
"A 18 anni pesava 87 chili e sembrava uno stecchino. Quando giocava in Italia pesava sempre 90-95 chili ed era ancora più veloce. Uno così era difficile fermarlo" - Nils Liedholm su Gunnar Nordahl
La sua fama leggendaria si è tramandata fino ad oggi, e il suo nome è ancora sinonimo di goal. Con 221 reti in 268 partite Gunnar Nordahl è il bomber più prolifico della storia gloriosa del Milan. In rossonero 'Il Pompierone', come era soprannominato per il lavoro che faceva in Svezia, ha segnato più di tutti: di Shevchenko, di Rivera, di Altafini, scrivendo pagine memorabili a cavallo fra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta del secolo scorso e riportando il Diavolo allo Scudetto dopo 44 anni di digiuno.
Centravanti del GRE-NO-LI, il mitico trio svedese composto da Gren, lui e Liedholm, dopo aver vinto le Olimpiadi del 1948 a Londra, si rivela cannoniere inarrestabile, conquista 5 titoli di capocannoniere della Serie A (record assoluto), di cui 3 consecutivi (primato condiviso con Michel Platini) e con la squadra 2 Scudetti e 2 Coppe Latine.
In Italia indosserà anche, a fine carriera, la maglia della Roma, e con 225 goal diventerà il miglior marcatore straniero del campionato di Serie A, il 3° assoluto dietro Silvio Piola e Francesco Totti, mentre con la Nazionale svedese è ancora il 3° miglior marcatore all-time alle spalle di Ibrahimovic e Rydell.
LE ORIGINI DELLA LEGGENDA
Gunnar Nordahl nasce il 21 ottobre 1921 a Hörnefors, in Svezia, nei pressi del Circolo Polare Artico e cresce in una famiglia numerosa.
"La mia famiglia viveva a Hörnefors, una cittadina industriale di poche migliaia di abitanti non lontana da Umea, al di là del Circolo polare artico. - racconterà al 'Corriere d'informazione' - nella Svezia settentrionale. Mio padre lavorava in una fabbrica di prodotti chimici, mia madre si occupava delle faccende di casa, ma lavorava anche da sarta, perché le nostre condizioni economiche erano molto modeste".
"Eravamo una famiglia numerosa: avevo tre sorelle e quattro fratelli maschi. Si viveva in una sola grande stanza e in una grande cucina. A 13 anni cominciai a lavorare in una fabbrica di birra, era un lavoro duro".
Nonostante il lavoro, presto Gunnar si appassiona al calcio.
"La nostra casa - ricorderà - sorgeva a poche centinai di metri dal campo sportivo, dove i ragazzini praticavano d'inverno lo sci, e nella bella stagione il nuoto ma soprattutto il calcio. Io fra i miei fratelli ero il più appassionato per il pallone, ma anche Bertil e Knut non scherzavano. Mi esercitavo per ore a tirarlo contro un muro con entrambi i piedi o di testa. La squadra locale era soprannominata 'I Diavoli Rossi' ed era un'eccellente realtà, che una volta battè per 7-1 uno squadrone della capitale".
"C'erano i titolari della Prima squadra e gli Juniores, con i quali cominciai a giocare come centrattacco. Nella stessa squadra giocavano anche Knut e Bertil, e in seguito gli altri miei fratelli, i gemelli Gaston e Goran. Io e i miei fratelli siamo diventati calciatori di un certo valore".
"... Sento ancora la voce di papà urlare non appena mi arriva la palla: 'Gunnar spara! Gunnnar spara!'. E i tifosi, eccitati dalle sue parole, gridavano a loro volta".
Nell'Hörnefors, la squadra della sua città, che milita in Terza divisione svedese, assieme ai suoi fratelli Bertil e Knut, Gunnar Nordahl inizia nel 1937 la sua carriera in Prima squadra. Il centravanti si rivelada subito un grande bomber, segnando caterve di goal, ben 68 in sole 41 gare. Successivamente nel 1940 approda al Degerfors, che gioca nell'Allsvenskan, la Serie A svedese, ai tempi campionato dilettantistico.
