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Andrea Carnevale a GOAL: "L'Udinese è una società che sviluppa fuoriclasse"

Guardi la fucina di talenti scovati e valorizzati dall'Udinese, e non puoi non pensare ad Andrea Carnevale. L'ex attaccante - tra le altre - di Napoli e Roma, ma appunto anche dei friulani, oggi è il Responsabile Scouting del club della famiglia Pozzo e dietro l'esplosione di profili sulla carta ignoti agli appassionati c'è tanto del suo lavoro.

Carnevale, in esclusiva a GOAL, apre le porte del modello Udinese ai lettori provando a raccontare il modus operandi della società bianconera.

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"Abbiamo una grande squadra che include ex calciatori e non solo, che mi permettono di svolgere questo grande lavoro a livello globale. L'Udinese è sempre presente. Ovviamente ci sono anche altre squadre, però noi, in tutte le competizioni, ci siamo sempre. Poi è chiaro che non è sempre facile prendere il giocatore che vogliamo, è anche una questione economica, ma l'Udinese è presente in ogni parte del mondo".
"Per questo devo ringraziare principalmente l'Udinese, ma anche la squadra di scouting - sottolinea Carnevale - Ho una ventina di osservatori che mi permettono di girare il mondo, anche se alla fine vado sempre io per, diciamo, fornire l'ultimo giudizio e decidere se prendere il calciatore e portarlo qui a Udine".

Ma come funziona realmente la filosofia Udinese?

"A Udine vengono formati. E' chiaro che prendiamo tutti giocatori sconosciuti. Non prendiamo il Carnevale che ha fatto i Mondiali. Faccio alcuni esempi: Sanchez, Cuadrado, Benatia, Muriel, Zielinski, Bruno Fernandes. Erano tutti giocatori sconosciuti al mondo: oggi invece Fernandes gioca al Manchester United, Muriel gioca all'Atalanta e Zielinski al Napoli. Quindi quando arrivano qua, noi li formiamo, li facciamo giocare in Serie A, fanno uno, due o tre anni e poi vanno in una grande squadra. Questa è la grande bellezza dell'Udinese, è una grande società che sviluppa fuoriclasse".
Sansone Abankwah Bologna UdineseGetty Images

Fare l'osservatore non è affatto una passeggiata.

"Per le squadre come la nostra, ora diventa molto più difficile. Prima avevamo una sala video, poi ci hanno fregato un po' l'idea creando una piattaforma dove oggi vedi tutti i giocatori del mondo. Noi così abbiamo iniziato già 25 anni fa, era una sala grande, avevamo i televisori sintonizzati su tutti i campionati del mondo e quindi poi creavamo CD e cassette guardando i vari campionati. Non c'era ancora WyScout. Oggi chiaramente, nell'era moderna, WyScout la possiede anche qualche altra società e possono arrivare per primi. Quindi, oggi è molto più difficile".
"Bisogna prima trovare prima il giocatore che magari è sconosciuto e che non è pronto per la Serie A e si deve vedere che prospettive abbia. La bravura nostra sta nel guardare calciatori di vari campionati. Un esempio: abbiamo preso un ragazzo che giocava nella Serie C irlandese (Abankwah, ndr) e la capacità del nostro scouting sta nel fatto che eravamo convinti che quel ragazzo, classe 2004, potesse giocare contro il Bologna per le enormi potenzialità. E' questa la strategia dell'Udinese".
"Oggi per una piccola squadra come l'Udinese è sempre più difficile, perché quando vado in giro e mi siedo in tribuna accanto a me c'è qualcuno di Manchester City, Borussia Dortmund, Chelsea, Milan, Inter... E chiaramente le mie possibilità rispetto a loro sono minime. Chiaramente non essendo ai livelli di Milan o Chelsea, prendiamo sempre un ragazzo sconosciuto, lo portiamo qui, lo formiamo e lo facciamo giocare: poi può diventare un grande calciatore".
"Siamo internazionali, forse 'meno italiani', perché lo scouting pesca molto all'estero, però è una questione economica, e devo dire che all'estero ci sono molte più opportunità. Per esempio, oggi il campionato brasiliano non è più così di livello, ma ci sono tanti campioni che giocano nel Barcellona, al Real Madrid e in altre grandi squadre. Per questo motivo abbiamo preso tanti giocatori brasiliani, come Becao e Walace. Non siamo radicati solamente in Europa, bensì in tutto il mondo".

Il rapporto che lega Carnevale ad Udine è fortissimo.

"Io sono cresciuto nell'Udinese a 20 anni, erano la città giusta e la società giusta che ti permette di fare 2-3 stagioni. Poi sono andato al Napoli. Nel 1984 giocavo nel Catania, poi sono venuto all'Udinese che mi ha acquistato, ma dopo 2 anni sono stato ceduto al Napoli. E questa filosofia è proseguita negli anni".
"Sono stati bravi i Pozzo, molto. Sono imprenditori veramente fantastici. Lavoro in una piccola ma grande società. Il centro sportivo, gli spogliatoi: qui c'è tutto ed il club è all'avanguardia. Tutto questo grazie ai Pozzo".
Samir Handanovic UdineseGetty Images

Il Capo Osservatori dei friulani si lascia andare ad un interessante retroscena su Samir Handanovic.

