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Daniele Massaro, da 'Beep Beep' a 'Provvidenza' nel Grande Milan

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Nato mezzala di spinta, chiuderà la carriera da letale attaccante, giocando anche da centravanti e segnando reti che porteranno in dote trofei al club rossonero. Daniele Massaro è stato uno dei giocatori che ha fatto la fortuna del Grande Milan, rivelandosi duttile tatticamente e nell'adattarsi alle richieste dei suoi allenatori, ma già da giovane era considerato un talento e sfiorò uno Scudetto con la Fiorentina.

Conquista 14 trofei: 4 Scudetti, 3 Supercoppe italiane, 2 Coppe dei Campioni/Champions League, 3 Supercoppe europee e 2 Coppe Intercontinentali. In Nazionale ha vinto, senza mai scendere in campo, i Mondiali '82 in Spagna con Bearzot, mentre ad USA '94 si è piazzato 2° con Sacchi, fallendo uno dei tiri di rigore nella lotteria finale.

GIOVANE MEZZALA DI TALENTO

Massaro nasce a Monza il 23 maggio 1961 e dopo aver tirato i primi calci nella squadra dell'oratorio della sua città, la Juvenila, come molti ragazzi di quel periodo, si forma calcisticamente nelle Giovanili del club brianzolo, dove è portato da Adriano Galliani e si mette in luce giocando da mezzala di spinta con una certa propensione al goal.

"La mia carriera nasce alla Juvenilia, squadra da oratorio. - dirà a 'Il Giorno' - Lì ho fatto tutta la trafila fino a 13 anni e, dopo vari provini tra cui il Milan, il Lecco e l’Atalanta, ho deciso che avrei preferito stare con i miei amici a casa mia e divertirmi. E stare con i miei genitori. Io volevo solo giocare a calcio e divertirmi. Fino a quando un giorno mi chiamarono per giocare in una partita per la Rappresentativa lombarda al campetto di via Ghilini. E vennero a vedermi i dirigenti del Monza Giorgio Vitali e Adriano Galliani".

Fisico longilineo (un metro e 79 di altezza per 74 chilogrammi) e gran velocità, approda in prima squadra nella stagione 1979/80 e con Magni allenatore si mette subito in evidenza per le buone prestazioni offerte.

"Nel 1979 mi fece giocare la prima partita contro la Spal e feci subito goal, anche se all’epoca giocavo a centrocampo. Poi, non mi fece più giocare fino alla prima del girone di ritorno: ancora una volta, contro contro la Spal e rifeci di nuovo goal. Da lì ho sempre giocato".

Colleziona 5 goal in 24 presenze più altre 2 gare in Coppa Italia. Il secondo anno parte titolare ma la stagione per la sua squadra è alquanto travagliata: il Monza cambia 3 allenatori e chiude all'ultimo posto il torneo cadetto, retrocedendo in Serie C1. Per Massaro sono però nuovamente 5 le reti in 36 gare (4 le apparizioni in Coppa), preludio ad un approdo in Serie A da protagonista nella stagione successiva.

Fiorentina Serie A 1981/82Wikipedia

GLI ANNI A FIRENZE: LO SCUDETTO SFIORATO

Nell'estate del 1981 i Conti Pontello prelevano dal Monza la coppia composta da Massaro e Paolo Monelli, due dei giovani più interessanti della Serie B, versando un miliardo e 800 milioni di Lire nelle casse dei lombardi. Daniele si ritrova così catapultato a 20 anni in una squadra che lotta per il titolo e che in quella stessa sessione di calciomercato ha acquistato anche il bomber Ciccio Graziani e il regista Eraldo Pecci dal Torino, il jolly Antonello Cuccureddu dalla Juventus e ha prelevato in prestito oneroso il giovane stopper Pietro Vierchowod dalla Sampdoria.

De Sisti gli dà subito fiducia e lo schiera da tornante sinistro con compiti prevalentemente difensivi in un centrocampo che ha invece nell'ala destra argentina Bertoni in giocatore incaricato di dare maggior supporto a Graziani in attacco. Massaro si adatta e gioca un bel campionato, tanto da guadagnarsi prima la convocazione nell'Italia Under 21, successivamente nella Nazionale maggiore di Enzo Bearzot, che lo inserirà poi a sorpresa fra i 22 convocati per i Mondiali di Spagna '82.

L'esordio arriva alla prima giornata in casa contro il Como, mentre la prima rete la segna il 28 febbraio 1982 allo Stadio Partenio di Avellino, ed è decisiva per la conquista dei 2 punti. Il finale di torneo è al cardiopalma, perché le due grandi contendenti arrivano appaiate all'ultima giornata a quota 44 punti. Nell'ultimo turno i viola vanno in trasferta contro il Cagliari, mentre i bianconeri, sempre fuoricasa, sono impegnati a Catanzaro.

