GOALNella storia del calcio italiano esistono casi di giocatori che pur avendo fatto molto bene nel calcio giovanile, tanto da essere considerati dei potenziali fuoriclasse, una volta fatto il grande salto fra i professionisti non sono poi riusciti a confermare le importanti attese riposte nei loro confronti. Fra questi ultimi, uno dei casi più eclatanti degli ultimi 30 anni è senza dubbio quello di Lampros (ma in greco si pronuncia "Lambros") Choutos.
Nato ad Atene il 7 dicembre 1979, fin da ragazzo si innamora del pallone, mentre si capisce che la scuola non è il suo forte. Spesso marina le lezioni per andare a giocare con gli amici e a 12 anni, superato brillantemente un provino, entra a far parte del settore giovanile del Panathinaikos, nel quale inizia a incantare per le sue qualità che appaiono nettamente superiori alla media.
Le sue caratteristiche sono quelle di un attaccante moderno, veloce nello scatto e bravo nelle conclusioni a rete, dotato di un tiro molto potente. Choutos è quello che può definirsi a ragione un enfant prodige del calcio greco, e sogna di affermarsi in un calcio più prestigioso di quello ellenico. Così, in un'epoca in cui i telefonini sono rari e Whatsapp non esiste, decide di inviare delle videocassette con le sue giocate ad alcuni club italiani, fra cui laRoma.
La Serie A è del resto nei primi anni '90 del secolo scorso il campionato più bello e più difficile al mondo. Le immagini con le prodezze di Choutos vengono esaminate dagli scout dei capitolini, che non restano indifferenti di fronte al talento del giovane attaccante greco e. Così la società giallorossa decide di dargli una possibilità e gli offre un provino a Trigoria. È il 1993.
"A 13 anni fui visionato da Conti, Pruzzo e Gildo Giannini - ha ricordato nel 2018 al 'Program match' del sito della Roma - Il provino durò tre giorni e mi presero subito, sarei rimasto per sette anni nella Capitale. A Roma mi sentivo sicuro delle mie possibilità. Pensavo di poter fare strada".
Ai tre bastano pochi minuti per rendersi conto del livello del tredicenne greco ed è proprio Bruno Conti a convincere il presidente Franco Sensi ad accoglierlo nelle Giovanili della Roma.La strada del successo è però lunga, e il giovane greco deve non solo giocare a calcio, ma fare anche quello che gli piace meno, ovvero apprendere in primis la lingua italiana, l'educazione e la disciplina, quindi andare a scuola.
Se negli allenamenti le cose per lui vanno molto bene, altrettanto non si può dire fra i banchi di scuola, dove spesso Lampros è distratto, svogliato e indolente.
"Non capivo niente e mi annoiavo. L'unica gioia - dirà in un'intervista a 'gianlucadimarzio.com' - era per me quando arrivava Totti (di tre anni più grande, ndr). Con Francesco erano scherzi, risate, di tutto, ma veniva soltanto una volta al mese".
Fra i due giovani giallorossi nasce una bella amicizia e Totti è importante per il suo ambientamento in Italia. Pian piano Choutos fa progressi anche a scuola, impara l'italiano e in allenamento diventa presto l'incubo dei portieri delle Giovanili giallorosse.
L'attaccante greco è troppo forte per giocare con i suoi coetanei, così nel 1995 Bruno Conti, responsabile del Settore giovanile, decide di portarlo in Primavera nonostante non abbia ancora compiuto 16 anni.
"Gli allenatori mi dicevano che lui si annoiava con i coetanei - spiega il campione del Mondo di Spagna '82, motivando la sua scelta - che non serviva a niente lasciarlo lì a segnare 30 goal in partitella, non si divertiva lui e non capivano niente gli altri".
Il nome di Choutos è sulla bocca di tutti in quel periodo, il giovane attaccante sembra predestinato a giocare presto in Prima squadra. L'allenatore della Roma, Carlo Mazzone, ne osserva con interesse la crescita e spesso lo vuole ad allenarsi con i grandi, dove ritrova Totti, ormai lanciato verso un ruolo da grande protagonista con la maglia giallorossa.
Il destino dei due si incrocia nuovamente in quella che il greco definirà "la giornata più bella della sua vita". È il20 aprile del 1996 e la Roma ospita all'Olimpico il Napolidi Boskov.Per l'occasione Mazzone decide di premiare il giovane attaccante della Primavera e lo porta in panchina.
Verso l'80' Mazzone gli si avvicina e gli dice: "Dai che tocca a te", mandandolo a riscaldarsi.All'85' Delvecchio firma il 4-1 per i giallorossi, e il cambio può avvenire.Per Choutos arriva la svolta della sua carriera. A cedergli il posto in campo è proprio il suo amico Totti.
