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Esordio in Serie A a soli 18 anni, convocato in Nazionale mentre giocava in Serie B, più di 150 presenze con la maglia del Torino, capitano a 22 anni. Le credenziali del predestinato insomma c'erano tutte eppure la carriera di Angelo Ogbonna, che oggi di anni ne ha ormai 36, non è mai decollata. Limiti caratteriali, più che tecnici, e qualche infortunio di troppo hanno frenato il cammino di quello che sembrava uno dei più promettenti difensori italiani.
Nato da genitori nigeriani, Ogbonna cresce a Cassino dove muove i primi passi nella squadra locale. Quando ha appena 14 anni però a notarlo è Antonio Comi, ex bandiera del Toro e allora responsabile del settore giovanile che lo porta in granata sborsando 3 mila euro.
Ogbonna compie così tutta la trafila fino al debutto in Serie A che arriva l'11 febbraio 2007, quando Alberto Zaccheroni lo schiera titolare in un Torino-Reggina, partita che terminerà sul risultato di 1-2 per i calabresi. Al termine della stagione le sue presenze saranno quattro e viene mandato in prestito al Crotone, con cui gioca 22 partite in Serie C1 sfiorando la promozione in B, sfumata solo ai playoff. Abbastanza comunque per convincere il Torino a riportarlo alla base.
Durante la stagione 2008/09 scala rapidamente le gerarchie all'interno dello spogliatoio chiudendo il campionato con 19 presenze ma il Torino retrocede ed Ogbonna è costretto a ripartire dalla Serie B, dove i granata resteranno per tre stagioni e il difensore di Cassino diventa un perno insostituibile.
Il 22 dicembre 2008 ecco la grande paura: Ogbonna perde il controllo della sua Smart e finisce in un torrente. Un brutto episodio che lo segna profondamente, come racconterà lo stesso Ogbonna qualche anno dopo in un'intervista rilasciata al 'Mirror'.
"Sono fortunato a poterlo raccontare. Stavo andando all’aeroporto in macchina in piena notte e mi sono addormentato. Mi sono svegliato e mi sono reso conto di essere dall’altro lato della strada. È stata una cosa velocissima. Ho preso una staccionata e sono finito nell’acqua di un torrente. Ero su un ponte. C’era una persona dietro di me che mi ha detto "non ho più visto la tua macchina’. Aveva notato che stavo sbandando e magari si è spaventato, si stava chiedendo cosa stessi facendo. Poi non ha più visto la mia macchina, ma mi ha salvato. Ha guardato sull’asfalto e ha visto un detrito della mia auto. A quel punto ha capito cosa stava succedendo e ha chiamato i servizi di emergenza. E poi…non l’ho visto mai più. Non so neanche come si chiamasse".
Nel 2009 arriva la convocazione della Nigeria ma Ogbonna rifiuta cortesemente la chiamata. Il suo sogno infatti è vestire la maglia azzurra, cosa che gli riuscirà nell'agosto dello stesso anno con l'Under 21 dove gioca al fianco di Andrea Ranocchia ma con cui non riesce a centrare la qualificazione agli Europei. Angelo d'altronde si è sempre sentito profondamente italiano, come raccontato a 'La Repubblica.
"Ci sono tante storie come la nostra. Papà lasciò la Nigeria per studiare architettura a Venezia. Era alla ricerca di un futuro e riuscì a far venire in Italia anche la mamma. Si stabilirono a Cassino, noi figli siamo nati lì. Ma fino ai 18 anni sono stato un ragazzo senza diritti perché non avevo un pezzo di carta. Mi sento totalmente italiano, ho immagazzinato la cultura che mi ha cresciuto. Molti fanno della nazionalità un fatto politico. Essere patrioti è bello , sì , ma siamo uomini del mondo. Io non porto l’Africa in Nazionale, non sono Angelo l’africano, Angelo l’italiano, Angelo l’Americano. Sono Angelo”.
Nel 2011 si conquista anche la prima chiamata in Nazionale maggiore da parte dell'allora CT Cesare Prandelli ed Ogbonna diventa così il quarto giocatore a essere convocato dall'Italia mentre gioca in Serie B dopo Chinaglia nel 1972, Carnasciali nel 1993 e Maccarone nel 2002. Un predestinato, appunto. Debutta l'11 novembre 2011 subentrando a Mimmo Criscito durante l'amichevole contro la Polonia mentre la prima da titolare è una sfortunata amichevole contro gli USA, giocata nel febbraio 2012 e persa dagli Azzurri per 1-0.
