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Oliver Kahn Bayern Munich Santiago Canizares Valencia Champions League 2000-2001Getty

Kahn-Cañizares: la sfida all'ultimo rigore e l'abbraccio consolatorio del tedesco al rivale

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La finale di Champions League del 2001 è stata fra le più drammatiche e cariche di patos che si ricordino. Un po' per l'equilibrio fra le due duellanti, il Bayern Monaco di Ottmar Hitzfeld e il Valencia di Hector Cuper, un po' per il susseguirsi delle emozioni, che hanno spostato l'inerzia della partita dalla squadra spagnola a quella tedesca.

Con un grande comune denominatore: i portieri Oliver Kahn e Santiago Cañizares, che furono i protagonisti di quel confronto. Due grandi portieri, molto diversi fra loro: sanguigno e irascibile il tedesco, sempre pronto a urlare contro compagni e avversari, calmo ma eccentrico lo spagnolo, con i suoi capelli biondi ossigenati. 

Entrambe le formazioni sono protagoniste di un'ottima stagione europea. Il Bayern vince il Gruppo F precedendo il PSG, poi nella seconda fase a gironi precede l'Arsenal nel Gruppo C. I quarti di finale sono una rivincita ai danni del Manchester United, che li aveva battuti all'ultimo respiro nella finale 1998/99.

I Red Devils sono eliminati con un successo di misura dei tedeschi per 1-0 all'Old Trafford, bissato dal 2-1 nel ritorno dell'Olympiastadion. In semifinale la squadra di Hitzfeld trova gli stessi identici risultati contro il Real Madrid (0-1 al Bernabeu e 2-1 in Germania). 

Sorprendente anche il cammino del Valencia. I Pipistrelli, reduci dall'amarezza della sconfitta in finale nel 2000 contro il Real Madrid, precedono nel Gruppo C Lione e Olympiakos, nella seconda fase a gironi precede il Manchester United nel Gruppo A per differenza reti e trovano ai quarti l'Arsenal.

Valencia - Arsenal, 2001Getty

I Gunners di Wenger passano 2-1 ad Highbury ma perdono 1-0 al Mestalla e vengono estromessi dal torneo per la regola del goal in trasferta che vale doppio. La semifinale è altrettanto dura, e vede opposta la formazione spagnola al Leeds United di David O'Leary.

La gara di andata ad Elland Road è particolarmente combattuta, e si conclude con un pareggio senza goal. Nel ritorno però il Valencia fa valere la legge del campo e travolge gli avversari per 3-0, conquistando la seconda finale di Champions League in due anni.

Stavolta, rispetto alla prima volta, c'è un cauto ottimismo, pur nella consapevolezza che il Bayern Monaco è una grande squadra e per la sua storia parte come favorito. Si gioca allo Stadio Giuseppe Meazza di Milano, davanti a circa 73 mila spettatori. Hitzfeld schiera il Bayern con un 3-4-3 che in fase di non possesso diventa facilmente un 5-4-1.

Davanti a Kahn, Kuffour, Andersson e Linke sono i tre centrali. Il mediano davanti alla difesa è l'inglese Hargreaves, con capitan Effenberg al suo fianco e Sagnol e Lizarazu tornanti. Davanti il brasiliano Giovane Elbér agisce da centravanti, con Scholl a destra e Salihamidzic a sinistra come esterni offensivi.

Cuper risponde con un solido 4-4-2 con centrocampo a rombo. In porta uno dei punti di forza della squadra, Cañizares. Davanti a lui una solida difesa a quattro con l'ex granata Angloma a destra, Amedeo Carboni a sinistra e al centro una coppia centrale formata da Ayala e Pellegrino. Davanti alla difesa agisce Ruben Baraja, con Mendieta e Kily González mezzali e Pablo Aimar trequartista dietro le due punte, Juan Sánchez e il 'gigante' norvegese John Carew.

