Ci siamo quasi . Il Catania , dopo 75 anni di storia, è pronto ad accogliere il suo primo presidente straniero . Sarà Joe Tacopina che, come anticipato da Goal.com , a meno di colpi di scena rileverà nei prossimi giorni il 100% delle quote del Calcio Catania, attualmente detenute dalla SIGI.
Nel corso di una lunga intervista rilasciata a Goal , l’avvocato statunitense che proprio domani farà il suo ritorno a Catania ha chiarito i termini dell’affare, presentato il suo progetto legato al club rossazzurro e raccontato anche molto di sè.
Sappiamo che le offerte presentate alla SIGI sono tre, sulla base di quale sta procedendo la trattativa?
“Abbiamo presentato tre offerte perchè volevamo dare alla SIGI la possibilità di scegliere quale accettare. Tra le tre proposte, la SIGI ha scelto quella relativa alla cessione del 100%. A me va benissimo e attualmente stiamo trattando per questo. Credo però che alcuni dei soci della SIGI vorranno reinvestire e diventare parte del nuovo progetto, una cosa che mi farebbe sicuramente piacere.
Gaetano Nicolosi, invece, potrebbe rimanere all’interno del Calcio Catania pur senza essere socio?
“Esattamente. Io e Gaetano Nicolosi siamo diventati molto amici, siamo molto vicini sin da quando è nato questo progetto. Gli riconosco ancora una volta il merito di essere riuscito a mettere in piedi questa trattativa e sono certo che rimarrà a far parte di questo progetto, in un ruolo che verrà stabilito più avanti. Questo non vale soltanto per lui, ma anche per altri. Non posso prendere impegni definitivi in questo momento, ma io e Gaetano abbiamo già parlato del fatto che lui rimarrà a far parte del progetto. Sabato ceneremo insieme e continueremo a parlare di questa opportunità che sono certo fa piacere anche a lui”.
A Catania c’è una domanda in attesa di risposta: oltre Tacopina, chi saranno gli altri investitori?
“Ecco. Intanto vorrei chiarire che non sarò soltanto il “frontman”, come si è detto. Il frontman ci mette solo la faccia, io in realtà sarò anche il capo operativo, sarò io a scegliere le persone che lavoreranno nel Catania, a decidere come implementare al meglio le nostre scelte sia sul piano sportivo che a livello di business. Sarò anche l’azionista di maggioranza della società. Detto questo, chiaramente ci saranno certo altri investitori, perchè questo è un progetto molto grande e necessita di tanti investitori. Alla Roma, ad esempio, insieme a Pallotta, c’erano altri 50 investitori a far parte del gruppo”.
Domanda a bruciapelo: Tacopina sarà il presidente?
“Sì, sarò io il presidente. Nessuno dei miei soci investirebbe in questo progetto se non fossi io il presidente. Quindi sì, sarò il presidente e come ti dicevo non mi limiterò al ruolo di frontman, ma dirigerò io ogni aspetto della quotidianità, ovviamente supportato da un team di valore”.
Eccoci al team. Possiamo presentare gli altri imprenditori e spiegare come sarà composto il board del Catania?
“Dunque, posso assicurare che in questa avventura i miei partner saranno Sean Largotta, Kevin Van, John Pavia, Chip Sloane di Acceleration Equity, un partner molto importante per me, e Joe Cuttone, che era già con me a Venezia ed è anche di origine siciliana... quindi ci sarà una grossa componente siculo-americana in questo progetto. Ovviamente in base agli investimenti che decideremo di fare includeremo altre persone nel progetto. Dante Scibilia, ad esempio, è stato con me 5 anni a Venezia ed è un “commercialista top level” in Italia: con me ci sarà anche lui e sarà lui a gestire il lato finanziario, i libri contabili e tutto il resto. Ci sarà Giovanni Gardini che ovviamente ribadisco sarà il nostro CEO e sarà per così dire il numero 2 del club, che farà riferimento direttamente a me”.

