Beppe Marotta, che all’epoca era l’amministratore delegato della Juventus, dichiarò di non aver mai visto niente del genere in trent’anni di trattative e di calciomercato. D’altronde, l’allora dirigente bianconero aveva visto, dinanzi ai propri occhi, sfumare uno scambio che avrebbe avuto non solo del clamoroso, ma anche che avrebbe apportato grande beneficio a entrambe le società. E invece, alla fine, saltò tutto, per un colpo di scena che ebbe come protagonista principalmente l’Inter. Perché se Mirko Vucinic e Fredy Guarin non giunsero a scambiarsi le casacche fu per espressa volontà dei nerazzurri, in quel gennaio 2014 in cui tutto sembrava fatto.
Gennaio è sempre stato un mese caldo, nonostante le temperature: a riscaldarlo c’è sempre stato quel mercato di riparazione che quest’anno, in maniera straordinaria, non sta decollando e non sta regalando grandi colpi di scena. Complice anche una situazione economica non rosea per i club e l’intenzione, da parte di tante società, di non smantellare delle rose che fino a ora hanno funzionato. Nessuno puntella, nessuno rifinisce: eppure un tempo si aspettava la fine delle vacanze natalizie per creare una sequela di annunci che infiammava la ripresa del campionato.
Quel 2014 non fu da meno, perché la Juventus aveva ufficializzato Osvaldo dal Southampton, il Milan si era assicurato in un sol colpo Essien dal Chelsea, Rami dal Valencia e Honda dal CSKA Mosca, senza dimenticare anche Taarabt dal Fulham e Nocerino dal West Ham. Il Napoli aveva messo a segno il colpo Jorginho dall’Hellas Verona e Ghoulam dal St. Etienne, fino al Parma che, in una delle più scoppiettanti sessioni di mercato dei ducali, aveva ufficializzato più di venti giocatori, tra cui Schelotto dall’Inter. La Roma si arricchiva di Nainggolan dal Cagliari e l’Udinese di un giovanissimo Bruno Fernandes, strappato al Novara. Insomma, c’erano i presupposti per un altro grande colpo, uno scambio sull’asse Torino-Milano, pronti a coinvolgere le due squadre del Derby d’Italia.
L’Inter deve ritrovare la verve persa dopo la fine dell’era Mourinho, che ha lasciato Appiano Gentile da vincitore del Triplete. La distanza dalla Juventus, che è reduce dalla vittoria del campionato di Serie A nel 2012 e nel 2013, è di 23 lunghezze: un’infinità. I bianconeri di Antonio Conte dopo venti giornate si ritrovano a 55 punti e vogliono continuare quella corsa che avrebbe portato a una sequela di Scudetti ancora oggi ricordati dagli annali. A infastidirla c’è la Roma, che segue a 47 punti, tenuta bene a distanza. Insomma, Marotta pensa già al futuro e con Andrea Pirlo pronto alle sue 35 primavere, il rischio di partenza di Paul Pogba, punta forte su Guarin.
Il centrocampista colombiano è l’unico che continua a brillare all’interno del centrocampo nerazzurro, esaltandosi in una rosa che naviga al quinto posto non senza problematiche. Di rimando, Vucinic non ha più tanto spazio in bianconero: la coppia titolare formata da Tevez e Llorente procede spedita, con Quagliarella e Giovinco pronti a subentrare al bisogno, completando un quartetto che può andare a vincere lo Scudetto anche quest’anno e forse anche quello dopo. Insomma, per l’attaccante montenegrino non c’è più spazio a Torino, ma potrebbe aprirsi invece uno spiraglio alla corte dell’Inter di Thohir, dove cresce Icardi, ma si va avanti ancora con Palacio come terminale offensivo. Ecco, quindi, i presupposti per realizzare lo scambio, che accontenterebbe tutti.
GettyEppure, c’è qualcuno che non è stato interpellato e che non è d’accordo con questa soluzione: i tifosi dell’Inter. Contrariati dal possibile scambio, decidono di recarsi sotto la sede nerazzurra, precisamente sotto gli uffici di Moratti, in pieno centro a Milano. Si protesta contro tutti, da Ausilio a Branca, che rappresentano la spina dorsale delle trattative all’epoca. La trattativa, oramai, è di fatto chiusa: tutti ne parlano, tutti la danno per conclusa. Manca solo l’ufficialità e i tifosi, allora, si mobilitano per bloccare quel contratto depositato in Lega Calcio, che darebbe per fatto l’affare e che, a ridosso dell’ultima settimana disponibile per il calciomercato, chiuderebbe di fatto le riparazioni delle due squadre.
Vucinic, nel frattempo, ha già svolto le visite mediche con l’Inter, le ha superate e deve solo firmare. Guarin, di rimando, ha incontrato la dirigenza bianconera e sta per prenotare l’iter medico per poi essere confermato nuovo giocatore bianconero. L’attaccante è a Milano e attende il da farsi, finché non viene richiamato per tornare a Torino: Thohir, dopo un confronto con Massimo Moratti e il resto della dirigenza, decide di far saltare l’affare per il venir meno delle condizioni essenziali. I tifosi non ci stanno e protestano: senza il loro assenso manca il via libera per portare a termine l’affare. L’ufficialità, poche ore dopo, arriva, ma stavolta di un affare saltato: l’Inter, infatti, annuncia di aver deciso di non procedere nella trattativa con la Juventus per il trasferimento dei calciatori Fredy Guarin e Mirko Vucinic.
L’Inter di lì a poco avrebbe chiuso l’affare Hernanes in entrata, ma la situazione continuava a essere poco gioiosa, anzi arrivarono non poche accuse alla dirigenza nerazzurra, accusata di avere delle propensioni verso il bianconero e di voler agevolare la Juventus in quello scambio, ritenuto impari. Fassone parla di motivazioni di carattere ambientali, Marotta è sconcertato e non ha il tempo di rispondere al comunicato dell’Inter, essendo la Juventus impegnata in Coppa Italia a Roma. La tensione è forte e i due dirigenti non se le mandano a dire.
L’esito, comunque, è che nessuno dei due giocatori cambierà città, almeno in Italia. Questo perché Vucinic rimane a Torino fino alla fine della stagione, con appena dodici presenze e due reti, terzo Scudetto messo in tasca e trasferimento all’Al-Jazira al luglio successivo, trovando una nuova primavera negli Emirati Arabi Uniti. Si ritirerà dopo tre stagioni, di cui le ultime due disputate non da protagonista, a 32 anni.
Guarin, invece, in Italia rimane appena un altro anno, uno in più di Vucinic: l’Inter continua ad arrancare, però, e il colombiano viene trascinato a fondo. A metà della stagione 2015/16 accetterà la chiamata della Cina, per scegliere di vestire la maglia dello Shanghai Shenhua per tre anni e mezzo, prima di tornare in Sudamerica per stringere le mani del Vasco da Gama e chiudere la carriera nel 2021 nella sua patria, nei Millonarios di Bogotà. A differenza di Vucinic, ha chiuso la carriera con in bacheca con una Europa League vinta col Porto e un totale di otto trofei nazionali vinti sempre con i lusitani. Chissà quello scambio dove li avrebbe, invece, portati.




