Quello che è successo al Rennes negli ultimi 12 mesi è qualcosa di irreale, praticamente inconcepibile, nemmeno per il più ottimista dei tifosi. E' come se il mondo si fosse capovolto, improvvisamente.
Per capire di cosa stiamo parlando è necessario raccontarvi la storia di questo club, che per 48 anni non ha visto praticamente l'ombra di una gioia , venendo umiliato dai rivali regionali del Guingamp, considerati i 'contadini' della Bretagna.
Dopo l'ultimo trofeo, nel lontano 1971, il Rennes perde tre finali di coppa nel giro di sei anni tra il 2008 e il 2014. E' una maledizione, una condanna, specialmente quando l'avversario è proprio il Guingamp, l'odiato Guingamp, vittorioso in due delle tre finali perse dal Rennes.
Eppure il progetto avviato dal magnate francese François Pinault , uno degli uomini più ricchi al mondo con un patrimonio di circa 27 miliardi di dollari , aveva dato i suoi frutti, portando il Rennes a una dimensione europea che non aveva mai raggiunto prima.
Investimenti importanti nel settore giovanile e sullo stadio, il Roazhon Park, completamente rinnovato. Le intenzioni del presidente Pinault, uno che per lavoro è abituato a trattare beni di lusso, erano sin dal principio quelle di portare il Rennes ai piani alti, nei posti che contano.
GettyCi riuscirà, ma nel modo più incredibile possibile, affidandosi a un ragazzo nato e cresciuto a Rennes. Il suo nome è Julien Stephan , non ha nemmeno 40 anni e di mestiere fa l'allenatore. E' il classico prodotto fatto in casa, formatosi prima nell'Under 19 e poi nella seconda squadra.
E' praticamente la stessa trafila che hanno fatto Ousmane Dembelé ed Ismaila Sarr prima di spiccare il volo, ma da giocatori. Perché non ripetere allora l'esperimento anche su un allenatore? Non ha ancora mai allenato una squadra professionistica, ma poco importa, lo farà nel suo Rennes.
"Preferisco il pragmatismo al sogno. Il presente al futuro. Voglio approfittare dei momenti da vivere piuttosto che sperarne in nuovi. È il mio modo di proteggermi".
Stephan ha le idee chiare. Non per niente parliamo di uno che a 26 anni ha interrotto la carriera di giocatore per diventare allenatore. Di sicuro non era un fenomeno, ma ci vuole consapevolezza per fare una scelta del genere. E lui ne ha da vendere, soprattutto quando si siede in panchina.
GettyArrivato a campionato in corso nel dicembre 2018 al posto del più altisonante Sabri Lamouchi, inizia a mettere al posto giusto tutti i pezzi del puzzle che si completerà con la splendida immagine del successo in finale di Coppa di Francia ai rigori contro il PSG dopo aver rimontato da 2-0 a 2-2. Un trionfo tanto atteso quanto inaspettato, un piccolo miracolo.
Nella stessa stagione Stephan valorizza il talento eternamente incompleto di Ben Arfa e sfrutta al meglio un altro talento che non si è mai espresso del tutto, M'Baye Niang, che con 14 goal stagionali vive la stagione migliore della sua carriera. Nel frattempo fa esordire un ragazzino di 16 anni che oggi fa gola a tutta Europa: il suo nome è Eduardo Camavinga, il più giovane giocatore ad essere eletto giocatore del mese in Ligue 1, oltre che rivelazione dell'anno secondo France Football.
Il Rennes 2019/20 parte con rinnovate certezze e un impianto di gioco collaudato. L'obiettivo è tornare in Europa dopo aver raggiunto il massimo traguardo del club con gli ottavi di Europa League nella stagione precedente, con tanto di impresa sfiorata contro l'Arsenal.
A marzo la classifica della Ligue 1 dice Rennes al terzo posto. Sarà la classifica finale. Il campionato è sospeso causa Coronavirus e il Rennes è ufficialmente in Champions League per la prima volta nella sua storia. Proprio loro, quelli del 'mai una gioia', festeggiano ancora.
Il Rennes era la squadra con più stagioni in Ligue 1 (62) a non essere mai arrivata sul podio. Ora si ritrova in Champions, per caso... o forse no, proprio dalla porta principale: perchè le vittorie in Europa League di Siviglia e Shakhtar regalano alla squadra francese la qualificazione diretta ai gironi del massimo torneo d'Europa per club, per la prima volta nella sua storia.
Troppo facile affidare tutto al caso o alle cause di forza maggiore. Troppo ingeneroso per un club che lavora da anni per un momento come questo.
Un esempio di progettualità, sfruttamento del territorio e dei propri valori, calcistici e non. Un club che si è fatto da solo, dai giocatori fino all'allenatore. Il più delle volte nella vita bisogna essere pronti a cogliere le occasioni, perché le cose accadono. E il Rennes era lì, pronto a prendersi la Champions.


