Castel di Sangro 1996/97 Serie BWikipedia

La favola del Castel di Sangro: luci e ombre di una cavalcata storica

"Con le sue ali così piccole, in relazione al suo peso, il calabrone da solo non potrebbe volare. Ma lui non lo sa e vola lo stesso. Per farlo deve sfidare continuamente le leggi della fisica".

Il cosiddetto 'Paradosso del calabrone', fatto scrivere a grandi caratteri dal tecnico Osvaldo Jaconi sulle pareti dello spogliatoio dello Stadio Teofilo Patini, sarà il leitmotiv della favola del Castel di Sangro.

"La lessi da qualche parte - spiegherà a 'Rai Sport' l'allenatore comasco - e trovai che quelle parole potessero smuovere qualcosa nei ragazzi".

Poco importa se la massima, erroneamente attribuita dalla saggezza popolare ad Albert Einstein, è stata in realtà pronunciata da uno scienziato svizzero dell'Università di Gottingen, in Germania, ed è legata ad un errore di traduzione del termine inglese 'bumblebee', che indica un altro insetto, quello chiamato comunemente in italiano 'bombo'.

Ciò che conta è che quel paradosso era perfetto, agli occhi del tecnico, per caricare la piccola squadra abruzzese, protagonista negli anni Novanta del secolo scorso di una fantastica cavalcata che la porterà dopo una duplice promozione a giocare in Serie B e a conquistare una storica salvezza. Ai tempi il Castel di Sangro rappresentava ed era l'orgoglio di un paese di soli 5 mila abitanti in provincia dell'Aquila, mentre oggi ne conta un po' di più, poco meno di 7 mila.

Fondato nel 1953, il club per 30 anni fa la spola fra i campionati di Terza e Seconda Categoria, ma negli anni Ottanta arriva la svolta: nella stagione 1982/83 approda infatti alla guida della società un imprenditore di origine pugliese, Pietro Rezza (detto Don Pierino), coadiuvato dal nipote acquisito Gabriele Gravina (sì, se ve lo state chiedendo è proprio l'attuale presidente della FIGC).

Con l'avallo dell'allora sindaco Siro Pietro Gargano, Don Pierino decide di investire somme importanti nel calcio sangrino. E i risultati sono immediati. A suon di promozioni nel 1988/89, superando in pieno recupero la Vastese nello scontro diretto, il Castel di Sangro si aggiudica il campionato Interregionale e conquista la promozione fra i professionisti. 

Ci resterà per ben 16 anni, scrivendo una delle pagine più sorprendenti della storia del calcio italiano. Nel 1992 Gravina assume la carica di presidente. Il miracolo vero e proprio ha inizio nella stagione 1993/94, quando la squadra, a pochi mesi dall'inizio del campionato di C2, dopo esser precipitata nei bassifondi della classifica, anche a causa di una penalizzazione iniziale di 2 punti per illecito, è affidata al 'Mago' comasco Jaconi, specialista in promozioni. Grazie alle massime motivazionali e agli insegnamenti del nuovo mister, chiude al 7° posto ed è solo l'inizio di quello che sembra un magnifico sogno.

Nel 1994/95, al suo sesto anno in Serie C2, la formazione giallorossa si piazza 3ª nella stagione regolare e si guadagna il diritto di giocarsi la promozione ai playoff. In semifinale gli abruzzesi estromettono il quotato Livorno e nella finalissima, superano ai rigori il Fano 7-5 nel neutro di Ascoli Piceno: è Serie C1.

Claudio Bonomi Pierluigi Prete Jonatha Spinesi Castel di Sangro Serie B 1996/97Wikipedia

Jaconi è fondamentale con le sue scelte, come quella di riconvertire un modesto attaccante, Pietro Fusco, in difensore impenetrabile, o quella di affidarsi senza remore ad alcuni giovani, come Claudio Bonomi, centrocampista offensivo classe 1972 dal mancino fatato, cresciuto nelle Giovanili del Napoli.

"Come un calabrone - dirà quest'ultimo a 'Rai Sport' - anche noi del Castel di Sangro dovevamo volare senza saperlo".

