Il futuro è ancora tutto da scrivere. Dalle voci che coinvolgono l’Inter, passando per le sirene inglesi e spagnole. Oggi, però, non è il giorno giusto per affrontare questo tema. Ultimi metri e poi tra Paulo Dybala e la Juventus sarà addio. Con lo Stadium, questa sera, chiamato a dedicare il giusto tributo alla Joya.
Da una parte la Lazio. Dall’altra le emozioni. Difficile, soprattutto per una squadra alle prese con una stagione ormai finita, pensare al rettangolo di gioco. Sì, perché i titoli di coda si apprestano ad abbracciare colui che, segnando a Genova, ha saputo eguagliare un certo Roberto Baggio nella storia dei marcatori della Juventus: 115 centri in 7 stagioni.
Alti e bassi, indubitabilmente, ma sempre da protagonista. Insomma, Dybala saluta dalla porta principale. La stessa che gli è stata indicata dai dirigenti della Juve che, dopo un’attenta analisi a tutto tondo, hanno deciso di effettuare un deciso passo indietro. Accettando, così, di perdere il fu Picciriddu a parametro zero.
E se dovesse finire a sfoggiare tinte nerazzurre? Beh, farebbe parte del gioco. Di certo, dal canto suo, Paulo non ha mai fatto mancare dedizione e professionalità. Tanto da ottenere, in occasione dell’ultimo scudetto vinto dalla Juventus, lo scettro di MVP. Altri tempi, altra Juve. Che, ora, deve ripartire. E, soprattutto, intende investire in altri reparti.
Gli inizi con la casacca numero 21, il passaggio alla 10, i paragoni con i mostri sacri. Con il picco di rendimento trovato nel 2017. La data delle date: 11 aprile. Juventus-Barcellona 3-0, doppietta di Dybala in faccia al connazionale Messi. Una serata maestosa, che si è rivelata nel tempo anche un’arma a doppio taglio.
Amarcord. I momenti difficili, nelle ultime puntate, non sono mancati. Qualche infortunio di troppo, problemi di affidabilità atletica, assenze nei match indelebili. Eppure, nonostante ciò, l’argentino è il giocatore più prolifico della stagione juventina: 37 presenze caratterizzate da 15 goal e 6 assist.
Resta, inoltre, un palmarès di pregevole fattura: 5 scudetti, 4 Coppe Italia e 3 Supercoppe Italiane. Che rimarcano, così, un percorso di pregevole fattura. Senza grossi rimpianti, perché il calcio è questo e bisogna accettare le regole del gioco.
La vicenda sarebbe potuta finire meglio? Sì. Perdere un giocatore di tale caratura a costo zero non è mai bello, così come anche il calciatore non sembra aver gestito nel migliore una situazione spinosa diventata – con il trascorrere dei mesi – stucchevole.
Passato. Ora, l’ultimo ballo. Senza livore e frecciatine. Magari con un pizzico di delusione, di amarezza, a rimarcare come questa storia d’amore sia stata bella, intensa e sofferta. Va così.


