Johan Cruijff, 'Il Profeta del goal': campione universale e maestro del calcio totale

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"La tecnica nel calcio non è essere capaci di palleggiare mille volte. Tutti lo possono imparare con la pratica e poi andare a lavorare al circo. La tecnica è passare il pallone a un tocco, con la giusta velocità, sul piede preferito del compagno di squadra". - Johan Cruijff

Prima di lui si giocava a pallone in un modo, dopo di lui il calcio non sarà più lo stesso. Hendrik Johannes Cruijff, per tutti semplicemente Johan, con la sua carriera ha scavato un solco storico. È stato infatti il maestro del 'calcio totale', la filosofia calcistica che non concepisce ruoli fissi in campo ma prevede che quando un compagno si sposta dalla sua posizione di partenza, possa essere efficacemente sostituito da un suo compagno, permettendo alla squadra di mantenere inalterata la propria disposizione tattica.

Dotato di un'eleganza e di una classe sopraffina, abbinata a mezzi atletici straordinari, migliorati con innovativi sistemi di allenamento e di preparazione fisica, e in possesso di una tecnica abbagliante e di un tiro potente e preciso, il Cruijff calciatore ha scritto pagine indelebili con le maglie di Ajax e Barcellona, e da capitano dell'Olanda è arrivato alla finale dei Mondiali 1974.

Considerato uno dei campioni più forti di sempre, è stato soprannominato 'Il Profeta del goal' e 'Il Pelé bianco', come lo ribattezzò il grande Gianni Brera. Ha vinto 3 Palloni d'Oro e segnato 'goal impossibili' soltanto da pensare per i comuni mortali. Da allenatore ha insegnato e vinto sulla panchina dei Lancieri e dei catalani. L'IFFHS, la Federazione internazionale di storia e statistiche del calcio, lo ha eletto miglior calciatore europeo del XX secolo, secondo al Mondo dopo Pelé. 

LE ORIGINI DELLA LEGGENDA

Johan Cruijff nasce il 25 aprile 1947 nel quartiere di Betondorp, nella periferia di Amsterdam. I suoi genitori avevano acquistato un appartamento con un negozio di ortofrutta. Papà, Manus Cruijff, aveva seguito la tradizione di famiglia e fa infatti il fruttivendolo, mentre mamma, Nel Draaijer, fa la casalinga.

Con suo fratello maggiore Heini e gli altri ragazzi del quartiere il piccolo Johan gioca infinite partite a pallone per strada.

"Usavamo le giacche per fare i pali. - racconterà - La linea dell'out era il marciapiede. Ogni 3 corner battevamo un calcio di rigore".

Ha le caviglie deformi e i piedi piatti e per questo le scarpe sono per lui un problema. Uno dei negozi di articoli sportivi più grandi di Amsterdam fabbrica allora per lui degli scarpini speciali. Lui quando sarà famoso comprerà il negozio e lo darà in gestione a suo fratello. 

Già a 5 anni mostra qualità non comuni e in tanti immaginano per lui un futuro roseo nel calcio. Cresciuto con il mito della 'Saeta Rubia', Alfredo Di Stefano, di cui vedeva le gesta al cinema nei cinegiornali che venivano trasmessi nell'intervallo dei film, è destinato all'Ajax: a 10 anni entra nel Settore Giovanile del club biancorosso assieme al fratello più grande.

A 12 la sua vita cambia: papà Manus muore in seguito ad un attacco cardiaco e la famiglia Cruijff si ritrova in ristrettezze economiche. Sua madre presto è costretta a vendere l'appartamento e il negozio, che dista appena qualche centinaio di metri dal De Meer, lo Stadio sul lago, casa dei Lancieri. Johan abbandona gli studi e decide che sarebbe diventato un calciatore professionista. Propone alla società di dare un lavoro a sua madre e Il club lo accontenta, anche perché crede in lui. Nel è assunta come donna delle pulizie.

