2019-12-20 2001 Roy Keane Alf Inge Haland HaalandGetty Images

Il grave infortunio del padre di Haaland: il fallaccio di Roy Keane nel derby di Manchester

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La filmografia mondiale è ripiena di titoli di vendetta. Quasi tutti relativi ad un assassinio, ad un grave torto famigliare subito. Pellicole drammatiche, con la volontà di vendicarsi che logora fino in fondo, rendendo ciechi. Forse aveva visto troppi film, Roy Keane, autore del più famoso e assurdo occhio per occhio nella storia del calcio andato oltre. Ai danni di Alf-Inge Haaland. L'altro Haaland, unico fino agli ultimi anni, quando il figlio Erling - trasferitosi proprio al Manchester City dove giocò suo papà - è diventato il nuovo messia del calcio, dei giovani, dei grandi, dei frantumatori di record.

I 2000 hanno incominciato a capirlo, i 2010 forse no. La verità è che quando sono venuti alla luce, il City non era il City. Una nuova potenza, lontana anni luce dai rivali cittadini del Manchester United, Diavoli Rossi contro Citizens preoccupati di sbarcare il lunario dei risultati sportivi. Ci arriveremo dopo. In quello scenario degli ultimi anni del vecchio millennio, si gioca il derby che cambierà la vita di Alf-Inge Haaland e la percezione su Roy Keane, ultimo degli hooligans in campo, martello e falce insieme.

Irlandese duro e puro, come quelli che vengono descritti nella letteratura e nel cinema (sì, nominiamo per forza di cose nuovamente la settima arte), Keane è l'emblema della forza del Manchester United a centrocampo. Ci sono i precisi pittori che disegnano calcio, ma anche i buttafuori che tengono lontani i non paganti alla festa di Ferguson.

Il 1997/1998 è un anno clou per milioni di appassionati del calcio, pregno di eventi indimenticabili nel bene e nel male. Il contatto Iuliano-Ronaldo e il primo Mondiale della Francia sono solo due dei centinaia di esempi. E' anche la stagione in cui Haaland e Keane iniziarono il duello. Un duello che nascerà in area, nel match tra Manchester United e Leeds, fino a spostarsi nella mente dell'irlandese, nelle sue memorie. Nella leggenda di ciò che un momento può rappresentare, un triste desiderio di vendetta andato oltre.

Settembre 1997, Leeds, Elland Road. L'autunno inglese è appena iniziato, è una giornata fresca, per il nono turno di Premier League. Secondo tempo. I padroni di casa sono in vantaggio a sorpresa grazie a Wetherall, Manchester United tutto in avanti per provare a rimontare. Azione sulla fascia, Phil Neville per Irwin, che prova l'imbucata per Keane. L'irlandese è contrastato dallo stesso Wetherall e da Haaland, che con uno scatto decisivo riesce a fermare l'avversario appena entrato in area. Keane si accascia, Haaland preso dalla foga del momento e dal suo temperamento da roccia norvegese, va a dirne quattro al giocatore di Ferguson, fermato dal proprio portiere Martyn. E' l'inizio della fine.

Haaland Keane

Haaland crede che Keane stia recitando dopo il contatto, gli dice di rialzarsi, di non fingere. I due si sono beccati per tutta la gara, hanno incrociato i tacchetti nel cerchio di centrocampo. Non lo faranno più per quattro anni, un periodo in cui il giocatore del Manchester United riuscirà a vincere la Champions League e i maggiori trofei inglesi. Gli mancherà sempre qualcosa, quel qualcosa. Quell'affronto subito, il nome di Haaland.

Nel settembre 1997, infatti, Keane rimedierà la rottura dei legamenti, con conseguente addio alla stagione. Non proprio un k.o da poco, visto che il classe 1971, cittadino di Cork e non di Sua Maestà, uscirà in barella, per poi riprendersi come una furia in estate, preparandosi ad un 98/99 mai più cosi magico. Il Treble da protagonista, con Champions, Premier e FA Cup. Un sogno. Con quell'incubo a rovinargli le notti.

