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Oliver Kahn, 'Il Titano' di Bayern Monaco e Germania che sfiorò il Pallone d'Oro

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In molti lo ricordano per la sua straordinaria personalità, che lo portava spesso a prendere ad urla i difensori per un errore o ad attaccare un avversario o un arbitro che, a suo insindacabile giudizio, non si erano comportati in modo giusto.

Oliver Kahn è sempre stato un portiere che abbinava alle grandi doti fisiche, coraggio e uno spiccato temperamento, il quale, talvolta, sconfinava nell'arroganza e lo portava ad andare anche sopra le righe. Ha pagato di persona i suoi eccessi e le sue cadute, riuscendo sempre a risalire dai suoi ruzzoloni in basso. 

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Con i suoi 24 titoli conquistati con la maglia del Bayern Monaco e gli Europei vinti nel 1996 con la Germania, è stato uno dei giocatori più vincenti della storia del calcio, eletto per 3 volte 'Miglior portiere del Mondo' dall'IFFHS, la Federazione internazionale di storia e statistica del calcio. 

Nel 2001 e nel 2002, i suoi anni magici, ha sfiorato il Pallone d'Oro, piazzandosi al 3° posto. In particolare nel 2002 è stato vicino a vincerlo, giungendo alle spalle dei brasiliani Ronaldo e Roberto Carlos dopo aver perso la finale dei Mondiali anche per colpa della mano destra dolorante a causa della rottura dei legamenti dell'anulare.

GLI ESORDI DEL 'TITANO DI KARLSRUHE'

Oliver Kahn nasce a Karlsruhe, nello Stato del Baden-Württemberg, nell'allora Germania Occidentale, il 15 giugno 1969. Ha origini lettoni: i suoi nonni provenivano infatti dalla Lettonia e suo papà era nato nella Repubblica baltica per poi trasferirsi in terra tedesca dopo la Seconda Guerra Mondiale.

È figlio d'arte, perché suo padre Rolf era stato un giocatore del Karlsruher dal 1962 al 1965. Sua madre Monika lavora invece come infermiera in una casa di riposo per anziani della città. Il suo amore per il calcio è precocissimo: all'età di 6 anni, infatti, entra a far parte delle Giovanili del Karlsruher. Inizialmente gioca come difensore ma la svolta della sua carriera e della sua vita arriva a 7 anni, quando suo nonno gli regala la divisa da portiere di Sepp Maier, il suo idolo.

Oliver inizia a giocare in porta e non la lascerà più per tutta la sua carriera. Fa tutta la trafila nel settore giovanile del club della sua città, vivendo anche momenti e situazioni difficili. Da adolescente, quando si allenava con la Prima squadra, i veterani lo bullizzavano: sotto la doccia gli urinano sulle gambe, e, come lui stesso racconterà a 'La Gazzetta dello Sport', "dovevi star zitto e non reagire, perché chiunque cerca l'affermazione deve imparare a mandar giù amaro".

Voleva essere un segnale per insegnargli a rispettare le gerarchie. Chiunque altro, probabilmente, avrebbe mollato o avrebbe avuto dei contraccolpi, non Kahn, che, invece, cerca di rafforzare il suo carattere guardando film come Rambo, Rocky e Wall Street. 

"Non mollare mai, continua sempre! Vai avanti, continua!", ripeteva a se stesso, con quello che diventerà uno dei suoi motti per caricare i propri compagni. Nel 1987/88 entra così a far parte della Prima squadra biancoblù, inizialmente come riserva del portiere titolare Alexander Famulla. Il 27 novembre 1987, a 18 anni, debutta in Bundesliga nella vittoria per 4-0 ai danni del Colonia, gara nella quale mantiene inviolata la propria porta.