Johan Cruijff Ajax 061971Getty Images

L'AJAX DI CRUIJFF E IL CALCIO TOTALE

Decisivo nella formazione calcistica del giovane olandese è il lavoro fatto su di lui da Vic Buckingham, l'allora allenatore della Prima squadra degli ajacidi, che notate le sue grandi potenzialità, sottopone il ragazzo a un duro lavoro fisico di rafforzamento.Johan si allena così con dei sacchetti di zavorra di quattro chili, ciascuno infilato nella giubba della tuta. A livello giovanile inizia a segnare tantissimo, ben 74 reti nella prima stagione.

Ambidestro, non ha un ruolo ben definito ma viene fatto spaziare fra centrocampo e attacco. A 14 anni vince il suo primo campionato con i 'ragazzi' dell'Ajax, firmando poi, a 16, il primo cartellino con il club olandese. In campo, anche grazie agli allenamenti speciali, che gli fanno acquisire un fisico di ferro nonostante sia magro e longilineo, è inarrestabile, e gli avversari quando parte in dribbling a gran velocità non riescono a fermarlo.

“Durante ogni allenamento, - dirà anni dopo - qualunque sia il tuo sport, ti senti distrutto perché in ogni allenamento devi andare oltre quello che sul momento ti sembra il tuo limite: tu cominci a correre, a scattare a calciare e dopo un po' ti sembra di aver esaurito ogni energia, mentre hai solo esaurito quello che io chiamo ‘primo fiato’. A quel punto bisogna sforzarsi per superare la piccola crisi che sembra bloccarti, per arrivare al ‘secondo fiato’: che ovviamente arriva solo dopo qualche minuto di sofferenza. Quando l'allenatore dà lo stop senti il cuore che batte vertiginosamente, sembra che debba scoppiarti nel petto: devi riuscire a ricondurlo al suo ritmo normale in meno di due minuti; se non ci riesci è meglio che apri una tabaccheria o tenti di diventare Presidente del Consiglio: vuol dire che hai sbagliato mestiere...”.

A soli 17 anni Buckingham lo valuta pronto per debuttare in Prima squadra: accade il 15 novembre 1964 in Groningen-Ajax 1-3, gara in cui firma la prima rete della sua carriera. Il giorno dopo i giornali storpiano il suo nome. Presto sapranno come scriverlo correttamente: il giovane talento del Settore giovanile si ripete nella partita successiva, che termina con un sonoro 5-0 esterno ai rivali del PSV Eindhoven. 

È sbocciata una stella, e tutti se ne accorgeranno presto. Nel gennaio del 1965 l'Ajax è però vicino alla zona retrocessione e quando perde 4-9 nel klassieker contro gli storici rivali del Feyenoord, Vic Buckingham viene esonerato: il suo posto, dopo il pareggio nel derby di Amsterdam con il DWS, è preso da Rinus Michels, l'ex centravanti trentottenne dei lancieri e dell'Olanda cui Cruijff legherà molti dei suoi successi.

Michels rinnova i metodi di allenamento, lavorando a livello atletico più sull'intensità e sull'aerobico che sul fondo, come gli allenatori facevano prima. In campo introduce il concetto di spazio da occupare e da difendere, con ruoli che non sono fissi fra i componenti della squadra ma interscambiabili grazie al continuo movimento: nasce il 'Calcio totale', uno stile di gioco che esalta le qualità del giovane Johan. 

Johan Cruijff Stats GalleryGetty Images

Gioca indicativamente da mezzala offensiva, ma durante la partita si muove in tutte le posizioni fra centrocampo e attacco. Particolarmente abile nel dribbling, ne inventa anche uno tutto suo, il Cruijff turn, la Giravolta Cruijff. Dopo i 4 goal segnati il primo anno, già nel 1965/66 va in doppia cifra (16 reti) e tutti capiscono che l'Ajax con quel ragazzo che qualcuno chiamava 'Il Papero' per l'andatura particolare nella corsa a causa dei suoi piedi piatti, ha un futuro grandioso davanti a sé. 

Sul piano personale il 13 giugno 1967, al matrimonio del compagno di squadra Piet Keizer, conosce Diana Margaret "Danny" Coster, bellissima fotomodella figlia del ricco commerciante di diamanti Cor Coster. Fra Cruijff e Danny sarà amore a prima vista e i due si sposeranno il 2 dicembre 1968. Suo suocero diventerà invece il suo manager: Cruijff diventa il primo calciatore a curare la sua immagine dentro e fuori dal campo e a essere ricercato per campagne pubblicitarie.

