È talmente importante nella storia della Juventus, dall'alto delle sue undici annate in bianconero, delle oltre 450 gare e degli innumerevoli titoli, che ci si dimentica di come Leonardo Bonucci, alla pari di Giorgio Chiellini, abbia giocato in altre squadre. Se il compagno e amico di reparto ha militato per la Fiorentina e il Livorno, ad esempio, il 36enne ha difeso la casacca del Treviso, del Bari e del Pisa. Oltre la provincia, però, il grande calcio, quello in cui è diventato uno di quei calciatori capaci di vestire entrambe le casacche dei club di Milano. Il Milan, nella famosa annata di allontanamento da mamma Madama, e sì, l'Inter. Sembra quasi una leggenda metropolitana, pensarlo a San Siro, in rossonero, ma ancor più in nerazzurro. Eppure è iniziato tutto da lì, anche se entrambe le tifoserie del Derby d'Italia sembrano cercare di dimenticare quell'era.
Mentalmente, molti, soprattutto le nuove generazioni, potrebbero pensare ad una vita intera in bianconero per Bonucci. Un one-man-club sempre alla Juventus, visto e considerando come nella propria vita lo hanno sempre visto vincere alla Juventus e conquistare gli Europei come rappresentante della Signora, Vecchia. Non potrebbe essere più sbagliato, specialmente in giovane età. Prima di giocare in Serie A, si è messo in mostra tra alti e bassi nelle più svariate giovanili, dal Pianoscarano alla Nuova Bagnaia, passando per Viterbo e Viterbese, stessa società con nomi diversi durante le due diverse esperienze del classe 1987.
Gli osservatori dell'Inter scovano Bonucci proprio in maglia Viterbese, nel 2005. Ha senso della posizione, buoni piedi, essenziali nel nuovo millennio, un rapporto col goal positivo nonostante il ruolo di centrale e una fisicità e attenzione su cui puntano forte. Il tutto nel breve periodo, visto e considerando come il ragazzo è nato come centrocampista, arretrando qualche metro indietro grazie all'idea di mister Carlo Perrone. La società nerazzurra è colpita dalla sua abilità nel diventare così affidabile dietro in così poco tempo, strappando il 18enne alla formazione gialloblu per 40.000 euro.
L'ingaggio di Bonucci avviene dopo un provino in cui il ragazzo disputa due tornei in quel di Parma ed Abu Dhabi, da cui esce vittorioso. Ufficialmente dell'Inter, viene aggregato nella Primavera nerazzurra per continuare a farsi le ossa e cominciare il suo percorso per approdare in Serie A. Roberto Mancini, con cui nel 2021 vincerà gli Europei, è alla guida della prima squadra, mentre su quella dei giovani Under c'è Bernazzani. Conosce ed ottiene la stima di entrambi, visto e considerando che già nel 2005/2006 arriverà l'esordio in Serie A, ma anche la Coppa Italia Primavera.
In quell'Inter giovanile sono in tanti i giocatori di cui si dice un gran bene, ma nessuno di loro avrà una carriera ad alti livelli. La prima squadra è infatti lontana decenni dall'ultimo titolo e non ha ancora una struttura tale da permettere ai suoi Under di esordire tra i grandi in tranquillità. La presenza di Bonucci nella prima annata meneghina è di fatti l'unica e in un match di maggio in cui c'è da poco da ragionare: 2-2 a San Siro contro il Cagliari, pochi secondi al posto di Solari. Applauso di San Siro, emozione, poco più.
Bonucci comincia però ad essere studiato dai tifosi, riconosciuto per strada. Inizialmente è la riserva del classe '89 Andrea Mei (che non riuscirà mai ad esordire con la prima squadra), ma ci metterà poco a diventare pilastro dell'Inter Primavera.
Per questo Mancini non può far altro che aggregarlo il più possibile alla prima squadra. Insieme a lui militano Belec, Balotelli (con il quale, allora minorenne, si prenderà una strigliata e multa per una serata in discoteca a cui Super Mario volle andare a tutti i costi, insieme a Bonny e Giuseppe Figliomeni, oggi all'Acireale), Biabiany. La quaterna della B che porterà a casa lo Scudetto primavera, strappando gli applausi e le foto, ma soprattutto gli elogi. Sotto mister Vincenzo Esposito il torneo và ai meneghini, il sesto (cinque anni dopo l'ultimo), grazie alle giocate di Super Mario, alla rapidità di JB, al carattere di Leo.
Nel corso degli anni, Esposito non si è mai detto stupito:
"Bonucci sicuramente è un ragazzo che sin da giovane aveva come valore di eccellenza totale l'aspetto caratteriale, psicologico. Ha saputo unirlo a buonissime qualità tecniche e non sono sorpreso della sua carriera, anche se ovviamente in Primavera è difficile prevedere cosa succederà in futuro".
Il futuro sarà costellato di scudetti per Bonucci, così come il già più volte citato Europeo del 2021, coronamento della carriera in attesa di provare a conquistare ancora una volta la Champions League e i Mondiali. Il primo grande titolo però sarà nerazzurro, quello del 2005/2006. La presenza contro il Cagliari gli regala il titolo di Campione d'Italia e ad essere uno dei pochi giocatori a conquistare il trono con almeno due squadre. Certo, non si può confrontare l'era bianconera con quella meneghina, ma carta canta.