Ma se la Vecchia Signora risolve la pratica con un calcio di rigore trasformato da Brady a 15' dalla fine, in Sardegna il risultato non si schioda dallo 0-0, e, con l'amarezza di un goal non convalidato a Graziani, la formazione toscana vede lo Scudetto prendere all'ultimo la strada di Torino. Massaro chiude la sua prima stagione in Serie A con 29 presenze e un goal, e resta in viola altri 4 anni, con alterne fortune, assaporando anche l'Europa.

Dopo 15 goal in 181 presenze, un 5°, un 3°, un 9° e un 4° posto, si separa dalla Fiorentina per approdare al Milan del nuovo presidente Silvio Berlusconi.

Daniele Massaro MilanGetty

IL MILAN DI SACCHI E LA PARENTESI ROMA

Eppure il futuro di Massaro sembra dover essere a tinte bianconere.

"Dicembre 1985. Avevo vinto il premio come miglior giocatore del Guerin Sportivo - racconterà al quotidiano 'Libero' nel marzo 2021 - e nella premiazione a Torino mi avvicinò Trapattoni, che mi disse: 'Platini ha parlato con l’avvocato Agnelli e ti vuole alla Juventus’. Gli assicurai che ne avremmo parlato a fine campionato, la Juve in quegli anni era il top. Diedi loro la mia parola".

Ma nel giro di pochi mesi la situazione per il giocatore lombardo sarebbe cambiata radicalmente.

"Una mattina di febbraio del 1986 mi chiamò Adriano Galliani, colui che da giovane mi aveva portato al Monza: 'Berlusconi ha preso il Milan, io sarò l'Amministratore delegato: vuoi venire a giocare con noi? Non gli feci finire la frase e gli dissi subito di sì. Era un sogno che si avverava, fin da bambino, infatti, speravo un giorno di indossare quella maglia. E non c'era Juve che tenesse".

“L’incontro che ha cambiato la mia vita è stato quello con Adriano Galliani, - afferma ai microfoni di 'Rai Radio 2' - che da giovane mi vide e mi portò al Monza. E che quando Berlusconi comprò il Milan, dopo aver iniziato a lavorare per il club rossonero, gli consigliò di portarmi a Milano, raccontando al presidente che praticamente mi aveva visto nascere".

Nel 1986 Massaro si trasferisce così al Milan per la cifra di 6 miliardi e 700 milioni. L'Avvocato Agnelli l'anno dopo mi disse una cosa bellissima:

"Massaro, non la conosco ma la rimpiango...".

L'ex viola è uno dei primi innesti di Silvio Berlusconi. La sua prima stagione, sotto la guida di Nils Liedholm, è segnata dagli infortuni, che ne limitano le presenze in campo: appena 22, con 2 reti. Ma a fine anno è lui a far goal nello spareggio UEFA con la Sampdoria nei tempi supplementari, permettendo ai rosseri di giocare in Europa. L'estate 1987, poi, è quella dello sbarco a Milanello di Arrigo Sacchi, che al povero Massaro si presenta così:

"Tu nella mia squadra non giocherai mai".

"Mi conosceva già - sottolineerà Daniele - perché quando ero alla Fiorentina lui era stato il tecnico della Primavera. Evidentemente non avevo le caratteristiche che lui aveva in mente per praticare il suo calcio. Ma gli risposii: 'Perfetto mister, mi insegni a giocare a pallone'. Mi fece capire che nel tipo di calcio che aveva in mente avrei potuto fare solo l’attaccante. Per il Milan ho fatto di tutto, anche il difensore, ho accettato di stare fuori quando segnavo, ho sempre messo davanti il gruppo”.

Nel 1987/88, stagione vincente per i colori rossoneri che porta in dote lo Scudetto, Massaro è il primo rincalzo della squadra. Sacchi lo impiega prevalentemente da ala sinistra con compiti offensivi, e lui segna 5 reti in tutte le competizioni in 35 presenze. Alcune sono importanti, come la rete dell'1-1 contro l'Ascoli, il primo goal nel 2-0 interno col Pescara e il 2-0 che chiude la partita all'Olimpico contro la Roma.

"Non avevo il talento di Van Basten, - dichiarerà a 'Radio 105' - ma modestamente ho scritto il mio nome nella storia del Milan. È stato un onore indossare questa maglia, e poi lavorarci".

Lo spunto in velocità gli fa guadagnare il soprannome di 'Beep Beep', come il pennuto del cartone animato Willy Coyote. Con Sacchi, comunque, molte volte Massaro è costretto a partire dalla panchina, anche perché i cambi possono essere soltanto due. E così reclama più spazio e Sacchi nel 1988/89 lo manda ad ottobre in prestito alla Roma di Liedholm.