A Lampros batte il cuore a mille, Francesco se ne accorge e quando lo incrocia prima di uscire dal campo gli sussurra:
"Fai quello che sai fare".
Il debutto in Serie A a 16 anni e 4 mesi è come un sogno che si avvera per l'attaccante greco, che su assist di Aldair, potrebbe persino andare a segno, se l'emozione non l'avesse tradito, portandolo a calciare in bocca a Taglialatela. Sembra l'inizio di una carriera luminosa, invece sarà una parentesi felice di un cammino tortuoso e povero di gratificazioni personali per il giocatore ateniese.
Quella resta l'unica presenza stagionale per il classe 1979, che poi fa ritorno in Primavera. A fine anno Mazzone e la Roma si separano e per Choutos non è una bella notizia. Nelle gestioni successive di Carlos Bianchi e Zdenek Zeman, infatti, l'attaccante è 'dimenticato' in Primavera, dove peraltro prosegue a segnare goal a grappoli, e colleziona appena un paio di apparizioni in panchina con la Prima squadra, con cui fa comunque regolarmente la preparazione estiva.
WikipediaDopo i 17 goal nell'anno magico 1995/96, in cui si laurea capocannoniere del campionato Primavera, ne segna 12 nel 1996/97,16 nel 1997/98 e altri 15 nel 1998/99, ma gli anni passano e l'unica presenza in Prima squadra resta per lui quella dell'esordio. I giornalisti locali e i tifosi giallorossi si chiedono come sia possibile che nessuno degli allenatori voglia dargli una chance, anche considerato che alla Roma passano elementi come Bartelt e Fabio Junior, che si riveleranno tutt'altro che fuoriclasse.
Qualcosa sembra cambiare quando nell'estate 1999 sulla panchina giallorossa approda Fabio Capello. Il tecnico friulano apprezza le qualità di Choutos e la sua mobilità su tutto il fronte offensivo, così lo porta con sé in panchina nella prima giornata di campionato al Garilli contro il Piacenza.
I giallorossi passano in vantaggio con una rete di Totti, ma all'82' Stroppa segna l'1-1. Ecco allora che il tecnico giallorosso prova a giocarsi il tutto per tutto, e all'84' inserisce Choutos per Montella. Per il greco arriva così la 2ª presenza in giallorosso a tre anni e mezzo di distanza dalla prima.
Anche se il risultato non si schioda dall'1-1, l'allenatore continua a tenerlo in considerazione e gli fa giocare anche uno spezzone di gara nel primo turno di Coppa UEFA contro il Vitoria Setubal (15 minuti) e ancora contro la Juventusin campionato il 17 ottobre (13 minuti). Le presenze di Choutos, però, si esauriranno qui, perché con la squadra in difficoltà in campionato, Capello deciderà di affidarsi da lì in avanti ad una rosa ristretta di 14-15 giocatori.
Per Lampros non c'è più spazio e la promessa del calcio greco, che sognava di sfondare in Italia, fa ritorno in patria profondamente deluso. La Roma lo cede infatti all'Olympiakos Pireo a titolo definitivo per circa 10 miliardi di Lire.
Nei primi 6 mesi con i rosso-bianchi Choutos è una furia: segna 7 reti in 13 presenze e dà alla squadra un apporto decisivo in zona goal per vincere il titolo greco. Per il giocatore ateniese sembra arrivato un nuovo momento di serenità, suggellato anche dall'esperienza particolarmente positiva con la Nazionale greca Under 21.
"Nelle qualificazioni agli Europei - sottolinea - segnai 15 goal in 8 gare (10 le presenze complessive, ndr). Un record che ancora oggi nessuno è riuscito a battere".
Gioca anche nella Nazionale maggiore dal 1999 al 2003, collezionando 10 presenze e 3 goal. Ma la sorte sta per intervenire pesantemente sulla sua carriera. Nella stagione 2001/02, infatti, la seconda con i rosso-bianchi, parte bene, realizzando 3 goal in 6 partite, ma poi, mentre in Italia la Roma è protagonista di una cavalcata vincente fino allo Scudetto, l'attaccante si infortuna al ginocchio: rottura del crociato, bisogna andare sotto i ferri.
L'Olympiakos propone a Lampros di operarsi con uno specialista di fiducia del club, invece il giocatore ne sceglie un altro, commettendo un clamoroso autogoal.
"Mi ruppi il crociato e lì si complicarono le cose - ammetterà - Sono stato vittima di un errore medico, che mi portò negli anni successi ad avere altre otto operazioni alle ginocchia".