L'Ajax vince 4 campionati olandesi in 5 anni e 4 Coppe dei Paesi Bassi. Cruijff, benché non sia un attaccante pure, segna tantissimo e nel 1966/67 vince anche la classifica cannonieri dell'Eredivisie con 33 goal. Il gioiello degli ajacidi è ribattezzato 'Il Profeta del goal', soprannome che meglio di tutti identificherà il suo modo di intendere il calcio. Il grande sogno della squadra di Amsterdam è però quello di vincere in Europa. Ci arriverà a tappe progressive.

Dopo aver eliminato a sorpresa il Liverpool qualche anno prima, con i Reds travolti 5-1 al De Meer nel match di andata, nel 1968/69 arriva in finale contro il Milan di Nereo Rocco e Gianni Rivera. I rossoneri al Bernabeu di Madrid vincono 4-1 con tripletta di Prati, ma tutti si rendono conto che i biancorossi stanno per aprire un nuovo ciclo nella storia del calcio. Gli anni migliori nella carriera di Cruijff a livello di risultati sono i primi anni Settanta, quelli della maturità calcistica, che vedono arrivare in Prima squadra il gruppo dei ragazzi delle giovanili: Haan, Mühren e Rep, cui si aggiunge Neeskens, prelevato dall'RC Heemstede.

Oltre ad altri due titoli e ad altre 2 Coppe Nazionali, l'Ajax vince infatti per 3 volte consecutive la Coppa dei Campioni: la prima con Michels in panchina nel 1971 battendo 2-0 il Panathinaikos di Puskas, le altre due sotto la guida del rumeno Stefan Kovacs, con i Lancieri capaci di infliggere due grandi dispiaceri all'Inter (2-0 a Rotterdam con doppietta di Cruijff che fa ammattire Oriali, schierato in marcatura su di lui) e alla Juventus (1-0 a Belgrado con rete di Rep).

Nel 1972 l'Ajax conquista anche la Coppa Intercontinentale battendo nella doppia finale gli argentini dell'Independiente. Cruijff riesce a firmare il provvisorio 1-0 nell'andata in Sudamerica, prima di essere abbattuto dagli avversari e costretto a lasciare il campo. Al ritorno Neeskens e Rep (doppietta) completano l'impresa e gli ajacidi si ritrovano sul tetto del Mondo.

A corollario dei trofei vinti con la squadra per il fuoriclasse Cruijff arrivano anche i premi personali: colui che Gianni Brera, con un altro appellativo, definiva 'Il Pelé Bianco', vince per due volte il Pallone d'Oro, nel 1971 e nel 1973, precedendo Mazzola e Zoff nelle votazioni di France Football. Nel 1971 è anche il primo calciatore a superare le 100 preferenze.

Ajax Johan Cruyff 1973

LE VITTORIE COL BARCELLONA E 'IL GOAL IMPOSSIBILE'

Nel 1972/73 Cruijff era stato votato per la prima volta come capitano dai suoi stessi compagni di squadra. La fascia non gli viene tuttavia confermata nell'estate del 1973: lo strappo è insanabile e l'orgoglio del campione lo porta a lasciare l'Ajax per giocare in Spagna. Non al Real Madrid, la squadra del 'Caudillo' Francisco Franco, e per questo del regime, a cui l'avevano segretamente ceduto i lancieri, ma al Barcellona, dove è approdato come allenatore il suo mentore Rinus Michels.

Johan punta i piedi e alla fine avrà ragione lui: ad agosto l'Ajax accetta di venderlo al club catalano per 3 milioni di fiorini, circa un miliardo di vecchie Lire. A causa tuttavia di problemi legati alla definizione dei dettagli del contratto, con la trattativa curata da Coster, Cruijff può debuttare nella Liga soltanto a fine ottobre 1973. L'esordio al Camp Nou lo vede imprimere subito la sua legge anche in blaugrana, segnando una doppietta nel 4-0 al Granada.