È possibile che Fabio Pagliara entri a far parte della società per occuparsi del marketing?
“Per quanto riguarda Fabio decideremo più avanti. Prima chiuderemo l’affare e poi potremo discutere anche di questo”.
Relativamente a Sean Largotta, invece, immagino abbiate già un piano preciso per Torre del Grifo.
“Immagini bene. Torre del Grifo sarà il gioiello del calcio italiano! Sarà ovviamente fondamentale come centro sportivo per gli allenamenti e per la formazione dei nostri giovani calciatori, ma una caratteristica fondamentale sarà quella di diventare un’importante fonte di introiti da poter reinvestire nella squadra. Sean Largotta sarà il vicepresidente. È uno dei miei più cari amici in America ed anche lui ha origini siciliane: ha gestito alcuni degli hotel più prestigiosi sia a New York che a Londra e credo che in questo settore non abbia rivali. La piscina, la SPA, la palestra... Sean ed io abbiamo tante idee per renderlo un posto da vivere. Più sarà forte Torre del Grifo, più sarà forte il Calcio Catania” .
Tornando agli inevestitori: mi risulta che ci sia anche l'interesse di Goldman Sachs, una delle più grandi banche d’affari al Mondo. Puoi confermarmelo?
“Abbiamo parlato con Goldman Sachs e continueremo a farlo, sì. Al momento siamo un gruppo molto forte d’investitori, composto da persone che conosco da tanti anni e che supporta a pieno il nostro progetto. Ovviamente, come ti dicevo, a patto che io sia il presidente”.

Domani arriverai a Catania insieme a Sean Largotta e Dante Scibilia. E poi cosa succederà?
“Sì, sabato arriverò a Catania e verranno anche Sean e Dante. Meglio non rendere noto l’orario, perchè vorrei arrivare in maniera tranquilla, l’ultima volta ho trovato una grande folla ad aspettarmi in aeroporto (ride, ndr). Ovviamente sono molto felice dell'entusiasmo della gente, ma abbiamo soltanto tre giorni per stare a Catania e abbiamo tanto lavoro da fare. Arriveremo sabato e ripartiremo lunedì e staremo di base a Torre del Grifo dove incontreremo ovviamente tante persone e cercheremo di chiudere gli ultimi dettagli della trattativa come ad esempio il contratto per l’affitto dello stadio o la valutazione di Torre del Grifo. Incontrerò anche il Sindaco di Catania. Nei giorni successivi arriverà anche il mio avvocato, Salvo Arena, per finalizzare il contratto. Abbiamo già presentato alla SIGI un contratto pronto per essere firmato e mi piacerebbe che venisse firmato proprio in questo weekend, prima della fine dell’anno per poter così finalizzare il closing a gennaio. Noi siamo pronti a firmare e credo che anche SIGI lo sia. Salvo Arena, ripeto, verrà qui per questo e spero dunque che si possa formalizzare il tutto e firmare il contratto perchè dobbiamo iniziare a programmare il mercato e il nostro futuro”.
Circa due mesi fa, nella nostra precedente intervista , mi hai detto che trascorrerai circa la metà del tuo tempo a Catania: hai già deciso dove vivere?
“Sì. A Torre del Grifo. Prenderò una delle stanze dell’hotel. Dico sul serio, quando sarò a Catania dovrò essere vicino al Calcio Catania e quindi starò lì dalla mattina alla sera per stare vicino a chi lavorerà lì ogni giorno. Spenderò molto tempo a Catania, perchè Catania è bellissima, mangerò pasta alla norma e arancini e avrò modo di trascorrere il mio tempo in centro, ma il mio quartier generale sarà sempre Torre del Grifo”.

Torre del Grifo è un centro polifuzionale: ti piacerebbe costruire a Catania una polisportiva che possa puntare anche sulla costruzione di squadre cittadine in altri sport?
“Wow, sarebbe bello ma per il momento c’è tanto da fare per portare il Calcio Catania in Serie A, quindi per il momento ci concentreremo solo su quello”.
