GOALEstate 1984. Ilcalcio italiano prova a lasciarsi alle spalle la profonda delusione per la mancata partecipazione agli Europei. La Nazionale azzurra di Bearzot, campione del Mondo in carica, era infatti incappata in un deludente girone di qualificazione che l'aveva vista chiudere al penultimo posto, dietro Romania, Svezia e Cecoslovacchia, e davanti al solo Cipro.
I tifosi e gli appassionati avevano così osservato in tv la Francia di Michel Platini laurearsi campione continentale battendo in finale la Spagna, prima di tuffarsi con rinnovata passione sul nuovo campionato di Serie A. I 16 club al via del campionato di Serie A 1984-85 fanno a gara per assicurarsi gli elementi più validi sul calciomercato, in particolare estero, e diverse squadre nutrono ambizioni di un certo rilievo.
Il campionato italiano è il più bello del Mondo e sono spesso gli stessi assi del calcio a cercare una sistemazione nella penisola. Il colpo ad effetto lo piazza il Napoli di Ferlaino, che, al termine di una lunga trattativa, con la cifra record per l'epoca di 13 miliardi di Lire, si assicura Diego Armando Maradona. Il 'Pibe de Oro' il 5 luglio sbarca in città come un re, accolto da 70 mila tifosi che affollano lo Stadio San Paolo per vederlo palleggiare. Con lui approda in Campania dalla Fiorentina il connazionale Daniel Bertoni.
L'Inter di Ernesto Pellegrini risponde prelevando dal Bayern Monaco per 8 miliardi Karl-Heinz Rummenigge, all'epoca il più forte attaccante al Mondo, cui è affiancato il regista irlandese Liam Brady, pagato 3 miliardi e mezzo alla Sampdoria. Ma un po' tutti i club si rinforzano portando in Italia calciatori provenienti dall'estero.
Fra i brasiliani, a Cerezo e Zico, in Italia già dalla stagione precedente, si aggiungono Leo Junior, che dopo 10 anni lascia il Flamengo, di cui è un simbolo, per sbarcare al Torino per una cifra superiore al milione e mezzo di euro, e 'Il Dottor' Socrates, che la Fiorentina acquista dal Corinthians per 5 miliardi e 300 milioni.
InternetSe la Juventus campione d'Italia in carica si limita a sostituire i partenti Gentile e Penzo con Luciano Favero e Massimo Briaschi, e a prelevare dal Parma il giovane libero Stefano Pioli, particolarmente attiva è la Sampdoria, che acquista dal Liverpool lo scozzese Graeme Souness e dalla Cremonese il promettente Gianluca Vialli. Il Milan, al ritorno in Serie A dopo aver vinto il campionato di Serie B nella stagione precedente, guarda all'Inghilterra e compra il regista del Manchester United, Raymond Wilkins, e dal Portsmouth l'attaccante Mark Hateley, specialista del colpo di testa.
In Italia arrivano anche due promettenti svedesi, Glenn-Peter Stromberg, che si accasa all'Atalanta, e Dan Corneliusson, acquistato dal Como. In questo contesto particolarmente esplosivo sul fronte grandi acquisti, accade così che passino in secondo piano due movimenti di mercato messi a segno dal General manager del Verona,Emiliano Mascetti.
Nella città di Romeo e Giulietta sbarcano infatti, per una cifra modesta, il poderoso mediano tedesco Hans-Peter Briegel, reduce da dei deludenti Europei in cui è stato impiegato 'fuori ruolo' come difensore, e l'attaccante della Danimarca Preben Larsen-Elkjaer, costato 2 miliardi e 500 milioni per strapparlo al Lokeren e conosciuto con il cognome della madre, che ha scelto per distinguersi meglio, visto che Larsen nel suo Paese è un cognome molto comune.
