
Evidentemente è destino. È destino che in Serie A un terzino sinistro preso a parametro zero duri lo spazio di un mattino, prima di essere gettato senza troppi complimenti nel cestino dei rifiuti. Era già accaduto a Reto Ziegler, sedotto e abbandonato dalla Juventus. E nell'estate del 2016 la storia si ripete, questa volta all'Inter, con Caner Erkin, fluidificante turco che abbina velocità, propulsione e l'età giusta, quella della maturità calcistica (28 anni). Ma che, nella Milano nerazzurra, non riesce a convincere proprio nessuno.
Meno di tre mesi complessivi: tanto dura l'avventura di Erkin con la maglia dell'Inter. Indossata solo nel precampionato, poi vista solo col binocolo. 1° giugno 2016: l'arrivo dal Fenerbahçe, nelle cui casse non piove nemmeno un euro, è ufficiale. Contratto triennale, fino al 2019. 30 agosto dello stesso anno: il turco viene risputato in patria, a Istanbul, questa volta per giocare con il Besiktas. Una delle esperienze più veloci mai registrate in Serie A. E a far da contorno qualche apparizione in amichevole, un cambio di allenatore e una situazione ambientale ai limiti del surreale.
E dire che i presupposti perché il rapporto tra Erkin e l'Inter funzioni, peraltro in un ruolo storicamente complicato come quello del terzino sinistro nerazzurro, sembrano pure esserci. Il matrimonio, per dire, si sarebbe dovuto celebrare già un paio d'anni prima, ma alla fine non se n'era fatto nulla. Un corteggiamento di lunga data, insomma, che nella conferenza stampa di presentazione di Brunico, sede del ritiro estivo, il direttore sportivo Piero Ausilio conferma senza giri di parole.
“È un giocatore che non ha bisogno di presentazioni, ha esperienza a livello internazionale ed è un calciatore di qualità. Lo avevamo già seguito in passato ma non c'erano state le condizioni per chiudere l'operazione. Quest'anno si è presentata l'opportunità di portarlo a Milano e siamo molto soddisfatti di averlo qui”.
InternazionaleLo stesso Erkin, che all'Inter opta per il 18 come numero di maglia, rivela che la presenza di Roberto Mancini, già affrontato in un infuocato derby ai tempi in cui l'attuale ct azzurro sedeva sulla panchina del Galatasaray, ha influito non poco sulla scelta di arrivare a Milano.
“Ho tanti amici nel Galatasaray, mi hanno parlato molto bene di Mancini. È un allenatore di carattere e ha una mentalità vincente. Non vedo l'ora di lavorare con lui, è anche per lui che sono qui”.
Tutto bene, insomma. Anche perché il curriculum di Erkin non è da buttare. Al Fenerbahçe, il neo interista ha collezionato 40 assist vincenti per i compagni in 4 anni. Una decina all'anno, in sostanza: tanta roba. E poi è reduce da un Europeo disputato con la Turchia e vanta pure tre stagioni al CSKA Mosca. Prima che il trasferimento diventi ufficiale, il giocatore posta sui social una foto di una decina d'anni prima con addosso una felpa dell'Inter. Adrenalina a mille, voglia matta di iniziare. Ma nulla andrà per il verso giusto.
Il primo a non essere convinto di Erkin è proprio Mancini. Il tecnico nerazzurro gli dà fiducia nelle amichevoli estive e nell'International Champions Cup, sia da terzino che da esterno alto. Lo schiera dall'inizio anche contro il PSG. Ma ben presto inizia a nutrire dubbi troppo seri per poter essere ignorati. Tanto che già a fine giugno si inizia a parlare di un possibile addio di Erkin all'Inter, magari per tornare in patria, o per approdare in Spagna o in Russia. Ed è lo stesso giocatore a dover intervenire pubblicamente per smentire le voci.
“Notizie prive di fondamento. Nella prossima stagione giocherò nell'Inter”.