Arbitra l'olandese Dick Jol, che avrà un peso determinante sulla gara. Lo si capisce già pochi minuti dopo il fischio d'inizio, visto che al 3' è già calcio di rigore per il Valencia. Su una palla dalla sinistra di Carew, Mendieta prova il tiro, respinto da Eriksson, che finisce a terra. Il futuro giocatore della Lazio ripiomba sul pallone e ne nasce una mischia furibonda, nella quale lo svedese, ostacolato dallo spagnolo, tocca con il braccio.

Gaizka Mendieta ex Valencia playerGetty Images

Il fischietto dei Paesi Bassi comanda l'esecuzione dagli 11 metri. Calcia lo stesso Mendieta, uno specialista, che insacca battendo Kahn con un tiro teso e angolato sulla sinistra. Passano 4 minuti e la situazione si ribalta: contatto in area spagnola fra Effenberg e Angloma, e l'arbitro comanda ancora il tiro dal dischetto. A questo punto sale in cattedra Cañizares.

Il portiere spagnolo ipnotizza Mehmet Scholl, il tedesco calcia centrale e permette all'estremo difensore di ribattere con un piede. Il Valencia resta in vantaggio, la sfida nella sfida fra i due estremi difensori sembra pendere dalla parte dello spagnolo.

Su una palla lunga che supera la linea di fondo campo, Kily González disturba Kahn, che affronta a muso suro il suo avversario. La partita è ancora molto lunga e diventa anche una sfida a scacchi fra i due allenatori. Poi il Bayern si riversa nella metà campo spagnola, con scarsa lucidità nelle conclusioni a rete. Il primo tempo non offre altri sussulti, e si va a riposo con il Valencia avanti.

Se Hitzfeld prova a sbloccare la situazione inserendo un centravanti fisico come Jancker al posto di Sagnol, Cuper decide di iniziare a coprirsi con largo anticipo: fuori Aimar e dentro un altro difensore, Albelda. Passano 5' minuti e gli sforzi dei tedeschi, in pressione crescente, sono premiati. 

Su centro dalla sinistra di Elber, all'altezza del secondo palo, Carboni duella con Jancker. Quest'ultimo lo spinge, e l'italiano, girato di spalle, tocca la palla col braccio. Jol anche stavolta non ha dubbi e fra le proteste degli spagnoli, concede il secondo rigore della partita ai tedeschi. Stavolta calcia Effenberg, e proprio lui, l'ex centrocampista genio e sregolatezza della Fiorentina di Cecchi Gori, beffa Cañizares spiazzandolo e calciando di interno piede sulla destra: 1-1.

Canizares Valencia Bayern Munich Champions League 23052001Getty

L'equilibrio sancito dal goal di Effenberg resterà tale fino al fischio finale dei tempi regolamentari. La gara diventa infatti ancora più tattica, soprattutto dopo i nuovi cambi di Cuper, che inserisce un trequartista, Zahovic, al posto della spenta punta Sánchez, e Djukic al posto di un altro difensore, Ayala. Le conclusioni sono poche, ma quando la palla arriva in porta ci pensano Kahn e Cañizares a neutralizzarle.

Iniziano i supplementari e il canovaccio del match non cambia. Hitzfeld inserisce Zickler per Elber e Paulo Sergio per Scholl. L'equilibrio però non si spezza e tutto deve decidersi drammaticamente alla lotteria dei rigori. A decidere chi solleverà la Coppa dalle grandi orecchie saranno proprio i due giocatori più attesi: i portieri Kahn e Cañizares.

Il primo rigore lo calciano i tedeschi con Paulo Sergio. Cañizares inganna il brasiliano tuffandosi sulla destra e l'ex giocatore della Roma impatta male il pallone e calcia alto. Cañizares esulta, il destino sembra essere dalla sua parte. Per il Valencia calcia Mendieta, che per la seconda volta nella partita, batte Kahn dagli 11 metri.