Gli scaligeri del patron Ferdinando Chiampan e del presidente Celestino Guidotti, che hanno chiuso al 6° posto il campionato precedente, si muovono con arguzia senza spendere cifre folli. Oltre ai due stranieri gli unici innesti alla rosa provengono dal mercato interno. Si tratta di tre giocatori funzionali poco reclamizzati: il difensore Fabio Marangon, fratello minore di Luciano, prelevato dall'Alessandria, il centrocampista Dario Donà dal Bologna e l'attaccante esterno Franco Turchetta dal Varese.
Elkjaer non è nemmeno l'unica 'stella' danese, visto che la Lazio di Chinaglia si assicura il giovanissimo Michael Laudrup. Fra gli allenatori fa notizia il ritorno di Gigi Radice, l'allenatore dell'ultimo Scudetto granata, alla guida del Torino, mentre la Roma sceglie lo svedese Sven-Goran Eriksson per il dopo Nils Liedholm, passato al Milan. Visto il numero elevatissimo di campioni che ci giocano, il campionato di Serie A 1984/85 è trasmesso e seguito dalle televisioni di tutto il Mondo e parte a metà settembre con una storica novità:il sorteggio arbitrale.
Imposto dalla Lega professionisti con un voto quasi all'unanimità per dissipare ogni sospetto e illazione, è accettato di malavoglia dal presidente degli arbitri, Giulio Campanati, e dal designatore, Alessandro D'Agostini. Gli incontri di A e B vengono divisi in fasce di 'difficoltà arbitrale' e a ciascuna viene assegnato dal designatore un numero di arbitri pari al numero delle gare più uno. Dopo di che si procede al sorteggio fascia per fascia.
Al via del torneo, il 16 settembre, il Verona, che appena 3 anni prima si trovava in Serie B, stupisce tutti per autorevolezza e concretezza. Osvaldo Bagnoli costruisce una squadra che gioca un calcio pratico ma spettacolare. Fra i pali c'è Claudio Garella, portiere dallo stile non impeccabile ma estremamente efficace. In difesa a destra si alternano come terzino marcatore Mauro Ferroni e Domenico Volpati, utilizzato più spesso nel suo ruolo naturale sulla mediana, che alterna allenamenti e partite con gli studi universitari, essendo studente fuori corso di Medicina e Chirurgia, mentre a sinistra è libero di spingere Luciano Marangon.
La coppia centrale vede l'ex stopper dell'Inter, Silvano Fontolan (fratello maggiore di Davide, che salirà alla ribalta qualche anno più tardi) e l'emergente e raffinato libero Roberto Tricella. Il centrocampo è quadrato e razionale, e, oltre a Volpati o alla sua alternativa, il motorino Luciano Bruni, si poggia sulla fisicità di Briegel e sulle geometrie di Antonio Di Gennaro, il regista della squadra che porta sulle spalle il numero 10.
Pietro Fanna,detto 'Pierino', è il jolly d'attacco, un'ala imperiosa per la sua fisicità e il suo atletismo, che dopo non aver rispettato le attese nella Juventus si scopre semplicemente devastante sulla destra con le sue accelerazioni. Dotato di un destro morbido ed educato, a lui Bagnoli chiede i cross per le due punte, il piccolo 'folletto' Giuseppe Galderisi e il panzer Elkjaer. Sacchetti, Donà e Turchetta, con il portiere di riserva Sergio Spuri, sono le alternative per i tre reparti.
Con questa rosa gli scaligeri prendono a sorpresa subito la vetta della classifica,battendo 3-1 il Napoli di Marchioro al Bentegodi e rendendo amaro l'esordio in Serie A di Maradona. Agli Azzurri, travolti dai goal di Briegel, Galderisi e Di Gennaro, non basta una rete di Bertoni. I veronesi si ripetono ad Ascoli (1-3, goal di Di Gennaro, Briegel ed Elkjaer) e nel Derby del Triveneto contro l'Udinese (1-0 con un rigore di Galderisi), mantenendosi a punteggio pieno dopo le prime tre giornate.
