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Jackson Martinez gfxGOAL

Salta il ritorno di Jackson Martinez dopo il ritiro: era diventato cantante hip hop cristiano

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La palla che entra in rete, i compagni che esultano, l'autore della prodezza che assume un'espressione emozionata. Inginocchiandosi a terra, facendo il segno della croce, oppure ancora indicando il cielo, come per segnalare a tutti di essere stato guidato da un'entità divina al momento di superare il portiere avversario. Non è una scena particolarmente inusuale. Specialmente in Sudamerica, dove la religiosità di chi per mestiere deve dare un calcio a un pallone è altissima. “I belong to Jesus”, recitava Ricardo Kaká su quelle t-shirt bianche che indossava sotto alle maglie di Milan e Real Madrid. E c'è pure chi, come l'ex livornese Cesar Prates, si è reinventato pastore evangelico.

Jackson Martinez ha fatto di più. Ha unito passione per la musica e devozione, fondendole in una cosa sola e dando il via a una sorta di seconda vita dopo quella del calciatore, diventando cantante hip hop cristiano. Insomma, ha lodato il Creatore attraverso note e accordi. Nel maggio del 2018 è uscito il primo album del colombiano: “No Temeré”, che in spagnolo significa “Non avrò paura”. Contiene 7 tracce: Bendiceme (“Benedicimi”), Quiero Mas de Ti (“Voglio di più di te”), Ve a Cristo (“Vedi Cristo”), No Temeré (“Non avrò paura”, appunto), Conmigo Estas (“Sei con me”), Dios Tiene el Control (“Dio ha il controllo”) e No Hay Amor Igual (“Un amore simile non esiste”).

“Per mezzo della mia musica divulgo la parola di Dio – aveva detto a 'Movistar' nel 2020 – In un momento critico della mia carriera, quando mi sono dovuto sottoporre a due operazioni chirurgiche, sono rimasto lontano dai campi per due anni. In quel periodo mi sono dedicato un po' di più alla scrittura e ho preso la decisione di lanciare un album”.

Il calcio, ora, è tornato d'attualità all'interno del mondo di Martinez nonostante, nel dicembre del 2020, avesse annunciato ufficialmente la decisione di appendere le scarpe al chiodo. Troppi infortuni, troppe delusioni, troppi intoppi in una carriera che gli è rapidamente scivolata via dalle dita. Quale miglior modo per rientrare dalla porta principale? Tornare alle origini e al suo Independiente Medellin, con cui è stato in prova: ma non è andata come ci si aspettava.

“La fede non è l'assenza di problemi – ha scritto su Instagram, giusto per confermare la propria vocazione – la vera fede si applica nonostante i problemi”.

A proposito: ma il primo Jackson Martinez calciatore ve lo ricordate, no? Breve passo indietro. Estate 2015, nel bel mezzo dell'infinita telenovela Mister Bee. Il Milan ha puntato gli occhi su questo centravanti colombiano, che all'epoca non ha ancora 29 anni e al Porto segna come se non ci fosse un domani: 26 reti in campionato nel 2012/13, 20 nel 2013/14, 21 nel 2014/15. Sarà anche la Primeira Liga, ma questo davanti alla porta ci sa fare davvero. L'ad Galliani lo tratta per settimane e il presidente dei Dragões ammette che “la sua scelta è il Milan. L'unico ostacolo sono i 35 milioni della sua clausola rescissoria”.

Alla fine non se ne fa nulla. A Milano non arrivano né Martinez né tantomeno il cavallo di ritorno Zlatan Ibrahimovic, mentre il derby di mercato per Geoffrey Kondogbia viene vinto dall'Inter. E così il Milan, che in panchina ha Sinisa Mihajlovic, ripiega sulla coppia Bacca-Luiz Adriano. Che fine fa il colombiano? Alla fine si separa veramente dal Porto, ma per andare all'Atletico Madrid. I Colchoneros lo pagano 35 milioni di euro, il valore della clausola. Non sapendo che proprio quell'estate rappresenterà l'assurdo spartiacque della sua carriera.

All'Atletico, Jackson Martinez dura appena una stagione. “Problemi di relazionamento con i miei compagni”, ammetterà in seguito. Acuiti dalle sole 3 reti, di cui un paio in Liga, messe a segno in campionato. Quindi il trasferimento nella Cina delle grandi firme, stella tra le stelle di un calcio che in quegli anni non bada a spese. Ma durante il periodo al Guangzhou Evergrande si consuma il dramma: Martinez rimedia un serio infortunio a una caviglia, dovendo sottoporsi a una doppia operazione e rimanendo ai box dall'ottobre del 2016 al settembre del 2018. Quasi due anni di inattività.

Nelle ultime due stagioni, quel che è rimasto del vero Jackson Martinez è tornato in Portogallo. Mica per giocare col Porto, ma col piccolo Portimonense. Il primo anno è andato tutto sommato bene (9 reti in campionato), il secondo lo ha visto timbrare il cartellino solo una volta. Il suo declino si può spiegare anche e soprattutto così: con i terribili postumi dell'infortunio rimediato nel 2016. “Un calvario che non mi lascia dormire la notte”, ha rivelato.

È in quel periodo buio che la fede di Martinez si è rafforzata. Il corpo non rispondeva, la mente viaggiava per conto proprio. Fino alla scelta di lasciare da parte il pallone per dedicarsi alle lodi divine. “Ringrazio Dio, la cui parola santa è stata la mia forza e il mio sostegno”, ha scritto nel 2020 nel messaggio di addio al calcio. Ha ringraziato anche i compagni, gli allenatori, i club, la Selección colombiana, i medici che l'hanno curato. Tessere di un puzzle che appartengono ad una vita che, però, non registrerà colpi di scena.

"L'Equipo del Pueblo S.A. e Jackson Arley Martínez da diversi mesi stanno lavorando sulla possibilità di un ritorno dell'attaccante all'attività professionistica. [...] Dopo due settimane di lavoro, sebbene il giocatore abbia ricevuto l'approvazione sportiva e medica che gli ha permesso di aggregarsi alla squadra, e in cui sia il club che il giocatore hanno lavorato insieme, non è stato raggiungere un accordo economico che fosse soddisfacente per entrambe le parti e fornisse le condizioni logistiche del trasferimento del giocatore e della sua famiglia".

Con una nota ufficiale l'Independiente Medellin ha comunicato che no, Jackson Martinez non tornerà a giocare dopo il ritiro. Sogno finito: per motivi economici, questa volta.

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