"L'ho visto per la prima volta 15 anni fa a Longarone, era una partita tra l'Italia e la Slovenia. In quella partita prese 3 goal. Non fece neanche una parata, però mi piacque: mi erano piaciuti il fisico e il talento coi piedi. L'ho portato qui, l'ho fatto per lavorare con i preparatori e dopo una settimana l'abbiamo preso. Questa è stata la più grande soddisfazione della mia vita perché, prendere uno sloveno dalla Serie C e vederlo diventare uno dei portieri più forti d'Europa è stato fantastico".

Carnevale dice la sua sulla penuria di talenti nostrani.

"Il problema è che le grandi squadre come l'Inter, la Roma, il Milan o la Juventus vogliono vincere lo Scudetto e le Coppe, quindi vanno a caccia di stranieri fortissimi. La Juve ha preso Cristiano Ronaldo per vincere la Champions, ma non l'ha vinta. Quindi, il problema qual è? Tutte le squadre più importanti vogliono vincere e noi, invece, vogliamo salvarci. Quindi il giovane italiano non ha spazio. Il problema sta lì. E Roma, Inter, Milan, o Juve mandano i giovani in altre società per farli crescere perché ancora non sono pronti".
"Ma almeno - evidenzia il dirigente dell'Udinese - la politica della Juventus è diversa rispetto ad anni fa. Stanno lanciando dei giovani italiani sorprendenti, che stanno facendo molto bene. Così come quelli della Roma. Invece nel Milan ce ne sono pochi, nell'Inter pure, anche da noi pochissimi. Noi lavoriamo principalmente con giocatori stranieri, abbiamo pochissimi italiani, però c'è anche da dire che non ci sono giocatori italiani da mettere in una squadra come l'Udinese. Se si guarda in Serie B c'è qualche elemento da portare in A, ma non tanti".
"Esistono delle annate, come per il vino: un anno esce male, un altro buonissimo. Purtroppo, questa nuova generazione negli ultimi anni ha prodotto pochissimo, specialmente negli attaccanti. In quel ruolo siamo molto carenti. Abbiamo Immobile, un grande attaccante, ma che con la Nazionale ha fatto pochissimo. Poi abbiamo Raspadori e Scamacca: gli unici talenti che oggi sono in azzurro sono loro, quindi mancano i nuovi elementi. Abbiamo tanti portieri e tanti centrocampisti, ma pochi attaccanti. Mancini ha convocato Pafundi, un classe 2006 e potenziale crack dei prossimi anni. E' una stella dell'Udinese ma anche del calcio italiano, quindi per noi è una grande soddisfazione".
"Durante la mia epoca, negli anni '90, di bravi attaccanti ne eravamo tanti: c'eravamo io, Baggio, Mancini, Vialli, Serena, Schillaci. Erano anni straordinari. Purtroppo di recente l'Italia non ne ha prodotti. E' difficile spiegare il perché. Chissà, forse prima si giocava su campetti e forse il ragazzino amava di più il pallone. Oggi ci sono tantissimi altri sport. Forse è una questione di fame, perché per diventare calciatore, ci vuole la fame".

Carnevale parla delle differenze di introiti tra Italia e Inghilterra.

"Noi abbiamo anche una squadra a Londra, quindi ho vissuto anche quello, personalmente lavoro anche per il Watford perché il proprietario è il presidente Pozzo. So bene come funzionano il calcio inglese e le regole, in Inghilterra si parte tutti alla pari. C'è un compenso di 180 milioni per le piccole squadre, che dunque possono competere con le grandi perché partono tutte sullo stesso livello, e si dà anche alla piccola squadra la possibilità di allestire un'ottima rosa".
"In Italia invece non è così: ad esempio, Milano è una grande città con tanti abitanti e prende più soldi; Udine è più piccola e quindi ne prende di meno. E' chiaro che non si può competere con Milan, Juventus o Napoli: se io prendo 4 e la Juve 10, non potrò mai competere. Però ogni tanto battiamo anche il Milan, perché? Perché siamo bravi nello scouting. Siamo inferiori a livello economico, ma costruiamo delle ottime squadre e al signor Pozzo posso dire solamente grazie".

Chiusura sulla stagione attuale dell'Udinese: partenza a razzo, poi il calo, ma con una salvezza già in cassaforte.

"Sì, abbiamo disputato una prima parte straordinaria. Poi siamo stati un po' sfortunati in quanto abbiamo perso un giocatore importante come Deulofeu, un vero fuoriclasse. Quindi abbiamo vissuto un periodo un po' bruttino, ma nelle ultime partite devo dire che abbiamo riacquistato un po' di fiducia. Abbiamo 38 punti, quindi mentalmente siamo anche più leggeri e possiamo affrontare il resto del campionato con ottimismo".
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