Il capolavoro del mister comasco è la spettacolare stagione 1995/96, che vede il Castello grande protagonista anche nel Girone B di Serie C1. Gli abruzzesi non risentono infatti del salto di categoria e la squadra chiude con un clamoroso 2° posto dietro al favoritissimo Lecce di Gian Piero Ventura, che manda i giallorossi a giocarsi la promozione attraverso i playoff. Il gioco che Jaconi fa praticare alla sua squadra è un calcio pratico ed efficace nelle due fasi.

Il bomber della squadra è Giacomo Galli, che chiude la stagione regolare con 9 reti, seguito dall'altro attaccante, Francesco Caruso, ex Fidelis Andria, autore di 6 reti. Alle loro spalle segnano 4 goal proprio Bonomi e il suo compagno di reparto Tonino Martino (che nel 1998 giocherà anche in Serie A con la maglia dell'Empoli) e la punta di scorta Ernesto Verolino. 

Ma il bello, citando Luciano Ligabue, deve ancora venire. Perché il Castello affronta i playoff con la determinazione di chi vuole arrivare fino in fondo, pur consapevole di doversela giocare con formazioni sulla carta più attrezzate. Le semifinali si giocano contro il Gualdo, che ha terminato il campionato al 5° posto. Il confronto è ostico e all'andata il risultato premia gli umbri, che vincono in casa 1-0. 

In virtù del miglior piazzamento nel torneo regolare, al Castello è sufficiente vincere con lo stesso punteggio nel match di ritorno al Patini per qualificarsi alla finale. Ancora una volta, tuttavia, la squadra guidata da Alberto Cavasin imbriglia il gioco degli abruzzesi, e quando la partita volge al termine il punteggio è ancora di 0-0. Ma a quel punto ecco la mossa geniale di mister Jaconi.

Mancano due minuti al 90' e l'allenatore giallorosso manda in campo il carneade difensore Salvatore D'Angelo, togliendo uno degli elementi di maggior classe, Bonomi. Il pubblico fischia e rumoreggia, tutti sono convinti che sia finita. Invece non sarà così.

Perché al 90' proprio il nuovo entrato, che aveva giocato appena 7 volte senza mai segnare, controlla con il destro una palla vagante nell'area avversaria e di sinistro, il suo piede debole, infila il portiere Torchia. Il tifo giallorosso esplode di gioia, come l'inatteso protagonista, che con il suo goal porta la squadra in finale.

"Con un nome così, se non sono segni del destino... - dirà Jaconi a 'Rai Sport' - Non saprei diversamente come definirli". 

La partita secca che decide chi salirà in Serie B assieme al Lecce si gioca in campo neutro al Pino Zaccheria di Foggia sabato 22 giugno 1996. Di fronte c'è l'Ascoli di Enrico Nicolini, considerato nettamente favorito nonostante abbia concluso il torneo regolare al 4° posto alle spalle degli abruzzesi.

I marchigiani hanno eliminato la Nocerina, si avvalgono delle prestazioni del bomber Walter Mirabelli, capocannoniere del campionato con 22 goal, e anche per la loro storia incutono un certo timore.

Prima di partire per Foggia, mister Jaconi ricorre ad una delle sue frasi motivazionali per caricare a dovere la squadra, e alla lavagna scrive:

"Niente di splendido fu mai scritto se non da coloro i quali osarono credere che dentro di loro qualcosa era superiore alle circostanze".

La curva dove stanno i tifosi dell'Ascoli è stracolma, dall'altra parte i tifosi giallorossi occupano appena uno spicchio.

"Ma per noi sembravano centomila, - assicura Bonomi - ci davano una carica fantastica".

Sul campo regna il grande equilibrio e i bianconeri ricorrono spesso e volentieri ai falli, anche duri, per spezzare il gioco offensivo dei ragazzi di Jaconi. Dopo 120 minuti di puro agonismo il punteggio allo Zaccheria è ancora inchiodato sullo 0-0 e in tutti i protagonisti di quel confronto si materializza lo spetto dei calci di rigore. Ancora una volta è tuttavia 'Il Mago' Jaconi ad ergersi a protagonista. 

Pochi secondi prima che l'arbitro fischi la fine dei tempi supplementari, infatti, 18 anni prima che un qualcosa di simile venga fatto a livello internazionale da Louis Van Gaal con l'Olanda ai Mondiali brasiliani del 2014, Jaconi decide di richiamare in panchina il portiere titolare, De Iuliis, per inserire al suo posto il dodicesimo Pietro Spinosa.

