Elkjaer nella leggenda della Serie A: il goal senza scarpa in Verona-Juventus '84

Preben Elkjaer Larsen Verona Serie AInternet

Piazzatosi al 6° posto nella stagione 1983/84, il Verona di Osvaldo Bagnoli si presenta ai nastri di partenza della stagione 1984/85 con l'obiettivo di fare meglio e provare ad accorciare il gap che lo separa dalle big della Serie A. Sul calciomercato gli scaligeri si rifanno il look: il grande colpo è rappresentato dall'arrivo dal Lokeren del centravanti danese Preben Larsen Elkjaer, pagato 2 miliardi e mezzo di vecchie Lire e strappato ad alcune big come Real Madrid e Milan. Assieme a lui arriva a costo zero dal Kaiserslautern il sottovalutato mediano tedesco Hans-Peter Briegel. 

La rosa è completata dagli acquisti dell'attaccante di scorta Franco Turchetta, del fratello di Luciano Marangon, Fabio, e del centrocampista di scorta Dario Donà, mentre salutano la compagnia il polacco Zmuda, lo 'Squalo' Joe Jordan, Storgato e Guidolin.

Dei nuovi stranieri, se Briegel stupirà tutti per solidità e qualità, Elkjaer, che agli Europei 1984 in Francia era stato uno dei grandi protagonisti con la Danimarca, si confermerà un ottimo innesto. I gialloblù del resto sono protagonisti di una partenza lampo. Il 16 settembre travolgono in casa per 3-1 il Napoli di Maradona, stesso punteggio nella trasferta della 2ª giornata contro l'Ascoli in trasferta. Con i marchigiani arriva anche il primo goal italiano di Elkjaer.

Il danese ha un fisico straripante, che, quando trova spazi, sa sfruttare per imporre il suo dribbling e lanciarsi in spettacolari incursioni in contropiede. Proprio la forza fisica gli consente spesso di giocarsela alla pari con i difensori avversari, che provano a fermarlo con le buone o con le cattive. 

Alla terza giornata, nel Derby del Triveneto con l'Udinese, basta un rigore di 'Nanu' Galderisi, il partner d'attacco di Elkjaer, per conquistare la terza vittoria di fila che lancia il Verona di Bagnoli, a sorpresa, in vetta alla classifica a punteggio pieno. In scia resta soltanto la giovane Sampdoria costruita da Mantovani. 

Ma le gare che contano devono ancora arrivare. Alla quarta giornata, al Meazza, Inter e Verona pareggiano 0-0. Alle spalle degli scaligeri si portano, a pari merito con la Sampdoria, anche Fiorentina e Torino. La bagarre d'alta classifica coinvolge molte squadre. Ma la 5ª giornata è un po' la prova del nove per gli uomini di Bagnoli. Al Bentegodi il 14 ottobre 1984 arriva infatti la Juventus Campione d'Italia in carica di Platini.

Preben Elkjaer DenmarkGetty

I bianconeri di Trapattoni concentrano in verità i loro sforzi sulla Coppa dei Campioni, ma al Bentegodi, partita in cui Platini parte in panchina, subiscono una dura lezione dalla formazione gialloblù. L'ex Galderisi apre le danze poco dopo l'ora di gioco portando in vantaggio i padroni di casa con un colpo di testa beffardo su cross di Fanna, sfruttando l'uscita a vuoto di Tacconi. 

Ma il goal più bello lo firma nel finale di partita proprio lui, l'attaccante che aveva scelto di farsi chiamare con il cognome della madre, Elkjaer, anziché con quello del padre, Larsen, perché di Larsen in Danimarca era pieno.

Quel goal con cui manda definitivamente al tappeto la Juventus all'81' non è un goal banale, ma senza dubbio uno dei più iconici che si siano mai visti in Serie A, visto che lo firma calciando la palla con il suo esplosivo piede destro senza scarpa, scalzo.

Ad innescare l'avanzata del danese è un lancio di Di Gennaro. Elkjaer s’invola in contropiede sulla sinistra. Supera di potenza l’allora giovane difensore bianconero Stefano Pioli, che prova a fermarlo alla disperata con un tackle scivolato. Non ci riesce, ma con il suo intervento gli sfila la scarpa destra.