È la prima di 10 vittorie consecutive che consentono ai catalani, partiti molto male, di portarsi nelle posizioni di vertice della classifica. Cruijff continua a brillare per tutta la stagione: il 22 dicembre segna con una spettacolare rovesciata di tacco contro l'Atletico Madrid (2-1 per i blaugrana). È un goal bellissimo, che sarà ribattezzato 'Il goal impossibile' per l'estrema difficoltà di esecuzione. 

"Davanti a un goal così - commenterà il tecnico dei Colchoneros, Juan Carlos Lorenzo - non si discute, si applaude".

Il 16 febbraio 1974 è quindi protagonista del 5-0 nel Clasico contro il Real Madrid al Bernabeu. A fine anno saranno 16 i goal totali in 26 presenze (suo miglior rendimento stagionale nella Liga) e soprattutto il Barcellona vincerà il titolo spagnolo dopo 14 anni di digiuno. L'ultima volta era stato ai tempi di Helenio Herrera e di Luís Suarez.

Il 1974/75 si conclude con i catalani terzi. La situazione peggiora l'anno seguente, quando Michels lascia la squadra e in panchina approda Hennes Weisweiler, tecnico tedesco che entra subito in collusione con il fuoriclasse, che viene considerato da lui un giocatore come gli altri. Michels tornerà ancora una volta, tuttavia non sarà più la stessa cosa.

In Spagna il campione olandese vince comunque anche una Copa del Rey nella stagione 1977/78, ma sarà il suo modo di dire arrivederci alla seconda grande squadra della sua carriera. Dopo 86 reti totali in 227 presenze, infatti, 'Il Profeta del goal' a 31 anni annuncia per la prima volta il ritiro dal calcio giocato. 

FC Barcelona Johan Cruijff 27111977Getty Images

ARANCIA MECCANICA

I successi a livello di club Cruijff vorrebbe ripeterli anche con la sua Nazionale, l'Olanda, che fino a quel momento non aveva ancora vinto nulla a livello internazionale. Cruijff e i ragazzi dell'Ajax la porteranno a un passo dall'impresa. Johan debutta in amichevole nel 1967 contro l'Ungheria, diventando presto il leader incontrastato della squadra. Nel suo anno migliore in assoluto, il 1973/74, è atteso da protagonista ai Mondiali che si giocano in Germania Occidentale.

Trascinata la squadra nelle Qualificazioni, il numero 14 non delude le attese in terra tedesca. L'Olanda, guidata da Rinus Michels come Ct., gioca un calcio spettacolare. La qualità tecnica dei giocatori è altissima e tutti sono in grado di giocare in più ruoli e di muoversi in campo a un ritmo frenetico. Lo stesso portiere titolare, Jan Jongbloed, è scelto per la sua abilità nel giocare la palla con i piedi. 

Superato agevolmente il Primo turno, nel girone del Secondo turno Cruijff sale in cattedra: con una doppietta stende l'Argentina e trascina la squadra alla vittoria per 2-0 contro i campioni del Mondo in carica del Brasile, cui segna anche uno spettacolare goal in spaccata. Tutti definiscono quella squadra 'Arancia meccanica', mutando il nome dal celebre film di Stanley Kubrick.

La finalissima è contro Franz Beckenbauer e la Germania Ovest padrona di casa. L'avvio è un qualcosa di mai visto: 16 passaggi consecutivi senza che i tedeschi riescano a entrare in possesso del pallone, accelerazione di Cruijff in area e fallo di Vogts, che lo stende.

È rigore, che Neeskens trasforma. La germania però pareggia al 25' con Breitner su rigore e al 43', prima della fine del primo tempo, si porta in vantaggio con una girata vincente di Gerd Müller. L'Olanda che aveva dominato il Mondiale non riesce più a ritrovarsi, i tedeschi tengono botta e alla fine sollevano al cielo il trofeo. Per Cruijff sarà la delusione più grande della sua carriera. A parziale consolazione a fine 1974 riceverà il 3° Pallone d'Oro della sua carriera precedendo proprio il suo rivale Beckenbauer.

Johan Cryuff Netherlands Argentina 1974 World Cup QuarterfinalAFP

'Il Profeta del goal' chiuderà l'avventura con la Nazionale nel 1977, con un bilancio ragguardevole di 33 goal in 48 presenze, ma senza titoli. Anche gli Europei del 1976, in cui l'Olanda parte favorita, vedranno gli Arancioni estromessi in semifinale dalla Cecoslovacchia di Panenka, capace di imporsi 3-1 ai tempi supplementari sui vice-campioni del Mondo.