Keane non riesce a dimenticare Haaland, aspetta di confrontarsi con lui. Rispetto a quanto viene narrato, in realtà i due si sfideranno nel novembre 1998 e nel novembre 2000, ma il giocatore del Manchester United non sente di vendicarsi, o forse è consapevole di dover saltare troppe gare in caso di una scenata, o semplicemente usa il buon senso. Forse aspetta il momento più assurdo.

  • Maggio 1998, Manchester United-Leeds: Haaland in campo, Roy Keane infortunato
  • Novembre 1998, Manchester United-Leeds: entrambi in campo, nessuno scontro da rosso
  • Aprile 1999, Leeds-Manchester United: Keane in campo, Haaland con la Nazionale
  • Agosto 1999, Manchester United-Leeds: Keane in campo, Haaland in panchina
  • Febbraio 2000, Leeds-Manchester United: Keane in campo, Haaland in panchina
  • Novembre 2000, Manchester City-Manchester United: entrambi in campo, nessuno scontro da rosso
2019-12-20 2001 Roy Keane Alf Inge Haland Haaland

Aprile 2001, Manchester, Old Trafford. Derby, Haaland ora gioca con i Citizens. Secondo tempo, primavera ancora piuttosto fredda. Una doccia gelata per Haaland, un episodio che segnerà la vita di Keane e nel lungo periodo chiuderà carriera del giocatore norvegese. Definire quello dell'irlandese intervento a gamba tesa  sarebbe un eufemismo. Non si sa perchè Keane avrà quel momento. Forse ha pensato alla vendetta e forse no, ma dopo essersi preso il cartellino rosso andrà a dire qualcosa al collega dolorante a terra prima di lasciare il campo.

L'anno dopo, nella sua autobiografia, i dubbi vengono dissipati:

"Avevo aspettato abbastanza. L’ho colpito dannatamente forte. La palla era là (credo). Beccati questo stronzo. E non provare mai più a ghignarmi in faccia che sto simulando un infortunio".

Non un intervento attuo ad infortunare Haaland, ma a colpirlo duramente, specificatamente pensato come vendetta, con caos mediatico, con dichiarazioni di rabbia e di denunce da parte del giocatore norvegese. Una schiettezza che sconvolge un calcio inglese verso la fine del tunnel hooligans, in un mondo di comportamenti fuori dalla sportività. Il centrocampista del City giocherà una gara, ma il dolore sarà troppo forte. Giocherà tre gare l'anno successivo dopo mesi di stop, ma ormai la gamba è andata. Diagnosi: carriera finita. La punizione: cinque gare di stop e 200.000 euro di multa.

Anni dopo Keane proverà a specificare. Sì, voleva colpire duramente Haaland. No, non voleva essere colui che ha spezzato la sua carriera. Ma a lungo andare quell'intervento ha causato lo stop, anche se non unicamente. La vendetta ha logorato Roy, come nel più classico dei film, andando oltre, rendendolo un villain da fumetto.

Lasciamo la parola a Keane:

"Mi ha fatto del male l'idea che mi fossi quasi vantato di aver ferito deliberatamente un giocatore, nella speranza di vendere qualche libro in più. Ma volevo colpirlo, mi ha fatto incazzare. Volevo fargli male, non me ne pento. Ma non desideravo infortunarlo così. Era azione, era calcio, e cane mangia cane. L'ho affrontato altre volte, perchè avrei dovuto aspettare anni? Per anni ho pensato lo colpirò, lo colpirò? No. Era nella mia mente? Certo. Come pensavo di colpire Shearer, Vieira, Batty, Lee. Ho preso a calci molti giocatori e conosco la differenza tra infortunare qualcuno e infortunare qualcuno".

Keane si vantò di aver colpito duramente Haaland nel suo libro, ma nelle interviste di qualche anno dopo tirò leggermente indietro la gamba (...), spiegandosi meglio. Di certo, l'avversario non era proprio suo amico. O un suo collega da stimare. Lo definiva così:

"Ripensandoci ora, sono deluso dagli altri giocatori del Manchester City. Non sono entrati per difendere il loro compagno di squadra. So che se qualcuno lo avesse fatto a un giocatore dello United, sarei stato lì. Probabilmente anche loro pensavano che fosse un coglione".

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