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Il Matador in azzurro: Cavani-Napoli tra goal ed emozioni

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Per riassumere la storia tra Edinson Cavani e il Napoli basterebbe snocciolare i numeri: 104 goal in 138 partite, una Coppa Italia al cielo, titolo di capocannoniere in A, quinto bomber di sempre del club. Ma sarebbe ingiusto per chi in azzurro, oltre a statistiche da campione, ha regalato gioie e trasmesso adrenalina.

Un po' come l'intero ciclo Mazzarri, che il Matador rende dorato e difficilmente dimenticabile: Quagliarella è costretto a lasciare Napoli per via di uno stalker seriale (vicenda di cui si verrà a conoscenza molto dopo) e sposa la Juve tra le polemiche, De Laurentiis il 22 luglio 2010 compie il blitz che non t'aspetti: 17 milioni al Palermo per Cavani (prestito oneroso a 5, obbligo di riscatto a 12), uno forte ma che in rosanero non è titolarissimo e apprezzato più per spirito di sacrificio che capacità realizzative.

Un'operazione che beffa club di calibro come l'Inter e porta sotto il Vesuvio il talento di Salto, che proprio col salto dal Barbera al San Paolo svolta. Riccardo Bigon, allora ds del Napoli oggi al Bologna, in una vecchia intervista del 2015 a 'Sky' svela come piazzare il colpo non sia stato per nulla agevole.

"Eravamo in ritiro nel 2010, aspettavamo il contratto di Cavani firmato dall'Uruguay per sancire il suo acquisto, il fax del nostro albergo a Folgaria aveva sfortunatamente finito il toner e di notte di tutta fretta andammo alla ricerca di uno funzionante. Ci salvò un piccolo hotel che ci mise a disposizione il loro".

Il Sudamerica è lontanissimo, ma Cavani a Napoli trova una seconda casa dove esplodere. Mazzarri gli cambia ruolo, vita e carriera: da attaccante esterno Edi diventa un '9' con la 7 sulle spalle - lasciatagli dal Pocho - sostenuto da Hamsik e Lavezzi, accendendo la miccia che proietta il Napoli ai vertici in Italia e che fa sognare in Europa.

Il rapporto tra Cavani e Partenope vive un'intro da film: preliminare di Europa League contro l'Elfsborg, in Svezia il Matador fa doppietta alla seconda presenza (la prima da titolare) e da lì non si ferma più. Il 2010/2011 si chiude con 33 goal in 47 partite, quattro triplette e una qualificazione Champions, l'uruguagio inoltre demolisce il record di reti in azzurro di Vojak (22) in un singolo campionato. Applausi.

Cavani Napoli LecceYoutube

Un'annata superba impreziosita da giornate pazzesche, come quelle dei tre timbri a Juve e Lazio, il 3-3 al 98' in Romania con la Steaua e la perla che stende il Lecce a partita ormai conclusa. Andrea Dossena, ex compagno di Cavani sotto il Vesuvio, a 'Il Roma' spiega gli attimi del match coi salentini dove il Matador si trasforma in re.

"Mi ricordo un campo pesantissimo e stavamo facendo una grossa fatica. Loro un minuto prima avevano sbagliato un goal con salvataggio di Grava sulla linea. Nel capovolgimento di fronte Edi riesce a liberarsi. Quell’anno parecchie volte riuscivamo a risolvere la partita nei minuti finali. Quindi quando vedo che va al tiro penso ‘No, impossibile che succeda un’altra volta’. E invece ancora goal. Non sono neanche andato ad esultare, ho guardato Morgan De Sanctis, mi sono seduto per terra e ho pensato ‘Mamma mia, abbiamo portato a casa anche questa’".

Il 2011/2012 è quello della consacrazione, l'emblema di un matrimonio fruttuoso e al tempo stesso scintillante: favola Champions (nei gironi 3 reti al City in 2 gare) arrestatasi a Stamford Bridge contro il Chelsea di Drogba dopo un'andata in cui lui e Lavezzi fanno tremare i Blues, poi il trionfo di Roma nella finale di Coppa Italia (miglior marcatore di quell'edizione con 5 centri) vinta con la Juve, dove ad avviare la festa ci pensa proprio Edi col rigore dell'1-0.

A fare da antipasto a ciò che si sarebbe ammirato, la prodezza del Camp Nou in precampionato. Trofeo Gamper, il Barcellona vince 5-0, in avvio di partita però Cavani si inventa una rovesciata (o meglio, una 'chilena') e la palla finisce in porta dopo aver sbattuto sotto la traversa: goal annullato per fuorigioco, giusto ma delittuoso.