Il grande dubbio, semmai, è quello del 2006/2007. Nell'anno del record interista, con la Juventus in Serie B e diverse squadre penalizzate, la formazione di Ibrahimovic può ancora contare su Bonucci, ma il ragazzo gioca solamente in Coppa Italia e mai in campionato. E' anche lui Campione d'Italia per la seconda volta? Tecnicamente sì, i zero minuti giocati in Serie A fanno storcere il naso ai puristi e ai burocrati, lasciando il dubbio riguardo la medaglia d'oro vinta o meno. Per l'Inter però, nessun dubbio: stando all'archivio del sito del club, Bonucci ha conquistato a Milano due Scudetti, oltre la Coppa Italia e la Supercoppa Italiana.
Consapevole di stare instaurando un dominio praticamente assoluto in Italia e che porterà anche a conquistare Europa e mondo nel corso del 2010, l'Inter penserà sempre più a migliorare la squadra con grandi campioni, lasciando andare alcuni interpreti giovani che troveranno fortuna altrove. Per questo anche Bonucci verrà girato in prestito, al Treviso prima e al Bari poi, con la cessione alla Juventus che lo porterà ad essere acquistato dalla Juventus pre-esplosione.
GettyNon ha rimpianti l'Inter, visto Walter Samuel, Christian Chivu e un reparto tripletista da sogno. Non ha rimpianti Bonucci, divenuto pubblicamente rivale numero uno dei nerazzurri nel corso degli anni, con dichiarazioni forti e rimorsi pari allo zero. Nel privato, sembrerebbe essere sempre stato ammiratore della Juventus e dunque 'nemico' del Biscione, come dichiarato nel 2013 al Secolo XIX:
"Non sono mai stato un tifoso interista. Da piccolo avevo in camera il poster di Alessandro Del Piero. Una volta in un’intervista ho ringraziato l’Inter per avermi lanciato nel calcio che conta. Qualcuno ha pensato che tifassi per loro. Invece nel mio cuore c’è stata solo e sempre la Juve".
In realtà nel corso degli anni precedenti, Bonucci aveva spesso evidenziato di essere un tifoso interista da sempre. Specialmente nell'anno del Triplete degli amici, su tutti Balotelli, aveva dichiarato di sperare nella conquista dello Scudetto da parte dei meneghini. Più che altro, si trattava della vigilia di Bari (allora sua squadra) e Roma, con la Lupa in lotta per vincere il titolo. Tra i giallorossi e la squadra in cui era cresciuto, non ebbe dubbio:
"Sono da sempre interista e questa gara ha per me una doppia valenza. Vincere per il Bari e dare anche un aiuto ai nerazzurri nella lotta scudetto".
Più che 'tifoso interista', il termine giusto da utilizzare per il Bonucci bambino, adolescente e da poco maggiorenne era proprio 'interista', nel senso di ragazzo consapevole di dover dire grazie al club per averlo portato nel grande calcio permettendogli di mettersi in mostra e vincere i trofei. Tifoso e fan della Juventus, ma grato all'Inter, con un pezzo di cuore nerazzurro a mo' di ringraziamento.
A Sky Sport, infatti, Bonucci spiegò meglio le dichiarazioni 'pro-inter':
"Sono stato attaccato da molti a causa delle interviste che ho rilasciato a Bari. Si continua a dire che ero interista e mi sono riscoperto juventino solo per far piacere ai tifosi. Non è così. Dissi che portavo l'Inter nel cuore, comunque è stata la squadra che mi ha lanciato e io dirò sempre grazie all'Inter, a Moratti, ad Ausilio, per avermi permesso di essere quello che sono oggi. La partita più bella? Il 5 maggio. Ho visto il match da casa, in una stanza. Mio padre e mio fratello la seguivano da un'altra. Loro sono interisti, io ero juventino. Ricordo di avere ovviamente esultato e dopo sono anche andato a festeggiare per le piazze di Viterbo".
E proprio da Viterbo, a 17 anni, venne catapultato a Milano. A 'Nettare', podcast della moglie Martina Maccari, Bonucci ha parlato nel corso dell'estate 2021 a proposito di quella svolta:
"Da Viterbo sono partito catapultato a Milano. Ma cos'era Milano? Io l'avevo vista scritta, ero uscito poche volte da Viterbo. Mettermi in discussione in un progetto di vita, perché questo è diventato, andar via di casa a 17 anni e vivere da solo è stato un progetto di vita che fortunatamente ha avuto i suoi effetti. Alla fine quel biglietto della metro era il mondo caotico che è il calcio. Non ti puoi fermare un attimo e devi prendere quella metro e farlo da solo poi, senza nessuno che t'insegna niente. È stato difficile".
Passo dopo passo, la difficoltà della vita si è trasformata in routine calcistica, in forza. Nell'essere anno dopo anno sempre più lontano dall'idea di essere stato interista, inteso come giocatore nerazzurro, e aver realizzato il sogno di giocare con la maglia che fu di Del Piero, collegata allo Scudetto 2002, figlia di desideri realizzati.