Oliver Kahn Karlsruher BundesligaGetty Images

Nonostante la sua buona prestazione, resta portiere di riserva fino al 1990, quando è il tecnico Winfried Schäfer a promuoverlo titolare. Un passo alla volta, Oliver continua a coltivare il suo sogno di emulare il suo idolo Maier e si afferma come uno dei portieri emergenti più forti del calcio tedesco. La grande fisicità, in virtù di un'altezza di un metro e 88 centimetri per 90 chilogrammi di peso, non gli impedisce di essere estremamente agile e di avere una reattività fuori dal comune.

Ad un torneo di beneficenza, cui partecipano bambini di 9 anni, secondo quanto racconta lo scrittore Ulrich Hesse-Lichtenberger nel suo libro 'Tor!', Kahn para tutti i tiri dei piccoli calciatori, impedendo all'associazione che organizzava l'evento di incassare una somma prestabilita per ogni goal realizzato.

"Non potevo perdere - spiegherà - non mi avevano spiegato il meccanismo".

Probabilmente non è mai stato molto simpatico, ma è anche grazie alle sue parate che il Karlsruher scala le gerarchie della Bundesliga e si piazza per due volte consecutive al 6° posto finale nelle stagioni 1992/93 e 1993/94, guadagnandosi la qualificazione alla Coppa UEFA.

Nel 1993/94 la squadra tedesca e Kahn sono protagonisti di un'entusiasmante cavalcata europea. Passa alla storia, dopo un k.o. per 3-0 al Mestalla, il roboante 7-0 rifilato al Valencia nel ritorno dei sedicesimi di finale al Wildparkstadion, partita che sarà ribattezzata come 'Il miracolo del Wildparkstadion'.

Il cammino di Kahn e compagni in Coppa UEFA si chiude però in semifinale, quando il Salisburgo accede alla finale contro l'Inter grazie alla regola dei goal in trasferta (0-0 in Austria e 1-1 in Germania i risultati). Al termine della stagione è votato per la prima volta 'Portiere tedesco dell'anno', ma la fama di Kahn ha già superato i confini tedeschi e il Karlsruher, club con cui ha collezionato 149 presenze di cui 128 in Bundesliga, inizia a stargli stretto.

Oliver Kahn 1998 1999Getty Images

IL PASSAGGIO AL BAYERN E L'ASCESA INARRESTABILE

Il Bayern Monaco non può lasciarselo sfuggire e lo acquista per 4,6 milioni di Marchi tedeschi, corrispondenti a poco meno di 2 milioni e mezzo di euro per fare il sostituito del titolare Raimond Aumann. A Oliver bastano però pochi mesi per ribaltare le gerarchie e prendersi la maglia da titolare. Ma si rompe il crociato e deve star fuori per circa 6 mesi.

Allenato dal suo idolo Sepp Maier, torna più forte di prima e inizia a fare incetta di titoli a partire dalla stagione 1995/96, quando, sotto la guida di Beckenbauer, il portiere classe 1969 si riscatta in Europa: vince la Coppa UEFA battendo in finale il Bordeaux (2-0 in casa ed 1-3 in Francia).

È solo il primo di una lunga serie di trionfi con una maglia che per Kahn diventa come una seconda pelle: ci resterà per ben 14 anni, vincendo di fatto tutto. Gli anni migliori a livello personale gli vive fra il 1997 e il 2002, data che traccia un solco importante nella sua carriera.

La rivalità con Jens Lehmann, anziché metterlo in difficoltà, lo esalta. Nel 1996/97 vince la prima Bundesliga e la Coppa di Lega, e per la seconda volta è nominato 'Portiere tedesco dell'anno'. Fino al 2002 conquista altre tre volte il titolo tedesco e la Coppa di Lega e per 2 volte la Coppa di Germania. Fra i pali non ha paura di niente e di nessuno, nelle uscite non esita a tenere la gamba alta di fronte agli avversari che provano a recargli disturbo. Chiedere allo svizzero del Borussia Dortmund Chapuisat o a Fredi Bobic.

