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La monetina di Alemao in Atalanta-Napoli: l'episodio che decise lo Scudetto 1989/90

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A fine anni '80 del secolo scorso, la Serie A era di gran lunga il miglior campionato al Mondo. I giocatori più forti di tutto il globo ambivano a giocare per le squadre italiane e il campionato era spesso entusiasmante ed equilibrato. Rispetto al 1988/89, stagione che aveva visto il dominio dell'Inter di Trapattoni, il torneo 1989/90 si presentava decisamente più incerto, con diverse squadre con ambizioni di titolo: su tutte il Napoli di Bigon, il Milan di Sacchi, fresco campione d'Europa, e i nerazzurri campioni d'Italia uscenti.

Benché proprio 'El Pibe de Oro' rientri tardi dalle vacanze estive, il Napoli sembra non risentirne e parte forte, portandosi subito al comando della classifica. L'avvio del torneo vede subito gettato nella mischia Gianfranco Zola, talento sardo prelevato in estate dalla Torres di Sassari dal Direttore generale Luciano Moggi. Alla 6ª giornata è a sorpresa la Roma di Radice, vittoriosa 1-0 a Cesena con goal di Desideri, ad acciuffare al vertice i partenopei, bloccati 1-1 dalla Cremonese.

Ma è un fuoco di paglia. Con il ritorno in forma di Maradona, gli azzurri schiantano 3-0 al San Paolo il Milan (doppietta di Carnevale e goal del Pibe de Oro) nella giornata successiva e riprendono la vetta solitaria. All'inseguimento si portano i campioni uscenti, che travolgono a loro volta al Meazza la Lupa e si lanciano al 2° posto.

Ma i campani si impongono 2-0 nello scontro diretto con i nerazzurri (reti di Careca e Maradona) e tengono tutti a distanza. Nonostante qualche pareggio di troppo (Genoa, Sampdoria e Juventus) la squadra di Bigon resta al vertice, e il 17 dicembre, con un turno di anticipo, si laurea Campione d'inverno battendo 2-0 la sorpresa Bologna.

Tutto lascia pensare che gli azzurri manterranno quel ritmo anche nel girone di ritorno, e invece qualcosa si rompe. Il 30 dicembre, alla 17ª, è la Lazio di Beppe Materazzi a infliggere alla capolista il primo dispiacere della stagione. Il brasiliano Amarildo è scatenato e firma una doppietta, con un goal di Gabriele Pin a completare la debacle. Alla fine del girone di andata il vantaggio sull'Inter è di 2 punti, 3 sono invece le lunghezze su Roma e Sampdoria, addirittura a -4 gira il Milan di Sacchi. 

Diego Armando Maradona Careca NapoliArchive

Il distacco dai nerazzurri si riduce ad un punto alla 19ª giornata, quando i campani impattano 2-2 fuori casa con l'Udinese, e la squadra di Trapattoni travolge 3-0 il Bologna in casa. Proprio quest'ultima però, pareggiando a Lecce nel turno seguente, torna a -2, visto che il Napoli ha la meglio sul Cesena. Intanto, trascinato dalle reti di Marco Van Basten, dalle retrovie risale rapidamente il Milan, che dal 30 dicembre al 4 febbraio inanella 7 vittorie di fila, portandosi a 3 lunghezze dalla capolista.

La squadra di Sacchi sembra aver messo la quinta, e infatti alla 24ª aggancia il Napoli in vetta, dominando lo scontro diretto: 3-0 il punteggio al Meazza, con i goal di Massaro, Maldini e Van Basten che lasciano il segno. Sulle ali dell'entusiasmo, due turni dopo arriva anche il sorpasso, con i rossoneri che schiantano la Roma a casa sua (0-4 con un super Van Basten) e si portano a +2. Tutti pensano che i rossoneri, dopo aver collezionato 30 punti nelle ultime 16 gare, possano a quel punto arrivare fino al traguardo.

Invece, di lì a poco, c'è un nuovo colpo di scena. La Juventus di Dino Zoff, trascinata da un imprendibile Rui Barros, rifila al Diavolo una cocente sconfitta per 3-0 a Torino alla 28ª, e al Napoli basta un pareggio per 1-1 con il Lecce per rifarsi sotto e tornare a -1. Il Milan paga lo sforzo fatto per la rimonta e cade per la seconda gara consecutiva, con l'Inter che banchetta 3-1 nel Derby della Madonnina e mina i sogni di Scudetto dei cugini. Tuttavia la contemporanea sconfitta del Napoli a Genova contro la Sampdoria lascia la situazione al vertice invariata.

Tutto dovrà perciò decidersi nel rush finale, con la situazione di classifica che dice: Milan punti 42 e Napoli punti 41. Alla 30ª due successi, in casa del Lecce per i rossoneri, al San Paolo contro la Juventus per i campani, lasciano aperta ogni eventualità. Si arriva così alla terzultima giornata: il Milan capolista affronta il Bologna al Dall'Ara, il Napoli l'Atalanta all'Atleti Azzurri d'Italia.

Tutte e due le sfide sulla carta presentano delle insidie, e il campo lo conferma. È l'8 aprile del 1990 e, se il Milan chiude con un deludente 0-0 il confronto con i felsinei, che si vedono anche non convalidare un goal fantasma di Marronaro (con la palla dentro di almeno mezzo metro e non vista dal guardalinee, l'attuale capo degli arbitri, Marcello Nicchi), lo stesso risultato sembra poter venir fuori dall'altra gara. Ma a poco più di 10 minuti dal 90', accade il fatto che spinge lo Scudetto verso Maradona e compagni.

