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Josè Luis Vidigal NapoliGetty Images

Vidigal, dal Portogallo con furore: sosta a Napoli, Udine e Livorno

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Voliamo per un attimo nei Paesi Bassi, in Belgio e Olanda, e portiamo indietro il nastro di oltre 20 anni. Lì si gioca Euro 2000, l'Italia ci fa sognare sfiorando un trionfo sfumato solo ai supplementari per mano di Trezeguet (un golden goal, per noi, deprimente), ma nel frattempo c'è chi dal torneo trae indicazioni preziose in chiave mercato. Chi? Il Napoli, che si innamora di José Luis Vidigal.

Totti e Del Piero non c'entrano, Vidigal è portoghese (di origini angolane) e si rende protagonista di un Europeo super al fianco di Figo e Rui Costa, portando i lusitani fino alla semifinale persa proprio con la Francia, la nostra giustiziera. Quattro partite su cinque nel cuore del centrocampo e scintilla scoccata: Corbelli e Ferlaino confezionano il colpo, dieci miliardi delle vecchie lire versate nelle casse dello Sporting (da cui viene preso in prestito anche il difensore argentino Facundo Quiroga), Vidigal diventa figlio di Partenope. Lui che viene da una famiglia nata col pallone sotto al braccio, formata da cinque fratelli tutti calciatori (Lito, poi, anche allenatore).

Luis VidigalGetty

Il Napoli è appena tornato in Serie A, il tandem presidenziale al timone del club vuole far sognare: mediana blindata con un nazionale, tra i migliori di Euro 2000 in una squadra finita al quarto posto. Meglio di così! Vidigal in azzurro diventa realtà, il portoghese saluta Lisbona portandosi in valigia un campionato e una supercoppa appena vinti, per macinare chilometri sullo stesso prato calpestato da Diego e contribuire al rilancio del Napoli.

José è un centrocampista fisico, più che dai piedi buoni di quantità, che lì in mezzo si fa sentire: sostanza, doti da incursore e tanto tanto dinamismo, seppur a discapito di una scarsa velocità che non lo rende di certo un fulmine. Per chi arriva dalla B, almeno sulla carta, parliamo di un gran bel colpo.

"Ferlaino mi vide giocare nella semifinale dell’Europeo contro la Francia - racconta Vidigal a 'Il Mattino' - Dopo qualche giorno lo Sporting ricevette l’offerta ufficiale e io non ci pensai su due volte".

"Chi ama il calcio conosce per forza Napoli e il Napoli, un club top in Europa che vanta anche una tifoseria caldissima. Rui Costa, mio compagno in nazionale, mi diceva sempre che tutti coloro che mettono piede a Fuorigrotta in qualità di rivali sognano di giocarci prima o poi. E io ho avuto questa fortuna".

Peccato che il Napoli e Vidigal non facciano i conti con un avvio di stagione 'horror', contraddistinto da sconfitte, dall'esonero di Zeman e - soprattutto - dal grave infortunio patito dal ragazzo. In Olanda i partenopei lo hanno ammirato, contro l'Olanda José va ko: lesione al ginocchio in un match tra il suo Portogallo e gli Oranje e stagione compromessa ancor prima di entrare nel vivo (le presenze totali sotto il Vesuvio del 2000/2001 risulteranno appena cinque).

Josè Luis Vidigal Alessio Tacchinardi Napoli Juventus 2000Getty

Siamo solo a ottobre, dunque potete immaginare: le grandi attese si trasformano in un calvario, perchè il Napoli fatica tremendamente e alla fine retrocede. Vidigal, che nel frattempo si è fatto in quattro per guarire e rimettersi in forma, però non molla: dai palcoscenici internazionali alla B? Non gli importa, rimane in azzurro.

Un gladiatore del centrocampo come lui, d'altronde, non può peccare in grinta e carattere: maglia sempre sudata su campi e in stadi a cui si era disabituato, seppur lontano dalla condizione che lo ha reso tra i profili più interessanti della kermesse dei Paesi Bassi.