"Sacchi mi disse: 'O fai l'attaccante o con me non giochi'. Così anche per il bene del Milan accettai quest'esilio di 9 mesi nella capitale".

Roma 1988-89Wikipedia

Quella in giallorosso sarà per Daniele una breve parentesi in 8 anni di avventure e successi con il Milan. Totalizza 32 presenze fra campionato e Coppa Italia segnando 5 reti, ma la squadra chiude con un deludente 8° posto. Nell'ottobre del 1988 dissero che era stato lui a fare a botte con il brasiliano Renato Portaluppi negli spogliatoi del Flaminio, dopo una gara con l'Atalanta. Ma il giocatore brianzolo smentisce:

"Mentre tornavamo negli spogliatoi sono volate parole grosse, anche io mi sono fatto sentire. Poi negli spogliatoi effettivamente qualcuno è arrivato alle mani, ma non sono stato io. Evidentemente, sapendo che a fine stagione sarei tornato al Milan, è convenuto dare la colpa a me".

Nel 1989/90 Massaro è nuovamente un giocatore del Milan, e stavolta ci resterà per 6 anni consecutivi, scrivendo la storia della società. Si capisce subito che il giocatore che torna da Roma ha una personalità differente. Complice anche l'infortunio che estromette Gullit per larga parte della stagione, colleziona 15 goal totali in 48 presenze in tutte le competizioni.

In campionato segna 10 reti, le altre arrivano in Coppa Italia (3) e in Coppa dei Campioni (2, entrambe contro l'HJK Helsinki nel Primo turno). Gioca da seconda punta, il più delle volte accanto a Van Basten.

"Feci goal anche contro la Roma - ricorderà Massaro - e andai ad'esultare". 

Un altro, molto bello, di testa in tuffo, su cross di Evani, lo firmerà nel big match con il Napoli. Nonostante sia una stagione positiva, il Milan non riesce a vincere lo Scudetto, beffato proprio dal Napoli di Maradona e dalla monetina che colpì Alemão a Bergamo e che indirizzò il Tricolore verso i partenopei.

Nel suo palmarès arrivano la prima Coppa dei Campioni, la Supercoppa europea e la Coppa Intercontinentale. Meno positivoè il 1990/91, l'ultimo anno di Sacchi, che vede comunque l'attaccante brianzolo autore di 7 reti totali in 32 gare e la squadra rossonera sollevare per la seconda volta di fila Supercoppa europea e Coppa Intercontinentale, mentre in Coppa dei Campioni c'è la bruciante eliminazione da parte del Marsiglia, con l'episodio dei rilfettori del Velodrome.

Daniele Massaro Milan Serie A 01011995Getty Images

IL BOOM E IL MITO DI 'PROVVIDENZA'

Ma la vera esplosione di Massaro in rossonero arriva dal 1991/92 in poi, ovvero sotto la gestione di Fabio Capello. Il tecnico friulano riesce a sfruttarne al meglio le qualità e a gestirlo al meglio. Segna 9 goal nel 1991/92, 10 nel 1992/93, con una particolarità: le sue raramente sono reti banali, più di frequente goal che portano in dote risultati e trofei.

Così, ad esempio, il 30 agosto 1992 risolve la Supercoppa Italia contro il Parma (2-1 per il Milan), in campionato nel primo anno con Capello determina nelle sfide con Roma, Napoli e Lazio, nel secondo firma l'1-1 in rimonta con il Cagliari prima della finale di Champions League contro l'Olympique Marsiglia, risultato che mette un freno alle velleità di titolo dell'Inter di Bagnoli. 

Il Milan e Massaro vincono ancora: 2 Scudetti e altrettante Supercoppe italiane, il trofeo europeo, invece, al termine di un'esaltante cavalcata, sfugge all'ultimo atto ancora contro l'Olympique Marsiglia. Capello all'Olympiastadion di Monaco schiera Massaro in coppia con Van Basten, che non sta al 100% per i noti problemi alla caviglia, e l'attaccante brianzolo incappa in una serata no. Tante occasioni, nessuna trasformata, con la squadra francese che si conferma la sua personale bestia nera.

Ma ad attenderlo c'è il 1993/94, stagione che sarà il capolavoro della sua carriera dopo aver rifiutato l'Inter.

"Quando il presidente dell'Inter Pellegrini mi mise davanti un assegno in bianco dicendomi: 'Metti il doppio dello stipendio', io risposi di no. Ho baciato la maglia e l'ho rispettata fino all'ultimo giorno. Quei colori me li sento addosso come una seconda pelle, non sarei mai potuto andare con i nerazzurri".

L'età anagrafica avanza (Daniele ha 32 anni), e Capello lo gestisce, schierandolo talvolta da titolare, spesso da subentrante, senza che il suo rendimento ne risenta minimamente, come centravanti o seconda punta. Massaro vede la porta come mai era accaduto nella sua carriera fino a quel momento: 16 goal in 47 gare, con un apporto determinante per la vittoria del terzo Scudetto consecutivo e della seconda Champions League della sua carriera. In bacheca aggiunge anche la terza Supercoppa italiana.