"Spinosa, scaldati, i rigori li pari tu", gli fa Iaconi dopo averlo preallertato qualche minuto prima.

L'estremo difensore classe 1963 non ha mai giocato durante la stagione e si ritrova all'improvviso catapultato in campo nel momento più difficile. Quasi non ci crede e tarda a togliersi la tuta e a infilarsi i guanti. Nel frattempo De Iuliis, inferocito con il suo allenatore, gliene dice di tutti i colori mentre abbandona il terreno di gioco. 

È il preludio di un'estenuante lotteria di rigori. I primi due sono segnati, il secondo per il Castel di Sangro lo tira lo specialista Bonomi. Incredibilmente, pur spiazzando il portiere, il centrocampista colpisce la traversa.

La situazione si fa sportivamente drammatica per i giallorossi, tanto più che il povero Spinosa non ne prende uno: l'estremo difensore si tuffa sempre a sinistra, mentre gli avversari calciano a destra. L'errore di Bonomi rischia di costar caro agli abruzzesi, ma al 3° tentativo degli ascolani proprio lo spauracchio Mirabelli fallisce clamorosamente la trasformazione, spedendo a lato sulla sinistra e riaprendo di fatto i giochi.

Da lì in avanti segnano tutti e si va ad oltranza. La settima serie è decisiva. L'ex attaccante Fusco, diventato pilastro difensivo, non sbaglia per i giallorossi, e Milana deve segnare per tenere in partita i bianconeri. Il centrocampista opta per la botta centrale, Spinosa però stavolta non si muove, intuisce la direzione del tiro e lo respinge.

Dopo 14 rigori, grazie al suo portiere di riserva il Castel di Sangro vince 6-5 e diventa la squadra del centro d'Italia più piccolo ad essere promossa in Serie B. Il calabrone ha volato pur non sapendo di poterlo fare.

Castel di Sangro 1995-96 Serie C1Wikipedia

Passata in 14 anni dalla Seconda Categoria alla Serie B, la squadra è rinforzata per cercare di conquistare la salvezza. Sul calciomercato vengono operati diversi innesti. Arrivano l'ex attaccante del Cagliari Andrea Pistella, il portiere Massimo Lotti, i difensori Luca D'Angelo (oggi allenatore del Pisa) e Fabio Rimedio, i centrocampisti Domenico Cristiano, Guido Di Fabio e Filippo Biondi, e il bomber Danilo Di Vincenzo. In panchina c'è ancora lui, 'Il Mago' Jaconi.

L'eco mediatico dell'incredibile impresa oltrepassa intanto persino i confini nazionali. Così accade che lo scrittore statunitense di saggi e libri di inchiesta, Joe McGinnis, viene in Italia per intervistare il connazionale Alexis Lalas, che gioca nel Padova, e subito dopo decide di trasferirsi in Abruzzo e seguire la prima stagione dei giallorossi in Serie B. 

Il torneo è molto difficile, visto che vede ai nastri di partenza diverse big del calcio italiano: ci sono fra gli altri il Bari di Fascetti, il Brescia di Reja, il Cesena di Marchioro, il Chievo di Malesani, l'Empoli di Spalletti, il Genoa di Perotti, il Pescara di Delio Rossi, con cui si giocherà un inedito derby, la Reggina, guidata da Guerini, e il Torino di Sandreani.

La piccola formazione abruzzese, come se non bastasse, si trova a dover nuovamente lottare anche contro le circostanze avverse: il Teofilo Patini è oggetto infatti di lavori di ampliamento e la squadra giallorossa deve giocare fino a dicembre le gare interne allo Stadio Angelini di Chieti. Il cammino dei giallorossi inizia bene con due vittorie casalinghe su Cosenza (rigore di Di Vincenzo) e Cremonese (reti di Bonomi e Verolino). 