"Nel 1935 - ricorda Nordahl, ripercorrendo la sua carriera - dovetti lasciare la cittadina dove vivevo per trasferirmi a Degerfors, in modo da imparare un mestiere e continuare a giocare a calcio, naturalmente sempre da dilettante, ma le cose andarono per le lunghe, scoppiò la Seconda Guerra Mondiale e tutto fu rimandato al 1940".
"Fu dunque nel 1940 che lasciai Hörnefors per la città di Degerfors, dove restai 4 anni e mezzo, lavorando come tornitore in un'officina meccanica, e giocando nella squadra svedese, che avevamo battuto 3-2,agli ordini dell'allenatore ungherese Istuan Wampetits. Al suo insegnamento debbo moltissimo, sia per quanto riguarda il trattamento del pallone, sia per quanto concerne il gioco di squadra vero e proprio".
L'esperienza in Allssvenkan con il Degerfors consente a Gunnar Nordahl di crescere ulteriorermente dal punto di vista calcistico e salire alla ribalta nazionale in virtù delle sue doti da goleador di razza.
"Cominciai ad allenarmi con la squadra alla fine del luglio del 1940 - racconta - e nella stessa stagione 1940/41 ho fatto il mio esordio in Serie A contro il Gårda. Vincemmo 2-1 ma il mio gioco non fu brillante. Anche in altre due partite non riuscii a impressionare il pubblico, la critica e nemmeno me stesso. Così alla quarta partita vollero darmi un'ulteriore possibilità, mettendomi all'ala destra, mentre prima avevo sempre giocato da centravanti. Ma all'ultimo momento Wampetits decretò: 'Gunnar, giocherai ugualmente centravanti, mi prendo io la responsabilità'. La partita si giocava allo Stadio Rasunda, contro l'AIK Solna".
"Mi resi conto che dovevo usare più il cervello che le gambe. Fino ad allora avevo badato solo ad avanzare con la palla, lasciando ai compagni più esperti di me la responsabilità della conclusione. Ora mi resi ben conto che dato il mio ruolo, la responsabilità dell'azione e del tiro finale era e doveva essere mia. E mi comportai come era logico che facessi, senza più timori o esitazioni. Risultato: segnai due reti nel secondo tempo, assicurando alla mia squadra la vittoria. Era l'8 settembre 1940, una grande data per me. Il giorno dopo un autorevole giornalista sportivo mi propose come centrattacco della Nazionale. C'era in programma, infatti, la partita contro la Danimarca".
LA SVEZIA E L'ORO OLIMPICO A LONDRA 1948
Per indossare la divisa della Nazionale svedese, Nordahl dovrà attendere in realtà due stagioni, ma il suo sogno si concretizza nel 1942 all'età di 20 anni.
"Disputai il mio primo incontro internazionale il 28 giugno 1942 a Copenaghen. - dirà sul 'Corriere d'informazione' - Il risultato sorprese tutti: la Svezia battè la Danimarca per 3-2".
La carriera di Gunnar con la maglia gialloblù proseguirà a suon di reti fino al 1948, anno in cui il forte centravanti ha modo di cimentarsi con il suo primo torneo internazionale, le Olimpiadi calcistiche di Londra, cui può partecipare in virtù del suo stato formale di dilettante. Assieme ai fratelli Bertil e Knut, a Gunnar Gren e Nils Liedholm, Nordahl è fra i protagonisti della vittoria dell'oro olimpico per la Svezia.
Il 13 agosto 1948 gli scandinavi superano 3-1 in finale la forte Jugoslavia, grazie ad una doppietta di Gren e a un goal di Gunnar Nordahl, che in virtù di quella marcatura si laurea anche capocannoniere del torneo assieme a John Hansen, il forte centravanti della Danimarca che dopo le Olimpiadi firmerà con la Juventus.
