Ma che bello tornare a Lione. La mia città preferita della Francia dopo Sua maestà Parigi. Qui ci sono già stato due volte. La prima, agli Europei del 2016, in occasione di Belgio-Italia 0-2: Giaccherini e Pellè a creare i presupposti di un sogno svanito ai rigori – meglio non pensarci – contro la Germania. La seconda, sempre nello stesso anno, proprio dietro la Juve in Champions League, con un blitz proficuo dei bianconeri di misura grazie a un lampo di Cuadrado.
Insomma, ho avuto modo di prendere confidenza con questa parte della Francia sud-orientale, ammirando da vicino le bellezze locali. Tre grandi aree a dare via una città stupenda: la Presqu’lle, la Corix-Rousse e Fourvière. Tra la bellezza dell’unicità rappresentata dalla Città Vecchia a molto altro. Impossibile, per i miei gusti, non innamorarsi di Lione.
Nel viaggio odierno, tuttavia, ho annusato un’atmosfera differente. Legata, e non potrebbe essere altrimenti, all’emergenza Coronavirus. Con l’Italia ferita e stranita da un qualcosa che non ci aspettavamo e che, purtroppo, è diventato – direttamente e indirettamente – il regista principale delle nostre vite. Niente stadio, niente cinema, niente aggregazione. Un Paese che se non è in ginocchio poco ci manca, alle prese con uno sguardo da rialzare al più presto per tornare a riassaporare la normalità.

Detto ciò, nel mio viaggio per raggiungere la prossima avversaria della Signora in Champions League, ho potuto constatare come questo alone di incertezza non abbia ancora trovato terreno fertile fuori dal Belpaese. Nessuna anomalia alla frontiera, a maggior ragione dopo l’esposizione delle autorità locali. Con il comunicato dell’OL chiaro e inequivocabile:“Il club ha preso atto della decisione di mantenere il match Lione-Juve nella sua configurazione originale. Quindi i tifosi italiani con regolare biglietto potranno accedere allo stadio”.
Allo stadio Groupama sono attesi circa 3 mila sostenitori bianconeri. Un numero cospicuo che, grazie alle ultime prese di posizione, può tirare un sospiro di sollievo. Nelle ultime ore, infatti, è impazzata la psicosi. Con l’interrogativo degli interrogativi a tenere banco: “Ci faranno entrare a Lione?”. La risposta è sì. Anzi, oui. Stop.
Dunque, che sia una bella partita. Tra l’attuale settima forza della Ligue 1 e la prima della Serie A. Una gara senza storie sulla carta, peccato che la volubilità spesso e volentieri sia di casa nel calcio. Cielo cupo, una leggera pioggia e umore non ottimale. Ma la Champions chiama e la Juve dovrà rispondere nel migliore dei modi. Regalando un sorriso, così, a chi in questo momento ha problemi ben più gravi.