Ma in trasferta arrivano 3 k.o. di fila e il 6 ottobre il Chievo si impone a Chieti, ponendo fine alla breve imbattibilità casalinga. La squadra abruzzese scivola nelle posizioni basse della classifica. Ancora Di Vincenzo, tuttavia, le regala il 3° successo interno all'Angelini con il Padova, battendo Zenga dal dischetto. Il 1° dicembre 1996, contro il Genoa, è previsto il debutto nel nuovo Patini, che ora può ospitare 7.600 spettatori, più degli abitanti di Castel di Sangro. Una violenta nevicata costringe tuttavia l'arbitro a sospendere la partita al 25'. 

Danilo Di VincenzoWikipedia

Qualche giorno prima Gabriele Gravina aveva lasciato la carica di presidente del club, che era stata assunta da Luciano Russi, rettore dell'Università degli studi di Teramo. Il giorno dell'Immacolata, a Venezia, gli abruzzesi rimediano l'ennesima sconfitta in trasferta. Martedì 10 dicembre al Patini è fissata la ripresa degli allenamenti ma una tragica notizia sconvolge la serenità di tutto l'ambiente.

In mattinata alla sede della società arriva infatti dai Carabinieri una drammatica telefonata.

"Avete due giocatori che si chiamano Danilo Di Vincenzo e Filippo Biondi?". "Sì, perché?", risponde dall'altro capo della cornetta Maria Teresa Rezzi, ai tempi moglie di Gabriele Gravina. "Mi dispiace, sono morti in un incidente stradale".

Filippo, 19 anni, giovane emergente cresciuto nel vivaio della Pistoiese e scommessa del D.g. Leonardi, con un futuro ancora tutto da scrivere, e Danilo, 28 anni, affermatosi come bomber a Giulianova, in Serie C, desideroso di dimostrare il suo valore anche ad alti livelli, non ci sono più, uccisi da uno schianto sull'Autosole in territorio umbro, nei pressi di Orvieto, mentre rientrano assieme da Firenze.

Di Vincenzo è alla guida della Golf di Biondi quando l'auto esce fuori strada e va a schiantarsi su un autoarticolato fermo. I due calciatori muoiono sul colpo. La notizia si diffonde rapidamente, suscitando grande commozione nella squadra, in città e in tutto il mondo del calcio. 

I funerali in paese sono caratterizzati da una partecipazione popolare fuori dal comune. La favola del Castel di Sangro si tinge all'improvviso di dolore e lacrime. Nella successiva partita al Patini, il 15 dicembre contro la Lucchese, terminata 0-0, le magliette dei due ragazzi campeggiano davanti alla curva e in seguito sarà loro dedicata una statua davanti all'impianto abruzzese.

Sul campo i risultati languono e la squadra chiude l'anno solare in zona retrocessione. A gennaio però arriva un bel tris di vittorie in casa contro Lecce (grazie alla coppia Galli-Bonomi), Salernitana (con rigore di Bonomi e De Juliis che para il penalty di Artistico) e Genoa (rovesciata-goal di Altamura nel recupero del 15 gennaio), che risollevano la squadra abruzzese. 

Sul calciomercato la società corre ai ripari rinforzando la rosa con gli acquisti dei centrocampisti Daniele Russo e Daniele Franceschini e dell'attaccante scuola Inter Gionata Spinesi. Il primo sigla il pari al San Vito contro il Cosenza nella prima di ritorno, mentre il terzo timbra il cartellino nei successi al Patini con Palermo e Reggina.

Stadio Teofilo Patini

Che non sia un anno normale lo si capisce però quando altri due fatti rischiano di compromettere il campionato dei giallorossi: l'attaccante Galli deve stare fuori a lungo per un'infezione al sangue, mentre in Primavera l'ambiente è scosso ulteriormente dall’arresto del difensore Pierluigi Prete con l'accusa di spaccio di droga: dopo 21 giorni sarà scarcerato per insufficienza di prove e risarcito per ingiusta detenzione.

Alla terza sconfitta pesante in casa contro l'Empoli di Spalletti Jaconi opta per una svolta tattica varando un 1-3-5-1, con Davide Cei utilizzato da libero classico. La squadra ne beneficia, davanti dà pochi punti di riferimento con il solo Spinesi di punta e arrivano risultati importanti. Cadono il Cesena (Alberti) e il Genoa a Marassi sotto il diluvio (1-3 con reti di D'Angelo, Bonomi e Pistella) in quello che resta l'unico successo in trasferta della stagione.

