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Addio a Sven-Goran Eriksson, l'allenatore gentiluomo e giramondo: innamorato del calcio e della vita, ha fatto la storia della Lazio

Occhi di ghiaccio. Eleganza, accento nordico e quella sensibilità che da sempre è stata un tratto distintivo di un uomo che ha saputo farsi apprezzare ovunque, per le qualità professionali e per quelle umane. Un uomo gentile e onesto, dai toni pacati, simbolo di calma, educazione e rispetto.

Il calcio piange la scomparsa di Sven-Goran Eriksson, l’allenatore gentiluomo.

L’ex tecnico di Roma, Fiorentina, Sampdoria e Lazio se n’è andato oggi all’età di 76 anni, dopo una lunga battaglia con il tumore al pancreas.

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Lo svedese ha combattuto fino alla fine, a testa alta, sfidando il proprio destino senza cedere mai allo sconforto.

Qualche mese fa aveva annunciato di aver scoperto la malattia attraverso un messaggio toccante. Poi il tour d'addio: Sven-Goran Eriksson è stato sommerso dall’affetto dei suoi vecchi tifosi - e non solo -, che non l’hanno mai dimenticato.

Lacrime mischiate a ricordi in un turbinio di emozioni. Lo svedese ci ha tenuto fino all’ultimo a lanciare messaggi positivi, con il 'savoir-faire' che lo ha sempre contraddistinto: mai sopra le righe ma sempre capace di arrivare al cuore delle persone.

Se ne va un uomo che ha fatto la storia della Lazio e del calcio italiano, ma non solo, e che è riuscito nell’impresa di farsi apprezzare in ognuna delle piazze in cui ha allenato, indipendentemente dal risultato sportivo acquisito, per quella sua personalità unica e inconfondibile.