Goran Pandev MacedoniaGetty Images

La Macedonia del Nord sogna con Pandev: gli Europei come premio per la carriera

Il 27 luglio gli Europei saranno già finiti da almeno due settimane e, difficilmente, ad alzare al cielo l'ambita coppa sarà la Macedonia del Nord, cenerentola del torneo e alla prima storica partecipazione ad una grande competizione: quello sarà il giorno in cui Goran Pandev soffierà su una torta con 38 candeline, numero non banale che quasi rispecchia il totale delle reti realizzate in nazionale (37), di cui è il miglior marcatore di sempre e non solo.

L'aura di Pandev non si limita infatti al ruolo di recordman ma è più ampia e abbraccia un contesto maggiore, fatto di sacrifici all'interno di una squadra dal valore tecnico non eccelso rispetto alle altre concorrenti: avere un giocatore come l'attaccante nativo di Strumica è un vantaggio non da poco, ed è una stranezza che la qualificazione sia coincisa proprio con gli ultimi scampoli di una carriera vincente e non con il periodo d'oro vissuto all'Inter.

Dall'esordio assoluto - avvenuto nel 2001 - sono passati ormai 20 anni e di cose ne sono successe parecchie: in primis il cambio del nome della stessa nazione, decretato nel 2018 e che ha stabilito il passaggio da Repubblica di Macedonia a Repubblica della Macedonia del Nord. Un provvedimento necessario per rompere il veto della Grecia riguardo l'accettazione della Macedonia del Nord nell'Unione Europea e nella NATO, al culmine di 27 anni di dispute diplomatiche che affondano le proprie radici nella storia.

In questi 20 anni Pandev ha praticamente vinto tutto a livello di club con la maglia dell' Inter, dove tornò a gennaio 2010 dopo un fugace passaggio in gioventù: campione d'Europa e del mondo con Mourinho e Benitez, il classe 1983 è diventato il primo giocatore nord-macedone a raggiungere tali traguardi così prestigiosi, ergendosi a leggenda e soprattutto orgoglio di un Paese addirittura più giovane di lui, essendo sorto nel 1991 in seguito all'indipendenza dalla Jugoslavia.

Allora Pandev aveva 8 anni e probabilmente ancora non sapeva cosa avrebbe fatto della sua vita, dubbi spazzati via da un'evidente abilità col pallone tra i piedi che ha finito per fare la fortuna di diversi club e della sua nazionale. Ma torniamo all'esordio avvenuto contro la Turchia, datato 6 giugno 2001 e cioè quando Pandev era ancora minorenne e sconosciuto: l'Inter lo avrebbe portato in Italia qualche settimana più tardi, anche se una certa reputazione se l'era costruita facendosi notare in patria con la titolarità a soli 16 anni nel Belasica, squadra della sua città.

Dettagli che di solito appartengono ad un predestinato, in questo caso con la 'sfortuna' di avere al proprio fianco dei compagni certamente affiatati ma per niente al mondo a lui paragonabili: Pandev si trovò così nella scomoda posizione di dover trascinare una squadra senza talento ad un'età giovanissima, con la conseguenza di un maggiore carico di pressioni sulle pur sempre deboli spalle da ragazzino e di figuracce in serie a cui era davvero complicato mettere una pezza.

Quella, infatti, era una Macedonia che godeva di scarsa considerazione nel panorama calcistico europeo, la classica squadra 'materasso' che tutti vorrebbero affrontare: eppure Pandev non si è mai tirato indietro nei momenti più duri, accettando l'idea di una costruzione progressiva e basata sulle fondamenta del suo enorme tasso tecnico, àncora di salvataggio a cui aggrapparsi e attorno alla quale costruire un futuro migliore.

Sergio Ramos Goran Pandev Spain Macedonia 11062017Getty

Fino al 2013, al momento in cui qualcosa sembra essersi rotto: Pandev, con una decisione a sorpresa, annuncia l'addio alla Macedonia, forse consapevole che l'andazzo non sarebbe cambiato senza un concreto cambio di rotta verso una direzione diversa. Gli stimoli, anche quelli, sono ai minimi storici: in quel periodo Pandev è già il migliore cannoniere della nazionale balcanica e sente di aver dato tutto per la causa, ricevendo in compenso poco.

"La mia decisione di lasciare - le parole al canale tv '24 Vesti' - è stata criticata e sinceramente me lo aspettavo, ma non è affatto una scelta improvvisa. E' stata dura prendere questa decisione. Ho parlato con la mia famiglia e ho capito semplicemente di essermi stufato di alcune cose che stavano accadendo".

Un addio dal tono leggermente al veleno insomma, ed è proprio questa coda polemica che forse lo convince a fare un passo indietro tre anni più tardi: abbandonare la nave in acque agitate non è nello stile di Pandev che, il 23 marzo 2016 a 32 anni, torna in campo con la maglia macedone in occasione dell'amichevole persa di misura (1-0) contro la Slovenia, in cui gioca tutto il primo tempo a supporto della punta centrale Trajkovski.

Un ritorno dettato dal crescente entusiasmo che avvolge il movimento macedone, finalmente all'altezza (o quasi) della classe di Pandev: una nuova generazione di talenti comprendente - tra gli altri - il terzino Ristovski, l'ala Bardhi e il bomber Nestorovski, ai quali si aggiungerà anche il talento di Elmas, esploso al Fenerbahce e acquistato dal Napoli nel 2019.

