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SARRI NAPOLI GFXGOAL

L'ascesa a Napoli di Sarri, 'Comandante' con la tuta

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Classe e 'savoir-faire'? Anche no. Maurizio Sarri sceglie una strada fuori dagli schemi, intrapresa da giovane e mai abbandonata, che nell'estate del 2015 all'altezza di Fuorigrotta subisce una deviazione lunga tre anni. Al netto di Europa League e Scudetto con Chelsea e Juventus i più belli della carriera, in cui Napoli lo incorona 'Comandante' tornando a sognare tanti Maradona dopo. Con Londra e Vinovo non scatta empatia, a Castel Volturno e Piazzale Tecchio sì.

"Fosse per me, andrei fino al Palazzo a prendere il potere".

Ci si provi a concentrare su questo, parcheggiando i rancori di una tifoseria sentitasi 'tradita' dal suo timoniere, passato dall'azzurro al bianconero a ritmo di Blues indossando giacca e cravatta a Torino. La si renda un'altra storia, perchè la STORIA tra Sarri e il Napoli merita di essere estrapolata e protetta dal fuoco delle polemiche. Le emozioni, quelle restano.

Da fango e polvere della Seconda Categoria al boato del San Paolo intitolato a Diego è un attimo lungo una vita, una vita fatta di gavetta e sacrifici che porta Sarri ad un nulla dal cielo. Un cielo tricolore, osservato dalla hall di un albergo a Firenze diventare grigio in meno di 24 ore.

"A quel Fiorentina-Napoli mi capita di ripensarci. Sarebbe stato il coronamento di una storia straordinaria, di un sogno mio, della squadra e di tutta la città. Qualcuno ha fatto ironia sulle mie parole, ma chi ha fatto sport sa che abbiamo perso il titolo in hotel".

Maurizio Sarri Fiorentina Napoli Serie A 2018Getty

Rabbia, dolore, amarezza: Sarri (nato a Bagnoli, è giusto rimarcarlo), per accarezzare e far accarezzare lo Scudetto alla gente di Napoli si inventa una serie di tre stagioni con puntate che ti tengono incollato a schermo, divano e sediolino. Un mix di semplicità e voglia di stupire, calcio champagne servito in tuta e sigaretta, dispensando copioni ai protagonisti del film girato sotto il Vesuvio e promosso tra Italia ed Europa.

Riemergendo per un istante dalle acque del passato calza a pennello l'aneddoto di Imanol Alguacil, tecnico della Real Sociedad, raccontato ai cronisti in conferenza stampa a fine ottobre poco prima di sfidare il Napoli nella fase a gironi di Europa League.

 "Amavo il Napoli di Sarri: qualche anno fa scappai da mia moglie per andare a vedere una loro partita, purtroppo giocavano in trasferta...".

Non ce ne vogliano i 'no-spoiler', ma ricordare quando si impenna la trama è doveroso: Empoli, stadio 'Castellani', un set in grado di esaltarne le doti da regista della panchina prima del grande salto. Napoli sotto, due cambi e nasce il Sarrismo, un qualcosa che etichetta e accompagna la STORIA fino alla fine, lasciando residui nella mente e nel cuore di chi ne ha goduto e non può più farlo.

Assurdo pensare che, dopo il ko al debutto in casa del Sassuolo e il pareggio interno con la Sampdoria - insieme a un 4-3-1-2 rivelatosi non essere l'abito adatto - in due giornate l'uomo venuto dalla banca stesse per essere mandato via. Uno scenario azzerato dalla ripresa di Empoli e dal ribaltone tattico, con cui la nave inverte la rotta spiegando le vele verso lidi inesplorati da decenni.

Sarri in Campania non alza trofei, però è come se lo facesse: due secondi e un terzo posto zeppi di record e - tra goal e punti fatti - numeri da capogiro, adrenalina e spettacolo che si fondono, impreziositi dall'ottavo di Champions col Real. Insomma, una città ai suoi piedi.

Maurizio Sarri Napoli smokingGetty

Un cocktail capace di mandare in visibilio anche Aurelio De Laurentiis, che col 'Masaniello' del pallone eletto erede di Benitez si lascia maluccio, ma dal quale nei momenti d'oro ne viene rapito.

