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Lavezzi_Hamsik_CavaniGetty Images

Hamsik-Lavezzi-Cavani: i tre tenori di Napoli

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Una triade che parla coi fatti. Marek Hamsik, Ezequiel Lavezzi, Edinson Cavani: con loro il Napoli di Mazzarri vince e fa sognare, aprendosi la strada per tornare grande.

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Lo slovacco è una bandiera, Pocho e Matador ottimizzano il minor tempo trascorso all'ombra del Vesuvio: dal 2010 al 2012, il San Paolo si gode i tre tenori.

Favola Champions, Coppa Italia e uno Scudetto sognato: il bilancio dell'era Hamsik-Lavezzi-Cavani, visti gli anni bui in cui era precipitato il club tra fallimento e risalita dalla C, fa rumore.

Il Napoli in Europa era già tornato con Reja, ma il palcoscenico della Champions ha ben altro lustro. Gli azzurri vi salgono dopo l'acquisto di Cavani, pagato 16 milioni (!) al Palermo per sostituire Quagliarella ed entrato nella storia. Anche grazie agli assist dei compagni.

Nel 3-4-2-1 di Mazzarri si trovano a meraviglia, l'idea di calcio sembra fatta su misura: visione e inserimenti di Hamsik (sempre in doppia cifra), le scorribande di Lavezzi e i goal dell'uruguagio. Cocktail perfetto. Una rete al Siena, ne è l'emblema.

Il tecnico livornese, nel ricordare quegli anni, un po' di meriti se li prende.

"Si tendeva a rimanere tre contro due, con la difesa più coperta. Avevamo Hamsik, Cavani e Lavezzi bravi in ripartenza, si partiva più bassi per fare poi contropiede".

"All’inizio, quando furono presi, nessuno era chi è poi diventato. Lavezzi valeva solo 8 milioni. Non era ancora sbocciato a certi livelli. Idem Hamsik: era stato un investimento economico normale. E Cavani era stato un po’ scaricato da Zamparini perché correva e correva, ma vedeva poco la porta. E poi sono diventati i giocatori che sono diventati: assi di valore enorme".

Mazzarri alza 'Marekiaro' tra le linee, arretra il Pocho di qualche metro e piazza l'uruguagio terminale avanzato: accorgimenti arricchiti da esterni universali come Maggio e Zuniga, dal filtro di Gargano e dal saper esaltare i Grava e gli Aronica.

Nel primo anno il Napoli coltiva ambizioni tricolore portandosi a ridosso della vetta, poi mai raggiunta e lasciata al Milan, regalandosi una domenica finita dritta negli almanacchi partenopei: il 4-3 alla Lazio ad ora di pranzo condito dalla tripletta del Matador, è la consacrazione di un'orchestra tarata su strappi, trame, ripartenze e reti.

Il picco più alto di quel biennio fa rima con Chelsea: ottavi d'andata della Champions 2012, una Champions conquistata grazie al terzo posto della stagione precedente. Contro ogni pronostico, a Fuorigrotta Lavezzi e Cavani travolgono i Blues di Drogba e Lampard in un'altra notte magica dopo quelle con City e Bayern. A Londra dolori ed eliminazione, ma la doppietta dell'argentino e il timbro di Edi non si dimenticano.

Edinson Cavani Napoli Juventus Coppa Italia 2012Getty

Un exploit impreziosito da un trofeo, assente in bacheca da 22 anni, pochi mesi più tardi all'Olimpico: in finale di Coppa Italia battuta la Juve. Marcatori? Cavani (su rigore guadagnato da Lavezzi) e Hamsik. Da lì non si scappa. Il bomber di Salto, nelle stagioni con loro, segna 66 goal.

A fine annata il giocattolo perde un pezzo: il Pocho va al PSG, dove un anno più tardi lo raggiunge Cavani. La triade non c'è più, l'unico superstite resta Hamsik, ma il Napoli c'è ancora e cresce. Ringraziando i suoi tenori.

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