Giacca e pantaloni bianchi e lunghi capelli ricci che scendono fino a toccare le spalle. A vederlo da lontano lo si potrebbe tranquillamente scambiare per Brian May, il leggendario chitarrista dei Queen, ma osservando meglio la sua camminata, o meglio il suo ciondolare, mentre la sorella gli stringe forte la mano, ci si rende conto che in realtà quello che è appena atterrato all’aeroporto di Peretola non è una rockstar, bensì un ragazzo che non ha ancora compiuto diciannove anni. Non un ragazzo come tutti gli altri, perché ha un dono: gioca a pallone divinamente.
E’ il 30 aprile del 2008 quando a Firenze capiscono che è tutto vero. Per settimane si sono rincorse voci che vogliono la Fiorentina sulle tracce di Stevan Jovetic, ovvero di colui che allora è semplicemente considerato il più grande talento calcistico dell’intero panorama europeo.
Sognare, si dice di solito, non costa nulla, ma in ambito ‘pallonaro’ i sogni possono fare molto male. E’ per questo motivo che a Firenze nessuno si è fatto grosse illusioni. Sì perché ad ogni rumor che vuole il gioiello montenegrino vicino ai viola, corrisponde un sorriso, quasi un ghigno, di chi invece con certezza assoluta asserisce che quel talento è sì destinato a lasciare la Serbia e il suo Partizan, ma per volare a Madrid, dove ad attenderlo ci sarebbe stato il Real.
Nel corso di quel piovoso mercoledì fiorentino cambia invece tutto. Sono le telecamere di ‘Canale 10’ a pizzicare Jovetic con famiglia al seguito in città e a far esplodere l’entusiasmo nel senso più pieno del termine. Il ragazzo montenegrino non è volato in Italia per visitare la splendida Firenze, bensì per sistemare le ultime formalità che lo separano dall’essere un giocatore della Fiorentina.
Raccontare oggi la storia di Jovetic senza aggiungerci una decisa spruzzata di viola è impossibile, eppure quando nel 2008 approdò effettivamente in riva all’Arno, tutti parlarono di un colpo al limite dell’impossibile. Contestualizzando il tutto però, si capisce come quella Fiorentina riuscì a battere la concorrenza di Manchester United, Real Madrid e diversi altri top club europei.
La compagine gigliata, nella stagione precedente, aveva centrato uno straordinario quarto posto che si era tradotto in uno storico ritorno in Champions League. La famiglia Della Valle, decise allora di fare le cose in grande e di mettere a disposizione di Prandelli una squadra che nella massima competizione continentale non si sarebbe dovuta limitare a recitare il semplice ruolo di comparsa. Con Jovetic arrivarono quindi Vargas, Almiron, Felipe Melo e Alberto Gilardino, ovvero gli uomini che avrebbero dovuto garantire l’ultimo salto di qualità.
La campagna acquisti viola era stata quindi sensazionale, ma tra tutte le stelle arrivate in Toscana, a far sognare era proprio la più giovane e potenzialmente brillante: Jovetic appunto.
Di lui si raccontavano cose mirabolanti, tanto che in molti sognavano che potesse raccogliere quell’eredità che da anni attendeva un nuovo legittimo proprietario: quella di Roberto Baggio. Le movenze effettivamente erano in alcuni casi simili e le poche immagini che erano arrivate dalla Serbia avevano riportato alla mente di molti le magie del ‘Divin Codino’.
Grande artefice di quell’operazione strabiliante fu Pantaleo Corvino che proprio in colui che di lì a poco sarebbe per tutti semplicemente diventato JoJo, aveva visto il perno attorno al quale costruire un progetto che nelle sue intenzioni doveva essere molto ambizioso.
“Su Stevan c’erano tutte le più grandi d’Europa. E se dico tutte non esagero - ha raccontato a ‘La Nazione’ Fali Ramadani, l’agente di Jovetic - In particolare il Real si era fatto avanti con una proposta interessante, certamente ne parlammo con JoJo, ma lui rimase colpito dall’insistenza di Corvino che lo chiamava tutti i giorni, lo voleva assolutamente. Gli parlò di progetto e di sviluppo, mostrò un interesse che meritava rispetto e una verifica. Stevan fine decise di toccarlo con mano e io con lui. Partì avendo bene in mente che poteva puntare anche su altre soluzioni".