A cavallo fra il secolo scorso e il nuovo millennio è indiscutibilmente uno dei più forti portieri al Mondo, anche se continua a non far nulla per risultare simpatico. Anzi, se possibile, il fatto di essere diventato un vincente, accresce l'odio degli avversari nei suoi confronti. A Friburgo gli aprono la fronte tirandogli una pallina da golf, in molti stadi dove il Bayern gioca in trasferta gli tirano delle banane, prendendolo in giro per le sue movenze scimmiesche.

Senza mai riuscire a scalfirlo:

"Invece di offendermi - dirà - mi hanno fortificato". 

Dal 1998/99 al 2001/02 è eletto per 4 volte consecutive Miglior portiere della Champions League, mentre per 3 volte l'IFFHS lo nomina Miglior portiere del Mondo (nel 1999, nel 2001 e nel 2002).

Oliver Kahn Bayern MunchenGetty Images

In campionato è l'eroe del titolo 2000/01, quando con la sua personalità riesce a scuotere la squadra da quella che poteva essere una disfatta. Alla penultima giornata la squadra di Ottmar Hitzfeld opera il sorpasso ai danni dello Schalke 04 approfittando di una sconfitta dei rivali. Il 19 maggio 2001 alla squadra bavarese basta così un pareggio contro l'Amburgo per laurearsi campione di Germania.

Ma Barbarez, che vincerà il titolo di capocannoniere, gela i tifosi, facendo goal a Kahn al 90'. Tutto sembra perduto, perché lo Schalke 04 ha battuto 5-3 l'Unterhaching e in caso di arrivo a pari punti è avvantaggiato dalla miglior differenza reti. Tutti i giocatori del Bayern, in campo sono disperati, ma non Kahn, che sfodera il suo motto e il suo carisma per mandare all'attacco i compagni.

Lo svedese Patrik Andersson all'ultimo respiro trova nei minuti di recupero la rete del pareggio su calcio di punizione. Finisce 1-1, e per Kahn e il Bayern arriva quella che ricorderà sempre come "la vittoria più bella".

Anche in Europa, dopo l'amarezza per la Champions sfumata nei minuti finali dell'epica sfida con il Manchester United neel 1998/99, nel 2000/01 è protagonista del trionfo sul Valencia ai calci di rigore allo Stadio Meazza. Para infatti 3 rigori calciati dagli spagnoli e dà un apporto determinante alla vittoria per 5-4 e alla conquista della Coppa dalle grandi orecchie. Vedendo il suo collega Cañizares sconsolato che piange, dimostra che la fama da duro che si è costruito è solo un'apparenza ed è il primo ad andare a consolare il collega.

Nel 2001 aggiunge la Coppa Intercontinentale: da capitano blinda la porta nel match di Tokyo contro il Boca Juniors di Carlos Bianchi, e nei supplementari un goal di Kuffour dà la vittoria di misura ai tedeschi. Il Mondo è praticamente fra le sue mani: gli mancano soltanto i Mondiali per consacrarsi a livello assoluto.

Oliver Kahn Germany World Cup 2002Getty Images

LA GERMANIA FRA SUCCESSI E CADUTE

Kahn aveva iniziato la sua avventura con la Nazionale tedesca quando ancora era un giocatore del Karlsruher: Berti Vogts lo aveva convocato infatti come terzo portiere per i Mondiali di USA '94. Ma Oliver non aveva collezionato nessuna presenza.

Per il suo esordio con la Germania bisogna aspettare infatti un'amichevole contro la Svizzera del 23 giugno 1995, che vede i tedeschi imporsi 2-1. Kahn entra in pianta stabile nella Nazionale teutonica come vice di Andreas Köpke, e con quel ruolo è portato da Vogts ad Euro '96. I tedeschi a Wembley vincono 2-1 sulla Repubblica Ceca con un golden goal di Bierhoff e si aggiudicano gli Europei.

Anche ai Mondiali di Francia '98 Kahn è il dodicesimo di Köpke, ma, come aveva imparato da giovane, non si perde d'animo. Dopo l'esperienza negativa per la Germania in terra francese si prende il posto da titolare e ad Euro 2000 diventa il capitano della Nazionale. I risultati sono però deludenti, dato che proprio agli Europei in Olanda e Belgio i la Die Mannschaft chiude all'ultimo posto nel proprio girone.