Si prosegue con i goal di Salihamidzic per il Bayern e di Carew per i i Pipistrelli, con il risultato complessivo di 3-2 per gli spagnoli. Zickler riporta in parità il punteggio e qui inizia lo show dei due estremi difensori. Kahn è un leone e vola sulla destra per deviare il tiro di Zahovic. 

Cañizares però non ci sta e neutralizza la conclusione centrale dello svedese Eriksson. Si resta sul 3-3 complessivo. Diventa una guerra di nervi. Carboni, quarto rigorista del Valencia, può dare il la al trionfo. L'ex romanista opta per la botta centrale, Kahn aspetta l'ultimo momento per muoversi e ha ragione: riesce a toccare il pallone, che si infrange sulla traversa. I giochi sono ancora aperti.

Oliver Kahn Bayern Munich Valencia Champions League Final 2001Getty

Effenberg e Baraja trasformano le rispettive conclusioni, sicché dopo i primi 5 tiri, il risultato è ancora di parità: 4-4. Si va dunque ad oltranza. Per i tedeschi Lizarazu non sbaglia, come Kily González per il Valencia. La tensione è altissima, entrambi i portieri sanno di poter decidere l'esito di quel confronto. 

Linke, il rigorista scelto da Hitzfeld, calcia di precisione senza bisogno di angolare troppo, visto il movimento di Cañizares. Pellegrino deve segnare per tenere il Valencia in partita. Il difensore argentino però batte a mezza altezza sulla destra di Kahn, che intuisce e respinge. Il Bayern Monaco si impone 5-4 ai rigori e torna a sollevare la Champions League dopo 25 anni.

Kahn, l'eroe dei suoi con 3 rigori neutralizzati, esulta come una tigre che ha sbranato la sua preda, ma si accorge, proprio in quel momento, che il suo collega Cañizares, letteralmente disperato, scoppia in lacrime al limite dell'area piccola. Lo spagnolo è distrutto per la seconda Champions sfumata in due anni e non riesce nemmeno a rialzarsi.

Oliver Kahn 2001Getty Images

Prima di festeggiare con i suoi, il portiere tedesco, che in tanti conoscono per la sua durezza e spietatezza in campo, dimostra di essere un tedesco dal cuore d'oro e e va da Cañizares, che in quel momento sta vivendo il suo dramma. Quindi si abbassa e prova a consolarlo e a tranquillizzarlo, assicurandogli che non è colpa sua (che ha parato 2 rigori, uno nei tempi regolamentari, uno nella lotteria finale) se la il Valencia ha perso quella Coppa.

Alla fine l'estremo difensore spagnolo si lascia tirar su e abbracciare. Solo a quel punto Kahn può liberare la sua gioia e andare a festeggiare il trionfo con i compagni. Il suo gesto di fair play resta nella storia della Champions League. Per una volta anche nel calcio, come in un poema epico greco, la 'pietas' dei vincitori aveva dato consolazione ai vinti. Come se in fondo in cuor suo lo stesso Kahn sapesse che un anno più tardi sarebbe toccato a lui passare dall'altra parte della barricata.

Il Brasile del 'Fenomeno' Ronaldo avrebbe infatti travolto 2-0 i tedeschi nella finale di Yokohama. Proprio Kahn, non al meglio fisicamente in quell'occasione, avrebbe ricevuto pesanti critiche da tifosi e giornalisti per la sua prestazione, in particolare per il secondo goal dell'attaccante verdeoro, nato da una palla da lui non trattenuta su tiro di Rivaldo. Pur essendo poi nominato come miglior portiere di quei Mondiali.

"Non c'è consolazione per quello che ho fatto- dichiarò - Ho fatto un errore, l'unico su sette partite giocate, e sono stato punito brutalmente. È molto più amaro quando commetti un errore. Avrei dovuto tenere la palla. Comunque, la vita continua".

Come accaduto nella finale di Champions League San Siro, basta poco per passare da vincitori a vinti. Perché il calcio, talvolta, sa essere molto crudele.

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