Junior ParmaGetty Images

Junior, il campione del mondo che diede al Parma l'ultimo trofeo: oggi ha un ristorante

C'è gente che per una presenza raccattata a fine stagione va avanti una vita a raccontare di quando ha vinto da protagonista il campionato intercondominiale. E poi c'è Jenílson Ângelo de Souza, ovvero il buon vecchio Junior, terzino brasiliano del Parma dal 2000 al 2004, con un palmarès da paura e tuttavia personaggio che dire di basso profilo è dire poco.

Perché Junior ha vinto robe grosse, lui sì da protagonista - Libertadores, Mondiali, Coppa Italia con goal decisivo in finale alla Juve - ma sicuramente non è rimasto impresso nell'immaginario né ha lasciato ai posteri dichiarazioni memorabili, modus vivendi che ha continuato a mantenere anche dopo il ritiro.

"La Coppa del Mondo 2002 è stata qualcosa di indimenticabile, è la carriera migliore che ogni giocatore spera di raggiungere. Sono stato così fortunato e di successo, grazie a Dio".

Queste parole di pochi anni fa sono il massimo che l'umile Junior concede, ed allora diamogliele noi quelle luci del palcoscenico che lui ha sempre scansato. Baiano classe '73, è un terzino sinistro ovviamente votato all'offensiva come tradizione della scuola brasiliana, il classico stantuffo sulla fascia, più ala che difensore. Nel suo caso ancora di più, visto che nasce come attaccante almeno finché non diventa professionista: scelta compiuta molto tardi rispetto ai colleghi, perché Junior fino a 19 anni preferisce studiare e giocare tra i dilettanti.

Poi il provino col Vitoria di Bahia che gli cambia la vita, un paio d'anni come trampolino di lancio e l'approdo nel 1996 al Palmeiras, che lo prende per farne l'erede di Roberto Carlos, trasferitosi l'anno prima all'Inter. A San Paolo Junior resta 4 anni, diventando un idolo dei tifosi e cominciando a costruire la sua bacheca straricca: un campionato Paulista, una Copa do Brasil, una Copa Mercosur e soprattutto la Copa Libertadores del 1999, con Felipão Scolari in panchina e l'ex atalantino Evair in attacco. L'anno dopo il Palmeiras gioca ben 4 finali, vincendone due e perdendone altrettante, tra cui la dolorosa Libertadores lasciata al Boca. È la fine dello strepitoso ciclo del Verdão, che - complice l'interruzione della munifica sponsorizzazione della Parmalat - addirittura retrocederà da lì a due anni.

Già, la Parmalat: è proprio grazie al legame con l'azienda di Tanzi, ancora non travolta dal disastro che trascinerà migliaia di risparmiatori nell'abisso, che Junior nell'estate del 2000 passa al Parma, dove trova il connazionale e compagno di Nazionale Amoroso. Decisivo è il consiglio datogli dall'ex gialloblù Tino Asprilla, con cui ha condiviso lo spogliatoio nell'ultimo anno al Palmeiras: vada a in Emilia, lì si troverà bene.

A chi gli chiede a chi si paragoni come giocatore, Junior risponde senza esitazione: Athirson, altro brasiliano appena bloccato dalla Juve, che tuttavia avrà ben altro successo - decisamente scarso - nel nostro campionato. Nel Parma Junior trova molta concorrenza, Benarrivo e Falsini sulla sua fascia, ma non è motivo di preoccupazione per il baiano:

"Fossi arrivato in qualsiasi altro club avrei avuto lo stesso problema. Meglio mettersi alla prova, meglio lottare".

Sono le stagioni di fine impero del grande Parma di Tanzi, che nei 4 anni di militanza di Junior arriva due volte quarto, una volta quinto e un'altra volta decimo, ma riesce ad infilarci il canto del cigno, ovvero la Coppa Italia vinta nel 2002 sulla Juventus. In panchina c'è Pietro Carmignani - che ha rimpiazzato Passarella, a sua volta sostituto di Ulivieri -  e nel frattempo Junior è diventato un uomo cardine, grazie anche al 3-5-2 con cui può convivere con capitan Benarrivo. Di più: l'esterno mancino è l'uomo che assegna la coppa agli emiliani, grazie al goal segnato nella finale di ritorno al Tardini, conclusa con un 1-0 che ribalta l'1-2 di Torino per la regola delle reti in trasferta. Sarà questo l'ultimo trofeo vinto dal Parma.

È un'estate indimenticabile quella del 2002 per Junior, che vola in Estremo Oriente per i Mondiali che il Brasile vincerà sotto la guida del suo vecchio mentore Scolari, facendone il solo calciatore assieme a Lilian Thuram ad aver vinto un Mondiale mentre giocava col Parma. Da riserva scolpita di Roberto Carlos, un ruolo che lo accompagnerà per tutta la sua avventura in nazionale, Junior gioca una sola partita, quella vinta 5-2 sul Costa Rica, in cui riesce anche ad andare a segno. Resterà il suo unico goal con la maglia verdeoro in 22 presenze.

L'anno dopo al Parma è titolare con Prandelli e contribuisce al quinto posto finale in campionato che vale la qualificazione alla Coppa Uefa, poi la situazione precipita nella stagione successiva col crac Parmalat: giocatori dall'ingaggio pesante come Adriano e Nakata lasciano il club a gennaio, tra loro c'è anche Junior che si trasferisce al Siena fino al termine della stagione, ritrovando in Toscana due ex compagni al Palmeiras, Roque Junior e Taddei. I bianconeri si salvano e per il brasiliano la pagina europea finisce a 31 anni, ma comincia una seconda parte di carriera altrettanto ricca di titoli.

Nel 2004 torna in patria per diventare un pilastro del San Paolo, dove milita 4 anni portando a casa - tra gli altri - 3 campionati brasiliani, un'altra Copa Libertadores e un Mondiale per Club. Poi 2 stagioni all'Atletico Mineiro, ritrovando in spogliatoio come compagno quel Fabian Carini a cui parecchi anni prima aveva segnato il goal della vittoria contro la Juve nella finale di Coppa Italia. Già, proprio quel Carini che poi i bianconeri avrebbero scambiato con Cannavaro, in una delle operazioni più fallimentari della storia dell'Inter.

JuniorInstagram

Pochi mesi al Goias nel 2010, poi Junior appende le scarpette al chiodo a 37 anni, salvo un estemporaneo rientro l'anno scorso nel Formosa, club militante nel campionato Brasiliense, l'equivalente di un torneo di quinta serie. Nel frattempo ha già intrapreso un'altra attività, aprendo un ristorante a Belo Horizonte, il "Mes Amis". Qualora passiate di là, vi potreste imbattere in Junior, il silenzioso campione del mondo che una notte al Tardini stese la Juve.

Pubblicità