Più sì che no. La Serie A rimane in stand-by, ma la sensazione è quella che il massimo campionato italiano possa ricevere l'ok per la ripartenza. Una sensazione rafforzata dalle dichiarazioni del sottosegretario alla Salute, Sandra Zampa.
"Se l'epidemia resterà sotto controllo si aprirà di più, calcio compreso. La Federcalcio chiede di anticipare i tempi e a questo punto la mediazione andrebbe in questa direzione: la squadra e tutto lo staff saranno trattata come una grande famiglia che si mette in una specie di clausura. Si apriranno le porte del centro sportivo, entreranno tutti i negativi, faranno gli allenamenti di squadra e dopo 15 giorni i dati epidemiologici ci diranno se si potrà fare un ulteriore passo. Così si può immaginare di tornare a giocare".
Ieri, il vertice tra la FIGC e il Comitato Tecnico Scientifico non ha portato a decisioni definitive: le parti sono decisamente più vicine rispetto a qualche settimana fa in merito al protocollo da adottare ma, stando a quanto riferito ieri dal Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora sarà necessario prima valutare la curva dei contagi di coronavirus della prossima settimana in tutta Italia.
Nel frattempo il presidente Dal Pino ha convocato per mercoledì 13 maggio la prossima Assemblea di A, mentre il tavolo permanente della Federazione ha stabilito che i ritiri delle squadre dureranno 2 settimane anzichè 3.
La ripresa degli allenamenti collettivi è prevista per lunedì 18 maggio, e i dati sui contagi comunicati relativi ai prossimi giorni saranno decisivi per ottenere l'ok di massima da parte del Governo atteso ad inizio settimana entrante. In particolare, dal Ministro della Salute Roberto Speranza.
Dopo di che, tornerà in gioco il protocollo della FIGC (che nel prossimo Consiglio voterà sì sulle 5 sostituzioni e no al blocco delle retrocessioni in tutti i campionati). Non basta, è evidente, che la situazione dei contagi non torni ad essere preoccupante, ma serve anche un progetto chiaro - e approvato dal CTS - per gestire tamponi ed eventuali atleti (o componenti dello staff) positivi.
La Bundesliga, ad esempio, ripartirà nel prossimo weekend nonostante i tamponi ai quali le squadre hanno sottoposto i loro tesserati abbiano fatto registrare qualche caso positivo (una decina su più di 1700 test effettuati). Il giocatore (o il componente dello staff) in questione sarà isolato e la squadra parteciperà regolarmente alle partite.
depophotosIn Italia, però, difficilmente sarà così ed è proprio questo il nodo legato alla ripartenza. Del resto, il Decreto del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte parla chiaro: isolamento e quarantena per i positivi e chi è stato a contatto con loro. Per questa ragione il Protocollo non può certo fare eccezione relativamente al passaggio "chi è stato a contatto con loro".
Un punto confermato dal numero uno dell'Associazione Calciatori, Damiano Tommasi, intervistato in esclusiva da 'Fanpage'.
"La gestione delle positività di un calciatore non può essere diversa da quella che riguarda altri ambiti del paese. È stato fatto uno screening pre-allenamento, come giusto che sia in questo momento, e i positivi verranno isolati. Era da mettere in preventivo qualche caso di positività, vista la diffusione del virus soprattutto in alcune regioni d'Italia. Al di là dei nuovi casi positivi, è la prolungata positività di alcuni calciatori, andati oltre le tre settimane di positività, ad aumentare il livello di preoccupazione".
Al momento,Torino, Sampdoria e Fiorentinahanno reso nota la positività di alcuni dei loro tesserati, ma questo come detto da Tommasi non deve assolutamente sorprendere. L'intento dei "tamponi a tappeto per i club di Serie A" non era quello di accertare i "contatti 0" (ipotesi alquanto inverosimile, del resto), ma appunto isolare i positivi per poter far ripartire il campionato senza ulteriori rischi per i calciatori. Al punto che la Sampdoria ieri si è allenata regolarmente.
Chiaramente è una situazione alquanto borderline e sicuramente impopolare ma che, a quanto pare, sembra convincere la maggior parte dei club. D'altro canto, così come sta accadendo in ogni altra attività produttiva, la positività di un dipendente non viene reputata condizione sufficiente per determinare lo stop alla produzione dell'intero stabilimento.
L'UEFA pretende un piano completo sulla ripartenza entro il 25 maggio, piano che la Lega Serie A ha già stilato ma che, ovviamente, senza l'ok del Comitato Tecnico Scientifico e del Consiglio dei Ministri non vedrà mai la luce.
Sarà dunque decisiva la settimana prossima, specialmente in relazione all'andamento della curva dei contagi. Dopo, e soltanto dopo, entrerà in gioco l'accordo sul protocollo. In questa logica, sulla scelta influisce relativamente poco - come detto - la presenza di alcuni inevitabili casi positivi.
Inutile ogni paragone con la Serie C: se la Lega Pro ha deciso di fermare i campionatiil motivo non va cercato nella "sicurezza" o nel "rispetto degli atleti", ma la questione è strettamente economica. I club di terza divisione hanno preferito interrompere il campionato piuttosto che adeguarsi al protocollo, economicamente parecchio dispendioso. E se per i club di Serie A gli introiti sono tali da poterne permettere l'osservanza, in Serie C si sarebbe trattato di un esborso non giustificato dagli incassi.