Si rende conto che qualcosa non è andato per il verso giusto, fatica persino a reggersi in piedi e deve tornare a operarsi. L'attaccante torna in campo, nel corso della stagione 2002/03, dopo aver perso, fra interventi e riabilitazione, oltre un anno di stop. Segna 10 reti in 20 presenze, e nonostante questo il ginocchio gli fa male quando viene sollecitato troppo e non regge carichi di lavoro alti.
Di fatto da lì in avanti non sarà più il Choutos di prima, e la sua seconda parte di carriera sarà un continuo avanti e indietro fra la Grecia e l'Italia, con una breve parentesi spagnola.
"Ogni volta che scendevo in campo riuscivo a dimostrare le mie qualità - spiegherà - ma non potevo avere continuità con tutti questi stop".
Con l'Olympiakos conquista comunque altri 2 titoli (ma quello del 2001/02 senza mai mettere piede in campo). Nell'estate 2004, dopo 13 presenze e 3 reti totali, si ritrova senza squadra a 25 anni. A dargli una nuova possibilità in Italia è tuttavia l'Inter, guidata da Roberto Mancini, uno dei suoi idoli da ragazzo.
A Milano si trova bene dal punto di vista ambientale, ma è abbonato alla tribuna per 6 mesi, e nel gennaio 2005 è mandato in prestito per 6 mesi all'Atalanta, con la speranza di poter giocare di più. Il tecnico dei bergamaschi Delio Rossi, tuttavia, gli farà presto capire che è stato preso solo per far numero. Choutos si impegna negli allenamenti ma gli sono preferiti Budan, Makinwa e persino Sinigaglia.
L'unica presenza per l'ex romanista arriva a retrocessione orma matematica per la Dea, subentrando a Lazzari al 78' della partita contro il Siena. Negli anni seguenti giocherà (si fa per dire) ancora in prestito semestrale con il Maiorca di Cuper (9 presenze e 2 goal) nella Liga, e di nuovo in Serie A con la Reggina di Walter Mazzarri (9 presenze senza andare mai a segno).
L'enfant prodige che aveva stupito Pruzzo e Bruno Conti sembrava essersi definitivamente eclissato.Mancini, comunque, nell'estate 2006 lo tiene all'Inter, nonostante i milanesi abbiano un parco attaccanti di grande livello con Ibrahimovic, Crespo, Julio Cruz, Adriano e Recoba.
Choutos effettivamente riesce a collezionare le prime (e uniche) 3 presenze con la maglia dell'Inter: una in Serie A, il 27 maggio 2007, nella vittoria per 3-0 dell'ultima giornata contro il Torino, partita in cui subentra all'80' al posto di Mariano González, laureandosi anche lui campione d'Italia, e 2 in Coppa Italia contro Messina ed Empoli.
Nel 2007 firma con il Panionios, club greco in cui si trasferisce con Alvaro Recoba. Ci resta per un anno e mezzo, segnando complessivamente 15 goal in 34 presenze. Passa quindi nel gennaio 2009 al PAOK Salonicco (9 presenze senza goal), prima di un'ultima esperienza italiana con il Pescinain Serie C1 (21 presenze e 3 goal).
Dopo il fallimento del club abruzzese, Choutos resta nuovamente senza squadra. Per un breve periodo prova a trovare un'altra sistemazione, poi si arrende e appende definitivamente gli scarpini al chiodo all'età di 30 anni. Senza essere riuscito ad esprimere quel talento che a livello giovanile era sotto gli occhi di tutti.
Una volta ritiratosi, ha continuato a mantenere buoni rapporti con i suoi ex compagni di squadra e i suoi ex dirigenti e tecnici, e nel 2014, giocando con le Leggende dell'Inter, si toglierà il lusso di far goal alle Leggende del Real Madrid in un match benefico, insaccando di testa su cross di Javier Zanetti la palla del 2-2 finale. A conferma che l'attaccante greco i goal li sapeva segnare.
Negli ultimi anni ha coltivato la passione per la lotta, facendo kickboxing e combattendo anche contro l'ex Serie A Ze Maria, e lavora come manager e scout di calciatori e atleti di altri sport. Senza mai dimenticare gli anni trascorsi in Italia, benché abbia rappresentato di fatto una meteora.
"Alla Roma ho vissuto sette anni di ricordi indimenticabili - assicura -con persone che mi hanno aiutato in molte situazioni e che mi fanno sentire fortunato e felice quando li incontro. Devo tutto all'ex presidente Sensi e a Mazzone. All'Inter abbiamo vinto uno Scudetto e questo mi ha reso felice anche se ho giocato poco".
