GOALDa oltre dieci anni il Monaco è nelle mani del magnate russo Dmitrij Rybolovlev che, in breve tempo, ha riportato il club agli splendori di un tempo conferendogli di nuovo un prestigio internazionale che solo delle ottime prestazioni nelle coppe europee possono offrire. La stagione 2014/2015 fu estremamente positiva per i monegaschi, terzi in Ligue 1 e giunti fino ai quarti di finale della Champions League, dove vennero eliminati dalla Juventus finalista perdente: tra i giocatori con maggior talento spiccava Geoffrey Kondogbia, allora 22enne e considerato dagli addetti ai lavori il futuro della nazionale francese, uno dei tanti gioielli che il calcio transalpino poteva mettere in bella mostra. Nonostante l'età giovanissima il classe 1993 divenne, quasi a sua insaputa, un vero e proprio oggetto di contesa di un entusiasmante derby di mercato tra Milan e Inter.
Le due società lombarde vedevano in lui il 'nuovo Pogba', non solo per la nazionalità condivisa ma anche per le doti sfoggiate: personalità da vendere abbinata ad un bagaglio tecnico invidiabile, le classiche caratteristiche proprie di coloro che sono destinati ad una luminosa carriera. Sia Milan che Inter erano reduci da due delle stagioni peggiori della loro storia: ottavi in campionato i nerazzurri, addirittura decimi i rossoneri, freschi di panchina affidata a Sinisa Mihajlovic. Dall'altra parte sedeva invece Roberto Mancini, calcisticamente innamorato di Yaya Touré che però si rivelò irraggiungibile: Kondogbia era un sostituto più che degno, più di un semplice ripiego, dieci anni più giovane rispetto all'ivoriano e con tanto da offrire davanti a sé.
Tutte le premesse ideali per dar vita ad una battaglia di mercato in grande stile, con un ritorno al passato, ai tempi d'oro di quando le due milanesi potevano sfidarsi ad armi pari per contendersi i migliori giocatori d'Europa: le rispettive tifoserie sognano il colpo da rinfacciare agli 'sconfitti', una consolazione magra che però non può competere con la soddisfazione portata da un successo ottenuto sul campo. Ma tant'è, così Inter e Milan diventano i duellanti di lusso in una tre giorni fatta di colpi di scena e ribaltoni in grado di far tenere il fiato sospeso ai tifosi: la trattativa per Kondogbia entra nel vivo il 18 giugno 2015, ma alle prime battute sono i rossoneri ad essere in vantaggio, forti di un accordo col Monaco che sembra lasciare poche speranze ai cugini.
L'Inter, dal canto suo, conta di far breccia nel cuore del giocatore tramite l'appeal di Roberto Mancini: tra i due c'è un primo contatto, utile al tecnico per sondare il terreno e capire quanti margini d'azione abbia la sua società. I primi segnali che arrivano in quel di Appiano Gentile non sono positivi: il vantaggio del Milan è netto e il tempo per inserirsi e cercare di sconvolgere gli equilibri dell'affare è poco. Eppure Fassone (all'epoca dei fatti dirigente interista) e Ausilio non si lasciano prendere dallo sconforto, nonostante le voci di un ripiegamento su Giannelli Imbula, prima alternativa a Kondogbia: entrambi volano a Montecarlo per discutere anche col Monaco, ma nel Principato è presente anche Adriano Galliani in compagnia di Nelio Lucas, numero uno del fondo di private equity Doyen Sports.
GoalLa contemporanea presenza di Inter e Milan fa leccare i baffi al Monaco che pregusta l'asta selvaggia per Kondogbia e, di conseguenza, una maxi plusvalenza per un giocatore pagato 20 milioni soltanto due anni prima. Galliani, esperto com'è, sa benissimo che chi vince questa battaglia si porterà a casa un atleta di primo livello, ma anche che le casse ne usciranno fortemente provate. Ormai, però, il dado è tratto.
"Chi vince fra noi e l'Inter si dissangua. La concorrenza ha fatto esplodere il prezzo del cartellino e la richiesta d’ingaggio del giocatore. Si parte da almeno 35 milioni, ma si può pensare di dover arrivare anche oltre i 40. E Kondogbia ora chiede parecchi milioni di euro per essere convinto".
Ovviamente anche lo stesso Kondogbia sa di essere in una posizione privilegiata: due dei club dal blasone più importante lo vogliono a tutti i costi e, come normale che sia, le sue richieste economiche schizzano verso l'alto secondo quelle che sono le spietate dinamiche del calciomercato. Dall'Inter, almeno in un primo istante, emerge la volontà di non esporsi troppo, tanto che Ausilio giustifica così la deviazione per Montecarlo.