L’idea di Corvino è chiara: costruire una squadra chiamata sempre a proporre un gioco che poi in avanti sarebbe stato finalizzato da uno tra Mutu, Gilardino e Jovetic. Un tridente così erano in pochi a poterselo permettere.
Firenze sogna con i suoi nuovi beniamini, ma tra tutti ad avere più difficoltà in assoluto a mettersi in mostra sarà proprio il montenegrino. Inizialmente lo spazio a disposizione è poco e per il primo goal in viola, che arriverà solo su rigore, bisognerà attendere una partita con l’Atalanta dell’aprile 2009. Il calcio è una ‘bestia pericolosa’ e per tanti che sono pronti a scommettere sull’imminente esplosione del ragazzo, c’è anche chi parla di un’ennesima illusione caduta nel vuoto.
Jovetic in realtà riuscirà a meritarsi un suo posto nella storia della Fiorentina e lo farà non solo diventando il leader tecnico della squadra, ma anche caricandosela sulle spalle anche nel corso di annate più difficili. Nella stagione 2009/10 mostrerà al mondo di cosa è capace segnando due doppiette in Champions League contro Liverpool e Bayern Monaco, da lì in poi nessuno parlerà più di exploit, bensì di colpi da predestinato.
GettyQuando si presenta ai nastri di partenza dell’annata successiva, lo fa quindi sapendo che ad attenderlo ci saranno i mesi che gli assicureranno la definitiva consacrazione, ma il 4 agosto 2010 si ritrova costretto a fare i conti con il primo di una lunga serie di infortuni che daranno un senso inaspettato alla sua carriera.
La squadra viola è ancora in ritiro quando il club è costretto ad emettere un comunicato che si abbatte sui tifosi come la più gelata delle docce.
“Stevan Jovetic ha riportato una lesione al legamento crociato anteriore e al legamento collaterale esterno del ginocchio. E’ necessario un intervento chirurgico che verrà pianificato nei prossimi giorni. I tempi di ritorno all’attività agonistica completa sono previsti in 6/7 mesi”.
Il capro espiatorio viene individuato subito in Mario Bolatti, che per anni viene considerato colui che ha materialmente infortunato Jovetic con un fallo tanto inutile quanto duro in allenamento. A ‘scagionarlo’ sarà lo stesso JoJo.
“Bolatti non c’entra nulla con quello che è successo - ha ammesso in una diretta Instagram - Non mi ha nemmeno toccato, mi sono fatto male da solo facendo un movimento strano”.
Mihajlovic, che intanto è succeduto a Prandelli, e la Fiorentina si riscoprono privi del loro uomo di punta e lo stop si rivelerà anche ben più lungo del previsto: Jovetic salterà tutta la stagione 2010/11.
Quando tornerà in campo lo farà per dimostrare a tutti che la lunga assenza non ha cambiato le cose, in realtà però ad essere cambiata è la Fiorentina che, chiuso uno dei cicli più belli della sua storia recente, si ritroverà costretta a lottare nei bassifondi della classifica.
Jovetic si riscopre leader di una squadra con la quale le soddisfazioni da togliersi sono poche. Firenze ormai gli sta stretta e limitarsi ad andare in doppia cifra in campionato non può bastargli. Ora che l’infortunio è alle spalle sente che è arrivato il momento per lo step successivo, ma il presidente Andrea Della Valle lo ritiene incedibile e vede anzi in lui il futuro capitano di una ‘Viola’ pronta ad aprire un nuovo ciclo.
“Ho parlato con Stevan - dirà nell’estate del 2012 - e gli ho detto che per vari motivi per noi non è cedibile. Mi auguro che l’abbia capito. E’ ancora così giovane ed ha una lunga carriera davanti. Adesso è importante che resti a Firenze”.
Jovetic resta senza fare polemiche, ma intanto qualcosa si è rotto. La stagione 2012/13 è quella della rinascita di una Fiorentina che, messa nelle mani di Vincenzo Montella, non solo torna ad essere grande, ma lo fa proponendo il più bel gioco dell’intera Serie A. JoJo nei meccanismi dell’’Aeroplanino’ si esalta, segna come non mai e scopre in Ljajic una sorta di gemello in campo.
