Luciano Moggi Juventus CalciopoliGetty

Calciopoli 2006: cosa è successo, squadre coinvolte e penalizzazioni

Nel maggio 2006 uno scandalo denominato Calciopoli ha investito il calcio italiano coinvolgendo varie società professionistiche, Federcalcio Italiana, Associazione Italiana Arbitri, Lega Nazionale Professionisti, alcuni dirigenti dei club e alcuni arbitri, stravolgendo i risultati con conseguenze dal punto di vista sportivo e giudiziario.

A pochi giorni dalla fine del campionato di Serie A e dai Mondiali in programma in Germania, in cui l'Italia di Marcello Lippi porterà a casa la Coppa del Mondo nella finale vinta ai rigori contro la Francia, un'inchiesta condotta dal procuratore di Torino Raffaele Guariniello nel 2005 - che seguiva quella denominata 'Offside', condotta dalla Procura di Napoli sul calcioscommesse - torna alla ribalta, nonostante l'archiviazione per l'inesistenza di situazioni penalmente rilevanti.

I materiali raccolti nel corso dell'indagine e inviati alla FIGC, poiché ritenuti rilevanti dal punto di vista disciplinare, rimettono in moto un'indagine della Federcalcio su presunti episodi di corruzione legati al mondo del calcio e contestualmente a quello degli arbitri.

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Il 2 maggio vengono pubblicate attraverso organi di stampa alcune intercettazioni telefoniche relativa alla stagione 2004/2005. Tra i protagonisti della vicenda l'ex designatore arbitrale Pierluigi Pairetto, il direttore generale della Juventus Luciano Moggi e l'amministratore delegato Antonio Giraudo, passando per il vice presidente della FIGC Innocenzo Mazzini e il presidente Franco Carraro.

In seguito alla pubblicazione delle prime intercettazioni, quest'ultimi due hanno rassegnato le dimissioni dai rispettivi ruoli federali l'8 maggio, tre giorni prima della medesima decisione presa e comunicata da parte del consiglio d'amministrazione della Juventus.

Il 12 maggio 2006, la Procura di Napoli annuncia di aver iscritto nel registro degli indagati 41 persone tra dirigenti di club, dirigenti federali, vertici arbitrali, designatori, arbitri, assistenti, un giornalista e agenti della DIGOS di Roma.

Tra i dirigenti - oltre a Moggi e Giraudo - figuravano i nomi dei fratelli Andrea e Diego Della Valle e Sandro Mencucci, rispettivamente presidente, presidente onorario e amministratore esecutivo della Fiorentina, Claudio Lotito, presidente della Lazio, Leonardo Meani, dirigente del Milan.

Nella lista anche Alessandro Moggi, amministratore della Gea, gli ex designatori Paolo Bergamo e Pierluigi Pairetto, il presidente dell'AIA Tullio Lanese e gli arbitri De Santis, Rodomonti, Bertini, Dondarini, Gabriele, Messina, Rocchi, Racalbuto e Tagliavento.

Per 13 indagati si ipotizzava l'associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva, per 24 la frode sportiva, per 2 la violazione del segreto d'ufficio e altri 2 il peculato.

Le partite sotto la lente d'ingrandimento della Procura erano inizialmente 20, 19 relative alla stagione 2004/2005 di Serie A e una relativa alla stagione 2004/2005 di Serie B, mentre le squadre coinvolte furono quattro: Juve, Milan, Fiorentina e Lazio.

Dopo Carraro e Mazzini alla FIGC e il consiglio d'amministrazione della Juve in blocco, nei giorni successivi sono arrivate le dimissioni di altri personaggi coinvolti nella vicenda. Il 14 maggio Luciano Moggi lascia l'incarico di direttore generale del club bianconero, mentre Lanese il suo incarico di presidente dell'AIA. Quattro giorni più tardi è stata notificata la sospensione cautelativa per 9 arbitri coinvolti e raggiunti dall'avviso di garanzia.

Il 16 maggio il CONI ha nominato l'avvocato Guido Rossi commissario straordinario della FIGC, mentre nei giorni successivi Francesco Saverio Borrelli è diventato capo dell'Ufficio Indagini della FIGC, Luigi Agnolin commissario straordinario dell'AIA e Cesare Ruperto presidente della Commissione d'appello federale.

Il 19 giugno si è conclusa la prima parte delle indagini con la consegna del materiale del capo dell'Ufficio Indagini della FIGC Francesco Saverio Borrelli al procuratore federale Stefano Palazzi.