Ma i tedeschi, dopo aver subito anche un umiliante 5-1 dall'Inghilterra nelle qualificazioni, sono protagonisti ai Mondiali del 2002 in Corea e Giappone, ai quali si presentano con una rosa rinnovata. Kahn è il capitano e il leader indiscusso della squadra che subisce appena un goal fino alla finale. È il primo portiere tedesco della storia a non subire goal in 5 gare di un Mondiale. La Coppa del Mondo è lì a 90 minuti, e Kahn lo sa bene e paragona se stesso a Michael Schumacher.

"Credo che io e Michael abbiamo molto in comune - afferma - la disciplina, la tenacia, la meticolosità nella preparazione e la volontà all’impegno. Entrambi non ci distraiamo e diamo sempre tutto".

Oliver Kahn Germany FIFA World Cup 2002Getty

Il 30 giugno 2002 a Yokohama di fronte c'è però la squadra che fa più paura, il Brasile di Ronaldo 'Il Fenomeno', Ronaldinho, Rivaldo e Cafu. La Germania fa una fatica tremenda a finalizzare, ma tutto nel primo tempo scorre secondo copione, con i verdeoro che sbattono sul 'Titano' di Karlsruhe. Nella ripresa, però, la sorte volta le spalle all'estremo difensore tedesco: il secondo tempo è iniziato da qualche minuto, quando, dopo aver respinto un colpo di testa di Gilberto Silva, per evitare il tap-in si scontra con quest'ultimo e si lesiona i tendini dell'anulare della mano destra.

La mano gli viene fasciata, ovviamente Kahn resta in campo, ma viene puntualmente punito dai brasiliani, che approfittano delle sue condizioni non ottimali: al 67' il portiere tedesco respinge male centrale su una botta di Rivaldo, Ronaldo è un fulmine a catapultarsi sulla palla e a batterlo per l'1-0. Non è finita, perché, con i tedeschi che provano a rispondere, ancora 'Il Fenomeno', su azione di contropiede, sfrutta un assist di Gilberto Silva e un velo di Rivaldo per girare all'angolino di prima intenzione: 2-0 e addio sogni di gloria per i tedeschi.

Kahn, in particolare, la vive come un dramma sportivo. 

"Scusami, è colpa mia", dice al Ct. Rudi Völler. Che lo abbraccia assieme ai compagni: "Non ci pensare, se non era per te non saremmo mai arrivati a questa finale". 

In zona mista si presenta per le interviste con la mano fasciata, e tutti si rendono conto di quanto era accaduto. Ma Oliver, alla sua maniera, non avalla scuse:

"Non c' è rapporto tra questo infortunio e l'errore che ho commesso - sostiene, probabilmente mentendo - ma mi viene difficile ora pensare al futuro".

L'errore sul tiro non trattenuto di Rivaldo, e l'occasione persa di vincere i Mondiali, segnano un solco indelebile, una linea di separazione, nella carriera del portiere, che di lì a poco sarebbe caduto in una crisi sportiva e personale.

Oliver Kahn Jens Lehmann GermanyGetty Images

Con la Germania è comunque il portiere titolare anche agli Europei 2004, ma perde il posto a vantaggio del rivale di sempre, Jens Lehmann, ai Mondiali di casa del 2006. Un vero smacco dato dal Ct. Klinsmann all'allora trentasettenne, che accetta il ruolo di dodicesimo e di uomo spogliatoio.

Nella gara dei quarti di finale contro l'Argentina è lui a caricare il suo collega prima dei calci di rigore decisivi, salvo esplodere dopo l'eliminazione in semifinale con l'Italia di Lippi.

"Se avessi giocato titolare - dichiarerà ai settimanali 'Stern' e 'Focus' - stavolta saremmo stati campioni del Mondo noi".