Chiariamo un punto relativo al futuro direttore sportivo e al calciomercato di gennaio: non arriverà subito un ds, possiamo dirlo?
“Sì, possiamo dirlo. Non è ancora il momento per parlare del nuovo direttore sportivo. Valuteremo tutte le ipotesi una volta che saremo dentro. Pellegrino e l’attuale dirigenza fin qui hanno svolto un ottimo lavoro, riuscendo ad allestire una squadra competitiva nonostante le circostanze molto difficili. Inoltre la nostra idea è molto particolare e molto diversa dalle altre: le nostre scelte saranno basate sulle analisi delle statistiche. Questo darà al Catania un vantaggio su tanti altri club. Siamo molto eccitati per questo programma e stiamo lavorando su questo con alcune delle società di dati più importanti al mondo come Stats Bomb. Ho parlato con tanti dirigenti di club importanti che utilizzano l’analisi dei dati per individuare i migliori talenti sul mercato che magari passano inosservati e questo ci permetterà di avere un vantaggio sugli altri club. Di conseguenza, chiunque farà parte della nuova dirigenza sportiva dovrà capire questa metodologia perchè sarà quella che permetterà al Catania di ritornare in alto”.
Un’altra domanda che in tanti si pongono: guidare una squadra di calcio è un lavoro più impegnativo persino di un lavoro full-time... ma tu hai già un altro lavoro full-time. Come pensi di equilibrare tutto il lavoro che avrai da fare quando approderai a Catania?
“Eh, questa è una buona domanda. Ti dico però che è qualcosa che sono riuscito a fare in tutti i miei 11 anni trascorsi nel calcio italiano. A Roma, prima che Pallotta diventasse presidente, ero io l’incaricato di tutte le operazioni, ho coinvolto io il nuovo team operativo, da Baldissoni a Baldini, passando per Sabatini, tutte persone che conoscevo e ho coinvolto nel progetto. All’epoca la Roma ha occupato gran parte del mio tempo. A Bologna è stato un lavoro a tempo pieno: ho vissuto quasi per l’intero anno a Bologna per riportare in vita quel progetto. A Venezia, invece, siamo partiti quasi da zero, in Serie D, riuscendo a riportare la squadra in Serie B e a far approvare il progetto per lo stadio. E in tutto questo gestivo anche dei casi molto importanti nei tribunali americani. Come faccio a bilanciare tutto, mi chiedi? Beh, mi aiuta molto il fuso orario perché spesso io lavoro dall'Italia mentre in America tutti dormono e riesco così a rimettermi al passo, ovviamente sacrificando le ore di sonno. Forse per questo a volte non sembro al meglio (ride, ndr). Alla fine però nessuno mi ha puntato una pistola alla tempia, sono molto fortunato nell'avere questa posizione in entrambi i lavori che svolgo e in virtù dei risultati che raggiungo posso dire di affrontare entrambe le cose molto seriamente. In sostanza quindi credo che la risposta alla tua domanda sia: sacrifico le mie ore di sonno e non ho altri hobby se non quello rappresentato dal lavoro, che in entrambi i casi è anche il mio hobby”.
Appunto, tu sei uno degli avvocati più famosi negli Stati Uniti e in Italia si è parlato molto di te anche in relazione al caso Chico Forti, ma anche il calcio fa parte della tua vita: se dovessi scegliere una delle due professioni quale sceglieresti?
“Bellissima domanda! In effetti faccio due lavori molto diversi... facciamo che dipende dalla giornata? (ride, ndr). Sono due lavori stupendi, bellissimi. Chiaramente il calcio ti dà delle emozioni in certi attimi che nessun altro lavoro può darti: pensa all’esultanza per un goal nel derby contro il Palermo! Tuttavia, anche il lavoro di avvocato mi ha dato delle soddisfazioni: a volte puoi cambiare la vita di una persona e questo può essere molto emozionante. O appunto, pensa al caso di Chico: quanto può essere bello riuscire persino a salvare la vita di un’altra persona! Perciò no, non sarei in grado di fare una scelta tra le due professioni”.