Tre giorni più tardi arrivano i deferimenti relativi al primo filone, anche per le squadre qualificate alle coppe europee della stagione successiva.

Dopo il primo grado al CAF e l'appello alla Corte Federale, il 25 luglio 2006 fu stilata la classifica definitiva con le penalizzazioni inflitte a Juve, Milan Lazio e Fiorentina, determinando chi avrebbe giocato Champions e Coppa UEFA l'anno successivo.

Sulla base di questa nuova graduatoria, la FIGC ha riconosciuto l'Inter prima classificata e dunque vincitrice del titolo di campione d'Italia stagione 2005/2006.

Nei mesi successivi, ed esattamente fino al giugno 2007, i ricorsi dei club sono stati discussi alla Camera di conciliazione ed arbitrato per lo sport. Tra questi anche quelli di Reggina ed Arezzo, società di Serie B coinvolte nel secondo filone d'indagini.

La Juventus fu giudicata la società più colpevole e dunque colpita più duramente dalle sanzioni: ai bianconeri fu revocato il titolo 'de iure' di campione d'Italia 2004/2005 e non assegnato quello 2005/2006 poiché retrocessa d'ufficio dopo l'ultimo posto in classifica in seguito alle decisioni in tribunale.

"Una fattispecie di illecito associativo" è stata la violazione del club bianconero, relativa all'articolo 6 dell'allora Codice di giustizia sportiva riguardante i casi di "illecito sportivo", poi diventata "illecito strutturato".

Il club bianconero ha partecipato per la prima volta nella sua storia alla Serie B nella stagione successiva, scontando una penalizzazione iniziale di 30 punti, poi ridotta prima a 17 e poi a 9.

Penalizzazioni anche per le altre: Fiorentina con 30 punti di penalizzazione nella Serie A 2005-2006 e 15 punti di penalizzazione nella Serie A 2006-2007 (invece dei 19 comminati dalla Corte federale); per la Lazio 30 punti di penalizzazione nella Serie A 2005-2006 e 3 punti di penalizzazione nella Serie A 2006-2007 (invece degli 11 comminati dalla Corte federale); per il Milan 30 punti di penalizzazione nella Serie A 2005-2006 e 8 punti di penalizzazione nella Serie A 2006-2007; la Reggina con 11 punti di penalizzazione nella Serie A 2006-2007 (invece dei 15 comminati dalla Corte Federale) e 100 mila euro di ammenda; infine l'Arezzo con 6 punti di penalizzazione nella Serie B 2006-2007.

Nel processo penale di primo grado al Tribunale di Napoli, per opera degli avvocati di Luciano Moggi sono emerse intercettazioni riguardanti l'allora presidente dell'Inter Giacinto Facchetti, scomparso nel 2006, e l'ex proprietario Massimo Moratti. Sfruttando queste nuove prove, la Juventus ha chiesto con un esposto a CONI e FIGC nel 2010 la revisione della decisione di assegnare il titolo di campioni d'Italia 2005/2006.

Nelle indagini del procuratore federale Palazzi, riaperte in seguito e concluse nel 2011, sono emersi fatti legati all'illecito sportivo da parte dell'Inter e della persona di Giacinto Facchetti, ma non più imputabili poiché caduti in prescrizione.

La FIGC ha preso atto della relazione del procuratore federale approvando a maggioranza una delibera del presidente Giancarlo Abete con cui il Consiglio federale si dichiarava non competente sull'istanza presentata dalla Juve. E nemmeno il ricorso al TNAS, il Tribunale nazionale di arbitrato per lo sport, è stato accolto in quanto l'organo si è dichiarato non competente.

La violazione delle norme di lealtà, correttezza e probità sportiva (articolo 1 del Codice di giustizia sportiva vigente all'epoca) all'illecito sportivo (articolo 6 dello stesso codice) hanno portato a richieste di condanne presso la Corte di appello federale da parte del procuratore federale Stefano Palazzi, con la sentenza di primo grado presso la Corte d'appello federale, quella d'appello presso la Corte federale e quella definitiva presso la Camera di conciliazione, con l'arbitrato presso il CONI.