Disputa comunque la finale di consolazione per il 3° posto, che vede i tedeschi prevalere 3-1 sul Portogallo e guadagnarsi la medaglia di bronzo dopo l'argento di 4 anni prima. Dopo la gara con i lusitani annuncia il ritiro dalla Nazionale tedesca, con un record personale di 88 presenze, delle quali 49 come capitano.

IL PALLONE D'ORO SFIORATO

La sconfitta nella finale di Yokohama nel 2002 non impedisce a Kahn di vincere il Premio Yashin come miglior portiere e il Pallone d'Oro dei Mondiali come miglior giocatore del torneo, ma lo priva di fatto del Pallone d'Oro assegnato da France Football.

Kahn, che già nel 2001 era arrivato 3° alle spalle di Michael Owen e dello spagnolo Raúl, bissa il 3° posto finale, chiudendo dietro a Ronaldo 'Il Fenomeno' e Roberto Carlos.

Decisivi, con ogni probabilità, proprio quelli errori commessi in terra giapponese. Una sorta di beffa per chi era ai vertici ormai da diversi anni e per chi è stato l'unico estremo difensore finora a essere votato come miglior giocatore di un'edizione dei Campionati del Mondo.

Oliver Kahn Bayern Chapuisat Dortmund 04031999Imago

DALLA POLVERE ALLA LEGGENDA

Kahn, sconfitto e abbattuto dopo i Mondiali in Giappone e Corea, fatica a rialzarsi e vive alcune stagioni difficili. Questo perché alle delusioni sportive si aggiungono i problemi personali con la moglie Simone. Quest'ultima, infatti, scopre che Oliver l'aveva tradita con una barista di 21 anni, Verena Kerth, quando era in attesa del loro secondo figlio, David (la primogenita è Khatarina-Maria, nata nel 1998). I due si separano, nel 2003 provano a salvare il matrimonio ma il portiere ci ricasca e la tradisce nuovamente con Giulia Siegel. 

Stavolta con Simone, che a sua volta si lega ad un altro uomo, è davvero finita. Finisce sulle prime pagine dei settimanali scandalistici, non è sereno e il suo rendimento ne risente: le stagioni 2002/03 e 2003/04 non sono certo da ricordare come le migliori della sua carriera. A cavallo fra il 2003 e il 2004, in particolare, commette 3 papere colossali in altrettante settimane, finendo nell'occhio del ciclone.

La prima arriva in Coppa di Germania con l’Alemannia Aachen, e costa al Bayern l’eliminazione, la seconda in Nazionale contro la Croazia e l'ultima in Champions League contro il Real Madrid, con un tiro non certo irresistibile di Roberto Carlos che gli passa sotto le mani costa ai tedeschi l'uscita dal torneo.

Kahn non si sottrae alle critiche e dichiara:

"Era un pallone che si poteva fermare anche senza gambe e braccia".

Come sempre, però, si rialza e ritrova una buona regolarità di rendimento dal 2004/05. Vince ancora tanto: altri 3 titoli tedeschi, altre 4 Coppe di Germania e altre 2 Coppe di Lega. Supera anche un incidente, causato da una pallonata di Rensing in mezzo agli occhi che nel 2006 gli provoca annebbiamento della vista e discolorazione. Quando appende i guantoni al chiodo, al termine della stagione 2007/08, ha ormai 38 anni e un palmarés invidiabile: 9 Scudetti tedeschi, 6 Coppe di Germania e 6 Coppe di Lega (competizione di cui è il primatista assoluto di vittori), cui si aggiungono una Champions League, una Coppa Intercontinentale e una Coppa UEFA.

Gioca la sua ultima delle 632 gare col Bayern, la 535ª in Bundesliga, il 17 maggio 2008. Appende i guantoni al chiodo da leggenda, dopo esser diventato il portiere con più presenze di tutti in Bundesliga. Dà l'addio al calcio con un'amichevole che si disputa il 2 settembre 2008 all'Allianz Arena di Monaco contro la Germania.