"Eravamo a Genova e all'ultimo abbiamo deciso di venire qui".
Difficile, se non impossibile, credere a quelle parole che in realtà nascondono qualcos'altro, ossia un vero e proprio tentativo per Kondogbia. Lo scenario della 'battaglia' è il Monte-Carlo Bay Hotel dove va in scena una delle trattative più grottesche della storia. Il vicepresidente del Monaco e gli agenti del centrocampista di fatto si dividono tra Inter e Milan: stessa sala, diversi tavoli di discussione e incertezza alle stelle. Galliani prova a stemperare gli animi con una battuta relativa ad un presunto interesse della Juventus, poi rivelatosi infondato.
"Lavoro in questo mondo da troppi anni e quindi non mi sbilancio. Non sono né ottimista e né pessimista. Da Montecarlo non mi muovo poiché, oltre all'Inter, si è rifatta sotto pure la Juventus. Sembra il trofeo TIM...".
La battuta a cui si lascia andare Galliani è forse figlia di una posizione di forza del Milan su Kondogbia, che però inizia a sgretolarsi col passare delle ore: Ausilio e Fassone, dopo aver gettato l'amo tra l'entourage del ragazzo, fanno il passo in avanti e discutono anche col Monaco, segno che qualcosa effettivamente è cambiato. I due dirigenti interisti, assieme a Galliani e Lucas, escono dallo stesso ristorante a tarda sera del 19 giugno e a rompere il silenzio, con una breve dichiarazione ai giornalisti presenti sul luogo, è Piero Ausilio.
"Avete visto? Col Milan non ci sono problemi, anzi siamo in rapporti ottimi".
Classica frase di facciata che nasconde le 'cattive' intenzioni dei nerazzurri sui cugini, seppur Fassone, a notte fonda, si lasci andare ad una considerazione alquanto pessimistica.
"Purtroppo non siamo vicini, vediamo domani".
PanoramicCosì, la mattina del 20 giugno, i tifosi di Inter e Milan si risvegliano senza sapere chi avrà la meglio per Kondogbia: di certo c'è solo che una delle due società esulterà a discapito dell'altra, ma non è dato sapere chi. Si prospetta un'altra giornata campale e densa di incontri, fino a quando il sorpasso di Ausilio e Fassone su Galliani non si concretizza: accordo totale col Monaco sulla base di 31 milioni di euro più bonus, al francese 4,2 milioni a stagione per cinque anni. L'ex amministratore delegato rossonero commenterà alla 'Gazzetta dello Sport' con un filo di amarezza l'esito negativo del suo viaggio nel Principato.
"All’una e mezzo era tutto fatto. Il Monaco ci aveva dato l’ok per la vendita a quaranta milioni di euro con pagamento biennale, venti e venti. E l’accordo con Geoffrey, già sistemato la sera prima, ci era stato confermato in tarda mattinata da lui stesso e dal papà. Dopo lo scambio di documenti, all’una e mezzo tutti spariti, evidentemente hanno cambiato idea o gli altri hanno offerto di più. In certe trattative bisogna comportarsi come coi figli. È più difficile un 'no' che un 'sì', ma a queste cifre non possiamo accettare. A volte serve più coraggio ad alzarsi dal tavolo che a rimanere, dunque andiamocene".
Per il Milan la beffa è tremenda, in vantaggio fino a poche ore prima e poi travolto dal blitz di Fassone e Ausilio che portano Kondogbia a Milano, ma sulla sponda nerazzurra dei Navigli: l'accoglienza dei tifosi è degna dei grandi colpi e, per festeggiare, nasce un coro poi divenuto oggetto di sfottò nei confronti del popolo del 'Biscione', ritortosi contro a causa delle brutte prestazioni del nuovo acquisto.
"Che ci frega di Pogba, noi abbiamo Kondogbia!"
Kondogbia, in effetti, non riuscirà a rispettare le enormi attese sul suo conto, generate da una trattativa infinita a suon di controfferte e milioni messi sul tavolo: proprio quest'eco mediatica clamorosa - unitamente ad un caos societario e tecnico - influirà sul suo rendimento in campo, fino all'addio dell'estate 2017 con la cessione in prestito con diritto di riscatto al Valencia. Troppo forte la pressione da sostenere per Kondogbia, messo alle strette da una nomea di campione rivelatasi un'arma a doppio taglio. E pure letale.