Durante le Olimpiadi Gunnar, con i suoi due fratelli, riuscirà ad avere anche un incontro con la celebre attrice Ingrid Bergman, che abitava nella capitale inglese. Il trionfo olimpico darà a lui e ai giocatori svedesi la fama e la ribalta internazionale. Sarà proprio in seguito a quel successo che il centravanti classe 1921 approderà in Serie A, mentre la sua carriera in Nazionale si chiuderà il 14 novembre 1948, a 27 anni, con un'amichevole contro l'Austria e un bilancio di 43 goal in 33 presenze che lo rende ancora oggi il 3° miglior cannoniere di sempre della Svezia.
Le statistiche avrebbero sicuramente potuto essere migliori se la Federazione non avesse deciso di convocare tra il 1950 e il 1956 soltanto i calciatori dilettanti, anni in cui il bomber era nel pieno della forma.
L'ESPLOSIONE ALL'IFK NORRKÖPING
A livello di club Gunnar Nordahl prosegue a giocare con il Degerfors fino al 1944, vivendo stagioni belle e spensierate e conosce la sua futura moglie Irma Berg.
"Il periodo trascorso a Degerfors lo ricordo come uno dei più felici della mia vita - racconterà l'attaccante - e non solo per le mie soddisfazioni di calciatore. Era venuta in città una fiera con giostra, toboga e pista da ballo. Su questa pista incontrai una bella ragazza bionda con la quale ballai molti vecchi valzer. Si chiamava Irma Berg. Prima che la serata avesse fine riuscii a farle accettare un biglietto di invito per la successiva partita in città. Fu quello l'unico biglietto gratuito che mi fu difficile far accettare in tanti anni di carriera. Con Irma mi sarei sposato anni dopo, a Norrköping".
Con il Degerfors, in quattro anni, Nordahl segna in campionato 56 goal in 77 gare, per poi doversi trasferire in una big, l'IFK Norrköping, nella stagione 1944/45.
"I dirigenti della celebre squadra di Norrköping mi offrirono un posto da titolare nella loro squadra e un posto da pompiere, che mi avrebbe dato diritto alla pensione. Avevo 22 anni ed ero fidanzato con Ingrid, pensavo al futuro e accettai".
A Norrköping avviene l'incontro fra il centravanti e Lajos Czeizler, l'allenatore ungherese che più di tutti riuscirà ad esaltarne le caratteristiche da bomber. Gunnar si consacra definitivamente come cannoniere di razza: per 4 stagioni consecutive, dal 1944/45 al 1947/48, si consacra capocannoniere dell'Allssvenkan, e nel 1945vince il suo primo titolo di club, la Coppa di Svezia.
Nel 1947 è anche votato 'Calciatore svedese dell'anno'. Prima che la ribalta olimpica lo conduca in Italia, in 4 anni e mezzo realizza qualcosa come 93 reti in 95 gare nel massimo campionato svedese, mantenendo una media-goal sbalorditiva.
milanlegends.comL'APPRODO AL MILAN... GRAZIE ALLA JUVENTUS
Nell'estate del 1948 Juventus e Milan si danno battaglia nel calciomercato. I rossoneri stanno per ingaggiare il danese Johannes Pløger, uno dei marcatori e dei migliori in campo nella sfida olimpica che aveva visto prevalere a Londra per 5-3 la Danimarca sull'Italia.
Come racconta 'La Gazzetta dello Sport', il Diavolo invia a Parigi il suo segretario Gianotti per mettere nero su bianco l'accordo con l'avvocato che assiste il calciatore. Sembra tutto scontato e Pløger, il suo legale e Gianotti prendono poi il treno per raggiungere Milano.