"La retrocessione in Serie B mi allontanò anche dalla Nazionale. Ma io ho difeso la maglia del Napoli per quattro anni e non me ne pento. Anzi. In quegli anni mi sono immerso totalmente nello spirito della città e oggi mi sento un po’ napoletano dentro".

La tormentata storia d'amore tra Vidigal e gli azzurri si conclude nell'estate del 2004, la stessa che certifica il fallimento della Società Sportiva Calcio Napoli prima che Aurelio De Laurentiis ridesse vita e speranza ai tifosi. I calciatori si svincolano e lo fa anche Vidigal, che da parametro zero sceglie di rimanere in Italia, firma col Livorno di Spinelli e ritrova la Serie A dopo averla potuta soltanto assaggiare.

Josè Luis Vidigal Ricardo Kakà Livorno Milan 2005Getty

In terra labronica arriva nel picco più alto della storia amaranto, quella in cui capitan Lucarelli segna a bizzeffe e la squadra mette le basi per un clamoroso approdo in Europa. Vidigal dal canto suo sembra essere un altro, le gambe finalmente girano a dovere e a 31 anni la chance di Livorno gli fornisce la spinta per dire ancora la sua ad alti livelli. Non è un caso se, al termine del 2004/2005, il portoghese - che comunque non riuscirà più a tornare nel giro della Nazionale - riceve la chiamata dell'Udinese.

Per Vidigal si tratta di una porta impossibile da lasciar chiusa, perché i friulani si sono guadagnati la possibilità di giocare la Champions League e hanno pensato a lui per puntellare la mediana. Come fai a dire no, dopo annate così difficili?

Il calcio si sa, è strano, tant'è che mette José davanti allo Sporting: la squadra con cui è esploso diventa l'ostacolo - superato brillantemente - dell'Udinese per volare ai gironi di Champions. Una gioia agrodolce per Vidigal, che a Lisbona ci ha lasciato un pezzo di cuore.

Il lavoro però è lavoro e la Champions diventa un proscenio reale, da toccare con mano, dove i bianconeri e il mediano porto-angolano si regalano un sogno. Purtroppo un sogno durato pochi mesi, perché l'Udinese non riuscirà a staccare il 'pass' per gli ottavi ma potrà dire di aver sfidato due volte il Barcellona di Eto'o, Iniesta, Messi, Puyol, Ronaldinho e Xavi. Proprio contro i blaugrana Vidigal vive favola e delusione insieme, perché si fa espellere per doppio giallo al Camp Nou nell'1-4 incassato dall'allora squadra allenata da Serse Cosmi.

Josè Luis Vidigal Barcelona Udinese 2005Getty

A bocce ferma Vidigal e l'Udinese si salutano, mettendo il punto a una liaison di appena un anno: il lusitano torna a Livorno dove partecipa alla prima storica avventura in Coppa UEFA del club, offrendo a società e compagni tutto il proprio bagaglio di esperienza internazionale. La carta d'identità però comincia a farsi sentire, tanto da rendere meno brillanti le prestazioni del centrocampista nell'avventura-bis amaranto (i toscani, nel 2007/2008, chiudono ultimi in classifica e retrocedono in cadetteria).

Gli spazi si riducono e così, dopo 8 anni nel Bel Paese, José decide che è giunto il momento di rientrare a casa. L'ultimo slot della carriera se lo gioca con l'Estrela Amadora, in Primeira Liga, dicendo basta col prato verde nell'estate 2009. A 36 primavere.

Vidigal è poi diventato capo degli osservatori allo Sporting, uno step che chiude un cerchio apertosi con gli scarpini ai piedi proprio in biancoverde. Un cerchio che lo ha portato in Italia, dove tra Napoli, Livorno e Udine i ricordi più dolci lo legano senza dubbio ai 48 mesi trascorsi in Campania.

"La gente, il calore del popolo, quello che si vive attorno a questo sport - le sue parole concesse in un'intervista a 'CalcioNapoli24' - Tutti, per capire cosa sia il vero calcio, dovrebbero giocare almeno un anno nel Napoli".

"Sono stato felicissimo di averne fatto parte, non lo dimenticherò mai: i miei figli me ne parlano sempre, magari non appena termineranno le restrizioni legate alla pandemia e la situazione migliorerà ci torneremo".

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