I due si trovano a meraviglia e disegnano calcio, ma le voci di un addio imminente non accennano ad attenuarsi e anche quello stesso popolo gigliato che l’aveva accolto sognante cinque anni prima, inizia a non poterne più.
Getty ImagesJovetic viene accostato ogni giorno ad una squadra diversa. Lo vogliono tutti, ma soprattutto la Juventus, tanto che inizia a venire spontaneo il gioco di parole: per la stampa e non solo diventa ‘Juvetic’.
La Fiorentina cerca di smentire ogni possibile trattativa, ma intanto fissa il prezzo del suo cartellino a 30 milioni. L’estate del 2013 si prospetta rovente e l’8 giugno è il giorno che coincide con il punto di rottura.
Jovetic rilascia a ‘La Gazzetta dello Sport’ un’intervista con la quale annuncia di fatto il suo addio.
“Sono alla Fiorentina dal 2008, cinque stagioni intensissime. Sento davvero di aver dato tutto, di non avere altro da offrire e trasmettere agli altri. Sono giovane e ambizioso, è normale che possa sentire il bisogno di misurarmi altrove. Non credo ci sia nulla di male nel desiderarlo, e non faccio come altri che fanno casino dietro e poi non si espongono. Firenze e i tifosi viola mi hanno sempre chiesto di metterci la faccia: eccola. Ho bisogno di stimoli altrove, ho bisogno di consacrarmi in un top club. La Fiorentina mi ha portato a partecipare in Europa, ora in Europa vorrei provare a vincere".
L’intervista non è autorizzata e le parole sono di quelle che fanno male. Il club non può far altro che multare il giocatore e cercare sul mercato il miglior offerente: poco più di un mese dopo, arriverà il comunicato che sancirà il passaggio del montenegrino al Manchester City (mentre la Juventus ‘ripiegherà’ su Tevez).
“Raggiunto l'accordo con il Manchester City Football Club per la cessione a titolo definitivo del calciatore Stevan Jovetic”.
Quella tra la Fiorentina e Jovetic è una storia che di fatto non si è mai conclusa. Quella che sembrava una frattura insanabile si è poi ricomposta nel corso degli anni, tanto che nel 2016 per un nulla il suo ritorno in viola non è diventato realtà.
“Abbiamo cercato di finalizzare questa idea - ha svelato Corvino a ‘La Repubblica’ - facendo di tutto ma senza voler fare favori a nessuno. All'ultimo momento l'Inter ci ha detto che per ordine della loro società non poteva essere ceduto".
Jovetic è rimasto legato alla Fiorentina e si è guadagnato l'affetto dei fiorentini. La storia ha poi detto che non è diventato ciò che tutti si aspettavano che diventasse, ovvero uno dei primi giocatori al mondo, ma questo soprattutto perché a frenarlo sono stati i tanti, troppi, infortuni patiti in carriera.
Di fatto il miglior Jovetic in assoluto è stato quello di Firenze, ma con il senno di poi è fin troppo facile parlare. Quando decise di andar via lo fece perché convinto di poter realmente puntare al massimo, ma su una cosa è sempre voluto essere molto chiaro: lui alla Juventus non ci sarebbe mai andato.
“Il periodo di Firenze è unico, città splendida e gente appassionata - ha raccontato nel 2019 a ‘La Gazzetta dello Sport’ - Andai al Manchester City, nel 2013, per ambizione: mi voleva la Juventus, ma non avrei mai potuto tradire i miei tifosi. Al contempo, però, volevo vincere: la Premier, il campionato più difficile in assoluto, e la Coppa di Lega sono indimenticabili".
Nonostante le tante squadre cambiate, ultimo l'Olympiacos avversario proprio dei viola in finale di Conference League, il nome di Jovetic sarà per sempre legato a quello della Fiorentina.
L’idea folle di portarlo a Firenze, la decisione di accettare la ‘Viola’ nonostante le lusinghe dei grandi club europei, le magie in campo e la rinascita dopo un terribile infortunio, sono gli ingredienti di un racconto che si è guadagnato un angolo nella memoria e nel cuore dei tifosi gigliati.
E’ per questo motivo che Jovetic per molti a Firenze è ancora oggi semplicemente JoJo. Ovvero uno di ‘famiglia’.