L'unica a reggere lo scatto iniziale dei gialloblù è la Sampdoria di Mantovani, staccata di una lunghezza. L'entusiasmo nella piazza veneta inizia a salire. A fare da pompiere ci pensa il pragmatico Bagnoli, che parla di salvezza che può essere raggiunta. Gli fa eco ai microfoni della 'Rai' il presidente Guidotti.
"Bagnoli è un buon matematico, - dichiara sorridente con un velo di ironia - è facile che ci salviamo".
Chi non scherza sono i giocatori in campo, i quali, dopo un pareggio nel confronto di San Siro contro l'Inter di Castagner (0-0), che vede Garella grande protagonista con le sue parate, decisive per sventare i tentativi di Rummenigge e Altobelli, alla 5ª giornata infliggono alla malata Juventus un duro colpo.
I bianconeri hanno la testa alla Coppa dei Campioni e soffrono in zona goal per i problemi fisici di Paolo Rossi. I gialloblù il 14 novembre vincono 2-0 in casa e danno un primo scossone al campionato, infliggendo una dura lezione ai campioni d'Italia. Pablito e Platini giocano un tempo per parte, senza lasciare il segno.
Chi lo lascia sono invece 'Nanu' Galderisi, che apre le marcature con un beffardo colpo di testa su cross di Fanna, e soprattutto il danese Elkjaer, devastante e imprendibile per gli avversari, e autore di un goal leggendario dopo aver perso la scarpa destra per un intervento in tackle di Pioli.
"Mi accorsi subito di aver perso lo scarpino - rivelerà 'Il Sindaco' di Verona nel trentennale di quella prodezza a 'gianlucadimarzio.com' - ma in quell'attimo volevo solo tirare e fare goal, non ho calcolato null'altro. Anche il giorno dopo non ho pensato che fosse stata una cosa così originale, solo con il tempo mi sono accorto dell’importanza di tale gesto".
Hellas VeronaAlle spalle dei gialloblù impazza la bagarre. Il Torino di Radice, infatti, trascinato dalla personalità e dalla classe di Junior, cui affianca le geometrie di Beppe Dossena, e in attacco dai goal dei due colossi Aldo Serena e Walter Schachner. Proprio l'austriaco e Junior, alla seconda punizione realizzata in stagione, affondano l'11 novembre il Milan al Comunale e consentono ai granata di stare a 2 punti dalla capolista.
La squadra di Radice sembra crederci, tanto più che la settimana successiva regola 2-1 la Juventus nel Derby della Mole e si porta a -1, con il goal vittoria firmato in zona Cesarini da Serena, bravo a beffare Tacconi in uscita e a sorprenderlo sul primo palo con la sua specialità, il colpo di testa, su corner perfetto di Junior. L'atteso scontro diretto con il Verona, che intanto ha pareggiato con Roma e Sampdoria, battuto la Fiorentina in casa e la Cremonese in trasferta, si gioca al Comunale il 25 novembre.
La partita è vibrante e ben giocata da entrambe le duellanti. I gialloblù passano a condurre con una botta di Briegel sotto la traversa dopo una respinta corta della difesa, ma i granata segnano l'1-1 con Schachner, ben servito da Dossena. Nella ripresa i gialloblù ottengono tuttavia la vittoria grazie a una rete di Luciano Marangon, smarcato da un cross di Galderisi. L'avvocato Gianni Agnelli, spettatore d'eccezione, a fine partita non ha dubbi.
"È stata la partita più bella che ho visto quest'anno. - dichiara ai microfoni della 'Rai' - Il Verona merita questo primato".
I gialloblù conducono con 17 punti, 3 in più di Sampdoria e Torino, 4 dell'Inter e 5 del Milan. Ma Bagnoli sa che la stagione è lunga e irta di insidie. Il gelo di un inverno particolarmente rigido sembra frenare i gialloblù, che incappano in una serie di risultati poco brillanti: due pareggi per 0-0 con Milan e Como, una striminzita vittoria su autorete a Roma contro la Lazio e un pari casalingo contro l'Atalanta.