Di Fabio nel recupero regala agli abruzzesi la prestigiosa vittoria casalinga sul Torino (2-1) poi però due rocambolesche sconfitte con Lucchese e Salernitana riaprono tutti i discorsi e rilanciano il Cosenza. Visto che l'ultima partita si gioca al San Nicola di Bari contro una squadra che lotta per salire in Serie A, tutto si decide nel Derby con il Pescara l'8 giugno al Patini. Pistella porta in vantaggio i giallorossi, ma Digiannatale segna il pareggio. Nella ripresa però il giocatore simbolo del Castel di Sangro, Claudio Bonomi, realizza con un gran sinistro dai 20 metri la rete che vale la vittoria per 2-1 e la clamorosa salvezza della squadra di Jaconi.

La favola è ora completa e sarà raccontata da McGinnis nel suo libro 'The Miracle of Castel di Sangro', che avrà successo internazionale ma uscirà in Italia soltanto alcuni anni dopo. A macchiarla è quanto accade la settimana seguente. La formazione abruzzese, salva con un turno d'anticipo, fa visita al Bari al San Nicola, che ha bisogno dei 3 punti per conquistare la Serie A.

McGinnis rivela già in settimana di discorsi strani fra i calciatori sangrini, rompe con la società e fa ritorno in America, lanciando pesanti sospetti: la vittoria per 3-1 dei Galletti sarebbe stata a suo giudizio il frutto di una combine. La denuncia, messa nera su bianco nel suo volume, cade nel vuoto, con le autorità giudiziarie che anzi lo condannano qualche anno dopo al risarcimento danni per diffamazione. Nel 2018 tuttavia, un giocatore di quella squadra, Luca Albieri, conferma ai microfoni di 'La7' che il risultato sarebbe stato combinato.

Gravina smentisce seccamente ai microfoni dell'agenzia 'Ansa', ma a prescindere da come siano realmente andate le cose al San Nicola, da quella gara si interrompe il volo del calabrone Castel di Sangro, che intraprende una rapida picchiata verso le serie minori. Il 1997/98 vede lo smantellamento della rosa storica, l'arrivo di tanti giovani e la fine dell'era Jaconi: il grande artefice del miracolo è esonerato a 10 giornate dalla fine con la squadra ultima in classifica.

Subentra il campione del Mondo del 1982 Franco Selvaggi, ma nemmeno i prestigiosi successi di nuovo nel Derby con il Pescara e contro il Torino stavolta bastano per evitare la discesa in C1. Nel 1998/99 la storia concede però un'ultima serata di gala alla cenerentola Castel di Sangro: i sangrini avanzano in Coppa Italia fino agli ottavi di finale, e sono abbinati all'Inter di Gigi Simoni.

L'andata al Meazza vede i nerazzurri imporsi a fatica 1-0 con goal di Ventola, mentre al ritorno, in un Patini gremito da 10 mila spettatori (la capienza era stata ulteriormente ampliata) si sfiora l'impresa. I giallorossi passano a condurre con Bernardi, e solo un rigore dubbio nel finale concesso dall'arbitro Tombolini e trasformato da Djorkaeff segna l'eliminazione degli abruzzesi. 

Dopo aver arrancato per alcune stagioni fra C1 e C2, la squadra che era diventata un cult fra i tifosi di tutta la penisola scompare di scena nel 2005, con la radiazione per problemi finanziari dopo la retrocessione in Serie D. Nello stesso anno è fondata una nuova società col nome di Associazione Sportiva Dilettantistica Pro Castel di Sangro. Riparte dai Dilettanti abruzzesi e ha breve vita, venendo a sua volta radiata nel 2012 dopo la mancata iscrizione. 

Oggi i colori e l'eredità dello storico club sono portati dall'Associazione Calcistica Dilettantistica Castel di Sangro Cep 1953. Ripartita dalla Seconda categoria molisana, ha ottenuto nel 2019/20 la promozione in Eccellenza e gioca oggi nel Complesso Polisportivo Erba Sintetica, impianto più ridotto e funzionale del Vecchio Patini, trasformato in Centro Federale Territoriale della FIGC. 

Ma l'incredibile impresa del Castel di Sangro di Jaconi resterà una pagina indelebile nella storia del calcio italiano.

Pubblicità