Maurizio Sarri all'Empoli, il punto di partenza di quanto è stato e continua ad essere. Dalla Costiera, all'isola felice tinta d'azzurro: azzurro come il mare di Sorrento, da cui Mauri va via con un esonero in valigia prima di trovare il modo di riscattarsi in Toscana grazie al presidente Fabrizio Corsi, il quale lo sceglie per dare impulso a progetto ed ambizioni.
Il matrimonio tra Sarri e l'Empoli (che domenica, ironia della sorte, gli ha riservato una beffa rimontando 2 reti all'Olimpico) risulta proficuo su ambo i fronti: da un lato per l'allenatore, che riesce a creare un giocattolo intrigante e spumeggiante che gli consentirà di guadagnarsi Napoli, Chelsea, Juve e Lazio; dall'altro per la società, riportata in Serie A attraverso il bel gioco. Il triennio 2012-2015 regala qualcosa che agli appassionati di calcio non può che piacere: se Sarri all'inizio stenta poi prende le misure, costruendo una creatura in grado di centrare la promozione e successivamente restare nel massimo campionato con qualità ed idee.
"Sono molto felice di poter allenare in questo club importante, in una categoria come la B": Sarri nel 2012 ad Empoli si presentò così, conscio di accettare una sfida non semplice ma allo stesso tempo stimolato a mille nel voler lasciare il segno. E che segno.
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GettyA dispetto di un avvio da dimenticare Corsi non si abbatte e garantisce fiducia al proprio tecnico, il quale ricambia con gli interessi: il 2012/2013 vede la squadra risalire dalle ultime posizioni fino alla zona playoff, salutando il sogno promozione soltanto dopo la sconfitta in finale nel derby col Livorno. Ma è il segnale di ciò che verrà, visto che gli azzurri nell'annata seguente si prendono la B e compiono il salto, chiudendo al secondo posto in classifica alle spalle del Palermo.
Dogmi ed una capacità di valorizzazione rarissima quella di Sarri, che ad Empoli lancia profili all'apparenza 'normali' facendoli rendere al di sopra dei rispettivi standard. Hysaj, Tonelli e Regini sono tra coloro che il 'Comandante' ritroverà nell'esperienza napoletana, così come colui che incarna alla perfezione la filosofia Sarrista: Mirko Valdifiori. Un play dai piedi buoni trasformato in regista coi fiocchi dal proprio allenatore, tanto da volerlo con sé anche all'ombra del Vesuvio ("Ha due qualità che in Italia hanno pochissimi centrocampisti - spiegò Mauri al 'Corriere dello Sport' - il tocco di prima e la velocità del pensiero").
"Il gioco di Sarri è quello che mi è rimasto più impresso - ha affermato un paio di mesi fa l'ex centrocampista a 'LaCasadiC' - Siamo partiti insieme e ad Empoli mi ha svoltato la carriera".
Poi ci sono Riccardo Saponara ("Sarri per me è come un padre, perché è sorprendente il modo in cui ti sta vicino nei momenti di difficoltà - disse a 'Sky' nel 2015 - Per noi tutti, ad Empoli, è stata una figura paterna perché ci ha fatto crescere come uomini e sotto tutti i punti di vista. Quando qualcuno di noi era triste, o stanco o giù di corda lui lo capiva e parlava all'uomo prima che al calciatore. Siamo cresciuti tanto con lui"), i gemelli del goal Tavano-Maccarone, i fedelissimi capitan Moro, Pratali, Croce, Laurini e Pucciarelli: tutti ragazzi che grazie a Sarri hanno saputo imporsi anche in A, sfruttando meccanismi rodati e mnemonici.
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GettyDalla provincia ai palcoscenici del vecchio 'San Paolo', di San Siro, Roma e Torino senza annegare nella pressione, conservando quella giusta dose di spensieratezza utile a divertirsi e divertire. A Mau deve molto gente come Sepe e Rugani (prestato dalla Juve ai toscani e che lì ha saputo esprimersi come da nessun'altra parte in carriera), il quale alla 'Gazzetta dello Sport' dichiarò: "Ha creduto in me e lo ringrazierò per sempre. Mi ha fatto anche arrivare in Nazionale. Ho un ricordo bello di lui"; Mario Rui, cresciuto e voluto a Napoli da chi gli ha tirato fuori talento e certezze, nonché Piotr Zielinski, giunto da Udine sbarbatello e diventato totale sotto le direttive sarriste. Così come gli dice grazie Matias Vecino, ricongiuntosi col tecnico alla Lazio ed in Toscana reso 'box to box' dall'ex bancario.
"Il mister ha la mania dei dati - evidenziò invece circa un anno fa Ciccio Tavano, bomber di quel ciclo felice, a 'Il Posticipo' - Ricordo allenamenti molto duri. Al venerdì provavamo i calci piazzati per due ore. Giocavamo benissimo anche se eravamo una piccola squadra".