Ma a Domodossola i tre sono intercettati da una coppia, il centravanti danese John Hansen e il segretario della Juventus, il ragionier Artino, che esibendo un'opzione di acquisto sul giocatore, 'scippa' Pløger al Milan. Il modo in cui tutto avviene fa discutere e suscita non poche polemiche.Tanto che a gennaio l'Avvocato Gianni Agnelli decide di riparare al torto con un gesto di grande fair-play: dà il via libera ai rossoneri del presidente Umberto Trabattoni per l'ingaggio di Gunnar Nordahl, altro protagonista delle Olimpiadi londinesi che era stato opzionato dalla Vecchia Signora, agevolandone addirittura l'acquisto da parte dei rivali tramite la filiale FIAT di Stoccolma.
"Ai primi di gennaio del 1949- racconta Nordahl - ricevetti nella mia caserma dei pompieri la telefonata di una ditta italiana a Stoccolma, che mi annunciava la visita di Giannotti, il segretario del Milan. Lì per lì risposi che stavo bene dov'ero, ma poi, anche su consiglio di Czeizler, che nel 1949 andrà ad allenare il Milan, accettai".
In breve tempo la trattativa prende quota e Nordahl può approdare in Serie A a 28 anni.
"Partii in aereo per Zurigo assieme al giornalista Wille Engdahl. - ricorderà il centravanti - Nella città svizzera ci incontrammo con Giannotti e con il Direttore tecnico Busini, che vidi allora per la prima volta. Quindi ripartimmo in treno alla volta di Milano. L'arrivo in città fu per me una straordinaria sorpresa, qualcosa di pazzesco".
È il 22 gennaio 1949 e ad attenderlo alla Stazione centrale di Milano lo svedese trova una folla impazzita di gioia di duemila tifosi rossoneri, il cui eccessivo entusiasmo finisce per danneggiare due vetrate del treno e per provocare quattro feriti. Mentre il danese Pløger sarà una meteora alla Juventus, Nordahl, ribattezzato per la sua stazza'Il Bisonte'eper il lavoro che faceva in Svezia'Il Pompierone', non dimenticherà mai quel momento e riempirà di gioia i suoi nuovi tifosi con goal e trofei.
"Quando scesi dal treno fu un urlo spaventoso. - dirà - Circondato da tutta quella gente, separato dai miei compagni di viaggio, le ultime parole svedesi che udii furono quelle di Engdahl: 'Ci rivedremo all'albergo, se esci vivo di qui!'...".
Forza Italian FootballCANNONIERE IMPLACABILE IN ROSSONERO
Acclamato come un campione, Gunnar vive tuttavia l'inizio dell'avventura come giocatore del Milan con un senso di forte disagio.
"Le prime giornate, nonostante la cordialità di tutti, furono tristi. - sottolineerà - Che idea quella di abbandonare la Svezia! Perché? Per il denaro. Ma il denaro non è tutto a questo mondo. In albergo mi feci cambiare camera e ne ebbi una più luminosa, che riempii di fiori. Il tempo fuori era uggioso e grigio. Allora fui preso dalla malinconia, dal desiderio di rivedere il mio Paese, mia moglie, mio figlio Thomas e mi pentii di essere diventato un professionista. Mi venne persino l'idea di farmi del male: un colpo di scure, 'per sbaglio', in una gamba, per liberarmi da tutta la faccenda e tornare a casa mia".
Ma 'Il Bisonte' cambierà fortunatamente presto idea e ci metterà poco ad ambientarsi in Italia, anche perché la famiglia lo raggiungerà e gli starà accanto. Appena 5 giorni dopo il suo arrivo, Nordahl è già in campo al centro dell'attacco rossonero nel recupero di campionato contro la Pro Patria. Si gioca all'Arena Civica di Milano e i Tigrotti passano a condurre con Turconi dopo pochi minuti. Carapellese pareggia all'inizio della ripresa e a quel punto sale in cattedra il nuovo acquisto: lanciato in profondità dall'islandese Gudmundsson, Nordahl si lancia sul pallone con una velocità sorprendente per la sua stazza fisica, e dopo aver controllato la sfera, con un potente sinistro, fulmina il portiere Visco.