Edinson Cavani Napoli Juventus Coppa Italia 2012Getty

I sigilli stagionali sono ancora 33, tra cui anche quello in casa del Palermo: l'8 gennaio 2012 il Barbera certifica l'approdo dell'ex pupillo tra i grandi, applaudendolo nonostante avesse trafitto il suo passato con una magia a giro all'incrocio.

Cavani nel terzo ed ultimo suo anno di Napoli di goal ne regala 38! Nervi, muscoli, corsa e gemme: Fuorigrotta è pazza del Matador vestito d'azzurro, che in EL col Dnipro - tra le solite triplette sparse qua e là in campionato - cala addirittura un poker. Quella sera, in molti pensano di avere a che fare con un alieno.

Edi si laurea bomber della Serie A 2012/2013 con 29 reti, il Napoli chiude secondo dopo aver dato fastidio alla Juventus in vetta e perso la Supercoppa italiana a Pechino contro Madama tra colpi di scena e polemiche (nel tabellino marcatori, manco a dirlo, anche la firma dell'uruguagio), in Europa infine delude ma conserva il ricordo del 'Cavani-Cavani-Cavani-Cavani' nel 4-2 agli ucraini. Mazzarri, a margine di quella gara, appone la ceralacca sul Matador.

"Lo abbiamo voluto nel 2010, credevo in lui e speravo che potesse diventare un top player come è accaduto. Quando arrivò a Napoli non erano felicissimi perché andò via Quagliarella. Gli parlai tramite Gargano, lo convinsi che Napoli fosse la piazza adatta a lui".

Quell'estate, a bocce ferme, la ceralacca viene tirata via da Al-Khelaifi: lo sceicco del Paris Saint-Germain decide di portare Cavani sotto la Tour Eiffel, paga la clausola rescissoria da 64 milioni e convince il ragazzo con un ingaggio monstre.

"Voglio ringraziare Napoli e la gente che ha reso possibile il trasferimento. Ho passato tre stagioni belle e importanti, ma ho sempre detto che è importante seguire le proprie ambizioni e la voglia di crescere".

Con De Laurentiis non finisce bene e il patron, in una lettera apparsa sul sito della società, lo congeda pungendolo.

"Ho sperato fino all’ultimo che tu ci ripensassi, ma in cuor mio avevo capito che non lo avresti fatto. Lo sai, lo sappiamo, abbiamo dato un grande dispiacere ai tifosi del Napoli, che avevano visto in te qualcosa che li inorgoglisse. Averti assecondato ogni anno per darti il giusto premio per il tuo formidabile impegno non è stato sufficiente. Nemmeno un contratto fino al 2017 alle tue condizioni. Ognuno fa le sue scelte, e non te ne voglio. E spero che anche i tifosi del Napoli non te ne vogliano perchè ci hai regalato 104 meravigliosi goal e tante giornate di passione".

Il Matador sveste l'azzurro e vola Oltralpe, tornando al San Paolo con la maglia del PSG in amichevole nel 2014. Fuorigrotta lo fischia applaudendo l'altro grande ex Lavezzi, non ha digerito l'addio, lui la prende male e 'cinguetta' amaro seppur senza polemizzare.

"Grazie Napoli...Niente mi farà dimenticare i momenti felici che ho vissuto con voi".

Gli anni però passano e il rancore si attenua lasciando spazio ai ricordi, tanto che Napoli sogna il ritorno di Cavani a più riprese: DeLa da Dimaro smorza gli entusiasmi chiudendo la porta a una suggestione mai decollata e, a meno di cataclismi, destinata a non decollare nemmeno ora che Edi è a spasso dopo aver esaurito il contratto col PSG.

"Sono io il vostro Cavani!".

La rabbia e gli spettri del 'tradimento' ormai sono roba vecchia, i tifosi azzurri metabolizzano il divorzio tanto da riservargli accoglienza ben diversa quando l'uruguagio rimette piede al San Paolo per la seconda volta da avversario. Accade in Champions, a novembre 2018: Cavani gioca gli ultimi 15', al suo ingresso gli applausi prevalgono sui mugugni.

Sensazioni e reazioni forti, contrastanti, un percorso emotivo privo di linearità, inevitabile per chi si ama condividendo gioie enormi e momenti difficili: i numeri sono freddi, ma rappresentano lo specchio della 'story' tra Napoli e il Matador.

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