Abbiamo citato Pucciarelli: la punta attualmente alla Vis Pesaro, parlando a 'Gianlucadimarzio.com', nel 2021 fece trasparire tutta l'ammirazione nei confronti del proprio mentore.
"Eravamo giovani e affamati. Con lui non avevamo paura di niente, nemmeno di andare a giocare a viso aperto a Torino contro la Juve. Ci volle poco a capire che sarebbe diventato un grande allenatore. Dava tantissimi consigli alla linea difensiva, in avanti invece ci lasciava completamente liberi di inventare. Ci dava qualche dritta ma alla fine in campo io, Tavano, Maccarone e Saponara facevamo quasi quello che volevamo. Mi chiedeva solo una cosa: di andare forte, io lo facevo e a lui stava bene così".
"Guardava ogni partita possibile. Il giorno prima della partita ci diceva la formazione avversaria e ci spiegava le caratteristiche di tutti: i punti forti e deboli di ogni giocatore. La sera prima di ogni gara ci faceva un discorso. E noi avremmo voluto scendere subito in campo, tanto eravamo carichi. Mi ricordo ancora di un Empoli-Napoli del 2015, vinta da noi per 4-2. Una delle nostre migliori partite. Quella sera, in tutta Europa, giocavamo solo noi, o quasi. Ci disse che ci avrebbero guardato tutti. Ci caricò così tanto che in campo sbranammo gli avversari”.
"Ad Empoli c'era un giovanissimo Zielinski, ancora non era così conosciuto. Sarri lo schierò in una partita importante, il polacco fece bene. Il giorno dopo il mister arrivò nello spogliatoio, lo cercò ridendo e gli disse 'da oggi sei il mio figlioletto'. Da quel momento giocò quasi sempre".
Ricapitolando: una finale promozione persa, una promozione centrata ed una salvezza tranquilla ottenuta al primo anno di A unendo risultati e bel gioco, un connubio che non a tutti riesce. A Sarri invece sì, ricamando partita dopo partita un abito indossato poi con orgoglio ma senza svestirsi della semplicità (tuta e sigaretta state of mind) a Napoli, a Londra, nella Torino bianconera ed oggi alla Lazio.
"Per tre anni con Sarri ci siamo allenati costantemente su cose ben specifiche, quindi in partita le facevamo a memoria": musica e parole del 2016 a UEFA.com di Maccarone, uno che con Mau ha trovato ritmo, continuità e goal.
"La partita perfetta giocata col mister in panchina? Difficile rispondere, ad Empoli abbiamo fatto tre stagioni belle e importanti - affermò inoltre Big Mac a gennaio 2022 a 'LazioNews' - Di partite perfette ne ricordo tante, con vittorie davvero belle. Ho capito subito che avrebbe fatto strada, perché lo vedevo dall’organizzazione che aveva. Dal fatto che ognuno di noi sapesse cosa fare in campo. Era già un allenatore molto preparato. L'ho visto arrabbiarsi diverse volte, soprattutto nei momenti negativi. A volte anche quando andavamo bene perché voleva tenere alta la tensione e che stessimo sempre sul pezzo".
"Ricordo un Empoli-Juve Stabia, dove a 20' dalla fine eravamo sul 3-0. Avevo già fatto tre assist, mi trovavi davanti al portiere e anziché tirare ne feci un altro per far segnare Tavano. Lì Sarri mi disse che ero un giocatore importante, non solo per i goal ma perché ero sempre a disposizione della squadra".
"Sarri mi ha creato una mentalità vincente e mi ha fatto capire che si può avere anche giocando in piccole squadre. Basta essere organizzati e avere voglia di fare, stupire e sognare. Le sigarette? Ne ha fumate tante, era ed è il suo sfogo di sempre".
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GettyAd Empoli accenni di Sarrismo dunque, un 'credo' reso termine dalla Treccani: un 4-3-1-2 d'altri tempi da studiare, tramandare e ritoccato in 4-3-3 a Napoli, dove Sarri si è consacrato rendendo la sua proposta di calcio mirabile e motivo di spunto.
"Appena ci ho parlato, mi sono invaghito di lui - confessò un paio d'anni fa Corsi a 'Il Messaggero' - Sono orgoglioso di averlo scoperto. Rimane un vanto per l'Empoli. Sono grato a lui, ma ovviamente anche a Martusciello. Maurizio è un personaggio che calamita i riflettori per i suoi modi antichi. Fosse per lui non parlerebbe mai".
Un ciclo ammaliante fatto di "possesso palla, divertimento e calci piazzati", come sottolineò lo stesso Sarri. Empoli è stata l'apice di una lunga gavetta e il trampolino per incantare, misurarsi con la Champions, alzare un'Europa League e cucirsi uno Scudetto. Con l'amata provincia nell'animo.