Cruijff è deluso e il suo carattere forte e perfezionista lo porta ad entrare in conflitto con alcuni compagni di squadra. Le motivazioni non sono più le stesse di qualche anno prima, ed ecco perché nel 1978 decide di non partecipare alla spedizione dei Mondiali argentini. Nessun gesto di opposizione al regime di Videla, che pure non gli andava a genio, ma una decisione maturata dopo un grave fatto che ha riguardato la sua famiglia, un tentativo di rapimento fortunatamente fallito.

"Qualche mese prima subii un tentativo di rapimento che cambiò per sempre la mia visione della vita, - svelerà anni dopo ad una radio catalana - e del ruolo che in essa ha il calcio. Qualcuno mi puntò un fucile alla testa, legò me e mia moglie, davanti ai nostri tre bambini, nella nostra casa di Barcellona. Dopo quell'episodio i miei figli andavano a scuola accompagnati dalla polizia. Dei poliziotti dormirono nella nostra casa per tre o quattro mesi. Io stesso andavo alle partite con le guardie del corpo. Queste cose cambiano il tuo punto di vista su molte cose. Ci sono momenti in cui altri valori prendono il sopravvento. Volevamo mettere fine a quella situazione, fare una vita diversa. Pensai fosse venuto il momento di lasciare il calcio e per questo decisi di non giocare ai mondiali in Argentina".

STATI UNITI, OLANDA E... MILAN

Salutato il Barcellona nel 1978, Cruijff comunque ci ripensa: non si ritira ma, grazie al solito suocero, va a giocare nella NASL, l'antenato della MLS, negli Stati Uniti. Inizialmente disputa due amichevoli con i New York Cosmos, ma la città non gli piace e si trasferisce ai Los Angeles Aztecs, per poi indossare la maglia dei Washington Diplomats. Nel 1979 è anche premiato come miglior giocatore del campionato.

L'esilio dorato tuttavia non lo soddisfa: il n°14 è ancora in grado di fare la differenza in Europa. Nel 1981 indossa la maglia del Milan nel Mundialito Club nella partita contro il Feyenoord, tuttavia è reduce da un'operazione agli adduttori della gamba sinistra fatta sole tre settimane prima e non riesce a brillare.

Serve comunque un assist ad Antonelli, prima di lasciare il campo dopo 45 minuti. Il passaggio ai rossoneri, neopromossi in Serie A, non si concretizza. Fa poi una breve esperienza con il Levante, nella Seconda Divisione spagnola. Ma anche in questo caso l'esperienza è dimenticabile (2 goal in 10 presenze).

Johan Cruijff Milan Mundialito Club 1981Wikipedia

Decide allora di ritornare dove tutto era iniziato, ovvero all'Ajax. Gioca due stagioni, vincendo altre due volte l'Eredivisie (8 i titoli totali in carriera) e un'altra volta la Coppa d'Olanda (5 successi complessivi). Qui conosce 2 talenti emergenti: si chiamano Frank Rijkaard e Marco Van Basten. Quest'ultimo debutta in Prima squadra proprio prendendo il posto del suo idolo.

Il futuro attaccante del Milan non scorderà mai il suo primo incontro con il campione.

"All’improvviso me lo sono ritrovato lì, sul campo di allenamento, un martedì sera. - racconta l'attaccante nella sua autobiografia, 'Fragile' - Johan Cruijff. Aveva chiesto a Hassie van Wijk se poteva unirsi a noi, alla seconda squadra, alla C come si chiamava allora. Il grande Johan Cruijff. Era una sorta di divinità per me, il mio modello assoluto. Avevo un rispetto illimitato per quell’uomo. Quando giocavamo a pallone per strada, io ero sempre Johan e adesso, all’improvviso, ero lì con lui sul campo. Voleva tornare in forma dopo un infortunio all’inguine e Hassie, naturalmente, era contento che Cruijff l’avesse chiesto a lui. Ricordo molto bene quella primissima volta. A un certo punto abbiamo fatto una partitella, due contro due. Lui e Silooy contro di me e John van’t Schip".

