dicembre 2007, Krylia Sovetov e Dzagoev ricevono numerose proposte, tra cui quella dello Zenit San Pietroburgo, pronto a mettere sul piatto una cifra importante per assicurarsi il talentino.

La scelta di club e calciatore, però, ricade sul CSKA Mosca, la squadra dell'esercito. A giocare un ruolo fondamentale sarà stato - con molta probabilità - anche Valery Gazzaev, allenatore di quell’Alania di cui Alan faceva il tifo e in quel momento alla guida proprio della squadra rossoblù.

Arrivato nella capitale russa, Dzagoev deve confrontarsi con un ambiente con ben altre pressioni e aspettative rispetto al quello vissuto fino a quel momento. Il 17enne va a rinforzare un reparto in cui spiccano - tra gli altri - profili d'alto livello come i brasiliani Jo, Daniel Carvalho e Wagner Love.

Una concorrenza spietata che obbliga nei primi mesi Alan ad accomodarsi in panchina, ma che nel contempo permette al giovane centrocampista offensivo russo di apprendere segreti da calciatori di grande esperienza e qualità.

Gazzaev sa di avere tra le mani un gioiello dal futuro assicurato e lo gestisce con parsimonia l'impiego. Nei primi mesi, Dzagoev non viene praticamente mai schierato fino al 26 aprile, quando viene mandato in campo nei minuti di recupero del match contro il Luch-Energia Vladivostok.

Due settimane più tardi, l'11 maggio, per Dzagoev arriva la prima maglia da titolare: il CSKA Mosca affronta il Khimki nella penultima giornata del campionato russo 2007/2008. Il numero 46 dà spettacolo con un vero e proprio show in cui mette in mostra tutta la sua classe: nel 4-3 finale in favore dei moscoviti, Dzagoev realizza un goal e fornisce a Ignashevich un assist.

Poco più di 70 minuti - prima di lasciare il posto a Dudu Cearense - in cui il ragazzino di Beslan dimostra di meritare qualcosa in più, nonostante la giovane età, di un ruolo di alternativa.

A favorire l'ascesa di Alan è la rivoluzione in sede di mercato della dirigenza del CSKA nell'estate successiva. Jo cede alla tentazione Manchester City, Daniel Carvalho decide di tornare in Brasile e finisce all'Internacional. Ad approfittarne è proprio Dzagoev, che scala le gerarchie e diventa stabilmente titolare.

Un 'upgrade' importante per uno della sua età. Il classe 1990 può contare su un talento al di sopra della media che gli consente di reggere l'urto e la pressione. Dzagoev sa sfruttare l'opportunità e risponde a chi aveva qualche dubbio sul suo conto con il definitivo salto di qualità. I numeri parlano chiaro: 8 goal e 8 assist in 18 partite di campionato, 2 reti in 3 gare in Coppa di Russia, ma soprattutto la doppietta al Deportivo La Coruna nella fase a gironi di Coppa Uefa, oltre al goal al Lech Poznan.

Un bottino che non può passare inosservato agli occhi del commissario tecnico della Russia Guus Hiddink, che lo fa debuttare nella sconfitta per 2-0 contro la Germania l’11 ottobre 2008, gara di qualificazione ai Mondiali in Sudafrica del 2010. Dzagoev diventa il più giovane calciatore di movimento ad esordire con la Russia.

All'ombra di San Basilio è nata una stella. Tecnica e visione di gioco spiccano, dribbling e progressione con la palla al piede completano il quadro. A mancare è quella cattiveria agonistica che spesso lo fa uscire sconfitto nei contrasti e negli scontri fisici con gli avversari. Un neo che ha segnato l’intera carriera del ragazzo di Beslan.

Nella stagione 09/10, Alan Dzagoev trascina il CSKA Mosca e si guadagna le luci dei riflettori. Il talento russo finisce nella lista di Don Balon, la prestigiosa testata spagnoli, tra i profili più interessanti del panorama internazionale e da seguire con attenzione. Ai 6 goal e 5 assist in Russia si aggiungono le tre reti e un assist contro Wolfsburg, Besiktas e Manchester United in Champions League. La sfida contro i ‘Red Devils’ a Old Trafford del 3 novembre 2009 termina in parità soprattutto per la prova straordinaria del numero 10, che con un goal e un assist trascina i suoi.

Ma c’è un’altra partita di Champions che Dzagoev non scorderà mai. Il calendario segna 27 settembre 2011 e al Luzhniki di Mosca arriva l'Inter campione d'Europa. Lo 'Zar di Beslan' fa girare la testa ad Javier Zanetti con un paio di giocate d'altissimo livello e conclude l'opera con il calcio di punizione vincente per il momentaneo 1-2. I nerazzurri vincono a fatica 3-2 ma la prova di Alan convince club di tutta Europa a informarsi su di lui.