Oltre alle sanzioni per i singoli club, citate in precedenza, sono arrivate anche quelle per dirigenti e arbitri coinvolti nella vicenda:

Claudio Lotito (11 dicembre 2006) 4 mesi (contro i 2 anni e 6 mesi nella sentenza della Corte federale); Adriano Galliani (18 dicembre 2006) 5 mesi (contro i 9 mesi nella sentenza della Corte federale); Luciano Moggi (7 marzo 2007) confermati i 5 anni con proposta di radiazione (il CONI si è dichiarato incompetente in quanto Luciano Moggi non è più tesserato federale); Diego Della Valle (27 marzo 2007) 8 mesi (contro i 3 anni e 9 mesi nella sentenza della Corte federale); Andrea Della Valle (27 marzo 2007) 1 anno e 1 mese (contro i 3 anni nella sentenza della Corte federale); Sandro Mencucci (27 marzo 2007) 1 anno e 5 mesi (contro i 2 anni e 6 mesi nella sentenza della Corte federale); Antonio Giraudo (28 maggio 2007): confermati i 5 anni con proposta di radiazione (il CONI si è dichiarato incompetente); Leonardo Meani (28 maggio 2007): 2 anni e 2 mesi (contro i 2 anni e 6 mesi nella sentenza della Corte federale); Pasquale Foti (5 giugno 2007): 1 anno e 1 mese (contro i 2 anni e 6 mesi nella sentenza della Corte federale); per Massimo De Santis (10 maggio 2007) confermati i 4 anni; Franco Carraro (8 novembre 2006) ammenda di 80 000 euro (confermata la multa ma tolta la diffida); Pierluigi Pairetto (28 marzo 2007) 2 anni e 6 mesi (contro i 3 anni e 6 mesi nella sentenza della Corte federale); Innocenzo Mazzini (12 aprile 2007) confermati i 5 anni con proposta di radiazione; Tullio Lanese (6 luglio 2007): 1 anno (contro i 2 anni e 6 mesi nella sentenza della Corte federale); Gennaro Mazzei (11 giugno 2007) 2 anni (contro i 3 anni nella sentenza della Corte federale).

COSA SIGNIFICA CALCIOPOLI

Il termine 'Calciopoli' fu coniato dagli organi di informazione e si rifaceva per analogia a Tangentopoli, la serie di inchieste giudiziarie, condotte in Italia nella prima metà degli anni '90 da parte di varie procure giudiziarie, in particolare quella di Milano, che rivelarono un sistema di corruzione che coinvolgeva in maniera collusa la politica e l'imprenditoria italiana.

La parola è entrata nel vocabolario italiano, come testimonia il dizionario Treccani:

"Nel linguaggio giornalistico, la serie di illeciti sportivi, intesi a favorire alcune squadre a scapito di altre, che hanno sconvolto il mondo del calcio alla vigilia del campionato mondiale del 2006, portando al processo e alla condanna, da parte della giustizia sportiva, di alcuni dei suoi protagonisti (in partic. la Juventus, retrocessa in serie B, e i suoi ex-dirigenti)".

CALCIOPOLI BIS

Tra il 2010 e il 2011, il procuratore federale Stefano Palazzi ha effettuato nuove indagini sulle intercettazioni, giudicate non rilevati nel processo sportivo del 2006 al Tribunale di Napoli.

Rispetto alle sentenze precedenti, questa volta sono stati contestati capi d'imputazione a tesserati e club non coinvolti nel 2006 per violazioni all'articolo 6 dell'allora vigente Codice di Giustizia Sportiva l'Inter e il Livorno, più altre otto società per violazioni dell'articolo 1, ovvero Brescia, Cagliari, Chievo, Empoli, Palermo, Reggina, Udinese e Vicenza.

Oltre a Facchetti e Moratti, risultavano coinvolti ma le cui violazioni già in prescrizione i presidente Massimo Cellino del Cagliari, Luca Campedelli del Chievo e Fabrizio Corsi dell'Empoli; i dirigenti Rino Foschi del Palermo e Sergio Gasparin del Vicenza; il collaboratore Nello Governato, ex Brescia e Lazio e l'allenatore Luciano Spalletti dell'Udinese.

Nel 2019 la Juve ci ha riprovato: il 12 gennaio ha depositato un ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport, organo del CONI, chiedendo l'annullamento del lodo con cui il TNAS si era dichiarato incompetente a decidere sull'istanza presentata dal club bianconero contro la mancata revoca dello scudetto 05/06.

Il 6 maggio il Collegio ha dichiarato "inammissibile" il ricorso ed "estromesso" il CONI dal formulare un giudizio in merito.

L'11 luglio dello stesso anno il Tribunale Federale Nazionale della FIGC rigettò ulteriormente l'istanza di sospensione promossa dalla Juventus e dichiarò "inammissibile" il ricorso della società contro la mancata revoca del titolo 2005/2006.

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