Ogbonna viene inserito da Prandelli anche nella lista dei 23 per Euro 2012 senza mai scendere in campo, mentre la corsa della Nazionale si ferma bruscamente in finale dove viene sconfitta dalla Spagna per 4-0. IL tutto dopo aver ritrovato sul campo la Serie A col suo Torino, di cui è diventato anche capitano a soli 22 anni nel 2010.
Getty ImagesOgbonna però sente di dover cambiare aria. L'ambizione è quella di lottare per vincere qualcosa di importante ed al termine della stagione 2012/13 decide di passare sull'altra sponda del Po accettando l'offerta della Juventus, dove a volerlo fortemente è il tecnico Antonio Conte. I bianconeri sborsanno 13 milioni di euro più due di bonus mentre i tifosi granata non prendono bene quello che considerano un 'tradimento' da parte di un ragazzo cresciuto nel vivaio e diventato velocemente una bandiera. Accuse che il diretto interessato respingerà al mittente.
"Non mi ritengo un traditore, ma un professionista. Penso che ogni giocatore debba ambire a raggiungere i massimi livelli. Ho scelto la Juve per assecondare la mia ambizione e non per la volontà di tradire la mia ex squadra. Sono orgoglioso di aver colto al volo l'opportunità di arrivare in una delle società più importanti d'Italia e del mondo. Quello bianconero è l'unico club che mi ha fortemente voluto. Sono nella società campione d'Italia, qui si gioca la Champions. Sono soddisfatto di poter far parte di questo gruppo e dell'accoglienza che mi è stata riservata".
Ogbonna d'altronde non è il primo a trasferirsi dal Torino alla Juventus, dato che a compiere lo stesso percorso erano stati in tanti: da Piola a Carapellese (capitano granata dopo Valentino Mazzola), passando per Simoni, Fusi e Pessotto senza dimenticare Federico Balzaretti, a sua volto prodotto del vivaio del Toro poi finito in bianconero a parametro zero. L'ultimo, come noto, è Bremer.
Ogbonna resta alla Juve due stagioni conquistando altrettanti Scudetti, una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana ma non certo da protagonista. Strappare il posto da titolare ad uno tra Bonucci, Barzagli e Chiellini nel loro periodo di massimo splendore d'altronde sarebbe impresa ardua per chiunque. Alla fine le presenze in bianconero saranno comunque 55 ma senza mai impressionare, anzi.
Tanto che nell'estate del 2015 la Juventus lo cede al West Ham per 11 milioni di euro. Il debutto, un paio di settimane dopo, nel preliminare di Europa League è da incubo. Ogbonna infatti con uno sfortunato autogol che fissa il risultato sul 2-2 contro l'Astra Giurgiu condanna gli Hammers all'eliminazione. Un inizio da incubo, insomma.
Superato lo shock però la prima stagione di Ogbonna in Inghilterra è tutto sommato positiva, tanto che nel 2016 strappa la convocazione per gli Europei da parte del suo ex allenatore Antonio Conte, nel frattempo diventato CT azzurro ed evidentemente ancora convinto delle qualità di quel ragazzo che aveva voluto in bianconero.
Ancora oggi Ogbonna milita nelle file del West Ham, dove tra alti e bassi si è guadagnato la fiducia dell'ambiente mentre l'ultima convocazione in Nazionale risale all'ottobre 2020, quando è rimasto in panchina per 90' contro la Moldavia. Il grande rimpianto, come spiegato al 'Corriere della Sera', resta la mancata chiamata da parte di Mancini per Euro 2020.
"Sono molto stupito e anche amareggiato, forse non ha tenuto in considerazione il campionato del West Ham, eppure abbiamo lottato fino all’ultimo per la qualificazione in Champions con il Chelsea di Jorginho e Palmieri, che è arrivato più in alto ma ha dimostrato di non essere una squadra qualunque. Nello sport la meritocrazia deve prevalere, in base al campionato in cui uno gioca, alle statistiche, al valore del giocatore. E stavolta secondo me non ha prevalso".
Il 7 novembre 2021, durante la gara contro il Liverpool, Ogbonna ha rimediato la rottura del legamento crociato che lo ha tenuto a lungo lontano dai campi. Nonostante questo il West Ham ha esercitato l'opzione per il rinnovo del contratto in scadenza. Un segnale importante per un calciatore ormai non più giovanissimo ma ritenuto fondamentale all'interno dello spogliatoio.