È la rete del 2-1 per il Diavolo, che si imporrà alla fine per 3-2, la prima di una lunga serie per 'Il Pompierone', che diventerà il cannoniere implacabile del Milan e l'incubo più grande di difensori e portieri avversari. Il 6 febbraio 1949 a San Siro il centravanti svedese disputa il suo primo derby contro l'Inter. La gara è spettacolare e termina con un rocambolesco 4-4, che vede i due attaccanti principe, Nyers per i nerazzurri e Nordahl per i rossoneri, darsi battaglia a suon di reti: alla fine sarà doppietta per entrambi.
Nordahl, schivo e introverso nella vita privata, è quello che può definirsi una forza della natura sul terreno di gioco: dotato di un fisico da corazziere e con due gambe forti e solide, quando prendeva velocità, era praticamente inarrestabile e travolgeva tutto quello che si parava di fronte fra lui e la porta, difensori inclusi, che finivano per aggrapparsi vanamente ai pantaloncini o alla maglia per cercare di arrestarne l'incedere.
"Una volta a Palermo parte dalla nostra area e poi colpisce di collo, neanche tanto forte. Bene, il pallone, di cuoio numero 5, s’incastra all’incrocio dei pali. - racconterà Liedholm - Per tirarlo giù, hanno sollevato il loro portiere che, faticando, lo ha strappato dalla rete".
WikipediaPur arrivando a 90 chili ed oltre di peso, non ha un filo di grasso. Capace di concludere in porta con entrambi i piedi, abile nel palleggio e nel colpo di testa, ma anche in acrobazia, Nordahl chiude i primi mesi italiani con 16 goal in 15 partite. Nell'estate del 1949 il suo mentrore Czeizler arriva per affiancare Busini alla guida tecnica, ed è Gunnar in persona a convincere i connazionali Gunnar Gren, detto 'Il Professore', e Nils Liedholm, che diventerà 'Il Barone', a trasferirsi al Milan.
"Mi parlò per una notte intera - ricorderà Liedholm - e mi convinse per sfinimento".
Si riforma così nel capoluogo lombardo il 'GRE-NO-LI', il trio di campioni svedesi fra i più forti in assoluto della storia del calcio italiano. Nel 1949/50 il Milan chiude al 2° posto alle spalle della Juventus di Boniperti, ma Nordahl vince il primo titolo di capocannoniere con 35 goal in 37 gare, bottino che resterà a lungo un record stagionale assoluto per la Serie A, superato soltanto nel 2015-16 dall'argentino Gonzalo Higuain.
Di quella stagione si ricorda il clamoroso 7-1 rifilato dal Diavolo ai campioni d'Italia della Juventus il 5 febbraio del 1950. Nordahl è naturalmente il mattatore assoluto con tre goal che fanno venire il mal di testa al famoso stopper bianconero Carlo Parola. Quest'ultimo, da sempre noto per il suo fair-play, l'ennesima volta in cui 'Il Bisonte' svedese gli sfugge perde la bussola e commette un brutto fallo di frustrazione. Resosi conto di quanto aveva fatto, è lo stesso giocatore bianconero, anticipando anche la decisione arbitrale, ad autoespellersi dal campo.
Nel 1950/51 il Milan, dopo ben 44 anni di digiuno, grazie soprattutto al GRE-NO-LI e ai goal di Nordahl, vince il 4° Scudetto della sua storia, precedendo l'Inter dopo un serrato duello. Nordahl è nuovamente capocannoniere con 34 reti e l'attacco del Diavolo a fine stagione segna 107 goal. Il 'Pompierone' continua a macinare reti, vince per altre tre volte di fila, dal 1952 al 1955, la classifica marcatori e porta in dote anche il 5° Scudetto nel 1954/55, l'anno in cui diventa capitano ed è assistito dalle invenzioni dell'uruguayano Pepe Schiaffino.