Alle spalle degli scaligeri si rifà così sotto l'Inter. Nonostante la sconfitta per 2-1 contro l'Avellino in un terreno di gioco dello Stadio Partenio ricoperto di una fitta coltre di neve e liberato soltanto all'ultimo dall'opera dei volontari, la prima stagionale, i ragazzi di Bagnoli si laureano comunque Campioni d'Inverno, ma vedono assottigliarsi a un punto il vantaggio sui nerazzurri, pur fermati sull'1-1 dall'Ascoli.
C'è da soffrire per il Verona, che il 20 gennaio 1985 pareggia 0-0 con il Napoli al San Paolo nella prima di ritorno e viene raggiunto in vetta dai milanesi, vittoriosi di misura contro l'Atalanta grazie a un colpo di testa della rivelazione Sabato e a un calcio di rigore parato da Walter Zenga. Se nella zona bassa della classifica proprio i partenopei, trascinati dalle prodezze di Maradona, risalgono la graduatoria, è l'incerta lotta per il vertice a tenere i tifosi con il fiato sospeso.
Il tandem di testa tuttavia appena una giornata: alla 17ª, infatti, se i gialloblù battono 2-0 in casa l'Ascoli con le reti di Galderisi e Sacchetti, l'Inter è bloccata sullo 0-0 al Partenio da un Avellino che non fa sconti alle grandi e il Verona ritrova la vetta solitaria. Il 17 febbraio 1985 al Bentegodi tutte le luci sono puntate sulla sfida di ritorno con i nerazzurri. Al Bentegodi finisce 1-1 grazie ai goal di Altobelli e Briegel, e per i milanesi sfuma il sogno del sorpasso.
"Il Verona è una squadra ammirevole con la testa sulle spalle. - sentenzia Gianni Brera a 'La Domenica Sportiva' - Una compagine accorta, che fonda 9 fiorettisti con 2 sciabolatori".
In tre punti restano racchiuse tre squadre: Verona, primo con 28, l'Inter, che insegue a 27, e il Torino, che nonostante qualche battuta d'arresto non molla a 25. Nessuno, vista la classifica corta, può dormire sogni tranquilli. La Juventus, che a Verona non va oltre l'1-1 (rete di Briaschi, cui fa seguito 2 minuti dopo il goal del pari di Di Gennaro) è clamorosamente tagliata fuori dai giochi nonostante una ripresa dopo il disastroso avvio di stagione.
Il mese di marzo è decisivo, e quando le temperature tornano miti e arriva il bel clima primaverile, la compagine veneta dà il meglio di sé. Gli scaligeri battono la Roma in casa con un goal di Elkjaer, quindi la Fiorentina al Franchi 1-3 con doppietta di Galderisi e rete di Fontolan, e travolgono 3-0 al Bentegodi la Cremonese grazie alle marcature di Di Gennaro, Elkjaer e Briegel.
In classifica fa il vuoto: il vantaggio alla 23ª si è dilatato a 5 punti sul tandem formato da Inter e Torino. I nerazzurri vengono infatti battuti 3-1 al Comunale dalla Juventus, che 'si vendica' dell'umiliante 4-0 ricevuto a San Siro nella gara di andata. I punti di distacco sulle seconde salgono a 6 la settimana seguente, quando i gialloblù pareggiano a Genova con la Sampdoria (1-1 con goal di Galderisi e Renica), il Torino perde il Derby della Mole 0-2 e l'Inter in trasferta contro l'Udinese del redivivo Zico (2-1).
GettyAl 2° posto, a conferma del grande equilibrio nei piani alti, si affacciano 5 squadre: Inter, Torino, Juventus, Milan e Sampdoria. I segnali sembrano comunque tutti dalla parte del Verona, che tuttavia alla 25ª giornata, il 14 aprile 1985, incappa nel secondo passo falso stagionale, perdendo 1-2 in casa contro i granata di Radice, che si prendono la loro rivincita.
