Oscar Chelsea Premier LeagueGetty Images

Che fine ha fatto Oscar? Dai titoli col Chelsea all'esilio dorato in Cina

Archivio Storie

Bogotá, 20 agosto 2011. E' il giorno della finale dei Mondiali Under 20, un 'derby' linguistico tra Portogallo e Brasile, il meglio che il calcio giovanile in quel momento può offrire. In campo c'è un centrocampista, abbastanza smilzo, di nome fa Oscar dos Santos Emboaba Júnior che gli addetti ai lavori cambiano subito in Oscar per evidenti motivi: succede che quel ragazzo di nemmeno 20 anni realizza una tripletta, decisiva per l'assegnazione del quinto titolo ai verdeoro.

La stampa brasiliana - come avviene per tutte le grandi imprese della Seleção ad ogni livello - è in visibilio e non perde tempo ad esaltare il 'crack' di Americana, comune sito nello stato di San Paolo: i paragoni con i mostri sacri si sprecano, si parla di predestinazione a tutti gli effetti. L'entusiasmo è alle stelle e la sola idea di poter contare su tre futuri fuoriclasse (all'epoca anche Neymar e Ganso andavano di moda) lascia tranquilli i tifosi brasiliani.

Oscar gioca nell'Internacional e, come sempre accade per le stelline dall'avvenire assicurato, lo sbarco in Europa appare l'unica opzione plausibile: alla fine, nel 2012 - all'inizio dei Giochi Olimpici di Londra - ad aggiudicarselo sono i neocampioni d'Europa del Chelsea per la cifra di 32 milioni di euro, a cui l'Inter di Porto Alegre non può proprio dire di no.

Ed anche l'avventura in Inghilterra di Oscar parte all'insegna di quella predestinazione sopracitata: l'esordio in Champions League è da sogno e ancora oggi a ricordarselo sono i tifosi della Juventus, puniti con una doppietta d'alta scuola allo 'Stamford Bridge' il 19 settembre 2012. I goal di Vidal e Quagliarella evitano poi ai bianconeri la sconfitta, ma ciò che resta impresso negli occhi e nella mente sono le gemme del brasiliano: tiro dalla distanza deviato da Bonucci e destro a giro dal limite, tutto in due minuti.

Oscar Chelsea 2012Getty Images

Di goal in Europa Oscar ne segna altri tre, che però non evitano l'eliminazione dei 'Blues' alla fase a gironi: poco male, dato che la 'retrocessione' in Europa League si trasforma nella ghiotta opportunità di vincere un'altra coppa, obiettivo puntualmente raggiunto con il successo nella finale al cardiopalma contro il Benfica.

La vittoria dell'Europa League è il canto del cigno di Rafa Benitez (che aveva sostituito Roberto Di Matteo): a prendere il posto dello spagnolo nell'estate 2013 è José Mourinho, cavallo di ritorno che mette Oscar al centro del suo progetto tattico. Dopo una prima annata senza acuti, ecco l'exploit nella seconda: il Chelsea conquista il 'Double' con le affermazioni in Premier League e Coppa di Lega, soddisfazione immensa per Oscar che si riscatta alla grande dalla tremenda delusione subita un anno prima, con il clamoroso 1-7 inflitto dalla Germania al Brasile nei Mondiali casalinghi.

L'euforia per le vittorie di squadra finisce però per diradarsi, lasciando spazio a prestazioni sottotono che pregiudicano la stagione 2015/2016 del Chelsea, chiusa fuori dalla zona europea per la prima volta dopo oltre 10 anni e costata il posto allo 'Special One'. Nel club londinese si respira aria di rivoluzione, di nuovo inizio, ed è forse per questo motivo che il 24 dicembre 2016 arriva l'ufficialità del trasferimento di Oscar in Cina, dinamica strana che di solito coinvolge gli atleti a fine carriera e non i ragazzi con ancora tanto da offrire al calcio europeo.

Le cifre dell'operazione sono monstre: 60 milioni di euro al Chelsea, 24 milioni annui al giocatore che non ci pensa due volte prima di porre la firma sul ricchissimo contratto. Scelta fortemente criticata: c'è chi parla di carriera 'buttata' a soli 25 anni e di mercenarismo allo stato puro, attacchi che scivolano sull'orgoglio di Oscar, che si impone come stella dello Shanghai SIPG assieme al connazionale Hulk.

Oscar Shanghai SIPG 07022017Getty Images

In Cina Oscar vince un campionato (2018) e una Supercoppa (2019), trofei che per l'opinione pubblica non possono compensare l'assenza degli stimoli derivanti dal giocare in Europa. Eppure il classe 1991, in un'intervista ad 'AS', dimostra di avere le idee chiare sull'argomento, continuando a giustificare e a difendere la sua scelta, attribuendole una natura dalla forte componente economica.

"Tutti coloro che decidono di andare in Cina lo fanno per guadagnare molto e aiutare la propria famiglia. Molti mi criticano, ma io non voglio vivere di ricordi. Non voglio essere povero quando sarò vecchio".

La Chinese Super League è un campionato in crescita, ma ancora per nulla paragonabile a quelli più importanti del vecchio continente: eppure Oscar sembra avere un legame speciale con la Cina, tanto da arrivare ad ammettere il desiderio di vestire la maglia della Nazionale asiatica, in virtù del fatto che l'ultima presenza col Brasile è datata addirittura 18 novembre 2015. Queste le sue dichiarazioni rilasciate ai microfoni di 'CGTN'.

"Se cambiassero le regole ci penserei, per me è difficile essere convocato dal Brasile ora che gioco qui. Ma tutti possono vedere come gioco bene. La nazionale cinese ha bisogno di un buon centrocampista, potrei dare una grossa mano. Questo Paese mi piace, i calciatori che vengono qui e prendono la nazionalità possono fare bene".

Un esempio è il connazionale Elkeson che ha esordito con la Cina dopo essere stato naturalizzato e aver cambiato il proprio nome in Ai Kesen. Il nome di Oscar, invece, è rimasto lo stesso, anche dopo il mancato trasferimento estivo al Flamengo (aveva già indossato la maglia rossonera in attesa dell'ufficialità, che non è mai arrivata). Mentre è in qualche modo cambiato quello della squadra nella quale milita e della quale è capitano, visto che dal 2021 la nuova denominazione è Shanghai PORT.

Pubblicità