Oltre a due campionati, con il trio svedese il Milan conquista due volte la Coppa Latina, l'antenata della Champions League: la prima nel 1951 (tripletta di Nordahl nel 5-0 in finale sul Lille), la seconda nel 1956 (3-1 all'Arena civica sui baschi dell'Athletic Bilbao). Amato da tutti, dopo aver scritto pagine indelebili della storia del Milan e stabilito numerosi record, a 35 anni, nonostante l'interesse della Juventus, è ceduto alla Roma in cambio del giovane attaccante Carletto Galli.
YouTubeLA ROMA E IL RITORNO IN SVEZIA
I giallorossi nell'estate 1956 coronano un lungo corteggiamento, che li aveva visti acquistare anche il fratello Knut nell'inutile tentativo di farlo approdare qualche anno prima nella capitale. Il fisico del 'Pompierone' inizia a mostrare i primi scricchiolii: la mobilità del centravanti non è più quella di un tempo, e Gunnar ha bisogno di rifiatare dopo ogni azione per riprendere vigore atletico.
Quando può liberare il suo tiro, comunque, lo svedese è ancora uno spettacolo: la prima stagione in giallorosso lo vede autore di 13 goal in 30 gare, ma la squadra chiude con un deludente 14° posto. Il declino è ormai evidente, e dopo 2 reti in 4 gare nel 1957/58, passa al ruolo di allenatore per sostituire il tecnico inglese Stock.
A 36 anni il grande attaccante, che ha disputato anche due gare internazionali con la Rappresentativa Europea (contro il Regno Unito a Glasgow nel 1947 e con l'Inghilterra a Londra nel 1953) poneva fine alla sua carriera leggendaria, che lo ha visto autore di 507 reti in 572 (0,89 goal a partita), cifra che non tiene conto delle marcature in Coppa di Svezia, non documentabili.
Nordahl anche da allenatore dimostra di saperci fare, e nei due anni sulla panchina della Lupa ottiene un 5° e un 6° posto, prima di salutare la penisola e far ritorno in patria.
NORDAHL ALLENATORE E LA MORTE AD ALGHERO
In Svezia Nordahl riallaccia gli scarpini facendo l'allenatore-giocatore del Karlstad (24 presenze e 11 goal in 2 anni). Nel 1960, a 38 anni, abbandona definitivamente il campo per concentrarsi sulla carriera da tecnico: guiderà in patria Degerfors, IFK Norrköping, IF Saab, Sleipner, Õster, AIK Solna e nuovamente IFK Norrköping, abbandonando definitivamente il calcio nel 1980 all'età di 79 anni, senza riuscire a ripetere da allenatore i successi avuti da calciatore.
Negli anni della vecchiaia torna spesso in Italia e deve combattere con i problemi cardiaci. Si salva da due infarti, ma il terzo, gli è fatale: è il 15 settembre 1995, e Nordahl è in vacanza con la famiglia in Sardegna, ad Alghero. Quando la crisi cardiaca lo colpisce sta nuotando in piscina.
Non c'è nulla da fare. La notizia della sua morte fa rapidamente il giro del Mondo. Roma e Milan, che devono affrontarsi in campionato, scendono in campo con il lutto al braccio.
"È scomparso uno dei più grandi giocatori della storia del nostro calcio", dice la tv svedese.
A ricordarlo fra i calciatori è Gianni Rivera, che da bambino lo aveva ammirato giocare.
"È un lutto grande per tutto lo sport. Perché Gunnar era un grande uomo, non solo un grande calciatore. Lui ha sempre dato tutto, in campo e nella vita. E adesso sento di aver perso un amico".
Immortali restano i suoi goal di pura potenza e i tanti record: i 5 titoli consecutivi da capocannoniere della Serie A, di cui tre di fila come Platini, il primato assoluto di goal con il Milan (221), nonché quello di triplette (17) e doppiette (49, come Silvio Piola) nel massimo campionato italiano. Numeri impressionanti di un bomber leggendario.
