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Il Como è in Serie A: dalla D alla gloria in cinque anni, la visione di SENT è compiuta

Brunner in porta, Gregori, Stellini (con la fascia) e Tarantino in difesa. In mediana vanno in quattro: Music, Allegretti, Belingheri e Anderson. Pecchia gioca dietro Carbone e Caccia: Benin, subentrato a Pecchia, segna il goal del definitivo 1-0 battendo Alberto Maria Fontana (a sua volta subentrato a Stefano Sorrentino). E il resto sono ventuno anni d'attesa, difficile, a volte.

Quando Cesc Fabregas arriva in un van dalle parti del Giuseppe Sinigaglia sembra qualcosa, un misto, tra lo spezzone di una serie TV, con la guest star in mezzo, e l'effettivo segnale di una proprietà che aveva promesso una mezza impresa, anche considerato il recente passato.

Perché tre anni prima il Como era ancora in Serie D e Thierry Henry, Dennis Wise e lo stesso Fabregas erano nomi fin troppo distanti dall'aspetto calcistico della vita intorno al Lago. Pane, terra e dilettantismo, pur forzato.

Persino il ricordo della formazione che batté il Torino il 24 maggio del 2003, nell'ultima partita della storia comasca in Serie A, appariva assai sbiadito: tocca rispolverare i ricordi. Perché il Como in Serie A è l'ennesima svolta di un percorso che ha rimesso tutto a posto.

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