Non tutti sanno che tu non sei nato ricco ma, al contrario, hai dovuto lottare per avere ciò che hai. Pensi che questo possa aiutarti per entrare subito in sintonia con la gente di Catania?
"È assolutamente vero, sono cresciuto in un quartiere molto pericoloso e non ho avuto un’infanzia facile, ma i miei genitori mi hanno dato l’incredibile opportunità di studiare e io ho così realizzato i miei sogni. Sono grato a loro per avermi dato questa opportunità. Mia mamma mi ha parlato tanto di Catania e so che la Sicilia è molto vicina al mio modo di essere: passionale, orgogliosa e credo di avere anch’io molto sangue siciliano. Sarò molto felice di stare in mezzo alla gente di Catania".
Catania è una piazza passionale ma anche esigente: come immagini il tuo rapporto con la città?
“Io credo che nessuno, nel calcio, sia il proprietario di una squadra. Noi non saremo i proprietari, saremo i custodi perchè le squadre sono della città, dei tifosi, della comunità. È importante parlare con le persone, ascoltare la loro opinione, sarebbe un errore fare il contrario, specialmente in una città come Catania che è una delle più passionali del mondo, come ho avuto modo di vedere tante volte in tv e in occasione di quel famoso 7-0 dell’Olimpico del quale abbiamo parlato la volta scorsa. È giusto che la squadra appartenga a loro, che ci sono sempre stati. Noi renderemo i tifosi del Catania ancora più orgogliosi della loro squadra”

Come uomo d’affari, secondo te cosa hanno i club italiani, il Catania in particolare, per spingere un investitore ad interessarsi al loro acquisto? Il tema dello sport nel nostro Paese è complicato e il pubblico italiano è molto volubile quando avvengono promozioni e retrocessioni, quando ci sono alti e bassi. Quanto un imprenditore è spinto dalla passione e quanto da motivi finanziari?
“Quando si decide di investire sul calcio penso ci sia un buon mix tra passione e ragioni finanziarie. Il calcio non è il settore migliore nel quale investire, specialmente in Italia ma un po’ dappertutto. È più facile investire in una compagnia di pneumatici, o di carta... Investire nel calcio però ti permette di incontrare la comunità. Mi è successo questo a Venezia e Bologna: lì, tra gli alti e bassi, ciò che resta non è ciò che raccogli dal punto di vista finanziario, ma la soddisfazione che ti dà vedere la gente felice. Quando ho festeggiato la Serie A coi tifosi del Bologna in Piazza Maggiore è stato un momento molto emozionante, un momento indimenticabile. Così come quando ho fatto un giro in gondola con il sindaco Brugnaro per festeggiare la promozione e sono sicuro che a Catania la passione non mancherà. Sono convinto da tanto tempo che Catania è una piazza sottovalutata, ha una delle più grandi fan base del Paese, ha Torre del Grifo: quindi sì, la passione incide ma anche la possibilità di fare un buon investimento”.
A Venezia hai festeggiato la promozione in gondola... a Catania cosa dobbiamo aspettarci in caso di promozione? Una festa sotto il Liotru?
“Sono stato a vedere l’elefante diverse volte, nella piazza principale, in Piazza Duomo. A Catania sono pronto a festeggiare ovunque insieme alla gente, faremo tante tante feste sotto l’elefante, sotto il Liotru”.

In una tua vecchia intervista, raccontando un episodio della tua infanzia, hai detto una frase che mi ha colpito molto: “You can be afraid, but you don’t have to show it”, che può essere tradotto come “Puoi avere paura, ma non devi mostrare di averla”.