Massaro diventa per tutti 'Provvidenza', il soprannome che gli assegna il giornalista Mediaset Carlo Pellegatti per la sua attitudine a risolvere le gare più difficili anche quando subentra dalla panchina. Se in Serie A pesano fra le altre le reti contro Sampdoria, Lazio e Inter (2-1 con un suo goal al 90'), la doppietta in finale di Champions League ad Atene (primo calciatore a riuscire nell'impresa) contro il Barcellona di Cruijff, il 18 maggio 1994 rappresenta probabilmente il punto più alto della sua carriera di club.

“Fare due goal in una finale di Coppa dei Campioni non è una cosa da tutti. È stata una serata che non dimenticherò mai", dirà ad 'AC Milan Brasil.

Nel 1994/95, la sua ultima stagione al Milan, perde definitivamente la maglia da titolare, mette comunque insieme 31 presenze e 5 goal e resta 'Provvidenza', fissando sul 2-0 il punteggio contro l'Arsenal nel ritorno della Supercoppa Europea. In quella che sarà l'ultimo titolo conquistato in rossonero, il 14°, prima della decisione di salutare l'Italia per tentare l'avventura in Giappone.

Chiude l'avventura da calciatore col Milan con un bilancio personale di 70 goal in 306 presenze in gare ufficiali.

Daniele MassaroGetty

LA NAZIONALE: DA SPAGNA '82 A USA '94

Meno fortunata è per Massaro l'esperienza con la Nazionale azzurra, anche se gli ha dato anch'essa belle soddisfazioni. Con l'Under 21 è terzo agli Europei del 1984, ma, soprattutto, il rendimento elevato con la Fiorentina lo porta, ancora giovane (21 anni) a vincere, pur non scendendo mai in campo, i Mondiali del 1982 in Spagna.

Il giocatore brianzolo resta nel giro azzurro fino al 1986, poi ci torna soltanto nel 1994, chiamato da Arrigo Sacchi, per prender parte ai Mondiali di USA '94. Sarà uno dei protagonisti del gruppo che arriva fino alla finale di Pasadena, persa poi ai rigori contro il Brasile.

Nel girone segna un goal decisivo contro il Messico (1-1) che permette alla Nazionale di qualificarsi fra le migliori terze, ma nella finalissima 'pesa' il suo errore dal dischetto. 

"In realtà io non avrei dovuto tirarlo, - rivela in un'intervista recente a 'Rai Radio 2' - non ero nella lista e dei rigoristi e in carriera non avevo mai calciato un rigore. Ma mi sono assunto comunque quella responsabilità e purtroppo è andata male. Durante il lockdown hanno ritrasmesso quella partita e non nego di averla guardata sperando inconsciamente in un esito diverso. Mi dicevo: 'Dai Daniele, questa volta sai dove si butta il portiere del Brasile, stavolta la metti dentro'. E invece no. Ma giocare un Mondiale dodici anni dopo aver vinto la Coppa del Mondo con l’Italia nel 1982 fu una soddisfazione indescrivibile".

Quell'errore dagli 11 metri segna anche la fine dell'avventura azzurra di Massaro, dopo un solo goal in 15 gare.

Claudio Taffarel Brazil penalty kick Daniele Massaro World Cup 07171994Getty

L'ESPERIENZA IN GIAPPONE

Dopo Totò Schillaci, Massaro è stato il secondo giocatore italiano a militare nel massimo campionato giapponese dopo aver firmato con lo Shimizu S-Pulse. Per l'ex rossonero e la sua famiglia quella nel Sol Levante si rivelerà essere un'esperienza positiva, che permetterà al brianzolo di vincere anche un titolo nipponico nel 1996.

In un anno e mezzo realizza 11 goal in 25 gare, gli ultimi della sua carriera da calciatore, prima di dire basta all'età di 35 anni.

DOPO IL RITIRO: DAI RALLY ALLA POLITICA

Dopo il ritiro dal calcio giocato, Massaro si è dedicato alle sue grandi passioni: il golf e il rally, disciplina che lo ha visto gareggiare per molte volte in ambito italiano e ottenere due vittorie assieme al suo navigatore Massimo Ciceri, e in due occasioni anche nel Campionato del Mondo, con le partecipazioni nel 1998 e nel 1999 al Rally di Montecarlo.

Di recente si è anche dato alla politica: iscritto a Forza Italia, ha partecipato alle elezioni amministrative di Milano del 2016, non venendo tuttavia eletto. Rimasto sempre vicino al Milano, attualmente ricopre il ruolo di ambasciatore del club rossonero.

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