Una ventata d'aria fresca che, finalmente, consente di ambire ad obiettivi migliori. Nel corso delle qualificazioni ai Mondiali del 2018, la Macedonia termina al penultimo posto il suo girone ma se la gioca praticamente con chiunque: anche con l'Italia di Ventura, bloccata sul pari a Torino e poi costretta a disputare il famoso playoff con la Svezia, fallito clamorosamente.

Barzagli Pandev Italy MacedoniaGetty

Azzurri in vantaggio nel finale del primo tempo con Chiellini, ma col demerito di non chiudere i conti al momento opportuno: il risultato è la beffa maturata nel quarto d'ora finale con il pari di Trajkovski servito, manco a dirlo, dall'eterno Pandev. In Russia la Macedonia non volerà, ma ormai è chiaro che - complice la struttura più favorevole della neonata Nations League - i tempi per festeggiare ciò che non sarebbe mai potuto accadere in condizioni diverse sono piuttosto maturi.

La Nations League, infatti, è strutturata diversamente rispetto ai classici raggruppamenti delle qualificazioni mondiali ed europee: la Macedonia (nel frattempo divenuta 'del Nord') si trova nella Lega D, ossia quella riservata alle nazionali minori e col ranking più basso. Ma la novità più importante è un'altra: chi termina il girone di riferimento al primo posto ha la possibilità di giocarsi i playoff per accedere agli Europei con le altre tre capoliste della Lega, chance che Pandev e compagni non si lasciano scappare.

La Macedonia del Nord vince senza troppi problemi il girone D con 15 punti davanti ad Armenia, Gibilterra e Liechtenstein, regalandosi l'opportunità di scrivere la storia nella semifinale playoff contro il Kosovo, a sua volta trionfatore nel raggruppamento 3 della stessa Lega. La sfida - in un primo momento rinviata a causa della pandemia - si gioca alla 'Toše Proeski Arena' di Skopje, ma il vantaggio del fattore campo è relativo: sugli spalti non sono presenti i tifosi a causa delle retrizioni sanitarie, aspetto che non scoraggia la truppa guidata da Pandev.

Succede tutto nel primo tempo: l'autorete di Kololli porta in vantaggio i nord-macedoni, raggiunti alla mezz'ora dal pari di Hadergjonaj. L'1-1 dura giusto quattro minuti, il tempo che Velkovski impiega per ristabilire le distanze. Pandev resta in campo per 80 minuti con la fascia al braccio, prima di lasciare il posto a Trickovski nel finale di gara che certifica l'approdo all'ultimo atto.

Stavolta in trasferta, a Tbilisi contro la Georgia lo scorso 12 novembre: chi vince va agli Europei e per entrambe sarebbe la primissima volta in un grande torneo, e questo basta per rendere l'idea dell'importanza cruciale di questo vero e proprio appuntamento con la storia. Nella gara regna l'equilibrio, fino al 56': Elmas si propone e serve Nestorovski, a sua volta lucido nello scovare Pandev che supera l'estremo difensore georgiano con un tocco morbido e letale.

La gioia dell'esultanza è solo l'antipasto di quello che sarebbe successo al triplice fischio: Pandev, match-winner felice, scoppia in lacrime e viene portato in trionfo come un eroe, un capopopolo. Ai microfoni della UEFA non trattiene la felicità per un traguardo storico, per lui e per tutta la sua amata gente.

"Sono emozionato e molto felice. Abbiamo giocato e vinto una grande partita, per tutti noi, per il nostro popolo. La mia rete? Volevo solo aiutare i ragazzi, un gruppo giovane e straordinario che si merita questa gioia. Ho dato tutto, è proprio vero che l'età non conta. Ho l'esperienza giusta dopo aver giocato tante partite come questa: i ragazzi erano tranquilli, abbiamo portato a casa un grande successo".

Che l'età non conti non è però del tutto vero: già da tempo, infatti, Pandev meditava l'addio al calcio giocato, rinviato solo per regalarsi la possibilità di guidare la Macedonia del Nord agli Europei, spostati di un anno dopo lo scoppio dell'emergenza sanitaria. Un'eventualità che il suo tecnico al Genoa, Davide Ballardini, ha commentato con un pizzico di ironia misto ad evidente dispiacere .

"Con Goran pensiamo a far bene fino al termine della stagione, poi se decide di ritirarsi lo meno. Non lo denuncio, ma lo meno (ride, ndr).  Lui ha paura di me. Quando ha a che fare con degli uomini veri, un allenatore si sente sempre a proprio agio e riesce ad esaltare le caratteristiche dei singoli. Si dà e si riceve, alla base c'è gente di grande spessore".

Finora non è arrivato nessun ripensamento e, ora che la stagione dei club è conclusa, non resta che ammirarlo in un girone europeo abbastanza complesso con Olanda, Ucraina e Austria, in cui l'obiettivo sarà accedere agli ottavi come da lui stesso dichiarato ai nostri microfoni. Una cosa è certa: Pandev non si risparmierà, come d'altronde ha sempre fatto nei 20 anni di carriera in cui abbiamo avuto la fortuna di vederlo all'opera.

Pubblicità