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Il Como è in Serie A: dalla D alla gloria in cinque anni, la visione di SENT è compiuta

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Brunner in porta, Gregori, Stellini (con la fascia) e Tarantino in difesa. In mediana vanno in quattro: Music, Allegretti, Belingheri e Anderson. Pecchia gioca dietro Carbone e Caccia: Benin, subentrato a Pecchia, segna il goal del definitivo 1-0 battendo Alberto Maria Fontana (a sua volta subentrato a Stefano Sorrentino). E il resto sono ventuno anni d'attesa, difficile, a volte.

Quando Cesc Fabregas arriva in un van dalle parti del Giuseppe Sinigaglia sembra qualcosa, un misto, tra lo spezzone di una serie TV, con la guest star in mezzo, e l'effettivo segnale di una proprietà che aveva promesso una mezza impresa, anche considerato il recente passato.

Perché tre anni prima il Como era ancora in Serie D e Thierry Henry, Dennis Wise e lo stesso Fabregas erano nomi fin troppo distanti dall'aspetto calcistico della vita intorno al Lago. Pane, terra e dilettantismo, pur forzato.

Persino il ricordo della formazione che batté il Torino il 24 maggio del 2003, nell'ultima partita della storia comasca in Serie A, appariva assai sbiadito: tocca rispolverare i ricordi. Perché il Como in Serie A è l'ennesima svolta di un percorso che ha rimesso tutto a posto.

  • LA VISIONE DI SENT

    "Quando siamo arrivati non avevamo stemma, l'Academy, campi d'allenamento: dovevamo affittare tutto per partire. Adesso abbiamo tutto".

    Fino al 2019, Dennis Wise era "solo" un ex giocatore con una buona carriera in Inghilterra: ex compagno di squadra di Gianfranco Zola, Roberto Di Matteo e Gianluca Vialli, col Chelsea vinse la Coppa delle Coppe del 1998, ma in bacheca vanta tre FA Cup. Tra gli altri trofei.

    Ha ragione, quando dice che fino al maggio del 2019, ovvero al suo arrivo, non c'era praticamente nulla, al Como: due anni prima, il club comasco andò incontro all'esclusione da ogni campionato professionistico.

    Già da tempo, il Como viveva situazioni economiche particolarmente difficili: nel marzo del 2017, ad esempio, le sorti del club passarono dalle mani di un altro ex Chelsea, Michael Essien. O meglio, di sua moglie Akousa Puni, intestataria della società FC Como srl, che provò a prelevare il titolo dopo l'istanza di fallimento avanzata nei precedenti mesi. Ecco: rogito firmato, ma nonostante le rassicurazioni del caso le pendenze, in essere, per l'iscrizione in Serie C, non vengono onorate. Tutto perso: il Como deve ripartire da zero.

    Ma si diceva di Wise: lui il volto della SENT Entertainment Ldt, società che ad aprile, dopo il ritorno in terza serie, acquisisce la squadra comasca. Dietro c'è Djarum, azienda indonesiana che opera nel settore del tabacco. Il progetto è ambizioso: prima di Wise, nel ruolo di ad, c'è Michael Gandler, che effettivamente aveva il compito di dirigere le operazioni prima dell'ex Chelsea.

    "Vogliamo pensare al futuro e non avere fretta. Non bisogna pensare solo a vincere in campo: se non c'è una società dietro, non c’è futuro. Non è progetto di un anno, ma a lungo termine".

    Le parole rilasciate nel corso della prima conferenza stampa della nuova società sono emblematiche: serve pazienza, poi arrivarono i volti noti. Non sul campo, ma come figure attorno alla dirigenza. E qualcosa sì, stava cambiando.

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  • FABREGAS, HENRY E I SOGNI

    L'estate del 2022 passerà alla storia come una delle più strane tra quelle relative al Como. A inizio agosto arriva Cesc Fabregas: e quella che sembrava essere una "pazza idea", effettivamente, si rivela essere una meravigliosa, ma lucida, follia.