Incurante di quanto appena accaduto l'attaccante converge verso il centro, salta facilmente Favero e calciando con il piede scalzo, ovvero il destro, trafigge Tacconi con un fendente imparabile sul secondo palo. È il goal che consegna il giocatore danese alla leggenda, fa infuriare il tecnico avversario Trapattoni e lancia definitivamente il Verona di Bagnoli fra le candidate al titolo.

"Mi accorsi subito di aver perso lo scarpino - rivela 'Il Sindaco' di Verona nel trentennale di quella prodezza a 'gianlucadimarzio.com' - ma in quell'attimo volevo solo tirare e fare goal, non ho calcolato null'altro. Anche il giorno dopo non ho pensato che fosse stata una cosa così originale, solo con il tempo mi sono accorto dell’importanza di tale gesto".

"È bellissimo che quel goal si ricordi ancora dopo tanti anni. - aggiunge - Sono poche le reti che rimangono nella mente della gente dopo così tanto tempo. In quella partita ero particolarmente contento perché battere una squadra forte come la Juventus è sempre motivo di grande orgoglio".

Verona 1984-85 Serie AWikipedia

Grazie a quel goal speciale, Elkjaer si guadagnerà anche il soprannome di 'Cenerentolo'. Gli scaligeri, acquisita fiducia con la vittoria sulla Juventus, non mollano più la prima posizione per tutto il girone di andata, che li vede laurearsi campioni d'inverno. All'inizio del girone di ritorno, tuttavia, la squadra di Bagnoli pareggia al San Paolo con il Napoli per 0-0, e l'Inter di Castagner, che batte l'Atalanta 1-0 con goal di Sabato, la affianca in vetta.

Ma il tandem al comando dura poco, perché già dal turno successivo il Verona torna a guidare in solitaria battendo in casa l'Ascoli e approfittando del mezzo passo falso dei milanesi contro l'Avellino al Partenio. Da lì in avanti sarà una cavalcata trionfale per Elkjaer e compagni fino alla sconfitta con il Torino il 14 aprile alla 25ª giornata. I punti di vantaggio sui granata, e su Inter, Juventus e Sampdoria, tutte appaiate all'inseguimento, restano a -4.

Il 12 maggio, pareggiando 1-1 a Bergamo con l'Atalanta, il Verona è campione d'Italia. Quel goal segnato da Elkjaer senza una scarpa resta l'immagine più iconica di un'impresa epocale che ad una provinciale non sarebbe più riuscita. Prima di lui, del resto, c'era riuscito in gare ufficiali di alto livello soltanto il brasiliano Leonidas, capace di segnare scalzo alla Polonia nei Mondiali del 1938, dopo di lui ci riuscirà curiosamente uno juventino, Alessandro Matri, contro la Fiorentina nel 2013.

A fine stagione per il danese saranno 8 i goal realizzati, come Pruzzo e Rummenigge. Elkjaer indosserà la maglia del Verona fino al 1988, giocando anche in Coppa dei Campioni, dove solo il discusso arbitraggio di Wurz nel Derby con la Juventus porterà i gialloblù all'eliminazione, e sfiorando per 2 volte il Pallone d'Oro: si piazza infatti 3° nel 1984 e 2° nel 1985. In entrambi i casi a vincere sarà Platini.

"Sono arrivato secondo, terzo e quarto. Mai primo, - dice in un'intervista a 'L'Arena' - ma vuol dire anche che ero meglio di tanti altri. In quei tre anni ha sempre vinto Platini. Un grande, niente da dire. Lui però era francese, non danese. E giocava nella Juve, non nel Verona".

Il premio per goal come quello alla Juve, sarà per Elkjaer il grande affetto dei tifosi, e Verona è diventata per lui una seconda pelle.

"Verona mi ha dato mio figlio Max. Ogni volta che lo guardo, penso a voi. - ha detto a 'La Repubblica' - Ha provato a fare il calciatore, si è rotto una gamba sciando e niente, il suo destino era un altro. In questi anni, quando capitava di avere idee differenti, mi diceva: 'Papà, cosa vuoi farci, io sono italiano'. La mia in Italia è stata una bella avventura. Qualche volta la sera, quando chiudo gli occhi, vedo Verona".