Immaginate di aver vinto appena due Scudetti in 92 anni di storia e a 28 di distanza dall'ultimo trionfo siete ad un passo dal riviverlo. Poi immaginate di veder demolite certezze costruite in 8 mesi nel giro di 20 ore. Bene, è esattamente ciò che successe al Napoli il 29 aprile 2018.
Scenario la splendida Firenze, che per una domenica di splendido non ebbe proprio niente. Già, perchè quel weekend i tifosi azzurri giunti in Toscana con ogni mezzo e i protagonisti dell'impresa sfiorata se lo ricorderanno a lungo. Forse per sempre.
Firenze città d'arte, Firenze città viva, del buon cibo, circondata dai poggi: tutto questo, per i napoletani non esistette. Sabato sera/domenica pomeriggio, un fine settimana da incubo che spezzò il "sogno nel cuore" cullato una stagione sana. Al 'Franchi', in quel caldo 29 aprile, regnarono rabbia e delusione.
Doveva essere il giorno della festa anticipata di uno Scudetto che a tre giornate dal termine, facendo risultato contro una Fiorentina senza velleità di classifica, sarebbe diventato pura formalità: invece ecco il dramma sportivo, iniziato a delinearsi nella hall di un albergo dove l'anno seguente con Ancelotti non si mise piede. Scaramanzia?
Il Napoli si presentò nel capoluogo toscano reduce dal blitz dello 'Stadium' firmato Koulibaly, a -1 dalla Juventus e con un calendario in discesa: anticipo serale il Derby d'Italia tra i bianconeri e l'Inter in piena corsa Champions, con un passo falso Madama avrebbe consegnato il titolo ai campani.
Ma il Dio del calcio disegnò uno scenario assurdo, su cui fu apposta la firma dell'ex in quel momento più 'odiato' dal popolo partenopeo: Gonzalo Higuain. Il Pipita stese i nerazzurri a tempo scaduto portando la Juve a +4 sul Napoli, con tre ultimi impegni abbordabili per mantenere il vantaggio fino alla 38ª.

San Siro e l'hotel in cui alloggiava la truppa guidata dal 'Comandante' Sarri diventarono un tutt'uno: Inter-Juventus regalò episodi arbitrali sfociati in polemiche (vedi il rosso a Vecino e quello mancato a Pjanic), il resto lo fece Higuain. Al triplice fischio di Orsato, a Firenze Hamsik e soci realizzarono che il sogno era finito. La notte antecedente al loro match.
Un sogno che Aurelio De Laurentiis, tra orgoglio e frecciate, non accettò di veder sfumare.
"Moralmente lo abbiamo vinto noi. Io so che quel titolo è nostro, ci eravamo arrivati con un gioco meraviglioso e unanimemente riconosciuto. Però so anche che nel calcio esistono agenti esterni - non i calciatori, non gli allenatori - che finiscono per essere condizionanti: e quando questi fattori verranno sconfitti e si potrà parlare di credibilità, allora certe cose non accadranno".
Uno scoramento morale riversato il giorno dopo sul prato del 'Franchi', dove accadde l'esatto opposto di ciò che tifosi, calciatori e staff avevano immaginato. Koulibaly (sì, lui) espulso dopo 8 minuti per fallo da ultimo uomo su Giovanni Simeone, poi tre goal. Tutti del 'Cholito'.
Il figlio d'arte che la Viola scelse per sostituire Kalinic diventò l'eroe che nessuno si sarebbe aspettato, travestendosi da 'giustiziere' del Napoli e di Napoli sulla scia di Inter-Juve.
"Mi tengo stretto la grande vittoria contro il Napoli e le tre reti segnate, importanti come la doppietta realizzata l’anno scorso alla Juventus".
Lorenzo Tonelli, che riempì il buco lasciato in difesa da Koulibaly dopo il rosso, fu tra quelli che ammisero il tracollo psicologico dei partenopei. Irriconoscibili.
"Se a casa litighi con tua moglie e poi uno ti offende... ci litighi. Se sei sereno, invece, lo lasci stare. In un momento di difficoltà, dopo il risultato della Juventus, è normale che hai un senso in più di sconforto. Magari con un altro risultato avremmo avuto un altro tipo di entusiasmo".
Un'altra prova è fornita dall'ex medico sociale Alfonso De Nicola, con un retroscena eloquente.
"Passammo dall'euforia dopo aver vinto contro i bianconeri alla depressione della sera di Inter-Juventus. Ho dovuto far finta di niente, ma la sera del Derby d'Italia si sentivano urla nei corridoi del nostro hotel di Firenze. Poi domenica contro la Fiorentina non riuscimmo a dare il massimo, né i giocatori né noi che li seguivamo".

Con Bologna, Roma e Verona la Signora non cadde, il Napoli affrontò Torino, Samp e Crotone a testa alta ma distrutto nell'animo: Juventus punti 95, Napoli 91 (comunque un record per il club). Allegri di nuovo tricolore, Sarri col cerino in mano ad un nulla dall'arrapante (cit.) traguardo.
Mentalmente gli azzurri a Firenze non giocarono mai, restarono seduti sui divanetti davanti alla tv. Ad ammetterlo fu proprio Sarri, oggi dall'altra parte della staccionata.
"Non so se lo Scudetto l'abbia vinto la squadra più forte, la Juventus è sicuramente la più potente, sotto ogni punto di vista. Cosa dovevamo fare in più per provare a vincere? Dovevamo andare a letto presto la sera prima di Firenze: la squadra ha subìto un contraccolpo dopo Inter-Juve, per come è andata quella partita. Mi spiace solo aver perso il campionato in albergo e non sul campo".
Pepe Reina, ex custode dei pali e leader dello spogliatoio, ancora adesso vorrebbe tornare a quel 29 aprile per cambiare gli eventi.
"Se potessi rigiocare qualche partita della mia carriera, sicuramente rigiocherei anche Fiorentina-Napoli del 2018. Quella squadra meritava di più, è andata oltre le sue possibilità".
Inter-Juventus + Simeone 'jr', una combo letale. Tutto in 20 ore.
IL TABELLINO
FIORENTINA-NAPOLI 3-0
MARCATORI: 34', 62' e 93' Simeone
FIORENTINA (4-3-1-2): Sportiello; Laurini (62' B. Gaspar), Pezzella, Milenkovic, Biraghi; Benassi, Badelj (83' Cristoforo), Veretout; Saponara (74' Eysseric); Simeone, Chiesa. All. Pioli.
NAPOLI (4-3-3): Reina; Hysaj, Albiol, Koulibaly, Mario Rui; Allan, Jorginho (10' Tonelli), Hamsik (58' Zielinski); Callejon, Mertens (57' Milik), Insigne. All. Sarri.
AMMONITI: Laurini, Albiol, Badelj, Milik, Eysseric, Callejon, Insigne
ESPULSI: Koulibaly