Per gli ospiti segnano Serena e Schachner, mentre Briegel realizza la rete della bandiera per i padroni di casa. I gialloblù mantengono 4 lunghezze di margine sul quartetto composto proprio dal Torino, dall'Inter, dalla Sampdoria e dalla Juventus, e sono bravi a gestire il vantaggio acquisito. A 180' dalla fine del campionato, la situazione alle spalle del Verona, in vetta alla classifica con 40 punti, vede il Torino raggiungere al 2° posto l'Inter, caduta in trasferta a Napoli, a quota 36.
La lotta Scudetto si decide alla penultima giornata il 12 maggio 1985. Al Verona basta un punto a Bergamo contro l'Atalanta per compiere l'impresa, mentre Torino e Inter giocano entrambe in trasferta rispettivamente contro la Fiorentina e contro la Roma. I nerazzurri cadono 4-3 all'Olimpico, i granata sono bloccati sullo 0-0 dai viola e i gialloblù di Bagnoli fanno il loro dovere.
Nonostante uno spettacolare goal di Perico, che trafigge Garella al 43' con un colpo di testa in tuffo a volo d'angelo, gli scaligeri trovano la forza di reagire e nella ripresa pervengono al pareggio grazie a un goal di Elkjaer, e pareggiando 1-1, con una giornata di anticipo si laureano campioni d'Italia. Un'impresa epica, quella degli scaligeri, capaci di diventare l'unica squadra di una città non capoluogo di regione a conquistare uno Scudetto.
Festeggiata con gioia ma senza eccessi, in pieno stile Bagnoli, il vero artefice di quell'impresa storica, personaggio da sempre schivo e di poche parole.
"Ce lo meritiamo tutti. - dice il 'Mago della Bovisa' raggiunto a caldo da Giampiero Galeazzi, prima di essere travolto dal'affetto dei suoi calciatori e portato in trionfo - Ci sono stati tanti momenti, ma penso che il momento in cui ci siamo resi conto di averlo vinto è stato a Torino contro la Juventus. È un'avventura di un anno che viene consacrata in questi momenti".
La stessa sera la squadra partecipa in blocco alla 'Domenica Sportiva', trasmissione di culto della 'Rai', condotta da Marino Bartoletti e Italo Allodi. Boniperti, il presidente della Juventus, telefona per complimentarsi con i nuovi campioni. Tutti appaiono un po' spaesati e poco abituati alle luci della ribalta. Il momento più 'cult' è il coro intonato da Galderisi e Garella, i più estrosi del gruppo.
La festa vera si celebra allo Stadio Bentegodi la settimana seguente, il 19 maggio 1985. In uno Stadio tutto esaurito, sugli spalti i tifosi sventolano centinaia di bandiere gialloblù, mentre dal cielo, prima del fischio d'inizio della partita con l'Avellino, atterrano sul terreno di gioco i paracadutisti. Palloncini gialloblù assieme a un grande tricolore sono inoltre fatti volare in cielo. Poi lo spettacolo passa ancora al calcio giocato.
Mentre il Torino di Radice strappa all'Inter il 2° posto battendo la Roma, gli scaligeri vincono anche l'ultima della stagione con un 4-2 finale sugli irpini (Fanna, autorete Garuti, Galderisi ed Elkjaer) per sugellare una favola forse irripetibile. Con i due stranieri, snobbati al loro arrivo in Italia, assoluti protagonisti: se Platini è il capocannoniere del torneo e Galderisi il bomber della squadra con 11 goal, infatti, Briegel, autore di 9 reti, è la grande rivelazione della stagione, e lo straripante Elkjaer, a segno 8 volte, si afferma come grande centravanti.
Le grandi squadre questa volta devono stare a guardare il capolavoro del Verona, frutto di un mix perfetto fra la programmazione della società, il lavoro di Bagnoli e il rendimento dei calciatori, e destinato a restare indelebile nella storia del calcio italiano.