Per l'occasione indossa una maglia speciale, con i nomi di 5500 tifosi, che hanno pagato ciascuno 149 euro. L'incasso della serata è stato poi devoluto in beneficenza all'associazione Ein Herz für Kinder, che sostiene i bambini cardiopatici.

"Non so cosa dire. È la cosa più bella di sempre nella mia carriera - dichiara il portiere parlando commosso con i tifosi che affollano gli spalti - Grazie per il vostro supporto nel corso degli anni. La gara di stasera rappresenta il momento più bello per me. Oggi e sempre il Bayern Monaco sarà sempre al top".

Oliver Kahn Bayern Meister 05172008Bongarts

ANEDDOTI E CURIOSITÀ

Sono numerosi gli aneddoti su Kahn anche nella parte finale della sua carriera. Alcuni si devono ai suoi compagni di squadra. Bastian Schweinsteiger, ad esempio, non scorderà mai l'anno del suo esordio con i bavaresi, il 2002/03.

"Nel 2002 esordii in Prima squadra al Bayern Monaco. - racconterà il centrocampista a 'Sport1' nel 2020 - Il mio posto nello spogliatoio era quello vicino a un monumento come Oliver Kahn. La prima volta che mi parlò fu nel 2005...".

Non solo.

"Ogni giocatore nel proprio armadietto aveva il suo asciugamano, uno solo. Stranamente non l’avevo io. Ho pensato: ‘Dove sarà?’. Poi ho visto affianco a me Ollie che si asciugava i capelli con uno e i guanti con un altro...".

Nell’ottobre del 2002, durante un periodo di convalescenza per uno strappo muscolare, Kahn viene pizzicato in discoteca fino alle 5.30 del mattino e multato dal Bayern; pochi mesi più tardi si becca un’altra multa per eccesso di velocità, dopo esser stato sorpreso a 154 chilometri all’ora su una strada il cui limite era 80.

Dopo la gara di ritorno degli ottavi di finale di Champions con il Real Madrid, il 7 marzo 2007, è sorteggiato per l'antidoping. Quando riesce a riempire la provetta il medico che deve controllare che tutto si svolga secondo le regole è assente, così gli chiede il bis. Ottenendo in cambio il lancio di un bicchiere colmo di urina. L'UEFA lo squalifica per la successiva sfida con il Milan e gli infligge una sanzione di circa 12 mila euro. 

A fine 2007, dopo un pareggio senza goal in Bundesliga con il Duisburg ultimo in classifica, si sfoga contro Toni e Ribery:

"Devono ancora capire che in Germania solo qualche partita non è sufficiente per entrare nella storia di un club così glorioso. Il Bayern non è come l’Olympique Marsiglia o la Fiorentina (le loro ex squadre, ndr). I nuovi giocatori devono ancora abituarsi al livello del Bayern".

Anche in questo caso il Bayern lo sanziona con 25 mila euro di multa e una giornata fuori rosa. Ma Oliver è così, prendere o lasciare, un po' Dottor Jekyll, un po' mister Hyde. In passato aveva preso al collo Brdaric e inveito a muso duro contro Klose, reo di aver contrastato una sua uscita.

Nella vita privata ha trovato la serenità con la seconda moglie Svenja, che gli ha dato il suo terzo figlio, Julian. Dopo il ritiro, ha lavorato come opinionista per la ZDF, non risparmiando attacchi e critiche anche ai campioni più celebri come Cristiano Ronaldo. 

"Ultimamente - ha ironizzato l'ex portiere - ho visto più gli addominali di Ronaldo che il seno di mia moglie". 

La sua lunga storia d'amore col Bayern ha avuto il suo coronamento, invece, nel 2021: il 1° giugno, dopo l'addio di Rummenigge, Kahn è diventato il nuovo presidente dei bavaresi. Due anni dopo, invece, viene licenziato dal Bayern dopo il rocambolesco titolo vinto all'ultima giornata. Lui, il portiere amato e criticato, che lo stesso Pelé non ha potuto fare a meno di inserire nella FIFA 100.

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