Nel 1983 l'Ajax vara però la linea verde, puntando tutto sui giovani talenti. Il grande campione si sente messo in disparte e decide di punire la società di Amsterdam con un clamoroso trasferimento ai rivali del Feyenoord. Qui gioca in squadra con un altro talento emergente, un certo Ruud Gullit, e vince uno storico Double, campionato olandese più Coppa d'Olanda, impiegato spesso nell'inedito ruolo di libero.

"Quando è arrivato al Feyenoord aveva 36 anni. - ricorderà Ruud nel suo libro  'Non guardare la palla' - E quando ci allenavamo insieme non riuscivo mai a togliergli la palla. Ci sono stati momenti in cui ho pensato: 'È così forte a 36 anni, immagina quanto deve esserlo stato a 24' ".

A 37 anni, nel 1984, Cruijff decide, stavolta definitivamente, di ritirarsi dal calcio giocato.

Johan Cruijff Feyenoord - Ajax 02261984ProShots

MAESTRO DI CALCIO

Grande in campo e grande in panchina. È questa una delle particolarità di Johan Cruijff, che rispetto a tanti altri campioni, dimostrerà di saperci fare eccome anche nei panni di allenatore. Ricuciti i rapporti con l'Ajax, comincia allenando i Lancieri già nel 1985/86, quando ancora non è in possesso del regolare patentino.

Vince due Coppe d'Olanda consecutive, nel 1986 e nel 1987, e il secondo anno conquista anche la Coppa delle Coppe: in finale un goal di Marco Van Basten piega la resistenza dei tedeschi dell'Est della Lokomotive Lipsia.

"La qualità senza risultati è inutile. I risultati senza qualità sono noiosi", ama ripetere ai suoi giocatori.

È soltanto l'inizio di una carriera da allenatore luminosa e ricca di soddisfazioni: Cruijff lascia l'Ajax nel gennaio del 1988 per approdare alla guida del Barcellona. Ricostruisce totalmente la squadra, gettando le basi di quello che diventerà il 'Dream Team' blaugrana. È lui ad acquistare fra gli altri Bakero, Begiristain, Julio Salinas, Ronald Koeman, Michael Laudrup, il bulgaro Hristo Stoichkov e il brasiliano Romario. A questi aggiunge la promozione dalle Giovanili di giocatori come Pep Guardiola e Amor.

Johan Cruijff Barcelona coachGetty Images

Quella squadra, che lui fa giocare con un calcio dinamico e spettacolare, conforme alle sue idee, ottiene grandi successi: 4 Campionati spagnoli, una Copa del Rey, 3 Supercoppe di Spagna, e soprattutto una Coppa delle Coppe nel 1989 e una Coppa dei Campioni (vinta battendo in finale la Sampdoria) e una Supercoppa europea nel 1992. 

A segnare la fine del ciclo vincente dei catalani è la sconfitta di Atene nel 1994 contro il Milan di Capello.

"Il Milan non è niente di speciale. - disse in quell'occasione il tecnico olandese - basa il suo gioco sulla difesa, noi sull’attacco. Loro hanno speso 30 miliardi per Desailly, noi per Romario".

Le stelle del Barcellona sottovalutano l'avversario e vengono punite con un sonoro 4-0. Johan resta comunque sulla panchina dei catalani fino al 1996, quando conclude la sua seconda vita da allenatore anche a causa di gravi problemi di salute.

C'è però una coda: nel 2009 Cruijff torna in panchina come Ct. della Catalogna. La conduce in amichevole a un successo per 4-2 sull'Argentina di Messi, e mantiene la carica fino al 2013, ritirandosi definitivamente dalle scene nel 2013 dopo un pareggio con la Nigeria.

Ajax - PEC Zwolle - Johan CruijffPROSHOTS

LA MORTE E IL RICORDO

I primi problemi di salute insorgono per Cruijff negli anni Novanta, quando il vizio del fumo gli provoca diversi infarti. Nel 1991 rischia persino di morire ed è operato d'urgenza per l'installazione di due by-pass. L'intervento, non semplice, dura due ore e mezza.