Fra fischi e ululati, il centrocampista brasiliano Alemão, colpito alla testa da una monetina da 100 Lire lanciata dagli spalti, si accascia a terra. Il giocatore viene portato a bordo campo e curato dal massaggiatore dei partenopei, Carmando. L'impressione di tutti è che possa rientrare. Ma a sorpresa, come mostrano le immagini, proprio Carmando lo invita ad essere cauto sulle conseguenze dell'impatto.

"Stai giù", gli intima.

Così il giocatore fa cenno di non farcela e lascia il terreno di gioco, venendo sostituito da Zola. 

Mentre il risultato di 0-0, con cui finisce il match fra Atalanta-Napoli, è considerato sub iudice, in attesa del ricorso dei campani al Giudice sportivo, il centrocampista va in ospedale. All'uscita dal nosocomio lombardo, dove si era recato per far visita al suo giocatore, il presidente partenopeo Corrado Ferlaino dichiara:

"Il giocatore non mi ha riconosciuto".

La condizione di malessere del brasiliano è stata poi smentita anni più tardi da un giocatore dell'Atalanta, anche lui ricoverato per fare degli esami dopo la partita.

"Sentii dalla mia camera Alemao dare di matto. - rivela - Urlava, voleva essere dimesso, diceva di non avere nulla".

Dopo alcune ore, comunque, il giocatore del Napoli viene dimesso e si difende.

"Sono ferito, ma dentro. Sono offeso. Non ho mai pensato di ricorrere ad una farsa per modificare il pareggio nella vittoria a tavolino per la mia squadra. Non sono bugiardo, non ho finto. A Bergamo ho visto il Quarto Mondo. Dalla curva arrivavano sul campo monetine, e tante. Se le avessi raccolte, sarei diventato ricchissimo".

Anche Luciano Moggi va in soccorso del suo tesserato.

"La più elementare norma nel soccorso, è far sdraiare il ferito. Dovevano curare Alemao in piedi? - ribatte - Anche un pugile suonato vuole continuare. È una prova in più dello stato confusionale. Ma ormai sono rassegnato, barzellette chissà quante dovrò sentirne ancora, per questi due punti sacrosanti che ci spettano. Dimostreremo semmai anche sul campo di essere più forti del Milan".

Marco Van Basten Milan 1990Getty Images

Le polemiche infuriano con toni anche violenti, e segneranno anni di attrito fra i due club che si stanno giocando il titolo. In base al regolamento vigente in quei tempi, infatti, in situazioni simili è prevista l'assegnazione della vittoria a tavolino per 2-0 alla squadra cui il giocatore ferito appartiene. E così sarà anche in quest'occasione.

I 2 punti così conquistati consentono al Napoli di agguantare il Milan al vertice della classifica. Nel turno successivo rossoneri e azzurri restano tuttavia ancora appaiati, con due successi su Sampdoria e Bari. Ma alla penultima giornata il Milan di Sacchi cade nella 'fatal Verona' per 2-1, mentre i partenopei regolano 4-2 il Bologna al Dall'Ara e si involano verso il trionfo finale, effettuando il sorpasso.

Le polemiche, fuorché assopirsi, se possibile aumentano ulteriormente perché i rossoneri, particolarmente nervosi per i fatti di Bergamo, subiscono ben 3 espulsioni ad opera dell'arbitro Rosario Lo Bello, che caccia anticipatamente Rijkaard, Van Basten e Costacurta, oltre allo stesso Sacchi, e indirizza la partita. Nell'ultima giornata al Napoli di Bigon basta superare di misura per 1-0 la Lazio di Materazzi con un goal del difensore Baroni per conquistare il 2° Scudetto della sua storia e far esplodere la festa, con il Milan e i suoi tifosi che chiudono a -2, colpiti da una profonda amarezza per un titolo sfumato sul più bello.

I rossoneri si rifaranno in Europa, battendo 1-0 il Benfica nella finale di Coppa dei Campioni, ma resterà sempre in loro la sensazione di esser stati prematuramente privati della possibilità di giocarsi fino all'ultimo lo Scudetto, in una stagione che si chiudeva anticipatamente per i Mondiali di Italia '90. L'effetto delle proteste del Milan porterà all' abolizione della sconfitta a tavolino automatica, in presenza di fatti simili, per la squadra che gioca in casa. 

Non si è mai saputo di fatto chi sia stato a lanciare quella monetina che colpendo Alemão costò al Diavolo, assieme ai fatti di Verona, uno Scudetto. Soltanto qualche anno dopo l'accaduto, una volta trasferitosi all'Atalanta, il brasiliano, fra i più vivaci nella festa Scudetto che esplose al San Paolo dopo la vittoria dell'ultima giornata, riuscirà ad ammettere di aver rispettato in quell'occasione gli ordini della società, amplificando l'accaduto.

"Ero un giocatore del Napoli, - dichiarerà - quella volta ho obbedito e mi sono comportato da professionista. Un dolorino però lo avvertii".

Qualche settimana più tardi dalla vittoria di uno degli Scudetti più intrisi di veleni della storia, Carmando sarebbe diventato il massaggiatore dell'Italia ai Mondiali, e Alemão, come tutto il Brasile, sarebbe stato estromesso dal torneo ad opera dell'Argentina del suo amico Maradona, sembra anche grazie all'avvelenamento delle borracce d'acqua da cui bevevano i verdeoro.

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