I media russi parlano di emissari di Chelsea, Manchester United, Atletico Madrid, Barcellona, Real Madrid, Bayern Monaco, Porto e Juventus arrivati a Mosca con l'obiettivo di visionarlo e relazionarlo. Report che si riveleranno tutti positivi.

Alan Dzagoev e la Premier League. Un amore vissuto da lontano e un matrimonio sfiorato a più riprese. Per 'colpa' sua e non solo. Già nel 2010 il Chelsea del connazionale Roman Abramovich si fa avanti con una proposta da circa dieci milioni. A dire 'no' è a sorpresa il calciatore stesso, che decide di assecondare i consigli del suo allenatore Leonid Sluckij e rifiutare il corteggiamento dei 'Blues' di Carlo Ancelotti e del suo idolo Frank Lampard.

"Hai venti anni, devi crescere. Per l’Europa c’è tempo" il monito del tecnico.

Un 'no' che un anno più tardi, quando l'occasione si ripresenta, viene detto da André Villas Boas, arrivato in panchina a Stamford Bridge al posto di Ancelotti.

"Non è ancora pronto" dice il portoghese in estate, rimandando il trasferimento a gennaio. Una serie di risultati negativi influenza la scelta di Abramovich di non assecondare le richieste del tecnico portoghese.

Villas Boas e Abramovich, due nomi che tornano in auge nella vita di Alan Dzagoev due anni dopo, nel 2013. Il portoghese assume l'incarico di allenatore del Tottenham e chiede espressamente alla proprietà di portare a White Hart Lane il fantasista russo.

A ostacolare la trattativa è il magnate russo e proprietario del Chelsea, che sfrutta l'amicizia con la dirigenza del CSKA per imporre un diktat: vendere Alan a chiunque ma non a Villas Boas.

"C'è di peggio, alla fine a Mosca sto bene" dichiarerà ai media russi Dzagoev.

Con il passare degli anni, il calciatore si lega indissolubilmente ai colori rossoblù della squadra dell'esercito, di cui diventa leader tecnico e una bandiera.

"Questo è il nostro mestiere: dare il massimo per chi rinuncia a tanto per andare a tifare una squadra".

A esaltarlo non sono solo i tifosi ma anche compagni e allenatori che hanno condiviso con lui un pezzettino del loro percorso.

"Alan gioca a calcio non per fama e denaro, ma perché il calcio è la sua vita" ha raccontato Oskin, suo allenatore nelle giovanili. Come lui, anche i vari Gazzaev, Zico e Juande Ramos hanno sempre apprezzato la mentalità e l'applicazione del numero 10. "È capace di sputare l'anima per la squadra" ha dichiarato Sluckij.

Un amore smisurato per il gioco e per la maglia del CSKA Mosca che lo ha spinto a salutare solo dopo ben 14 anni quel club di cui ha scritto la storia ed è diventato leggenda. Troppi problemi fisici a frenarne l'utilizzo dietro la decisione.

"Alan Dzagoev lascia il PFC CSKA! Il centrocampista russo e il club hanno concordato di rescidere il contratto. Alan ha giocato 397 partite, ha segnato 77 goal, è diventato tre volte campione russo, quattro volte vincitore della Coppa di Russia e vincitore della Supercoppa russa, ed è stato riconosciuto come il miglior giovane giocatore della Premier League nel 2008, venendo poi inserito nove volte nella lista dei migliori 33 giocatori della stagione. Dzaga, grazie di tutto".

Dopo aver salutato la nazionale del 2018, a 28 anni, con all'attivo 9 goal e 9 assist in 59 apparizioni, con un comunicato a sorpresa il CSKA ha annunciato l'addio di Dzagoev. Una decisione presa di comune accordo dopo una lunga storia d'amore incondizionato fatta di 397 presenze, 77 reti e 93 assist.

Passione, talento e fedeltà. Brillando all'ombra del Cremlino, senza lasciarsi attirare dal luccichio di campionati economicamente più vantaggiosi. Alan Dzagoev rappresenta per il CSKA e per il calcio un caso più unico che raro. Ecco perché "uno così nasce ogni cinquant'anni".

Tuttavia, il calciatore ha firmato con il Rubin Kazan, optando per una nuova avventura: un accordo annuale scaduto a giugno del 2022. Poi una brevissima esperienza col PAS Lamia, prima di appendere gli scarpini al chiodo. stavolta definitivamente.

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