Le ultime parole famose. Nelle settimane successive tutto si complica. Mancini saluta tutti, in contrasto con la dirigenza, e alla vigilia della partenza del campionato rassegna clamorosamente le dimissioni. Al suo posto arriva Frank de Boer, che Erkin proprio non lo vede. Alla prima uscita ufficiale, contro il Celtic, gli regala poco più di 10 minuti, poi lo porta in panchina contro il Chievo alla prima giornata. Ma, complice il fatto che Santon è rimasto dopo aver fallito le visite mediche con Napoli e West Ham, il destino di Erkin è segnato: il 27 agosto il mancino di Balikesir riempie le valigie e torna in Turchia. Destinazione: Besiktas.
Una separazione amara, piena zeppa di veleno e di risentimento. Inizialmente in prestito e poi, un anno dopo, a titolo definitivo. Con l'Inter che, pur di liberarsi di lui, accetta di incassare appena 750mila euro.
“L'Inter mi voleva da due anni – si sfoga Erkin pochi giorni dopo – finalmente poi sono riuscito ad arrivare a Milano. Mancini però se ne va e arriva de Boer: temo che avesse dei pregiudizi nei miei confronti, visto che mi ha escluso dagli allenamenti per 2-3 giorni, qualche giorno dopo il suo arrivo. Non ho mai ricevuto una motivazione di ciò, non posso che pensare ad un'idea negativa che si è fatto su di me. Forse non gli piaceva il fatto che io sia turco: non ho vissuto una bella situazione. Ausilio e Thohir non capivano il perché di quell'atteggiamento di de Boer e mi dissero che il mio addio derivava da una sua scelta, anche se non mi sono state dette altre cose a riguardo”.
Un astio, quello nei confronti dell'olandese, che resiste e si cementa nel corso degli anni. Tanto che Erkin ribadisce il concetto anche a maggio di quest'anno, in un'intervista rilasciata a 'FcInterNews':
“Il trattamento che ricevetti da de Boer fu irrispettoso. Mi ha lasciato fuori nell’ultima partita della preseason e, dopo averlo fatto, anche nelle esercitazioni. Dovevo allenarmi da solo. Stava usando una tattica di manipolazione affinché mi sentissi frustato. Il suo atteggiamento ha cambiato totalmente la mia carriera calcistica. Mi ha lasciato fuori come se fossi un giocatore appena uscito dalle giovanili.
Biabany considera de Boer il peggior allenatore della storia dell'Inter?Sono assolutamente d’accordo con lui, ha ragione. Non avrò mai una buona opinione di de Boer. Tutti potevano sapere che tipo di persona fosse. Per questo non riesco ancora a capire come abbia fatto ad arrivare in un club come l’Inter”.
depophotosPolemiche e rimpianti a parte, il presente di Erkin era il Fatih Karagümrük, che nel 2021 lo acquista dal Fenerbahce dopo un quadriennio al Besiktas, ma in seguito è arrivato il divorzio anche dall'ex squadra allenata da Andrea Pirlo. Oggi gioca con l'Istanbul Basaksehir.
Col Besiktas, l'ex nerazzurro vince il campionato al primo colpo, nel 2016/17, sebbene un gravissimo infortunio al tendine d'Achille lo costringa a concludere la propria stagione già ad ottobre. Di lui si torna a parlare nel 2018, quando aggredisce un funzionario dell'ordine pubblico rischiando due anni di carcere. Poche settimane prima era stato squalificato per 6 giornate per aver insultato un arbitro.
L'Inter, invece, è un capitolo chiuso. Anche se i rimpianti per un rapporto mai iniziato non mancano. Erkin ammette che “chissà, potrei ancora tornare un giorno”. Difficile che possa accadere. Bollato come bidone senza aver mai messo piede in campo in una partita ufficiale, il turco fa parte dell'infinito elenco di terzini sinistri colpiti dalla “maledizione di Gresko”, nata ufficialmente il 5 maggio del 2002. E mica è semplice togliersi di dosso un'etichetta del genere.