“Sì, riguarda un episodio che mi è successo quando ero bambino. Vivevo a Brooklin, in un quartiere difficile e c’erano dei ragazzi più grandi di me che mi rompevano le scatole. Mia mamma mi ha detto che non dovevo farmi influenzare e che dovevo tranquillamente continuare a fare i miei giri in bici, anche se loro mi disturbavano o mi facevano cadere. Avevo paura, ma la chiave per il successo era non farlo vedere a loro. Alla fine continuai a girare in bici, dimostrando di non aver paura, anche se in realtà ne avevo, però solo così l’ho avuta vinta e mi hanno lasciato in pace. È stata una lezione di vita.
Può essere un motto anche nel calcio? Anche per il Catania?
"Assolutamente sì. Si può avere paura, ma non bisogna mai mostrare la nostra paura agli altri".
Negli ultimi anni tante proprietà americane hanno messo gli occhi e le mani su club italiani. La Roma, la Fiorentina, il Parma, ovviamente Venezia e Bologna... il calcio italiano sembra attrarre molto gli imprenditori americani, ma non sembra essere ancora un posto buono per i calciatori statunitensi...
"Sì, e non credo dipenda dalla volontà dei giocatori perchè onestamente credo che per i giocatori americani quella di giocare in Italia sia un idea molto romantica. La Serie è uno dei migliori campionati al mondo, in America si seguono squadre come Juventus, Milan, Inter, Roma... questo è qualcosa di molto eccitante per i giocatori americani quindi so che per loro sarebbe un onore giocare in Italia. Credo che il problema sia il talento. Non a livello fisico, perche credo che gli atleti americani abbiano ottime qualità a livello fisico grazie anche ai sistemi di allenamento avanzati, ma anche quanto a nutrizione e tutto il resto. Dal punto di vista tattico, però, siamo ancora indietro e lo siamo perchè ci manca qualcosa a livello di allenatori e metodi di allenamento. Tuttavia, questo problema sta diventando sempre meno evidente, basta vedere quanto stanno facendo giocatori come Weston McKennie alla Juventus oppure Pulisic prima in Germania e poi al Chelsea.
Stiamo iniziando a vedere dei veri talenti emergere dagli Stati Uniti e penso che sia solo una questione di tempo ormai prima di vederne molti in Serie A. Sicuramente sarà una delle cose che farò al Catania , perchè voglio far continuare a cresce il brand nel Nord America dove ci sono tanti siciliani, per questo considero il Catania una squadra con cosi tanto appeal per gli Stati Uniti, dove ci sono tante famiglie sicule-americane o italo-americane. Se riuscissimo a trovare un Giuseppe Rossi, un giocatore italo-americano che potrebbe venire a giocare al Catania sarebbe qualcosa che ci interesserebbe fare sia dal punto di vista tecnico che di branding. In ogni caso credo che inizieremo a vedere sempre piu giocatori americani nel calcio italiano, in Serie A o Serie B. Nei miei anni, a Roma, a Bologna e a Venezia, abbiamo fatto provini con tanti giocatori americani che però non so andati a buon fine, proprio perchè allora c'era un divario tecnico troppo grande ma ora sono certo che succederà con maggiore frequenza".
Gli USA hanno tanti buoni giocatori ormai, perchè la Nazionale di calcio statunitense non riesce a raggiungere il vertice come in moltissimi altri sport?
"Abbiamo delle strutture incredibili e a supporto delle strutture abbiamo anche buone tecnologie, metodi di allenamento e metodi di nutrizione. Quindi sì, è molto strano che nel calcio gli Stati Uniti nel calcio non riescano a raggiungere il livello che raggiungono negli altri sport perchè avremmo tutte le carte in regola per farlo. La motivazione credo vada ricercata in un fattore culturale: forse la cultura americana è ancora arretrata per quanto concerne la tecnica e la tattica".
Hai mai avuto interesse per un club di MLS o è possibile che un giorno acquistarai un club in MLS?
“No, l’MLS mi diverte ma non acquisterò un club. La Major Legue Soccer sta diventando un bel campionato e il calcio in America sta diventando sempre più importante, ma per me l’Italia è casa mia, l’Italia è il mio sangue, l’Italia è il calcio”.