Smesso di fumare, torna a star bene e svolge il ruolo di consigliere prima per il presidente del Barcellona Joan Laporta, poi, negli anni Duemiladieci, di dirigente prima e consigliere poi per l'Ajax, occupandosi del rinnovo dei quadri dirigenziali e del rilancio della società. Per un biennio è anche Direttore generale dei messicani del Chivas Guadalajara.

"Nella mia vita ho avuto solo due vizi, - dirà in una celebre campagna antifumo - uno, il calcio, mi ha dato tutto, l'altro, il fumo, stava per togliermelo".

Dalla moglie Danny ha tre figli: due femmine, Chantal e Susila, e un maschio, Jordi, che intraprenderà la carriera da calciatore e avrà anche modo di allenare nella sua esperienza al Barcellona. Anche suo nipote Jessua Andrea, figlio di Chantal e del portiere Angoy, fa il calciatore.

Il 22 ottobre 2015 il campione annuncia di avere un tumore polmonare. La notizia colpisce tutto il Mondo del calcio. Johan combatte come faceva in campo, ma cinque mesi dopo, il 24 marzo 2016, se ne va per sempre all'età di 68 anni.

L'Ajax decide di intestare a lui il nuovo stadio, che diventa Johan Cruijff Arena, mentre il Barcellona fa costruire una statua fuori dal Camp Nou e mantiene vivo il suo ricordo con periodiche iniziative di marketing dedicate al grande campione.

Johan Cruijff Marco van BastenPROSHOTS

IL NUMERO 14, JULIAN ROSS E IL CRUIJFF PENSIERO

Nella sua carriera da calciatore, Johan, ha segnato 402 goal in 716 partite ufficiali fra club e Nazionale, facendo entusiasmare e appassionare tanti tifosi. Fra le curiosità legate alla sua figura c'è sicuramente quella relativa al numero di maglia. L'iconografia classica abbina infatti Cruijff al numero 14, quello che maggiormente ha indossato in carriera. Ma non è sempre stato così. 

Nei primi 6 anni di carriera da calciatore professionista con l'Ajax, infatti, Johan ha quasi sempre portato la maglia numero 9, in tempi in cui le squadre avevano la classica numerazione dall'1 all'11.

La svolta è casuale e arriva nell'ottobre del 1970. La versione più attendibile è quella raccontata da Mühren: lui non trova la 7 che abitualmente indossa e Johan gli cede la sua 9, pescando a caso dal cesto dalla catasta delle casacche libere: esce la 14, Cruijff quel giorno gioca una grande partita e non la abbandonerà più finché potrà portarla.

C'è però una seconda versione, che è quella sostenuta da Johan: l'Ajax nel campionato 1970/71 avrebbe deciso di adottare una numerazione personalizzata, come si usa oggi, ma Cruijff a inizio anno, quando erano stati distribuiti i numeri, era infortunato. Al suo rientro si sarebbe dovuto accontentare dell'unico numero disponibile, appunto il 14.

Comunque siano andate le cose, da quel momento Cruijff diventerà il numero 14 per antonomasia. Giocherà con quel numero nell'Ajax e in Nazionale. Non al Barcellona, dove la Federazione, fedele alla rigidità del regime di Franco, non consentiva di adottare numeri personalizzati. Per questo con i blaugrana Cruijff giocherà con il numero 9. Nell'ultima esperienza con il Feyenoord, infine, avrà un inedito numero 10.

A lui è ispirato inoltre, come rivelato dal fumettista Yoichi Takahashi, il personaggio di Julian Ross, nel manga giapponese Capitan Tsubasa, in italiano 'Holly e Benji'. Come lui porta i capelli lunghi e il numero 14, ha un talento purissimo, una profonda conoscenza della tattica ed è cardiopatico.

Del suo modo di concepire il calcio restano i suoi libri e i suoi celebri aforismi.

"I giocatori di oggi sanno solo calciare di collo. - afferma in uno dei più celebri - Io sapevo calciare con l’interno, col collo e con l’esterno. In altre parole, ero sei volte più forte dei giocatori di oggi”.

Tanto che Cruijff stesso dirà: "In un certo senso, forse, sono immortale". Ancora una volta aveva ragione lui.

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