    Fabregas arriva in un van nero, accolto da tifosi increduli che mai avrebbero pensato di vederlo scendere a due passi dal campo, al Sinigaglia. Eppure succede davvero.

    Poche settimane più tardi, con una foto che sembra uscita da una di quelle pagine di meme calcistiche che fanno del surreale la loro colonna portante, Wise posa al fianco di Thierry Henry, con il Lago alle sue spalle. Da nuovo azionista del club.

    Ora: che due ex icone del calcio mondiale abbiano sposato il progetto del Como non è mica casuale, pur in maniera diversa, e restituisce chiaro il concetto di un'idea sportiva destinata a fiorire. Presto o tardi.

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  • L'ANNO NEGATIVO...

    Ecco, il primo anno dopo l'arrivo di Cesc Fabregas non va proprio benissimo. C'è da dire che lo spagnolo, come si pensava, è davvero a fine carriera, e che la formazione allestita in estate presenta diverse lacune.

    A fine 2022, il Como è in piena zona retrocessione. Un mezzo dramma sportivo: ha già cambiato allenatore. Giacomo Gattuso lascia per "un periodo di riposo prolungato", come annunciato dalla società, per via degli effetti nocivi dello stress. Male. Anche perché è un po' il simbolo del ritorno del Como in Serie B, avvenuto nel 2021.

    Gli subentra Moreno Longo e le cose vanno: sì, non benissimo, ma la salvezza, in un modo o in un altro, viene raggiunta. E tanti saluti alla gloria istantanea. Ma chi la vuole, effettivamente? Bisogna saper barattare le proprie intenzioni con il gusto di una festa più intensa. Vissuta.

  • ...POI LA FESTA

    Dal punto di vista dei cambi in panchina c'è da dire che il Como non è stato fortunato neanche nella nuova stagione, quella probabilmente "designata" per il ritorno in Serie A: Moreno Longo vince contro la Feralpisalò e sale al terzo posto in classifica. Alla quattordicesima giornata.

    La società lo esonera. Sì. Lo esonera e piazza in panchina Cesc Fabregas: la sua vicenda è singolare, ancor più delle dinamiche che lo hanno portato ad allenare i comaschi.

    Lo spagnolo non ha il patentino e gli viene concessa una deroga, poi scaduta, che costringe il club a nominare il gallese Osian Roberts. Ha allenato le giovanili del Galles, ma anche il Porthmadog. Qualcuno lo ricorderà come vice di Chris Coleman e Ryan Giggs in Nazionale. O come assistente di Patrick Vieira al Crystal Palace.

    In ogni caso: in totale, nonostante tutto, 21 vittorie, 9 pareggi e 7 sconfitte fino alla partita contro il Cosenza. Quella della festa, nella maniera più sofferta.

    Ricordate che si diceva di Cesc? Del van nero? Ecco: prima della sfida contro i rossoblù spunta Jamie Vardy. Si diceva che la proprietà volesse portarlo al Lago e non certo per una gita. Perde, il Como, all'inizio, vince il Venezia. Psicodramma servito, anzi no: lo Spezia, il rigore. La gente in festa. No, confermiamo: meglio una gloria così, che quella istantanea.

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  • CUTRONE, VERDI E GLI ALTRI

    C'è da dire che in questo Como c'è un pezzo di quella che, fino a qualche anno fa, avrebbe dovuto essere la "Serie A del futuro": Patrick Cutrone è un po' l'immagine della società, ormai. Ma c'era anche lo scorso anno, così come Daniele Baselli: Simone Verdi è arrivato in estate, invece.

    A gennaio il club prende Gabriel Strefezza dal Lecce: il quadro è completo. Non c'è molto da dire, in effetti, sulla stagione di Cutrone: i 14 goal parlano persino per un profilo che avrebbe potuto dire tantissimo, in passato, e che finalmente si è ripreso dopo anni incerti.

    La sua, probabilmente, la firma più prestigiosa di un cammino di rinascita che porta anche il suo nome: dagli inferi (lui, che il Diavolo l'ha vissuto) al paradiso. Il Como ci è riuscito.