"E' il mio più bel Napoli di sempre, brillante avanti e protetto in difesa. Per Maurizio ho una cotta, se non si arrabbierà per le mie entrate a gamba tesa durerà a lungo".

Con ADL dura 36 mesi, tenendo botta tra dichiarazioni d'amore e frecciate dai piani alti che condiscono il cammino partenopeo del 'Comandante'. De Laurentiis e Sarri, affini e diversi allo stesso tempo: il retroscena di 'Repubblica' sul post-partita di un'amichevole estiva col Cittadella, rende bene l'idea.

DeLa via dalla Val di Sole in elicottero, l'allenatore col mezzo più comune che c'è: la macchina, con sosta in Autogrill per mangiare pane e prosciutto e portarsi via un bel caffè da sorseggiare durante il tragitto verso casa. Rigorosamente in tuta a firmare autografi.

Ciò che fa innamorare Napoli di Sarri è il saper essere "uno di loro" ed identificarsi col popolo, senza trasmettere l'impressione di volersi dare un tono. Nemmeno quando Higuain e Mertens segnano a bizzeffe, l'asse Callejon-Insigne è una sentenza, Hamsik e Jorginho fondono tempismo e tecnica, Allan è ovunque e Reina guida una difesa a tratti imperforabile grazie ad Albiol e Koulibaly. Unitamente agli exploit di Hysaj e al mancino di Ghoulam, oggi ben lontani da quello stato di grazia.

"Sarri uno di noi" è lo slogan coniato dai tifosi per far sentire sostegno e coesione al leader maximo del prato verde, conferma di un legame nato in sordina e cresciuto nel tempo fino a diventare morboso. Nel senso buono.

Sarri banner stadio San Paolo Napoli fansGettySarri banners stadio San Paolo Napoli fansGetty

Un amore reciproco, contraccambiato dall'allenatore con frequenti frasi ad effetto. Succede anche il 22 aprile 2018, dopo l'inzuccata di Koulibaly che gela lo 'Juventus Stadium' e sembra consegnare lo Scudetto al Napoli: difficile immaginare che un anno più tardi sarebbe diventata la sua casa, ma questo non cancella l'esperienza azzurra dai libri della vita.

"Abbiamo dato una soddisfazione ad un popolo, perché Napoli è l’unica grande città che ha una sola squadra. Sento molto la responsabilità di dare soddisfazioni a questa gente. Il Napoli sarà sempre la mia squadra del cuore. Quando smetterò, a chi mi chiederà chi hai allenato risponderò subito il Napoli, indipendentemente dalle squadre che potrò allenare nel futuro".

Il futuro fa rima con esonero, iceberg di un feeling con De Laurentiis ormai incrinato.

"Ero a cena con Pompilio, il collaboratore di Giuntoli, con cui stavo discutendo proprio se restare o no. Abbiamo acceso la tv e abbiamo visto l’ingresso alla Filmauro di Ancelotti. Cos’ho pensato? Quello che pensavo prima, ma me lo tengo per me… Perchè non sono più l’allenatore del Napoli? Ancora non lo so. Bisogna chiederlo alla società".

Chelsea e, nell'estate 2019, Juve: la Juve, un colpo basso che in molti non gli perdonano. I suoi seguaci diventano portatori di stizza e odio sportivo, una scelta professionale che sovverte gli umori della piazza in cui era punto di riferimento e figura adorata. A gennaio di un anno fa, in procinto di tornare a Fuorigrotta per la prima volta da avversario, Sarri prova a stemperare.

"Se dovessero fischiarmi, penserei in qualche modo a una dimostrazione di affetto da parte del pubblico".

Inutile dire che i fischi arrivano, rendendogli la notte di Napoli-Juventus del 2020un assordante e complicato tuffo nel passato. Fa parte del gioco, fa parte di chi vede l'ex presentarsi in casa propria con la Signora più bella d'Italia. Proprio lei, protagonista di mille battaglie con gli azzurri e scelta da Sarri dopo l'esperienza in Premier.

Il resto è quasi attualità, col benservito rimediato dai bianconeri e la ripartenza dalla Lazio con cui stasera sfiderà il suo Napoli lanciato verso quello Scudetto solo sfiorato sotto la sua guida.

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